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Autore: Bessie    04/06/2013    3 recensioni
Vi ricordate Cecelia, il tributo femmina del distretto 8 della Terza Edizione della Memoria? Ho cercato di immaginarmi la sua storia, da quando ha partecipato alle 58esima edizione degli Hunger Games, a 13 anni, fino alla sua morte.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cecelia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fidarsi

 

 

**

 

Secondo giorno

 

 

 

 

 

 

 

 

Due corpi stretti nella neve.

Le mani fredde intrecciate con forza.

Loro due, Jason e Milah, non hanno bisogno di parole. E forse neanche ce la fanno a parlare con le loro lingue ghiacciate e il viso intorpidito.

Nella notte scura, la mano famelica del gelo li attira inesorabilmente.

E loro si stanno lasciando andare, assaporando ogni secondo che passano insieme.

Da quando i loro nomi sono stati estratti, l'hanno saputo.

Da quel terribile momento hanno saputo come sarebbe andata a finire.

Loro non possono vincere, non perché troppo esili o troppo deboli, no. Semplicemente non possono, o forse sarebbe meglio dire, non vogliono.

Semplicemente non possono vivere uno senza l'altro.

L'unica cosa che possono fare è morire, entrambi, vicini.

Questo è il loro ultimo desiderio, la loro ultima libertà. Morire sì, ma come dicono loro.

Sono lì, stesi nella neve, senza nessuna protezione se non la loro giacca, aspettando la morte.

Guardano il cielo con le mani intrecciate.

Una stretta salda e disperata che comunica più di cento parole.

Guardano il cielo e i ricordi delle innumerevoli sere d'estate passate sotto la luna, stesi insieme sui verdi prati del 5, affollano le loro menti.

Quasi quasi un piccolo sorriso spunta sul viso di lui, guardando la loro luna, quel corpo celeste tanto amato, testimone degli avvenimenti più importanti della loro storia, e che ora assiste inerte alla loro fine.

Una lacrima scende sul volto di lei, una lacrima salata che si congela dopo poco, una lacrima che racchiude tutta la tristezza per le occasioni perse, per la vita insieme sfumata via in un secondo.

Si sarebbero dovuto sposare loro. Giusto qualche mese, e sarebbero divenuti marito e moglie. Sarebbero stati una famiglia piena di bambini e allegria.

Ma tutto questo non può esserci più.

E allora una frenesia la avvolge che le fa capire che non può finire così, con una stretta di mano.

Deve dirglielo, prima che sia troppo tardi.

Prova a muovere la bocca ma all'inizio fuoriescono solo dei gemiti.

Dopo qualche minuto di fatica, sussurra:

«Ti amo.»

Due semplici parole, che racchiudono tutto. Tutto quello che ci sarebbe dovuto essere.

Milah spera che lui sia ancora vivo, cosciente abbastanza da capire quelle due parole.

Lei aspetta, con la consapevolezza di aver fatto quello che doveva fare.

La risposta arriva dopo un'oretta.

Altre due semplici parole, piene di significato, che suggellano una promessa.

«Anch'io.»

Mentre il gelo li avvolge, non hanno rimpianti per il passato, ma solo per quello che sarebbe potuto essere.

Lei spira poche ore dopo, quando l'alba inizia a tingere di rosa la tela scura che è la notte.

Il suo ultimo pensiero, l'ultima immagine che attraversa la sua mente, sono loro due, la sera prima, che si giurano amore eterno scambiandosi degli anelli di carta.

Una scena quasi buffa ma capace di allietare anche la morte.

Quando lei abbandona il mondo lui lo comprende. Non tanto perché non ode più il suo flebile respiro, ma più perché sente che un pezzo di sé è andato via.

La raggiunge mezz'ora dopo.

Loro non sanno cosa c'è dopo la morte, non sanno se c'è il bel posto chiamato Paradiso dove gli antichi pensavano si andasse dopo la morte, ma sanno che, ovunque andranno, saranno insieme.

 

 

 

 

 

 

 

Una luce.

Un raggio di sole mi invita a svegliarmi, ad uscire dal torpore mattiniero.

Apro il sacco a pelo e mi metto in piedi, impegnata nel raccogliere i miei oggetti.

Una volta messo lo zaino in spalla mi permetto un'occhiata intorno a me.

Splendore.

Splendore credo sia la parola giusta.

Una chiara alba illumina il cielo, mentre la luce del sole si riflette sulla candida neve, facendola brillare.

Una visione d'incanto, un bosco fatato di quelli che ci sono solo nelle fiabe.

La mia bocca disegna una O perfetta, mentre con gli occhi mangio avidamente tutto ciò che mi circonda.

Poi un colpo di cannone, secco, drastico, seguito mezz'ora dopo da un altro.

Mi riportano con violenza alla realtà.

Non sono una qualche eroina delle fiabe alle prese con le sue avventure.

Sono semplicemente Cecelia, un tributo dei cinquantottesimi Hunger Games che rischia di morire, non per cause nobili, ma per lo sporco divertimento di Capitol City.

Con un sospiro mi rimetto in marcia lasciando perdere il bel paesaggio.

Cammino per qualche ora sulla neve candida fino a quando il brontolio del mio stomaco spezza il silenzio.

Così prendo due-tre coltelli ed inizio a camminare di soppiatto sperando di trovare qualche animale da cacciare.

Continuo per una mezz'ora, tenendo i sensi all'erta.

Niente.

Neanche un minimo rumore.

E quando sto per deporre i coltelli, un fruscio attira la mia attenzione.

Un animale? Una persona?

Mi nascondo fra i rami di un grande abete, aspettando in silenzio.

Non mi muovo, non produco rumore. Quasi non respiro.

Poi vedo.

Una chioma di un biondo caldo e rassicurante.

So di chi sono questi capelli.

Norah.

In silenzio mi lascio scivolare fra i rami, mentre lei, attirata dai rumori si gira verso di me sobbalzando.

Poi sorride e dice ad alta voce: «L'abbiamo trovata. Abbiamo trovato Cecelia.»

Da poco lontano arrivano altre persone, i miei alleati.

 

 

**

 

 

Due ore dopo siamo tutti seduti in una piccola radura.

Io sono seduta a terra mentre Norah è stesa sulla neve con la testa sulle mie gambe, intenta ad osservare un raggio di luce.

Vivian sta parlando con Francisca, mentre Tobias pulisce la sua ascia.

Ron e Amber parlano a bassa voce, poco lontano.

«Ehi Cecelia» mi dice Norah all'improvviso distogliendo la sua attenzione dal fascio di luce.

«Chiamami Cece, o Celi.»

«Ok» mi risponde sorridendo. «Cece, non hai paura?»

«A volte... Tu?»

«Tanta, in ogni momento.»

La discussione cade, mentre un raggio di sole attira nuovamente la sua attenzione. Io riprendo ad accarezzarle i capelli, facendo finta di non notare la ruga che si è formata fra le sue sopracciglia, come se ci fosse un pensiero inespresso.

«Come fai?» dice infatti poco dopo.

«A far cosa?»

«A non aver sempre paura.»

«Non lo so. Per esempio, adesso, non riesco ad avere paura. Sono calma, mi sembra di stare con i miei amici.»

«Forse hai ragione. Insomma, siamo qui, tutti insieme, siamo circa la metà dei componenti vivi e... Non lo so.»

«È perché non ti fidi di loro...»

«Uhm, forse...»

«Di te mi fido, di Vivian... Ma di Amber, Francisca, Ron e Tobias non ce la faccio. So che un giorno saremo contro.»

«Ti fidi di me? Ma se non mi conosci!»

«Sento che sei come me. Mi fido.»

«Sai, Amber non è così male. Sa essere dolce e buona.»

«Credo tu sia un eccezione. Non so perché, ma ti tratta in modo speciale.»

«Dici?»

«Assolutamente.»

«Quindi, prima, quando eri sola, avevi paura?»

«Non molta. Essere triste, sì, e molto. Ma non ho avuto paura.»

«E allora quando hai avuto paura?»

«Prima di entrare nell'Arena. Ho avuto paura di non farcela.»

«È normale! Tutti hanno paura di non riuscire a tornare a casa.»

«Ho avuto più paura di non riuscire a rimanere me stessa, di perdermi.»

«Credo di capire. Ho questa fionda. La so usare, sono brava, ma non riesco a pensare di doverla usare contro qualcuno. Io non voglio uccidere. Eppure devo.»

«C'è sempre una scelta. Ti dirò un segreto. Però non devi dirlo a nessuno.»

Norah mi invita a continuare con un sorriso.

«Sotto questa faccia così sicura, quasi da Favorita, si nasconde la vera Cecelia, quella che non ucciderà, qualunque cosa accada.»

«Come fai ad esserne così sicura?»

«Semplicemente non potrei sopportarlo. Posso perdonare qualcuno che uccide, ma non potrei perdonare me stessa se mettessi fine ad una vita. Sono estremamente rigida nei mie confronti. Non sono capace di perdonarmi. Io mi sento sempre così cattiva e sporca, credo che se io diventassi un'assassina non riuscirei a vivere. Impazzirei. E a che pro vincere così e non essere felice? Se morirò, lo farò con il sorriso sulle labbra, da persona libera e felice. Non ho paura di morire. Però ci sono stati momenti in cui ho avuto il dubbio. Ma desso sono pronta. Almeno, per quanto si può essere pronta a veder morire dei ragazzi.»

«Beata te. Io sono così insicura!»

«Anch'io lo sono stata. E lo sono. Ma ci sono cose troppo importanti per me, per permettermi di avere indecisioni.»

«Credo che tu abbia ragione. Su tutto. E sulla felicità soprattutto.»

«La felicità non è vivere, se la tua vita è fondata sull'omicidio. La felicità è amare, dare tutto.»

«Grazie.»

Sono in procinto di risponderle, quando Vivian ci si avvicina e mi spinge a terra.

«Ehi, basta parlare voi due!» scherza Vivian.

«Vivian, cos'era quello? Un attacco? Non pensavo cercassi di uccidermi adesso, speravo che almeno mi lasciassi mangiare! Si muore meglio, con lo stomaco pieno.»

«No, ma io sono crudele! E ti uccido adesso, con il solletico!»

Vivian e Norah si scambiano uno strano sguardo d'intesa e poi si gettano all'unisono su di me.

Il mio corpo è scosso dai fremiti perché soffro particolarmente il solletico.

Dopo una decina di secondi Amber si avvicina a noi e dice: «Si va a caccia. Siamo nell'Arena e non a fare un picnic.»

Io e le mie compagne di risa ci stacchiamo, raccogliamo le nostre cose e seguiamo il nostro capo, scambiandoci sguardi d'intesa.

«Bambine.» sussurra Tobias passandoci accanto.

«Tobias, hai detto qualcosa?» afferma arrabbiata Vivian.

«Oh, niente. Ho solo detto che siete alquanto infantili, ma dovreste saperlo già.»

«Oh, giusto. Parla il grande macho! Chissà perché due mesi fa non eri così scorbutico con me... Oh, giusto, adesso lo sei perché ti ho lasciato. Sai, Simon, è stato un fidanzato di gran lunga migliore di te.»

«Stupida, non sai cosa ti sei persa. Simon non è degno neanche di leccarmi le scarpe. Avevi l'oro e hai rincorso la paglia. Si vede che sei una bambina... E, per la cronaca, ti ringrazio di avermi lasciato. Mi sarei perso Audrey. Lei sì che è bella. Restando con te, perdevo solo tempo.»

Così detto, rincorre Amber e le si affianca, lasciando Vivian a bocca aperta.

«Tu e To...»

«Lasciamo perdere. Ma... Non ci posso credere! Adesso sta con quella gallina di Audrey! Gli farò vedere io chi è che ci ha rimesso.»

Detto questo, inizia a camminare spedita e raggiunge Ron.

Io e Norah ci scambiamo uno sguardo allibito, alziamo le spalle e continuiamo a camminare.

«Dividiamoci in gruppi. Io e Norah, Tobias e Francisca, Vivian e Ron. Tu Cecelia, andrai da sola. Fra mezz'ora c troviamo nella radura dove ci siamo fermati prima.»

Vivian prende Ron per mano e lo porta nella direzione opposta a quella dove sta andando Tobias e gli lancia uno sguardo che esprime vendetta e malizia.

Io prendo i miei coltelli e mi dirigo di soppiatto verso una zona dove gli abeti si fanno più fitti.

Dopo essere riuscita a prendere un coniglio, cerco di cacciare anche qualcos'altro, ma non riuscendoci, mi dirigo alla radura dove ci siamo dati appuntamento.

All'improvviso sento degli strani rumori che vengono da un abete poco lontano e così decido di indagare.

Mi nascondo dietro un albero e spio la situazione.

Vedo due tributi molto vicini e il mio primo pensiero è che stiano avendo una discussione molto accesa.

Ma poi, mettendo a fuoco meglio, vedo la chioma riccia di Vivian e i capelli neri di Ron.

E non stanno litigando.

Anzi, stanno intrattenendo una “discussione” che di parole ne ha ben poche.

Ecco cosa intendeva Vivian, con “Gli farò vedere io”.

Sospiro e mi allontano, scuotendo divertita la testa.

Raggiungo la radura in poco tempo e noto di essere la prima.

In dieci minuti arrivano tutti, ultimi Ron e Vivian, che arrivano ridacchiando e scambiandosi occhiate complici e maliziose.

Vivian si posiziona di fronte a Ron e cammina all'indietro, continuando a guardarlo e andando a sbattere contro Tobias.

Lei si gira all'improvviso e il suo viso passa da divertito a schifato in un secondo.

«Spostati la prossima volta!» esclama lei, mentre Ron la raggiunge e le cinge i fianchi con un braccio.

«Tu guarda dove cammini!»

«Ehi, ragazzi calma!»

Tobias si gira irritato verso Ron e sembra che gli voglia spaccare la faccia, ma poi sorprendentemente gli dice con voce dolce: «Ti sei fatto abbindolare da questa qui. Mi dispiace. E tu, Vivian, un po' di contegno! Non fare la puttana pure qui!»

Vivian prende un coltello da uno stivale e glielo punta sotto la gola.

«Rimangiati quello che hai detto.»

«Ehi ragaz...»

«Zitto!» dicono i due all'unisono pieno di rabbia. Tiro indietro Ron, prima che si faccia male.

«Vivian, cara, mi vuoi uccidere? Non ci riuscirai mai. Sai che sono più forte di te. Sarai anche molto brava con le frecce, ma nel corpo a corpo vinco io, lo sai.»

«Bene.»

Scaglia il coltello a terra e prende una freccia dalla faretra. «Ma ti posso infilzare una freccia nel petto. Proprio qui.» Dice toccandogli violentemente con un dito il petto.

«Non riesci a non toccarmi eh? Cos'è ti stai rendendo conto dov'è la buona merce?»

«Vaffanculo Tobias. E tornatene da quella sgualdrina di Audrey. Ron, lasciamo stare questo perdente. Dove eravamo rimasti?» dice prima di baciarlo con foga.

Tobias li guarda schifato e dice: «Non ti smentisci mai, eh zoccola?»

«Non è che sei geloso?» dice lei staccandosi da Ron che rimane lì fermo e confuso.

«Ma fammi il piacere!»

In questo momento Amber si accorge della tensione e viene da noi.

«Che cosa è successo?»

«Niente» rispondo io. «Ci sono state divergenze, ma si è tutto risolto.»

«Bene. Avete preso qualcosa?»

Mostro il mio coniglio e vedo che anche gli altri sono riusciti a cacciare qualcosa.

Dividiamo il cibo e il resto lo incartiamo.

«Serve della legna per cuocere la carne. Tobias, Ron andate voi.» ordina Amber.

«Posso andare anch'io!» esclama contenta Vivian.

«No, Vivian.»

Quando i due ragazzi spariscono dalla nostra vista, chiedo a Vivian: «Che stai facendo? Ti sembra il caso di stringere legami nell'Arena!?»

«Ti posso assicurare che il mio legame con Ron è molto meno forte di quello che mi lega a te, o a Norah.»

«E allora...?»

«Se devo morire, voglio divertirmi per un'ultima volta. Sai è l'unico uomo degno di questo nome qui... Ah, questa me la devo segnare e dirla davanti a Tobias! Si infurierà a morte! È così permaloso quando si parla della sua virilità!»

«Ecco il punto...» dico maliziosa. «Vuoi far ingelosire qualcuno...»

«Non lo voglio far ingelosire! Semplicemente, gli voglio far vedere che è stato lui a rimetterci.»

«Ma lo hai lasciato tu...»

«Mi trascurava! E io mi sono fidanzata con Simon...»

«Per farlo ingelosire...»

«E lui mi ha rimpiazzato con quella gallina di Audrey! Proprio con lei! Ehi, non era per farlo ingelosire. Ho scelto Simon perché è meglio di Tobias, come lo è Ron...»

«Si certo...» interviene all'improvviso Norah che mi guarda divertita.

«Non capite niente voi due!»

In questo momento tornano Ron e Tobias, con la legna in mano. Vivian si alza e si avvicina a Ron dicendogli: «Sono sicura che tutta questa legna l'hai spaccata tu... Sai, il Distretto 7. Sarai un fenomeno con l'ascia!»

«Io ho usato l'ascia, lui la spada.» afferma seccato Tobias.

«Non ti ho interpellato!»

Tobias la ignora e va avanti.

Dopo aver mangiato ci alleniamo per tutto il pomeriggio fino a quando stanchi, ci stendiamo sulla neve guardando il cielo illuminato da un sole basso.

«Ci conviene cenare adesso perché così non si vedrà il fuoco e non attireremo troppo l'attenzione.»

Mangiamo in silenzio, mentre il sole cala pian piano sull'orizzonte.

Mezz'ora dopo, quando la luce del tramonto invade tutto, Amber dice: «Abbiamo tre sacchi a pelo mi sembra... Cecelia, tu ne hai uno?»

Annuisco.

«Allora ne abbiamo quattro.»

«Io posso dormire con Ron!» afferma felice Vivian.

E io aggiungo: «Io ospito Norah.»

«Allora, io e Francisca e Tobias da solo.»

Una volta posizionati nei sacchi a pelo, ci mettiamo a parlare tutti insieme mentre Ron e Vivian, vicini casualmente a Tobias, sembrano molto impegnati.

«Oggi, mi sembra di aver sentito solo due colpi. Quindi dovremmo essere tredici, di cui sette siamo noi. Gli altri sono: i tre Favoriti, i due ragazzi del 5 che non mi sembrano molto pericolosi, il lui del 3, Titus e quella ragazza del 12 che non so come faccia ad essere ancora viva.» afferma Amber.

«Secondo voi chi è morto?» chiede Francisca.

«Non lo so.»

«Fra massimo una ventina di minuto lo scopriremo.» risponde Tobias.

Continuiamo a chiacchierare fino a quando le nostre parole vengono coperte dall'inno.

In cielo appaiono i volti dei due ragazzi del 5, Jason e Milah, i due innamorati.

Mi si stringe il cuore nel vedere i loro volti tristi ed è spontaneo che la mia mano corra allo spago che porto al collo, al pensiero di Christopher.

«Pensi al tuo ragazzo?» mi chiede dolcemente Norah.

«Sì. Quei due ragazzi mi ricordavano me e Chris. Credo che fossero innamorati.»

«Ragazzi, non pensate che il più grande ostacolo che abbiamo sono i Favoriti? E sono meno della metà di noi. Inoltre c'è quella ragazzina del 4 che non mi sembra molto forte.»

Stringo un pugno per trattenere il nervoso che il commento di Amber su Jenna mi ha procurato.

«E allora?» chiedo un po' troppo brusca.

«Forse è il caso che i Distretti poveri si organizzino e attacchino per primi.»

Francisca dice con un sorriso strano: «Stai proponendo di attaccarli?»

«E di ucciderli.»

Cerco di non svenire.

Jenna.

Lei morirà.

Non posso permettere che accada.

Devo salvarla.

«Sei geniale Amber!» afferma eccitato Tobias.

«Domani organizzeremo l'attacco.» conclude il capo.

Io mi stendo in silenzio dentro il sacco a pelo affiancata da Norah.

Tobias guardando il sacco a pelo tirato sopra le teste di Ron e Vivian esclama: «Ehi voi due. Noi abbiamo appena deciso che attaccheremo i Favoriti. Non so se vi interessa.»

Vivian emerge da dentro il sacco a pelo con i capelli scompigliati e il viso arrossato: «Dicevi qualcosa?»

«Lascia perdere va. Torna a fare la puttana.»

Lei lo ignora e torna ad interessarsi a Ron

Io invece guardo il cielo immobile, mentre la mia mente corre e si ferma, confusa.

Cosa devo fare?

Dopo una decina di minuti, Norah mi chiama.

«Cece?»

«Sì?»

«Anch'io mi fido di te.»

 

 

Ciao :D

Vi saluto e spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Ah! E mi scuso perché il capitolo è arrivato in ritardo ma ho avuto molti impegni!

Beh avrete notato che ho dato molto spazio a Vivian e a Tobias e che il capitolo è leggermente diverso dai precedenti perché più “leggero”. Spero che vi sia piaciuto lo stesso.

Beh vi saluto,

Bessie :D

Shiao <3

 

  
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