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Autore: __Rose__    05/06/2013    3 recensioni
“Ciao hai una sigaretta?”
“Si…”
“Me ne potresti da una? Se non ti spiace”
“Tieni”
“Grazie, piacere sono Zayn e sono al secondo anno”
“Luna e ho iniziato da un mese la scuola, sono al primo"
Aspettava, Luna aspetta un ritorno. Le aveva promesso che non se ne sarebbe andato via. Le aveva giurato che sarebbe rimasto sempre e comunque. Glie lo aveva promesso. Ma le promesse anche più sincere possono non essere rispettate.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La gente vive per anni, ma in realtà è solo in una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare. Quando aspetti o ricordi, non sei né triste né felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando. Non è triste la gente che aspetta, nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana…”
Luna dopo aver letto per l’ennesima volta queste parole si alzò velocemente dalla sedia di legno ormai ammaccata, dirigendosi  verso la finestra della sua camera; l’aria fredda di quella mattina d’Aprile entrò in un soffio scuotendo le tende azzurre ben lavorate così come i lunghi capelli neri della ragazza, che in un gesto delicato li raccolse in una coda del tutto disordinata.
Estrasse dalla tasca del suo grande maglione un pacchetto di Winston blu e appoggiandole sul davanzale, si mise a cercare il suo amato accendino.
 
“Luna sai che non dovresti fumare?”
“Si Zayn lo so… ma lo stesso vale per te”
“Io fumo ogni tanto, quando sono nervoso… tu ne fumi un pacchetto al giorno! Scusa se mi preoccupo per la mia migliore amica”
 
Accese velocemente la sigaretta bloccata tra le due dita lunghe e fini inspirando lentamente e assaporando quel momento di pura tranquillità, cercando di cacciare quel pensiero che passo nella sua mente.
 
“Luna facciamo una gara… chi riesce a fare le forme più strane col fumo vince”
“Zayn…tu e i tuoi giochi idioti. Fammi fumare tranquillamente”
“Sei noiosa piccola”
 
Neanche il fumo e la pace di quella camera riuscirono a cancellare quei pensieri che rendevano pazza Luna da molti mesi. Con una mano strinse i suoi capelli e con l’altra buttò fuori dalla finestra la cenere rimasta sulla sigaretta con un gesto deciso ma allo stesso tempo delicato. La sua mano tremava, come anche il suo braccio magro appoggiato sul davanzale…e anche tutto il suo corpo tremava. Ma non era a causa del freddo. Questo Luna lo sapeva bene.
Spense la sigaretta gettandola fuori dalla finestra e iniziò a camminare a passo lento in giro per la stanza, strisciando i piedi con fatica. Una lavagnetta ormai conosciuta attirò per l’ennesima volta l’attenzione della ragazza. Foto, era piena di foto. Luna con la mano iniziò a toccare tutti i ricordi attaccati a una puntina con uno sguardo perso, vuoto, triste.
 
“Non lo voglio! Ho detto che non lo voglio Zayn! Non spendere soldi per me dai!”
“Stai zitta e dammi il braccio”
“So attaccarmi un braccialetto anche da sola sai?”
“No, non è vero ecco perché lo sto facendo io”
“E’ bellissimo”
“Lo so Luna, però mi devi promettere che non lo toglierai mai, mai”
“Promesso…tu promettimi che non mi abbandonerai mai, mai”
“Promesso Luna”
 
La ragazza si lasciò cadere a terra non curandosi di alcuni libri caduti dal tavolo. Si stringeva forte il polso osservando quel braccialetto diventato ormai parte di lei. Non lo considerava più un oggetto che prima o poi dovrà buttare, ma una parte del suo corpo, un organo di cui non poteva farne a meno.
Era l’unica cosa che gli era rimasta di lui, a parte qualche foto scattate anni prima custodite gelosamente nel cassetto del comodino e, ormai Luna era caduta in depressione. Otto mesi. Otto mesi da quando Zayn, il suo migliore amico, era sparito nel nulla senza lasciare traccia, senza lasciare un bigliettino, anche tutto stropicciato con scritto:tornerò, promesso. Niente di niente.
Luna non si era mai sentita così vuota come in quei mesi, si sentiva come se fosse morta. Cercava di trovare riparo in qualche frase presa dai libri della sua libreria, strappando le pagine e appendendole sul suo muro. Infatti quella camera era piena di fogli volanti: frasi di poeti, frasi di attori, filosofi, scienziati, cantanti, tutte appese sul muro. Quel giorno però continuava a fissare quelle parole, parole che le rimbombavano nella testa:  La gente vive per anni, ma in realtà è solo in una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata.
Luna non sapeva perché ma quelle frase le trafisse l’anima. Lei era nata per cosa? Stava vivendo davvero quegli anni? No, la risposta è solamente no. Luna non riusciva a vivere pienamente e nell’ultimo periodo aveva paura che non sarebbe mai riuscita a trovare neanche quella piccola felicità nascosta da qualche parte.
Doveva solo cercarla, ma stava perdendo tutte le speranze. Ormai le aveva perse …ne era convinta. L’unica persone che  le dava speranza e  fin da bambina, accudendola, rassicurandola e proteggendola,adesso non c’era più. Dopo la morte del suo pilastro, della sua spalla a cui appoggiarsi…Luna si stava distruggendo pian piano. Dopo la morte di sua madre non era più la stessa.  Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare.
Era passata esattamente una settimana da quando Anne, sua madre, se ne era andata. Neanche suo padre, Erik, poteva aiutarla dato che l’aveva abbandonata alla tenera età di tre anni, lasciando così che la povera donna crescesse Luna da sola, senza l’aiuto di nessuno. 
Luna si era sempre sentita una ragazza diversa dalle altre. Vedeva il mondo in modo diverso da tutti, trovando sempre qualcosa di negativo e falso nelle cose che la circondavano. Aveva difficoltà a fare amicizia, finendo isolata da tutti e da tutto. Quando aveva iniziato il primo anno di liceo odiava la gente in generale e appena entrava in classe non vedeva l’ora di ritornare a casa dalla sua roccia, sua madre. Si sentiva amata solamente da lei, dalle sue braccia che ogni giorno l’avvolgevano in una dolce stretta, dalle sue carezze che rilassavano i muscoli del suo corpo, da quei suoi occhioni verdi smeraldo che la rassicurava e che Luna aveva ereditato, per sua grande fortuna.
Quei occhi verdi che quel giorno Luna si era messa ad osservarli dal riflesso della finestra. Non erano più limpidi e solari come una volta, era spenti e vuoti, senza luce.
 
“Luna vieni qui”
“Dimmi Zayn…”
“Abbracciami e fammi vedere quei tuoi bei occhioni verdi….sono una cosa bellissima”
“Smettila…mi fai arrossire”
 
Luna distolse lo sguardò dal suo riflesso e una lacrima scese velocemente sulla sua guancia arrossata.
“Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare. Quando aspetti o ricordi, non sei né triste né felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando.”
Luna era da anni che passava giorni a ricordare. Ricordava i momenti in cui finalmente una nuova persona era entrata nella sua vita. Precisamente quattro anni prima Luna era riuscita a conoscerlo e che in qualche modo le aveva cambiato la vita.
“Ciao hai una sigaretta?”
“Si…”
“Me ne potresti da una? Se non ti spiace”
“Tieni”
“Grazie, piacere sono Zayn e sono al secondo anno”
“Luna e ho iniziato da un mese la scuola, sono al primo”
 
Aspettava, Luna aspetta un ritorno. Le aveva promesso che non se ne sarebbe andato via. Le aveva giurato che sarebbe rimasto sempre e comunque. Glie lo aveva promesso. Ma le promesse anche più sincere possono non essere rispettate.
Non è triste la gente che aspetta, nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana.
E Zayn era lontano. Troppo lontano per Luna, dato che questa distanza non riusciva a concepirla. Non capiva come fosse possibile che tutto quel dolore provato da quando era bambina non l’avesse ancora uccisa: suo padre l’aveva abbandonata, il suo migliore amico l’aveva abbandonata, sua mamma l’aveva abbandonata. Il mondo l’aveva abbandonata.
Luna non resistette più, ormai il dolore si era impossessato di lei bagnando tutte le sue guance in pochi secondi. La ragazza aveva bisogno di aiuto, soprattutto in quel giorno. Prese alcune foto dalla sua scrivania e velocemente uscì di casa sbattendo la porta.
 
 
 
“Ciao Mamma, allora come stai? Scusami se non ti ho portato dei fiori oggi ma non ho fatto in tempo ad andare da Michelle. Domani ti prometto che te li porto…una bella orchidea proprio come piace a te! Ti ho portato delle foto di noi due…ecco questa qua è la foto fatta qualche anno fa quando mi hai portato al mare, te lo ricordi? Ero troppo felice! Oh guarda hai avuto visite eh…” Luna era seduta davanti alla lapide della sua amata mamma sistemando i fiori e tutti i pensieri che si trovava su di essa “ Quanti fiori cavolo….ti volevano tutti bene sai mamma? Manchi tanto…Mi manchi tanto. Da sola a casa mi annoio però sto tenendo in ordine tutte le stanze come volevi te. Faccio i letti, pulisco il pavimento, tolgo la polvere, porto in lavanderia i panni sporchi, cucino, non lascio i piatti nel lavandino senza lavarli. Saresti fiera di me sai? A scuola in questi giorni non sono andata…non sono stata molto bene. Ma non preoccuparti sarà solo la stanchezza. Tu stai bene? Come si sta in paradiso? È vero che ci sono sei giardini enormi e tanto cibo? No perché se è così voglio venire anche io. Salutami i nonni e lo zio Jack. Mamma senti…ma per caso dalle tue parti c’è…. Zayn? Mamma ho paura che anche lui sia venuto li con te. Non si fa più sentire mamma, ne vedere…lo chiamo ma non risponde. È da parecchi mesi che non so dove sia finito. Aveva promesso che sarebbe rimasto…mamma me lo aveva promesso! Cosa ho fatto di male? Sono una brutta persona? Certo che te mi rispondi in modo negativo sei mia mamma , ed è tuo dovere difendermi e consolarmi. Sai mamma che avere diciott’anni non cambia niente? Sta notte ero nel letto che non riuscivo a dormire e ho aspettato fino a mezzanotte. Ma non è successo niente… volevo festeggiare con te subito, mi dispiace di non essere venuta sta notte. Mi farò perdonare… Sto imparando a cucinare il tuo piatto preferito: lasagne al pesto. Appena mi usciranno benissimo ti porterò un piatto da assaggiare…ho bisogno del tuo parere!”
Luna pronunciava quelle parole come se fosse una bambina di dieci anni. Si dondolava ogni tanto sorridendo dolcemente a sua mamma. La rivoleva indietro, la rivoleva tra le sue braccia. Rivoleva addormentarsi respirando il suo profumo alla vaniglia.
“Dai sistemiamo per bene tutti questi fogli… sono tantissimi”
La ragazza iniziò a riordinare alcuni bigliettini che si trovavano vicino alla foto di sua madre, sorridente e bella come il sole. Uno in particolare attirò la sua attenzione: era un foglio marroncino, tutto stropicciato con un nome scritto sopra in bella calligrafia. Luna… c’era scritto Luna.
Prese immediatamente il foglio e delicatamente, con in corpo un briciolo di terrore, lo aprì.

-Ciao Luna, vieni al solito posto. Zayn -

A quelle parole Luna sobbalzò in piedi incredula di quello che aveva appena letto. Un sorriso si dipinse sul suo volto stanco e amareggiato. Fissò la tomba della madre e la salutò mandandole un bacio.
Luna non aveva mai corso così velocemente in tutta la sua vita. Le gambe stavano cedendo e  di fiato ormai non ne aveva più. Si fermò improvvisamente appoggiando la mano sopra il suo petto sentendo i battiti del cuore a mille.
Zayn era sempre stato un ragazzo misterioso, Luna lo sapeva bene, ma non capiva come poteva sparire velocemente dalla sua vita e poi riapparire così di soppiatto. Non era arrabbiata per sua scomparsa, dato che sapeva che sarebbe tornato prima o poi, ma era solo delusa del suo comportamento. Alzò lo sguardo e capì di essere arrivata a destinazione. Davanti a lei in tutta la sua bellezza c’era lui: Zayn, seduto per terra appoggiando la schiena sul loro salice piangente. Si, il loro salice piangete. In quel preciso punto si erano raccontati i loro più personali segreti, facendo così nascere una grande amicizia.

“Dimmi. Ti prego Zayn dimmi perché?” Luna urlò quelle parole piene di dolore.

Zayn al solo udire quella voce si girò di scatto con un’aria felice ma allo stesso tempo amareggiata. La fissava e per il ragazzo era la cosa più bella che esisteva al mondo. I suoi lunghi capelli neri erano cresciuti dall’ultima volta che si erano visti e i suoi occhi verdi erano sempre rimasti limpidi come una volta.

“Non c ‘è un perché, Luna, mi dispiace. Scusa. Avevo bisogno di pensare, di stare da solo…”

“Da solo? Pensare? Per otto mesi? Diamine Zayn mi hai lasciato marcire dentro! Sono vuota. Senza di te sono vuota”

Il ragazzo si avvicinò sempre più a Luna senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi bagnati dalle lacrime. Cercava di trattenere il pianto, era sempre stata così Luna, non voleva mostrarsi debole davanti a tutti, soprattutto davanti a lui.

“Luna lo so, io… lo sai come sono! Dovresti capirmi! Dovevo pensare a me.. a te… a noi…”


“A me? A noi? Zayn tu andandotene sei riuscito a distruggere la vecchia Luna, non c ‘è più! Zayn è morta la Luna che conoscevi! Ed è tutta colpa tua. Dovevi restare. Soprattutto adesso che …mia mamma… è….”


“Zitta, smettila.” Zayn si fiondò su Luna accogliendola tra le sue braccia.

La ragazza respirò quel suo profumo atteso da mesi stringendosi forte al corpo di Zayn. Era molto dimagrito dall’ultima volta che Luna lo vide. Il suo viso era sciupato e delle grandi occhiaia gli contornavano la sagoma dei suoi occhi marroni. I suoi capelli neri ribelli gli coprivano la fronte e una lieve barba era cresciuta sul suo viso squadrato.

“Perché Zayn? Perché mi hai lasciato?” chiese in un soffio la ragazza.

Il ragazzo la guardò negli occhi senza dare risposta. Le sue mani accarezzarono i suoi fianchi fino ad arrivare al suo delicato e piccolo viso, prendendolo tra le mani. Lo sguardo di Zayn era puntato nelle iridi verdi della ragazza. Si beò di quella meraviglia per qualche minuto senza dire niente. Gli era mancata. Gli erano mancati soprattutto quegli occhi in cui Zayn ci vedeva l’infinito. Non aveva bisogno di nient’altro…solamente di lei. E questo finalmente il ragazzo lo aveva capito.

“Perché…”

Zayn finì la frase eliminando quella poca distanza creatasi tra i loro visi. Le loro labbra si scontrarono in un bacio casto e puro assaporando bene quel momento. Un mezzo sorriso comparve sul volto dei due ragazzi, complici di ciò che era appena successo. In un solo gesto erano riusciti a dirsi tutto quello che da anni provavano l’uno per l’altro. Infatti non erano ragazzi da lunghi discorsi sdolcinati e complessi…amavano i fatti.

“Zayn?”

“Dimmi Luna”

“Vieni da me sta sera?”

“Verrò da te tutte le sere, a partire da oggi”

“Grazie”

“Ah…Luna….”

“Si Zayn?”

“Buon compleanno piccola”
 
 
 
 
Luna era appoggiata sul suo letto mentre osservava il suo ragazzo sistemare i suoi vestiti presi dalla  valigia rossa poggiata per terra. Con un dito arricciava i suoi capelli con un movimento rotatorio mentre Zayn ogni tanto le lanciava sguardi d’intesa.
Era passato quasi un mese da quanto il ragazzo era tornato da lei. Era passato un mese da quando Luna era riuscita a ritrovare la sua tranquillità. Era passato un mese da quanto lei ricominciò a vivere.

“Ecco finito”

“Bravo idiota”

“Sei sempre la solita acida Luna”

Zayn si avvicinò al letto della ragazza sedendosi di fianco.

“Lo so… sono acidissima… e ho bisogno che qualcuno mi addolcisca” disse la ragazza con un tono malizioso.

“Eccolo! Il tuo Superman!”

“Sempre il solito esagerato” Luna scoppiò in una fragorosa risata.

“Beh…se non posso essere Superman… sarò il tuo super uomo”

Zayn lentamente afferrò i fianchi della ragazza attirandola a sé, che a sua volta in un agile movimento si mise a cavalcioni sul ragazzo poggiando la testa sulla sua spalla e accarezzandogli la  nuda schiena. Lui ricambiò con dei dolci baci sul collo fino ad arrivare alle sue labbra. Un bacio passionale coinvolse i due ragazzi mentre i loro corpi si distesero sul letto senza allontanarsi troppo tra di loro. A poco a poco i pochi indumenti che li ricoprivano sparirono velocemente così che Zayn potesse assaporare ed ammirare quel piccolo e delicato corpo che aveva davanti. Era bellissima. Le sue guance erano arrossate dall’imbarazzo, anche se ormai non era la prima volta che facevano l’amore. Sì l’amore.

“Ti amo Luna”

“Ti amo anche io Zayn”

Quelle parole ormai rimbombavano nelle anime dei due ragazzi. Erano riusciti a trovare una pace interiore che da anni era inesistente. Si amavano…e questo era l’importante. Luna finalmente era felice… forse aspettare e ricordare dopotutto non era così triste, aspettare la persona amata forse non è una cosa così triste. Lei aveva aspettato. Aveva aspettato Zayn fino alla fine…e lui dopo tutto non era così distante.
Forse chi aspetta e chi ricorda non è lontano… è solamente pieno di speranze, che appunto Luna aveva ritrovato grazie al ragazzo. Grazie a lui stava vivendo quella piccola parte di quegli anni in cui si vive davvero, e cioè negli anni in cui si riesce a fare ciò per cui è nata. E Luna lo stava facendo: amava, amava Zayn più di chiunque altro.
  
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