Inazuma Eleven, 'Riflessioni e domande a cui non si sa trovare una risposta – che, forse, non si troverà mai.' di rotondum su EFP Fanfiction

Titolo: riflessioni e domande a cui non si sa trovare una risposta - che, forse, non si troverà mai
Prompt: risveglio
Rating: verde
Avvertimenti: ///
Lunghezza: 416 parole
Personaggi: Kyousuke Tsurugi, Shindou Takuto
Pairing: KyouTaku
Note: no, ok, non chiedetemi cosa sia questa assurdità perché non so rispondervi, davvero. :" dopo circa due mesi e mezzo(?) - o più - che non pubblico niente mi sono di nuovo fatta viva. e pensare che questo schifo l'ho scritto tutto stasera. così, di colpo. ispirazione quanto ti odio.
... eh boh. sinceramente, non so che dire. .u. forse solo che amo la kyoutaku con tutto il mio cuore e che non ho più voglia di scrivere questo angolino ignorato dal mondo perchè è tardi e voglio andare a dormire. chissà perché tutte le shot escono dal mio cervellino di sera.
beh, spero piaccia a qualcuno. grazie a tutti quelli che leggeranno e/o recensiranno :" vi amo. tutti. uno ad uno ♥

● Riflessioni e domande a cui non si sa trovare una risposta – che, forse, non si troverà mai.

Takuto si lasciò sfuggire un mugolio infastidito quando i raggi del sole lo costrinsero a chiudere gli occhi. Li riaprì, lentamente, in modo da permettere loro di abituarsi alla luce, e il suo sguardo incontrò il soffitto blu notte della stanza. Poi si girò su se stesso, aspettandosi di trovarsi a fianco il corpo caldo di Kyousuke; ma ciò che vide fu solo una massa di lenzuola sfatte. Sospirò, pensando che, probabilmente, il suo compagno si era alzato presto, quella mattina.
Rotolò nuovamente su un fianco, spostando, questa volta, lo sguardo fuori dalla finestra. Notò con dispiacere che il cielo non era affatto azzurro come sperava, anzi, era coperto da nuvoloni grigi e il rumore dei tuoni in lontananza annunciava che quello sarebbe stato un pomeriggio piovoso.
Si portò un braccio a coprire la fronte, riprendendo a guardare il soffitto. E pensò.
Lo faceva, a volte, Shindou. Semplicemente, prendeva a fissare un punto fisso e pensava.
Gli piaceva, riflettere. Trovava gratificante, a volte, fermarsi e pensare; rivivere i flashback della sua vita, pensare chi era lui, che ci faceva lì, perché era nato e molte altre cose. Apparentemente, tutte domande senza senso. Eppure, il fatto di non sapersi dare una risposta lo affascinava.
Gli piaceva, perdersi negli anfratti più nascosti della sua mente.
«Oh, ma allora ci sei, senpai».
La voce di Tsurugi lo riportò alla realtà, facendolo sobbalzare. Si girò e trovò, a pochi centimetri dal suo, il volto del più piccolo appoggiato coi gomiti al letto, con stampato sulle labbra un ghigno decisamente irritante.
«Pensavo fossi morto. Non ti svegliavi più», continuò Kyousuke, stendendosi definitivamente sul letto e stringendolo in un goffo abbraccio, «ti eri perso nei tuoi pensieri?».
«...Sì».
Non ci provò nemmeno, a mentire, però evitò accuratamente di guardarlo negli occhi.
«Di nuovo», lo riprese il suo kouhai, ghignando, «e a cosa pensavi?».
«A niente».
«O a tutto?».
Tsurugi gli accarezzò lentamente i capelli, stampandogli un lieve bacio a stampo sulle labbra.
«Tutti dicono che sei uno studente serio e posato, ma a me sembri solo un ragazzo con la testa tra le nuvole».
Ghignò nuovamente, facendo contrarre il castano in una smorfia di disappunto. Ma, invece di insultarlo, si strinse di più a lui, affondando il viso nel suo petto.
«Sai, Kyousuke, a volte mi chiedo perché, quando rifletto, il tuo volto è sempre nei miei pensieri».
Il blu non rispose, ma gli baciò delicatamente i capelli. E Takuto sorrise, pensando che, alle sue domande, avrebbe trovato risposta un’altra volta.
Forse.

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