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Autore: Zomi    04/06/2013    8 recensioni
-E ci giocheremo assieme, sempre… solo io e te… non giocheremo con nessun altro…-
La bambina con i codini rossi aveva sorriso in un modo splendido, costringendo il compagno a distogliere lo sguardo per non arrossire come una femminuccia.
-Compagni di giochi per sempre…- si era stretta il robot al petto, stringendolo con forza.
-Si…- aveva stretto nella mano la bambola il ragazzino...
~Fan Fiction partecipante alla settimana Zonami indetta dal Midori Mikan~
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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COMPAGNI di GIOCO

 
 
Gettò furiosa quei dannati pesi dentro un sacchetto nero per la spazzatura, ringhiando idrofoba.
Non li voleva più vedere.
Non li voleva nemmeno percepire attorno a lei.
Afferrò saldamente il sacchetto nero, spostandosi nel salotto.
Digrignando i denti si inginocchiò davanti al mobiletto dello stereo, aprendo con impeto le ante al di sotto delle casse.
Rovistò frenetica tra le varie mensole, fino a sfiorare con il polpastrello febbricitante le custodie in rilievo di alcuni cd.
-Via anche questi!!!!- si morse le labbra, afferrando decisa l’intera discografia degli AC/DC, che le aveva regalato anni addietro, gettandola nel sacchetto.
Bene: ora i suoi Palcebo avevano tutto lo spazio che meritavano.
E che andasse a fanculo, lui, che denigrava il cantante del suo gruppo preferito, dicendo che assomigliava a una donna per i suoi lunghi capelli neri e l’abbondante matita scura sotto gli occhi di ghiaccio.
Luidi moda e musica non ci aveva mai capito niente!!!
Rovistò per tutto il salottino del suo piccolo appartamento, raccattando i vari oggetti e vestiario abbandonati da quel cavernicolo a casa sua negli anni, stropicciando e spiegazzando ogni cosa prima di infilarla rudemente nel sacchetto nero.
-Idiota…- ringhiò, alzandosi dal divano da cui aveva recuperato una sua felpa.
Si guardò attorno, muovendo i lunghi capelli rossi, infossando gli occhi cioccolato su ogni microscopico angolino della casa, mentre stringeva le mani sui fianchi scoscesi.
Squadrò tutte le stanze, in ricerca di altro materiale non desiderato, prima di fondarsi a debellare quella pestilenza chiamata “Zoro” da camera sua, eliminando ogni suo oggetto privato o regalo.
-Non lo voglio più rivedere…- scalciò la porta della sua stanza, facendo saltare sul letto la micia Coco, che soffiò contrariata.
-È solo un idiota, uno scemo: uno che non capisce niente!!!-
Aprì l’armadio a muro, divaricando le gambe davanti ad esso e puntandosi con le braccia alle portelle spalancate, fulminando i suoi adorati vestiti.
-Parola mia…- digrignò i denti -… parola di Nami Cocoyashi: questa volta non lo perdono!!!!-
Lesta, si fiondò sull’anta più alta dell’armadio, dove ammucchiava i vari vestiti del suo ragazzo, iniziando a gettarli con astio a terra, calpestandoli e tentando di strapparli.
Avevano litigato di nuovo, Nami e Zoro.
Ma questa volta la cosa sembrava davvero seria.
Non si sentivano da tre giorni, e, dato il mutismo del ragazzo, la rossa aveva  deciso d’interpretare la sua reticenza in un unico solo modo: ti lascio.
-Stupido, stupido, stupido…- appallottolava un paio di calzini neri, buttandoli nel sacco.
-Sei solo uno stupido Zoro… un idiota che non capisce niente… “non voglio stare con una mocciosa gelosa e infantile”… bene e allora non starci… non starci mai più…-
Afferrò la felpa con lo stemma della palestra del verde, gettandola a terra e saltandoci sopra ripetutamente, mentre stringeva i pugni a lato del volto e strizzava gli occhi impedendogli di lacrimare.
-È tutta colpa tua, tua… Se solo mi stessi a sentire, stupido baka, invece che parlare a vanvera… ahhhhh!!!!! Ti detesto!!!!-
Scalciò la maglia contro il muro, iniziando poi a prendere a calci un paio di jeans sbiaditi, urlando e gemendo mentre le prime lacrime di disperazione cominciarono a rigarle le guance.
Amava Zoro, lo amava sopra ogni altra cosa al mondo.
Ma quella sera, era stato così stupido e insensibile che anche il suo amore incondizionato si era rifiutato di reggere ad un affronto del genere.
 
 
-Quella ci prova con te!!!- sibilava furiosa Nami, al di fuori della palestra in cui si allenava Zoro.
-Mocciosa, ancora?- aveva alzato gli occhi lui, gettandosi sulla spalla la sacca sportiva.
Non etra la prima voltaiche discutevano di quell’argomento.
-È solo interessata come me alle spade…-
-Oh, si: in particolare alla tua quarta spada…- i suoi occhi nocciola erano ridotti a due fessure.
-Non essere sciocca…-
-Io non sono sciocca, dico solo ciò che vedo, e vedo che ogni volta che vengo a prenderti alla palestra, lei è lì a strusciarsi su di te come una gatta morta, facendo le fusa e scodinzolando vogliosa…-
-Non è vero!!!!- si era alterato –Tashigi è solo una buona amica, non ci prova con me…-
-Ma se stava per baciarti stasera!!!!- urlò rabbiosa –Se non arrivavo io a tirarla per i capelli vi avrei trovati a limonare!!!!-
-Mi stava chiedendo se aveva un moscerino nell’occhio, tutto qui…-
-Un moscerino?!? Di, ne hai mai visti in giro qui?!? C’è per fino un’acchiappa mosce del primo dopo guerra con le ragnatele da quanti ce ne sono!!!!-
Zoro aveva grugnito, fulminando la rossa che lo strattonava per la felpa.
-Anche se fosse, credi che ti tradirei mai?!? Mi credi forse Sanji?!?-
-Certo che no!!!! Ma non voglio che quella ti stia attorno!!!! Non voglio che…-
-Nami piantala di fare la mocciosa gelosa: sei ridicola!!!-
Troppo, troppo.
Aveva detto troppo.
-Io ridicola?!?- aveva strillato con la sua acuta voce –Mocciosa gelosa?!? E tu?!? Tu allora, che sbraiti ogni volta che Sanji mi fa il bacia mano, o che Law mi guarda?!? Tu no che non sei geloso, vero?!? Tu no che non dubiti che io ti tradisca?!?-
-È diverso…-
-No che non lo è!!!! Se io sono una mocciosa gelosa, allora anche tu sei un buzzurro geloso…-
L’aveva fissata in volto, in quei suoi grandi occhi nocciola che tanto amava, sbuffando innervosito. Aveva ragione, lo sapeva che lei aveva ragione, ma la loro gelosia era comunque diversa.
Diversa perché lui non aveva mai messo in dubbio la fedeltà di Nami, mentre invece quella sera sembrava che la rossa lo facesse con la sua, offendendolo nel profondo.
Forse avrebbero dovuto parlare con più calma e serenità, calmarsi e discutere senza urlare, chiarirsi sul fatto che nessuno metteva in dubbio la fedeltà di nessuno, e che  la questione ruotava di più sulla paura di perdere l’amore della vita reciproco.
Ma la rabbia era troppa, e l’offesa troppo pesante.
-Sai che ti dico…- si era sottratto alla sua presa dolce e morbida -… che non voglio stare con una mocciosa gelosa e infantile…-
Le aveva dato le spalle, incamminandosi verso casa, lasciandola spiazzata e sola davanti alla palestra.
 
 
Un leggero rombare fuori dalla finestra avvertì Nami che stava per piovere, ma la rossa non ci fece molto caso, inginocchiata a terra a piangere reggendo in grembo una maglia di Zoro.
-S-stupido…- piagnucolava, mentre Coco le faceva le fusa contro le gambe piegate a terra.
Tirò su con il naso, sentendo le lacrime scivolarle sulle guance e giù per il mento, iniziando a picchiettarle sul petto scosso dai singhiozzi.
Litigavano spesso, per cose serie e per cose non serie, ma non erano mai arrivati a non parlarsi per ben 3 giorni, a dirsi certe frasi, a guardarsi in cagnesco per colpa di una quattrocchi appiccicosa e cretina.
A lasciarsi per parole che nessuno dei due aveva detto.
Si morse le labbra, tremanti e vogliose di urlare, mentre la voce di Zoro le rombava ancora nelle orecchie.
…non voglio stare con una mocciosa gelosa e infantile…
Si sentiva il cuore spezzarsi ogni volta che le ricordava, cadendo in mille pezzi sul fondo di una voragine infinita.
-…Zoro…- si asciugò gli occhi con una manica della maglia, stringendosi nelle spalle.
Si alzò da terra con gesti infermi, avvicinandosi nuovamente all’armadio.
Posò le mani sull’anta più alta, accarezzando le ultime cose rimaste piegate, restia a volerle gettare nel sacco dell’immondizia.
Mogia, alzò le braccia ad afferrare il chiodo in pelle nera che Zoro le aveva regalato il Natale prima, sbagliando non solo taglia ma anche genere, regalandole un giubbotto in pelle da maschio.
Ma lei lo aveva accettato lo stesso: lo aveva preso come un gesto d’amore.
Se lo rigirò tra le mani, sorridendo intenerita al ricordo della faccia ombrosa e dispiaciuta del verde nel vederla nuotare in quell’enorme giubbotto, rendendola goffa e per niente sexy, come lui sperava.
Lo aveva indossato solo un paio di volte, per poi riporlo come reliquia nel suo armadio.
Lo aprì davanti a se, sventolandolo per fargli prendere aria, quando dalla parte interna del chiodo, scivolò a terra un oggetto.
Rimbalzò un paio di volte vicino ai suoi piedi, spaventando la povera gattina, che soffiando decise di andarsene definitivamente dalla camera.
Nami si fissò i piedi curiosa, ripiegando tra le braccia il chiodo.
-Ma che…- borbottò inginocchiandosi a raccogliere quell’ammasso incomposto di plastica e ferro che si era andato a nascondere sotto un paio di jeans scuri.
Lo afferrò per un appiglio, alzandoselo verso di se.
Sgranò gli occhi, reggendolo con entrambe le mani quando se lo ritrovò sotto al naso.
-Oh mio Dio: Marimobot!!!!!!-
Un consumato e squadrato robottino dalla testa a forma di polpetta di riso, con tanto di foglia di quercia a legarla, la fissava con i suoi occhietti scuri, puntandola con il naso appuntito di ferro.
Era un giocatolo in stile anni 60, dalle gambe e braccia enormi, con il corpo a forma di quadrato e colorato delle più stravaganti tonalità. Il viso, accerchiato da un casco strampalato, era sbiadito, e se prima era di un rosa vivace, ora era appena di un rosato pallido e tremolante.
Nami lo accarezzò dolcemente, passando un polpastrello morbido su quel volto disegnato industrialmente, sfiorando i leggeri tratti sciupati di una scompigliata zazzera verde che scivolava al di sotto del casco-polpetta.
Se nono ricordava male, faceva parte di una serie completa di pupazzi di un vecchio cartone animato. Chopperman forse, e se non sbagliava ancora, lui era un affiliato dell’acerrimo nemico del supereroe, un tipo dal nasone lungo e riccioluto che le prendeva sempre a fine puntata.
Ma a lei non importava.
Buono o cattivo che fosse, quel giocattolo era il suo tesoro più grande.
-Oh Marimobot…- sorrise, reggendolo con entrambe le mani.
Quello era il suo giocattolo preferito da bambina.
Ci giocava ogni santo giorno, a scuola, a casa, dalla nonna, al parco.
Ci giocava sempre.
Ci giocava sempre, ma non da sola.
Ci giocava sempre assieme a Zoro.
In verità quel robot gli apparteneva, come a lei apparteneva la piccola ed elegante segretaria di Chopperman dai capelli arancioni e dal tailleur sobrio ma d’effetto, con cui il ragazzo giocava sempre in sua compagnia.
Avevano semplicemente fatto uno scambio, ecco tutto, per suggellare una promessa che avrebbe dovuto durare in eterno.
Se ne ricordava ancora.
Lei e Zoro erano all’asilo quando strinsero quel patto, nascosti sotto allo scivolo, tutt’intenti a giocattolare tra la sabbia umidiccia…
 
 
-… io ti do Marimobot e tu mi dai la Segretaria, ok?-
Nami si era stretta al petto la bella bambolina dai capelli ramati, restia a cederla.
-Ma-ma… prometti che la tratterai bene?-
Zoro, sbuffando con gli occhi rivolti al cielo, aveva incrociato le braccia al petto.
-Prometto!!!! Altrimenti che compagno di giochi sarei?!?-
Le aveva sorriso con labbra sghembe, fissandola dritta negli occhi.
Nami aveva ricambiato il sorriso, arrossendo un poco.
-Ok, allora…- gli aveva offerto la Segretaria, prendendo nella mano libera Marimobot.
-Da oggi siamo compagni di giochi per l’eternità…- avevano stretto il patto, scambiandosi i giocattoli -… giocheremo sempre insieme: tu porterai Segretaria e io Marimobot…-
-E ci giocheremo assieme, sempre… solo io e te… non giocheremo con nessun altro…-
La bambina con i codini rossi aveva sorriso in un modo splendido, costringendo il compagno a distogliere lo sguardo per non arrossire come una femminuccia.
-Compagni di giochi per sempre…- si era stretta il robot al petto, stringendolo con forza.
-Si…- aveva stretto nella mano la bambola il ragazzino.
-Ma Zoro…- aveva poi fissato i loro giocattoli -… e quando saremo grandi?!? Non potremo giocare per sempre con Marimobot e Segretaria…-
Il verde aveva corrugato la fronte, riflettendo.
-Bhè, giocheremo al Dottore…-
-Al Dottore?!? E che gioco è?!?-
-Non lo so, so solo che mamma e papà ci giocano ogni fine settimana, di notte nel loro letto…- aveva alzato le spalle.
-Oh… dev’essere divertente. Però…- aveva subito messo in chiaro la bambina -… io di notte non posso venire da te: devo dormire…-
-Proprio come una mocciosa…-
-Stupido…- gli aveva dato uno scappellotto.
-Ahia… umpf… e va bene, ci giocheremo solo di giorno allora…-
 
 
Nami rise, con le lacrime agli occhi.
Al Dottore poi ci avevano giocato sia di giorno che di notte, non solo nel letto di lui, ma anche nel suo, in auto, sul tavolo…
Rise fino a piangere, finché le lacrime non sormontarono il sorriso, rendendolo tremulo e sofferente, rise finché non iniziò solo che a piangere.
Poteva, poteva finire tutto così?
Per una stupidissima litigata?
Potevano, due compagni di giochi, diventati poi amanti, compagni di vita, lasciarsi per un’incomprensione?
No, non era giusto.
Non poteva permettere che accadesse.
Svelta si asciugò le lacrime dagli occhi, alzandosi da terra sicura e correndo in salotto.
Strinse nella mano il robot consumato, infilandosi in fretta scarpe e giacca, lanciando contro la scarpiera le ciabatte, e zampettando fino alla porta.
Sarebbe andata da lui.
Gli avrebbe parlato, fatto capire che lo amava e che si fidava di lui.
Che la sua gelosia, la sua rabbia, era solo paura di perderlo come compagno di giochi.
Come compagno di vita.
Con presa salda sul giocattolo, si affrettò ad aprire la porta, pronta a correre a perdifiato giù per le scale del condominio per raggiungerlo.
Aprì la porta e spalancò gli occhi stupefatta.
Lì, con il braccio alzato nel vano gesto di bussare alla porta e qualche goccia di pioggia a picchiettare nel corridoio dal giaccone bagnato, si ritrovò davanti al viso Zoro.
I due si fissarono senza parole.
La rossa, ferma sulla soglia, lo guardava incantata.
Era bagnato su tutto il corpo, e dai sui capelli arruffati scendevano delle piccole gocce fredde d’acqua, che andavano ad impiastricciargli le tempie. Di certo, con il suo scarso senso dell’orientamento, ci aveva messo un sacco di tempo a trovare il suo condominio, vagando imbufalito sotto la pioggia.
Nami abbozzò un sorriso, addolcendo lo sguardo verso quello nero e sobrio del ragazzo, che soffiò dal naso abbassando gli occhi.
Si grattò il capo, cercando di restare serio e inflessibile, togliendosi dalla testa la bella immagine di Nami sorridente davanti a lui.
-Mocciosa…- borbottò -… io…-
-Perdonami Zoro-
Il ragazzo si zittì, tornando a fissarla in volto.
-Perdonami…- sussurrò ancora Nami, con il sorriso tremante -… ho detto quelle cose, e mi sono comportata come una mocciosa gelosa, solo per non perderti…-
Prese un respiro profondo, stringendo la presa sulla porta aperta e abbassando lo sguardo ai piedi.
-Ho paura di perderti Zoro…- ammise in un sospiro -… sei il compagno della mia vita, unico e prezioso: senza di te, io resto sola…-
Alzò gli occhi sui suoi, sollevando tremante la mano con cui reggeva saldamente Marimobot.
-… e se non ci sei tu, io non ho nessuno con cui giocare…-
Zoro sgranò gli occhi riconoscendo il giocattolo, sussultando un poco sul posto, ma rimanendo muto.
-Sei il mio compagno di giochi. Io gioco solo con te, ce lo siamo promessi… ricordi?-
Lo sguardo nero di lui era calamitato sul logoro e vecchio robot, che tremava in sua direzione. Lo fissò serio, per poi distogliere lo sguardo ed estrarre, dalla tasca del giubbotto bagnato, una pupazzo femminile di una graziosa ed elegante segretaria, vestita d’arancione.
A Nami tornarono le lacrime agli occhi nel vederla.
-Compagni di giochi…- parlò calmo e sereno, alzando il personaggio a sfiorare Marimobot, e sorridendole complice -… per sempre se non sbaglio…-
Nami sorrise felice, passandosi il palmo della mano sugli occhi prima di gettarsi con le braccia al collo del ragazzo, e baciarlo con passione.
Compagni di gioco per sempre.
Compagni di vita per sempre.
 
 

 
 
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