Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: _Even    05/06/2013    4 recensioni
Sei lune piene.
Sei mesi passati in una tomba per una shinigami che non è mai stata tale.
Sei mesi per trasformare una grande tristezza in un'inesorabile follia.
Sei mesi per dimenticare sé stessa e per fare suo un nome.
Grell Sutcliff.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Six Fool Moons

 

 

Grell era a dir poco seccato.

Le aveva praticamente servito la sua lista della morte su un piatto d’argento. Le aveva dato l’occasione che tanto bramava e quella squilibrata, dopo cinque giorni, ancora non si era fatta vedere. Non era riuscita a liberarsi dalle catene? O, più semplicemente, era stata scoperta mentre cercava di scappare?

Che delusione.

Vista la sua smania di uccidere chicchessia, era sicuro che si sarebbe fatta viva entro ventiquattr’ore al massimo. Sentiva di aver fatto un errore di valutazione, riponendo in lei più fiducia di quanta ne meritasse.

Sospirando e scuotendo la testa, Grell si avviò verso la dimora della sua prossima vittima, un uomo di settant’anni che, a minuti, sarebbe morto di arresto cardiaco. Vecchi, che noia.

Si appollaiò sul tetto di un palazzo e si mise a spiare l’uomo attraverso una finestra aperta.

Il vecchio stava seduto ad un tavolo e si stringeva il petto con volto sofferente, probabilmente l’infarto era già in corso. Nella notte, la stanza era appena illuminata da un’unica lampada.

Annoiato, lo osservò cadere dalla sedia, portarsi le mani al petto e annaspare alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Tirò forte la tovaglia che era sopra il tavolo e la trascinò giù con sé, rischiando di far cadere la lampada che vi era poggiata sopra. La luce nella stanza cambiò improvvisamente.

Fu in quel momento che la vide.

Non se ne accorse subito, concentrato com’era sulla sua vittima, ma Grace era lì.

Respirava affannosamente, addossata a una delle pareti. La luce si rifletteva appena sulle sue labbra umettate e sulle lenti lucide dei suoi occhiali.

Grell socchiuse gli occhi per vederla meglio.

Da quanto tempo era lì? Come aveva fatto ad entrare?

Non ne aveva la più pallida idea.

Ma sorrise comunque, tirando un sospiro di sollievo.

Perché ci avesse messo così tanto, non lo sapeva, ma meglio tardi che mai.

Il petto di lei si sollevava e si abbassava ritmicamente, le labbra mute e tremanti: la luce fioca della lampada la faceva apparire incredibilmente spaventata e fragile.

Era il momento.

Grell saltò giù dal tetto e piombò sul davanzale della finestra.

Lei ebbe un sussulto nel vederlo così all’improvviso, le labbra tumide si contrassero immediatamente in una smorfia rabbiosa, i suoi occhi diventarono braci roventi.

Grell sorrise, compassionevole.

Dopo tutta la spavalderia dimostrata, ora lei se ne stava nascosta nell’ombra come un ratto schifoso, senza fare niente. Ovvio, visto che il giudizio di un’anima non era una faccenda di sua competenza. Pur essendo Grace palesemente spaesata e, come Grell ebbe occasione di notare, disarmata, decise di metterla alla prova.

Ridacchiò. –Che ti prende, Gracie? Non sei riuscita a procurarti una Death Scythe? Tiro a indovinare: sei venuta qui in tutta fretta e non hai pensato di rubare una falce. Dico bene?- scosse la testa, nonostante Grace fosse visibilmente nervosa. –Ti presenti qui in ritardo, sprovvista di armi e addirittura ti nascondi. Sei proprio una vergogna di shinigami.

-Sta’ zitto!

L’orologio batté le ventitré. A breve quel poveruomo ignaro sarebbe morto.

Il grido di disperazione di Grace, però, coprì completamente i rintocchi del pendolo e un piacevole senso di colpa assalì Grell.

Poche semplici parole erano state sufficienti a metterla in agitazione. Meglio di quanto osasse sperare.

Sapeva bene che, per ottenere una qualche reazione da lei, bisognava farla infuriare.

Infatti, quando l’uomo la guardò negli occhi con terrore crescente, Grace capì di non avere più tempo: lo assalì e lo inchiodò a terra sotto di sé.

Grell si sedette, con calma.

Si godette lo spettacolo.

Grace si chinò su quell’uomo, che non aveva più neanche la forza di divincolarsi, e vinta da un insano bisogno, si lasciò guidare da esso.

Iniziò a mangiarlo.                                                                 

Gli rosicchiò la spalla, mentre quello piangeva e tentava invano di implorarla di smettere. Ma lei, sorda a qualunque supplica, si cibò della sua carne e si dissetò con il suo sangue.

Il respiro dell’uomo divenne sempre più debole, mentre cercava di portarsi il braccio rimasto integro al petto. Il momento della sua morte stava per arrivare e, per Grell, era arrivato il momento di capire quanto davvero Grace fosse capace.

Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.

-Avrei un’anima da mietere, se non ti dispiace.- disse. –Sai, non vorrei fare tardi.

Allentò la presa sulla propria falce della morte, sicuro che Grace avrebbe tentato di rubargliela. Un malcelato sorriso gli affiorò in volto.

Lei si voltò, ringhiandogli contro con la bocca e il collo grondanti di sangue. Gli strappò la motosega di mano, esattamente come previsto, si alzò in piedi troneggiando sull’uomo morente.

Sollevò l’arma sopra di sé e, riabbassandola con tutta la forza che possedeva, lo colpì in pieno petto. I Cinematic Records balzarono fuori all’istante, una di quelle pellicole tentò di avvilupparsi alla gamba di Grace, ma non ne ebbe la possibilità. Lei smorzò sul nascere quelle che le si ribellavano.

Le memorie di quell’uomo cercarono di soffocarla, di entrare dentro di lei, ma il corpo di Grace agiva ormai come animato da volontà propria e nessuno di quei ricordi avrebbe potuto deviare la sua mente, fin troppo distorta per poter essere penetrata.

Continuò imperterrita a infliggere colpi su colpi a quel corpo, gingillo impotente del suo volere perverso. I Cinematic Records non riuscirono ad impossessarsi di lei, delle sue braccia indemoniate che si muovevano meccanicamente con sempre maggiore violenza.

Continuò a torturarlo finché quasi non perse il respiro.

Era allo stremo della fatica, il suo volto agonizzante ne era la prova.

Ma continuò a colpirlo fin quando tutti i Cinematic Records si piegarono di fronte alla sua collera incessante e si raccolsero, remissivamente, nella falce della morte di Grell. Quando quello straziante flusso di ricordi cessò e la vittima esalò il suo ultimo respiro, Grace crollò a terra.

Dalle sue labbra si librò un urlo straziante.

-Meritava di morire.- ridacchiò eccitata, con voce esile. Si sfiorò le labbra, intrise di sangue. –Era solo un insegnante nullatenente che picchiava sua moglie. Non ha mai combinato niente nella sua vita. Meritava di soffrire.

Grell si alzò in piedi.

Osservando quella scena da semplice spettatore, doveva ammettere di essersi divertito parecchio. Certo, come missione era stata abbastanza semplice, e il fatto che quei Cinematic Records così fragili le avessero dato tanto filo da torcere era la prova che Grace non era ancora del tutto pronta. D’altronde, non poteva dire di non essere rimasto colpito. La guardò dall’alto in basso, sorridendo appena.

-Sutcliff!

Riconobbe all’istante quella voce autoritaria.

William.

Entrò nell’appartamento dalla finestra. Grell si voltò atterrito verso di lui, fissando Grace, ormai priva di sensi, che ancora stringeva la motosega tra le sue mani, e il cadavere, mutilato dai denti appuntiti della shinigami.

-Che cosa hai fatto?- chiese il moro, disgustato.

-Will, nel tuo ufficio, ora.- disse con risolutezza. –Io e te dobbiamo parlare.

 

-Le hai concesso di mietere una delle tue anime?- William lo colpì forte con la propria falce. –Sei impazzito per caso? Hai idea del pericolo a cui ci hai esposti?

Grell si massaggiò il punto dolorante. –Se l’è cavata bene, mi pare.

-Lo ha mangiato e tu hai il coraggio di dire che se l’è cavata bene?!

-È comunque riuscita a raccogliere un’anima. Non è questo l’importante?

Il moro prese un profondo respiro, mantenendo a stento il suo contegno, poi proseguì.

-Forse tu non ti rendi conto di ciò che hai fatto. Hai consegnato la tua falce della morte a quella... maniaca! Hai messo in pericolo noi e quegli umani. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.

Grell scosse la testa. Quando William faceva l’ottuso, lo amava meno che mai.

-Non è andata male, e tu lo sai.- ribatté, girandogli intorno. –Dovresti smetterla di pensare a cosa sarebbe potuto accadere e iniziare a pensare a cosa accadrà, invece.

William si sedette alla scrivania e si massaggiò le tempie. Grell lo osservava, aspettando che lui lo invitasse a continuare.

Nel silenzio potevano sentire l’eco di urla lontane, ed entrambi sapevano a chi appartenevano. Grell cercò di nascondere un intimo sorriso di soddisfazione.

-Non la senti, Will?- si sedette sulla scrivania, accavallando le gambe. –L’hai appena rimessa in cella e lei già non ne può più. Le cose peggioreranno, gli altri si chiederanno il perché di queste urla, cominceranno a fare domande e tu come hai intenzione di rispondere?

-Non lo so.- disse, inquieto, ma mantenendo il proprio contegno.

Gli occhi di Grell luccicarono. –Io invece sì.

A sentire queste parole William sbuffò e voltò la testa dall’altra parte pur di non essere costretto a guardarlo. Non voleva prestargli attenzione.

Ma Grell non gradiva essere ignorato in quel modo, così ancora una volta si ritrovò a continuare il proprio discorso come fosse un monologo, senza curarsi dell’indifferenza di William.

-Grace voleva soltanto mietere un’anima, per questo è scappata. Ma non scapperebbe più se soltanto tu le concedessi qualche...

-Fa’ silenzio.

William lo colpì di nuovo, più forte e con più rabbia. Lo guardò quasi con odio e, per un momento, arrivò a detestarlo.

Ciò che Grell aveva in mente non solo era immorale, sbagliato e perverso, non solo andava contro ogni principio e contro ogni regola.

Era una prospettiva a dir poco spaventosa.

Non sarebbe mai accaduto, lui non lo avrebbe mai permesso.

-Puoi scordartelo, Sutcliff.- gli sibilò a denti stretti.

-Perché, tu hai altre idee?- si mise le mani sui fianchi. –Non puoi ucciderla e non puoi neanche lasciarla lì in cella, a strillare come un’aquila, e magari rischiare che scappi di nuovo. Se tu le passassi qualche missione ogni tanto, visto che a quanto pare riesce a portarle a termine...

-No, non ci riesce, è questo il punto.- precisò. –Dovremmo permetterle di banchettare con tutte le sue vittime? Non se ne parla.

-È soltanto per farla stare buona! Se tu...

William lo fece scendere dalla scrivania e lo allontano da sé, puntandogli contro al sua falce.

 

-Io devo andare.- si sistemò gli occhiali. –Non avvicinarti a me, e non seguirmi, o te ne farò pentire. Tu resterai al tuo posto, lei resterà al suo. Sono stato chiaro?

Detto questo, uscì dalla stanza, lasciando Grell da solo. Sapeva perfettamente a chi rivolgersi.

 

Il funerale di Daniel Hudson fu una cerimonia sobria. Ben poche persone a piangere al capezzale della bara. La salma dell’anziano, per qualche misteriosa ragione, non venne mostrata a nessuno.

Un uomo in nero, fuori dalla porta della chiesa, sfoggiava un largo sorriso, del tutto inappropriato vista la drammatica situazione. William si avvicinò a lui.

-Scusate.- disse, per richiamare la sua attenzione.

Il becchino si voltò verso il moro. –William T. Spears, che piacevole sorpresa. Cosa ti porta qui?

-Ho bisogno di un vostro giudizio. Solo uno shinigami leggendario come voi può risolvere questo enigma.











Angolo dell'autrice:

Chiedo perdono per essermi fatta attendere così tanto... Tra un blocco dello scrittore e l'altro, ho completamente perso il capitolo successivo a questo e,
visto che avrei voluto pubblicarli insieme, ho dovuto riscriverlo daccapo.
Ma ci vorrebbe troppo tempo a correggere il tutto, quindi per ora pubblico questa, che è la prima parte dell'ultimo capitolo.
Ringrazio come sempre ScratchGlissando per le sue correzioni.
Rigrazio anche LittleBloodyGirl, MisaMichaelis, BeaLovesOscarinobello, Mikhael98 e ShinigamiGirl per le recensioni.
Ringrazio infine AmyFallen, che mi segue sempre e che sopporta tutti i miei sproloqui su questa storia xD
Al prossimo
(e definitivamente ultimo)
capitolo!

  
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