Chiusa, per tanto tempo. Imprigionata da sempre in un luogo angusto, piccolo, TROPPO piccolo. Non aveva mai visto la luce del sole, per quanto lo volesse non aveva mai potuto farlo. Implorava aiuto da una vita, da quando si era accorta che anche lei respirava, che aveva voglia di vivere. Inutilmente batteva i pugni sulle pareti dure come la pietra. Non le vedeva, non aveva occhi, ma le sentiva, le percepiva, le poteva toccare. Tastava quel perimetro che la opprimeva, che pareva stringersi giorno dopo giorno sempre di pių. Non vi erano finestre, era tutto cosė freddo. Di un freddo ostile. E non vi era nemmeno una porta, non un'uscita, nč un'entrata. Solo triste e freddo vento che imperterrito infieriva contro quella sua pelle cosė sottile e fragile, scossa solo da deboli tremiti dovuti al flebile respiro, l' unica cosa che le permettesse di sopravvivere. Debole, come la sua inesistente voce. Ma lei voleva uscire, voleva scoprirsi, voleva vedere il sole, la luce, voleva amare e essere amata; voleva vivere anche se non sapeva cos'era, la vita. Ma era tutto, tutto inutile. Il suo pianto muto era destinato a riecheggiare nel nulla e a infrangersi contro a quell' impenetrabile gabbia di ossa.