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Autore: Werock_1D    04/06/2013    4 recensioni
con un dito toccò il bordo della mia bocca, cominciò a disegnarla come se fosse sua, come se uscisse dalle sue mani, e mi bastò chiudere gli occhi per dimenticarmi di ogni cosa, ma lui continuò a creare la bocca che voleva, che magicamente, coincise perfettamente con la mia che, sotto il suo tocco, sorrideva...
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                                                      Wey Hey

                                                                      Nascondeva la perfezione, dietro quel sorriso.

 

CHAPTER 1

Erano ormai passate quattro ore da quando avevo acceso il computer ed ero entrata su Twitter, attendendo con ansia l’ ultimo annuncio che i miei idoli avrebbero dovuto dare già da qualche tempo.
Era mezzanotte passata, io scorrevo i tweet, aggiornavo la pagina e nel frattempo tenevo l’ orecchio saldamente incollato al cellulare: anche Sara, la mia migliore amica, stava facendo lo stesso; così per rendere più piacevole l’ attesa, iniziammo a parlare, fantasticando sulla notizia che tra poco sarebbe comparsa sul monitor del computer.
Passarono altre due ore, ma non cambiò nulla, nessuno capiva perché non si erano ancora connessi e la mia frustrazione stava lentamente mutando in delusione.
“E se fosse solo un’ invenzione?” Sospirai alla cornetta.
“Ma non può essere! E’ una notizia ufficiale e ci sono milioni di ragazze che, come noi, saranno incollate al monitor!” Mi tranquillizzò lei.
Continuavo ad aggiornare la pagina come un’ automa, perdendo sempre di più la speranza, quando, all’ improvviso…Eccolo! Il mittente era @OneDirection e non era un’ indirizzo falso, ne ero certa. Urlai, ancor prima di leggere il contenuto del messaggio.
Feci un bel respiro profondo, mi calmai e lessi attentamente quelle poche parole così significative, per cui passai la notte insonne: “Ciao a tutte le Directioners del mondo! Siamo Harry, Zayn, Louis, Niall e Liam e vogliamo annunciarvi di persona le nuove tappe dell’ Up All Night Tour. Siamo così eccitati, ma anche dispiaciuti per i Paesi non presenti sulla lista…”
<> Pensai <>
Scorsi con un dito tutti i nomi delle nazioni: “Inghilterra, Irlanda, U.S.A,  Nuova Zelanda, Australia, Svezia, Perù, Italia, Fran…” Rilessi accuratamente e quasi svenni: l’ Italia c’era!
Aprii il link e lessi i nomi delle città italiane in cui si sarebbero tenuti i loro concerti: trovai anche Milano.
Accanto al nome della città c’era un bottone che indicava il prezzo del biglietto da acquistare.
Non so dirvi quante volte lo premetti, ma invece del “Thank you, your ticket will come as soon as possible.” Si aprii una finestra che diceva “Sold out”. Ancora oggi non riesco a spiegarmene il motivo.
Il mio sogno era svanito.
Spensi di scatto computer e telefono, corsi nel mio letto e piansi, incapace di fermarmi, piansi fino a che la stanchezza non mi vinse e mi fece chiudere gli occhi nella quiete del sonno.
La mattina seguente, mi alzai a fatica, triste e amareggiata: non riuscivo a credere di aver perso l’ occasione della mia vita.
Mia madre mi consolò e, in un primo momento, mi sentii meglio, ma dopo poco la tristezza tornò a colmarmi gli occhi di lacrime amare, che scesero senza controllo.
“Ti vuoi calmare, solo per un attimo?” Aggiunse: “Ho qui qualcosa per te: dev’essere un piccolo regalo da parte di Sara.”
<> Pensai: <> Lo aprii lentamente, nonostante avessi la mente assente, assorta in altri pensieri, quel pacchetto suscitava in me molta curiosità.
Trovai solo un bigliettino, scritto da lei, che diceva: “Dato che mi hai brutalmente attaccato il telefono in faccia, deduco che tu non sia riuscita a comprare il biglietto per il concerto. Volevo solo farti sapere che io ce l ‘ ho fatta! Sono felicissima…” So che avrei dovuto essere felice per lei, dopotutto stava realizzando il suo sogno, ma leggendo quelle parole mi salii un forte dolore nel petto, uno sconforto tale da indurmi, quasi, a strappare il biglietto con rabbia. Decisi di continuare a leggerlo lo stesso: “…Ma non sarebbe stata la stessa cosa se tu non fossi venuta con me, questo è il nostro sogno più grande e dobbiamo viverlo insieme, per questo motivo sono riuscita, miracolosamente, a comprare ben due biglietti!”
Mi misi a urlare, uscii di casa in pigiama, attraversai la strada, suonai al terzo campanello di una casetta e quando una ragazzina dai capelli scompigliati e dallo sguardo assonnato mi aprii, l’ abbracciai così forte che ebbi paura di romperla. Lei si limitò a rispondere: “Sei pronta? Ora ci servono vestiti nuovi, cartoncino, indelebile e…un passaggio fino a Milano.”
La rassicurai con un sorriso smagliante e dicendo che quelli erano dettagli: avevamo un mese per organizzarci.
Passammo le nostre giornate a decidere quali foto stampare sulle magliette e a cosa scrivere sul mega poster che avremmo portato con noi, ma quello che più ci preoccupava era il passaggio in auto, dato che non avevamo ancora detto nulla ai nostri genitori.
Non mancarono le liti e dopo varie, lunghe e devastanti discussioni decisero che a portarci sarebbero stati i genitori di Sara e i miei ci sarebbero venuti a prendere a concerto terminato.
Arrivò il fatidico giorno, me lo ricordo ancora, era il 9 marzo, Sara ed io eravamo profondamente emozionate: la notte precedente non dormimmo e al mattino presto salimmo nell’ auto di suo padre.
Per tutto il viaggio non facemmo altro che fantasticare su ciò che avremmo visto, sulla nostra reazione, scommettemmo anche su chi, secondo noi, sarebbe svenuta per prima e io puntai su me stessa.
Iniziammo anche a porci mille domande: E se fossimo rimaste deluse? Se loro non fossero come immaginavamo? Se avessimo scoperto di non amarli? Non volevo nemmeno pensarci.
Il viaggio, nella realtà, durava circa due ore scarse, ma a me sembrarono giorni.
La nostra eccitazione toccò il suo apice quando sorpassammo il cartello che indicava l’ entrata nella città di Milano: eravamo a un passo da loro, da tutto ciò che avevo sempre desiderato, pr cui avevo aspettato anni.
Penso di non essermi mai sentita così, per niente e nessuno.
Luca, il padre di Sara, ci lasciò in quella che sembrava una strada bloccata da una manifestazone; in realtà era una folla di ragazze esaltate, che come noi, attendeva l’ aprirsi delle porte dello stadio in cui, tra qualche ora, si sarebbe svolto il concerto degli One Direction.
Facemmo subito amicizia con due ragazze: Sara, di 15 anni e Arianna, di 16 come noi.
Venivano da Torino e stavano aspettando lì dalle due del mattino.
Il tempo passò veloce, tra chiacchere e novità sui nostri idoli, alla fine scoprimmo che il “preferito” di Giulia era Zayn e quello di Arianna Liam.
Si dice che una vera Directioner non debba avere un preferito, ma amarli incondizionatamente tutti e cinque: non potrei essere più d’ accordo.
Però credo anche che ce ne sarà sempre uno che, per un qualsiasi motivo, spiccherà sopra gli altri: per me era Niall e per la mia amica Harry.
Ci sentimmo subito a nostro agio, come se ci conoscessimo da sempre. Non pensavo che la 1D Family esistesse davvero, ma dovetti ricredermi.
Così il tempo volò via. Mi accorsi che erano già le nove di sera solo quando mia madre mi chiamò per accordarsi sul rientro.
“Sono in ritardo.” Annunciò Arianna, visibilmente agitata. “E se annullassero il concerto? Ho speso tutti i miei risparmi per comprare il biglietto del treno!” Si lamentò Giulia.
“Tranquille…”  Tentai di calmarle: “Sono in ritardo a scrivere annunci, a fare le twitcam, a mostrare i video-diary, pensavate davvero che sarebbero arrivati puntuali a un concerto?”
Tutte scoppiarono a ridere fragorosamente.
Ci scambiammo anche i numeri di telefono, poiché sapevamo che una volta aperti gli ingressi non ci saremmo più viste.
L’ ultima ora era trascorsa in silenzio. Scommetto che ognuna di noi quattro stava iniziando a rendersi conto di ciò che stava per accadere.
Stavamo per entrare, me lo sentivo, e una volta dentro avrei finalmente ascoltato le loro canzoni dal vivo e sarei tornata a casa con il loro autografo sul cd.
Fu questione di attimi, in pochi secondi tutte e sei le porte dello stadio si aprirono, contemporaneamente.
Strinsi forte la mano di Sara, per non perderla in mezzo alla folla, un grido si levò alto nel cielo e per tutta la strada si udirono solo due parole: “One Direction.”
L’ odissea inizò all’ istante. Fummo spinte in ogni direzione, calpestate, strattonate e anche colpite.
Eravamo in mezzo a un' orda di ragazze impazzite e dopo neanche un minuto perdemmo di vista Giulia e Arianna: non le vedemmo mai più.
Strinsi ancora più forte Sara e le urlai con tutta la voce che avevo in corpo: “Dobbiamo spingere anche noi se vogliamo entrare e prendere dei posti vicino al palco.”
“Hai ragione! Non sono venuta fino a qui per non riuscire nemmeno a vederli.” Rispose decisa.
Ci guardammo negli occhi, misi al sicuro il poster nella borsa, per non rovinarlo e partimmo alla carica.
Tra strattoni e spintoni ci portammo a pochi metri dall’ ingresso numero 5, solo una ventina di passi mi separavano dai miei idoli e non avevo alcuna intenzione di cedere il mio posto ad altre ragazze che nemmeno conoscevo.
Orami mancava poco, il mio respiro s fece affannoso a iniziò a girarmi la testa; se avessi perso i sensi in quel momento avrei dovuto rinunciare ad entrare.
Così mi feci forza, piantai saldamente i piedi per terra, cercai di aggrapparmi a Sara per non cadere e continuai a spingere, spostare e colpire ogni ragazza che mi separava da quella dannata porta.
Ad un certo punto mi bloccai, guardai intorno e vidi tantissime ragazzine cadute a terra  svenute.
Venivano portate fuori a peso morto da grossi omoni vestiti di nero e quando si riprendevano urlavano e piangevano come bambine.
Ero terribilemente dispiaciuta per loro, non erano state abbastanza forti e non sarebbero mai riuscite ad entrare di nuovo lì in mezzo.
Finalmente arrivammo, un bodyguard ci chiese velocemente biglietto d’ ingresso e carta d’ identità, ci legò un braccialettino al polso e ci spinse scortesemente in avanti: eravamo dentro, su questo non c’ erano più dubbi.
Mi girai verso Sara, che sorrideva meravigliata e si guardava attorno come se stesse sognando e ci abbracciammo forte, piangendo.
Era da tanto che non mi sentivo così.
Da quando i One Direction erano diventati famosissimi in tutto il mondo e avevano addirittura raggiunto e superato i 7 milioni di fan io mi sentivo un numero in mezzo a tanti altri: ora era diverso, ero una delle poche che ce l’ aveva fatta.


_________________________

ciaooo
ci presentiamo, siamo Sara e Martina (le protagoniste lol)
e questa è la nostra prima storia, scritta principalmente da Martina ma con l'aiuto psicologico (ahah) di Sara
speriamo che vi piaccia: per darci consigli e per aiutarci a migliorare recensite questo primo capitolo!

bye bye
  
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