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Autore: Gracedanger    04/06/2013    2 recensioni
“Hai trovato la camicia?” mi sussurrò.
“No, non ricordo neanche dove l’ho messa.”
“Okay, basta.”
Si allontanò da me e sparì nella cabina armadio per un paio di minuti, sentii cassetti e ante sbattere.
Ritornò con una camicia blu a pois bianchi perfettamente piegata tra le mani, me la porse.
“Che significa?” sorrisi confusa.
“Indossala.”
Appena presi la camicia dalle sue mani, si coprì di scatto gli occhi con le braccia e si girò dall’altro lato.
Risi, rimasi interdetta qualche minuto a fissare lui e la camicia, la portai vicino alle labbra e inspirai ed espirai profondamente. Il suo profumo entrò nei miei polmoni e per quel microscopico attimo in cui essi sono pieni, in quel momento mi sentii completa.
Genere: Erotico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Fly with me” era appena finita.
Joe passò tutto il tempo a guardarmi, a fare qualche smorfia o qualche mossa di ballo pur di farmi ridere. Ci riuscì benissimo. Venne verso di me, urlando “Juliet, come here!” e io che scuotevo la testa imbarazzata… tanto imbarazzata. Mi si fermò davanti e rimase pochi attimi a guardarmi sorridendo, io non avevo la minima intenzione di continuare la mia vita dopo quel momento.
Avrei voluto rimanere per sempre lì: a guardare Joe sorridere.
“Vieni con me, ti porto a vivere un sogno.”
Detto così mi prese per le gambe e mi caricò sulla schiena. Io per la sorpresa mi agitavo, strizzando gli occhi e urlando: “Joe, ho le vertigini, ti prego, mettimi giù! Ti prego!”. “ Sissignora.”
Senza rendermi conto mi voltai e rimasi immobile, ero al centro del palco e sentivo milioni di occhi puntati su di me. Mi sentivo soffocare, mi venne una fitta allo stomaco e sentii tutte le parole ritornare giù in gola. Ad un certo punto, quando sapevo che sarei scoppiata a piangere per l’emozione, sentii una mano che prendeva la mia e la stringeva talmente forte da farmi immediatamente smettere di tremare.
Joe la portò sul suo petto, proprio lì, in corrispondenza del cuore.
Gli sorrisi con gli occhi pieni di lacrime.
Lui mi abbracciò, e mi baciò sulla testa, quell’abbraccio durò un paio di minuti, due meravigliosi, infiniti, minuti.
“Tonight, this song is for you.”
 
“Hello beautiful how is it going?
I hear it’s wonderful in Italia..
I’ve been missing you… it’s true.”

 
Senti il suo braccio stringermi i fianchi, mi teneva stretta davanti a se, all’improvviso, una piattaforma appena sotto i nostri piedi cominciò ad alzarsi. Lanciai un urlo, e d’istinto, gettai le braccia al suo collo. Lui scoppiò a ridere e mi strinse forte, come se fossi una bambina che andava protetta, e io mi sentivo piccola, immensamente piccola, ma più al sicuro di ogni altro posto al mondo.
Avvicinò le labbra al mio orecchio e mi sussurrò: "Dimentica la gente, dimentica le luci, il palco e il concerto, ci siamo solo io e te. E non ti lascerò andare.”
 

 
Ritornare alla realtà. Brutto. Bruttissimo.
Il concerto stava per finire, e io che avevo indescrivibili mi sentivo come in quel triste momento quando sai che il sogno è finito, e che per quanto ti possa agitare o provare a riviverlo, è finito, non puoi farci niente.
Mi avvicinai sconsolata a Joe per salutarlo, lui mi scoppiò a ridere in faccia.
“Ma che dici? Ciao?! Devi venire con me!”
“Che? Venire con te?! E dove?”
“è una sorpresa”
 
Non stavo capendo più nulla. Ma solo la sensazione che la serata non fosse ancora finita, mi piaceva da morire.
Ci portarono in un locale a ballare. Non mi sentivo a mio agio in tutta quella confusione, anche perché spesso perdevo Joe tra la folla. All’improvviso anche Alice sparì con Nick e io sentii una mano che mi stringeva i fianchi.
Ero pronta a girarmi e a dare uno schiaffo a chiunque esso sia, ma Joe bloccò la mia mano.
“Scusa, credevo..”
“Tranquilla, vieni”
Mi portò sul tetto del palazzo. La vista faceva venire i brividi, ma era uno spettacolo. Sembrava di avere Roma nelle mani.
Joe alzò in aria la bottiglia di spumante che aveva e lanciò un urlo.
Me la porse, io rifiutai.
“Non bevi?”
“Non mi va tanto.”
“Guarda che non ti punirà nessuno.”
“Sei un bastardo, Joe.”
Non volevo bere, non avrei mai voluto scordare quella serata, ma non gliela volevo dare vinta, da sobria, gli avrei fatto vedere che non aveva incontrato una svampita ragazza italiana.
Gli presi la bottiglia dalle labbra.
“Preferisci questa, o questo?”
Gli diedi un bacio. Forse il primo vero e intenso bacio che abbia mai dato.
Mi staccai da lui, dopo qualche minuto, e gli porsi la bottiglia, con aria di sfida.
Lui sorrise, prese la bottiglia e la lanciò a terra, frantumandola in mille pezzi.
 
“Mi fai impazzire, Giulia.”
 
Mi prese il viso tra le mani, iniziò a baciarmi con tanta passione da farmi dimenticare persino le vertigini.
Mise la mano sul mio ginocchio e cominciò a farla scorrere in su, accarezzandomi la coscia e pian piano alzò delicatamente il vestito. Mi baciava sul collo. Piccoli dolci baci, che quasi facevano il solletico. Gli tolsi la giacca grigia,e sbottonai la camicia blu che indossava. Primo bottone. Secondo bottone. Terzo. Quarto. Quinto. Era a torso nudo e mi stringeva sempre la mano attorno ai fianchi per farmi avvicinare. E io mi avvicinai. Sentivo le sue dita accarezzarmi tutto il corpo e le sue labbra sul petto. Nessuno dei due diceva una parola. Niente avrebbe potuto rovinare quel momento. Intimo, perfetto, sembrava che sapessimo già cosa fare e conoscessimo ogni singolo centimetro l'uno del corpo dell'altra. Continuavamo a stringerci sempre di più.

Fin a quando non diventammo una cosa sola.
  
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