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Autore: Julietaemint    04/06/2013    3 recensioni
Il suo respiro si fermò per un secondo, i suoi occhi si sgranarono. Aprì la bocca, rimasero ad osservarsi per dieci interminabili secondi.
Quando s’incontrarono, i loro sguardi s’incrociarono così intensamente da scontrarsi violentemente e allo stesso tempo sfiorarsi dolcemente; quale attrazione nasceva tra i due ogni volta che accadeva.', ecco cosa venne in mente a Jong, immediatamente.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Taemin
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sei autorizzato a non recarti a scuola, oggi. Kibummie si recherà qui in mattinata per una comunicazione che ha ricevuto ieri dal suo appa. Sta tranquillo, un bacio, omma.

Il testo del bigliettino attaccato al frigo suonava inusuale a Taemin. Non che non fossero già capitate cose del genere, ma arrivare addirittura a non avvisarlo di persona gli sembrava così strano.
Addirittura, la sua omma era riuscita a disattivare la sveglia, per lasciarlo riposare ancora un po’, vista l’assenza scolastica.
Taemin si stiracchiò, aprì il frigo e si versò un bicchiere di latte. Si sedette e lo sorseggiò, pensieroso.
Kibummie sarebbe arrivato fra un’oretta – era solito recarsi a casa sua in tarda mattinata.
Cosa c’era di così importante da comunicare? Non si sarebbero potuti vedere il pomeriggio successivo?
Pose il bicchiere nel lavandino e si recò in bagno, per lavarsi.
Si sfilò il pigiama, che calzava a pennello su quel fisico longilineo, e lo ripose sotto al cuscino.
Si infilò nella doccia; il rumore dell’acqua sembrò schiarirgli i pensieri.
Pensò di non doversi preoccupare fino a quel punto, così cercò di pensare ad altro.
Si avvolse nell’accappatoio e si recò in camera. Prese il cellulare.
Quando si era recato a casa sua, Minho gli aveva chiesto il suo numero. Era imbarazzatissimo, sembrava un ragazzino color peperone che chiede per la prima volta di uscire alla ragazza che gl’interessa. Era così dolce.
Naturalmente, lui aveva acconsentito e gliel’aveva dettato, istantaneamente.
Un messaggio.

Dimmi che ci sei oggi pomeriggio, mi manchi.

Il suo viso si riempì di calore. Si sentì letteralmente avvampare, si specchiò e si rese conto di quanto rosse potessero essere le sue guance in quel momento. Sorrise.

Certo, possiamo vederci a casa mia se vuoi. Ti aspetto nel primo pomeriggio.

Aveva una matta voglia di fargli sapere quanto gli mancasse, ma non gliel’avrebbe mai scritto.
La sua timidezza lo bloccava per tantissimi aspetti, ma infondo sapeva quanto Minho ci tenesse.
Ebbene, ora non aspettava altro che quel pomeriggio. Si dimenticò quasi dell’arrivo di Kibum.
Si preparò, e pochi minuti dopo suonò il campanello.
Si affrettò a scendere le scale della sua camera e si recò alla porta.
Notò due figure. Il suo hyung era accompagnato da un altro ragazzo, che sembrava aver già visto da qualche parte.
 
<< Buongiorno! >> esclamò Taemin. << Prego, entrate pure. >>

Notò subito un massiccio velo di tristezza sul viso di Kibum. Le occhiaie gli marcavano gli occhi – non  gli aveva nemmeno messi in risalto con l’eyeliner, come era solito fare ne giorni di mancata scuola, come era solito fare, ne aveva coperto il suo viso con della visibile BB cream. Il che era molto strano.  
Si fecero strada, ma prima di entrare a Kibum sembrò giusto presentare gli altri due.

<< Taemin, lui è Jonghyun, frequenta la nostra stessa scuola. >> il tono di Kibum sembrava così privo di vita, così spento.

Taemin si limitò ad annuire e a porgergli la mano.

<< Entrate pure, fate come se fosse casa vostra. >>
I tre si sedettero sui divani di stoffa rosa che si trovavano in quel dolce soggiorno tempestato di fiori.
Kibum continuava a guardare a terra, Taemin non poteva evitare di guardarlo in modo interrogativo, per quanto cercasse di dissimulare per la presenza di Jonghyun.

<< Allora Taemin, come incominciare. I tuoi genitori vogliono te lo riferisca io, quindi bene. C’è un’opportunità di tornare in carriera per i tuoi genitori, insieme ad i miei. Questo implica però una cosa, il trasferimento di entrambi. >>

Taemin sbarrò gli occhi. Si sentì gelare il sangue nelle vene.

<< Non c’è modo di rimanere quì? Potremmo affittare un locale o semplicemente alloggiare in un complesso per studenti! Tu hai il tuo appartamento, potremmo- >>

<< Taemin, non c’è altro modo. La città dista dieci ore da qui, nascerebbero problemi per la ricezione dei documenti, figuriamoci per la comunicazione fra i nostri genitori e noi. >>

Il viso di Key sprofondò nelle sue mani. I suoi gomiti sembravano in cerca di un appoggio più solido, tanto rigidi da essere immobili. Si massaggiò lentamente la fronte – aveva un evidente mal di testa.

<< So cosa comporta, Taemin. E mi dispiace. Anche io non voglio lasciare questo posto, mi sono trovato così bene. Rincominceremo ancora, è l’unica cosa che possiamo fare. Ora andiamo, perdonaci. >>

Si alzarono e congedarono il più piccolo. Jonghyun non aveva avuto il coraggio di aprir bocca, dopo la presentazione.
 
Taemin non riusciva ad aprir bocca, e neanche a muoversi. Neanche le lacrime avevano intenzione di uscire da quegli occhi così turbati da quella notizia.
Raggiunse la sua camera, si sedette.
Era tutto chiaro, i suoi genitori non gliene avevano parlato perché speravano che le parole del suo hyung sarebbero state meno dolorose, speravano fossero un appoggio per lui.
Rimase immobile. Il primo pensiero che gli venne in mente fu Minho.
Non gl’interessava della scuola, quantomeno di quella città. E aveva lasciato decine e decine di compagni nelle varie città. Sentiva che la sua vita non avrebbe avuto più senso.
 
Si stese, non gli venne minimamente in mente di scender per mangiare.
Quando la sua omma tornò a casa dal lavoro part-time che faceva per occupare il tempo – lavorava in un negozio di fiori, che lei amava tantissimo – salì in camera di Taemin.
Taemin cercò di dissimulare la sua condizione – sapeva che per i suoi genitori sarebbe stata un’opportunità unica. Disse alla madre di non aver fame, di aver fatto una colazione molto pesante a metà mattinata. Disse di aver appreso la notizia – in quel momento il suo sguardo cadde sul pavimento – accennando un sorriso, cercando di approvare.
Infine, chiede alla sua omma di mandare Minho in camera sua, qualora si fosse arrivato, e di cercare di non disturbargli.
 
Dopo mezz’ora qualcuno bussò al campanello. L’omma di Taemin aprì e fece accomodare il ragazzo, facendolo dirigere in camera del figlio.
Non gli faceva particolarmente strano che suo figlio avesse un amico che si recava a casa sua, di tanto in tanto, a fargli visita. Per quanto fosse più grande, le faceva piacere che suo figlio avesse stretto un’amicizia. Ora, però, avrebbe dovuto rompere i rapporti, ma non obbligatoriamente.
Si erano sempre interessati della felicità del figlio, e questo non si era mai dimostrato poi tanto triste. Il suo carattere l’aveva sempre portato ad esser comprensivo nei confronti dei genitori – capiva perfettamente l’importanza del loro lavoro.
 
Minho bussò alla porta di Taemin, che gli permise di entrare.
Si accorse subito che qualcosa non andava.
Taemin non trovava le parole, non voleva trovarle. Non poteva sentire nuovamente quel suono dirompente, tagliente. Non voleva.
 
<< Taemin, qualcosa non va? Ti prego di parlarmene. >> Minho si chinò e prese dolcemente il mento di Taemin, ponendo il suo pollice su quel mento candido e puro.
Avvicinò le sue labbra a quelle dell’altro, gli lasciò un bacio a stampo.
L’altro non si mosse, non fece una piega. Si accorse che i suoi occhi incominciarono a riempirsi di lacrime.
Gli si sedette affianco, gli prese una mano.

<< I miei genitori hanno annunciato il nostro trasferimento. Hanno ricevuto un’opportunità di ritornare in carriera unica, non possono rinunciare. La città dista a dieci ore da qui. Dieci ore, Minho, dieci ore..te ne rendi conto?.. >> la voce di Taemin si fece tremolante, dei lacrimoni incominciarono a percorrergli il viso.

Minho avvolse l’altro in un caloroso abbraccio. Non poteva esser così, le sue mani sembravano congelarsi.

<< Minho io non voglio separarmi da te.. non adesso. Non m’importa della scuola, neanche di questa città, non posso lasciarti qui. >> il pianto di Taemin s’intensificò.
 
Quelle parole fecero così male a Minho. Non riusciva ad aprir bocca.
L’abbraccio diventò un avvolgersi di emozioni così stretto, così colmo. Subito dopo, un bacio.
 
I due si stesero, rimasero abbracciati per tantissimo tempo. Poi Minho appoggiò la schiena alla testata del letto, e Taemin si rifugiò fra le sue gambe, sedendosi fra queste, avvolto dall’altro. Socchiuse gli occhi.
Si sentiva così protetto, in quel momento. Come impossibilitato ad andare via, come se tutto quella faccenda fosse stata soltanto un brutto sogno.
Le braccia di Minho gli cingevano le spalle, difensive.

<< Quando sarà la partenza? >> sussurrò Minho, con un filo di voce, come se non volesse realmente ascoltare quella risposta.

<< Dopodomani. >> sussurrò Taemin, mentre un’altra lacrima gli percorreva il viso.
  
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