Salve a tutti!
Dunque, questa è la prima parte di una FanFiction che sto
scrivendo su Fred
Weasley ed Hermione Granger, e in generale, la mia primissima FF su
Harry
Potter, per cui vi prego, siate clementi con me!
Premetto che non è completa, visto che è ancora
in stesura, ma ho deciso di
postarla per mettermi un pò alla prova.
Man mano che saranno pronti, posterò anche gli altri
capitoli!
Spero che ci sia qualche anima pia che la legga!
Un abbraccio grande a tutti voi :)
ML.
-
I
personaggi descritti sono proprietà di J.K.Rowling, la mia
è una fanfiction
scritta dal mio personale punto di vista, quindi perdonatemi se i
personaggi
non agiscono come si aspetterebbe, ma in fondo è una
fanfiction, giusto?!
-
La
storia è ambientata prima dell’inizio del VI anno
a Hogwarts, Fred e George
Weasley non hanno ancora aperto il negozio di scherzi,
quindi sono
ancora a scuola.
- Un altro punto su cui mi soffermo è una precisazione
grammaticale : io scrivo
“sé stesso/sé stessa”
poichè
all’università mi è stato comunicato
che sarebbe
preferibile scriverlo così :)
Buona
lettura!
If
our love is tragedy why are you my remedy?
If our love's insanity why are you my clarity?
<<
Dannazione >> sbottò Hermione, portandosi una
mano sulla fronte <<
Come ho potuto dimenticare quel dannato libro? >>
domandò sé stessa più
che a Ron, che la guardava stranito.
<< Miseriaccia, non ne ho idea >>
ironizzò il ragazzo ridendo
<< Devo assolutamente segnare questo giorno in rosso sul
calendario,
penso che sarà l’unico nella storia
>>
La giovane strega lo fulminò con lo sguardo, sedendosi sul
letto a braccia
incrociate.
<< Non te la prenderà, puoi sempre uno dei
miei libri >> aggiunse
Ron.
<< Quali libri, scusa? >>
ribattè acida Hermione.
<< Nessuno, infatti scherzavo >> preciso il
diciassettenne con aria
divertita, poi si avvicinò all’amica e le sorrise
<< Vedrai che sbucherà
fuori da qualche parte, non puoi davvero aver dimenticato qualcosa
>>
La ragazza rise e roteò gli occhi << Va bene,
adesso vado ad aiutare tua
madre per la cena, mi raccomando non fare danni in mia assenza
>>
Ron alzò le spalle << Credo che me ne
starò qui a dormire un po’ >>
<< Sei sempre il solito, Ronald! >> lo
rimproverò Hermione <<
Perché invece non vai da Harry e Ginny? >>
<< E a fare cosa? >> chiese, storcendo il
labbra.
<< Ma come cosa? A rovinare i loro momenti di
intimità! >> rispose
lei ridendo.
Il mago parve illuminarsi << Posso portare con me
Grattastinchi? >>
Hermione fu sul punto di dire qualcosa, ma il suo amico era
già andato alla
ricerca del suo gatto.
Scoppiò a ridere e scese le scale di casa Black molto
lentamente, guardandosi
intorno.
Era arrivata lì solo due giorni prima, eppure quelle
quarant’otto ore le erano
sembrate un’eternità.
Certo, la sua mente era affollata dai pensieri sul nuovo anno, il
sesto, che
avrebbero affrontato ad Hogwarts, ma in quel momento non volle mentire
a sé
stessa e mordendosi le labbra, si chiese quando lo avrebbe ammesso.
Quando si sarebbe detta con chiarezza che era perdutamente innamorata
di Fred
Weasley.
Da quando Ron si era legato a Lavanda alla fine del quinto anno, aveva
capito che
i sentimenti che provava verso il suo migliore amico erano solo il
tentativo di
mascherare la sua attrazione per Fred.
Perché ogni volta che guardava Ron, lei vedeva gli occhi di
Fred, la sua bocca,
il suo sorriso smagliante.
Ma soprattutto, ogni volta che sentiva pronunciare il nome del ragazzo,
il
cuore le mancava di un battito.
Si sentiva come se si fosse dimenticata come si fa a respirare, proprio
come se
stesse perdendo i sensi.
Quel suo sentimento era nato molto tempo prima, ma lei non se ne era
mai
veramente accorta, perché ogni volta che prendeva in
considerazione l’ipotesi
che potesse piacerle, la parte più ragionevole di lei, le
diceva che era solo
una stupida impressione.
Non si era lasciata impressionare da quella sensazione neanche quando,
nell’estate
terzo anno, un Fred vivace e impertinente le aveva regalato un mazzo di
fiori
come scusa per testare uno dei suoi nuovi scherzi.
Neanche quando, durante il quarto anno, lo aveva aiutato a fabbricare
una
perfetta polisucco per assumere le sembianze della McGranitt e farsi
quattro
risate ( e una punizione di quattro settimane).
Aveva sempre bloccato il suo sentimento – che inconsciamente,
continuava a
crescere dentro di lei, incontrollabile, incontenibile – fino
a che, durante
l’ennesima estate alla Tana, con gli occhi più
maturi e l’animo più cosciente
per quel tipo di cose, aveva realizzato di esserne innamorato.
Ed era un amore già cresciuto dentro di lei, esattamente
come crescono i fiori.
Già, i fiori.
Era così assuefatta da quell’amore, che la rendeva
cieca, incapace di reagire.
Respirò a fondo e scosse il capo.
Ma Fred non l’avrebbe mai guardata come lei sperava,
perché lei era e sarebbe
sempre stata la migliore amica di suo fratello minore, non una ragazza
di cui
potersi innamorare.
Sapeva che il suo interessa non sarebbe mai stato ricambiato, ma in un
angolo
remoto della sua intimità, si illudeva con forza che Fred
potesse vederla così
come lei desiderava.
Dopotutto, lei e Fred erano così diversi, anzi, erano
totalmente gli opposti.
Lei così chiusa, introversa, lui così espansivo e
solare.
Che cosa avrebbero potuto condividere? Giusto il fatto di stare sotto
lo stesso
tetto, tutto qua.
Tra loro non ci sarebbe mai stato nulla, e doveva guardare la
realtà per come
era.
Hermione Granger, profonda razionalista, l’unica in grado di
mantenere la
lucidità nei momenti più estremi,
l’unica in grado di elaborare una soluzione
per i problemi più gravi.
Era così, Hermione, troppo riflessiva e attenta per cadere
nella trappola
dell’amore, eppure era successo, era successo con
l’ultima delle persone
immaginabili.
Ma Fred era il suo segreto più profondo, la confessione che
non riusciva a fare
neppure a sé stessa.
L’amore le era entrato dentro, come il più
riuscito degli incantesimi.
Perché di lui era riuscita ad amare i difetti, i modi di
fare a volte così poco
delicati – per lei, almeno- , la risata così
esplosiva, la voglia di vivere e
ridere.
Ma soprattutto, per Fred nutrivo il
desiderio di appartenergli – la parte più
imbarazzante, ma vera - , e non se
ne vergognava.
Sospirò, e dandosi una scossa – questa volta
davvero – scese le scale verso la
cucina.
<< Molly! >> esclamò
<< Molly ci sei? >>
Si guardò intorno, ma nessuno rispose.
Le luci della cucina erano spente, tutto era stato lasciato
com’era dal pomeriggio.
Entrò nella stanza titubante, poi sentì qualcuno
alle sue spalle << Chi
è? >>
<< I boss della casa sono andati via, non temere siamo al
sicuro, ma
dobbiamo preparare la cena da soli >>
Appena udì quelle parole Hermione si sentì
morire, portandosi una mano sulla
bocca si voltò per riconoscere il volto che per troppe volte
si era incantata a
guardare.
<< Oh, F-Fred.. Dove sono andati? >> chiese
balbettando.
Il diciottenne la superò e iniziò ad ispezionare
le credenze << Non lo
so, anzi, a dire il vero non hanno voluto dirlo, immagino non possiamo
saperlo
>>
Lei annuì << Ho capito >> poi,
estrasse la sua bacchetta dalla
tasca, l’agitò un attimo e lasciò che
tutti gli ingredienti per la cena si
riordinassero sul grande tavolo di legno scuro.
<< Prodigioso >> sussurrò Fred
alle sue spalle << Sei l’unica
che non ha bisogno dei nostri trucchetti >>
Lei arrossì << Già >>
<< Posso aiutarti? Prometto che non avvelenerò
la tua cena, sarebbe
troppo scontato, non trovi? >> Fred aveva lo sguardo di
chi la sa lunga.
Ma non avrebbe mai pensato quello che a cui stava pensando la ragazza
di fronte
a lui.
Quest’ultima si voltò di scatto, sbigottita.
Non si ricordava quand’era stata l’ultima volta che
era stata per tanto tempo
da sola con Fred.
Il suo cuore iniziò a battere troppo veloce, le sue mani a
tremare.
Era davvero possibile che le facesse questo effetto?
Stava rischiando di collassare, l’aria le mancava sul serio e
non riusciva a
riprendersi.
Calma, stai calma, ti prego
– si
ripeteva.
<< Hermione Granger >> la
richiamò Fred << Mi hai sentito?
>>
<< Certo >> disse lei, senza voltarsi.
<< Allora ho detto se posso aiutarti >>
ripetè gentilmente Fred
<< Ginny sta avendo un po’ di gatti da pelare
di là >>
Allora Hermione si ricordò della richiesta di Ron di avere
Grattastinchi
<< Gatti?! >> sibilò
preoccupata, non curandosi del fatto che lui
la stesse guardando.
Fred rise placido << Tranquilla, mi riferivo ai miei
fratelli e ad Harry
>>
<< Ah >> borbottò
<< Va bene, allora, aiutami >>
Pronunciando queste parole, Hermione stava condannando sé
stessa.
Se ne uscirò viva, devo ricordarmi
di
respirare – ripeteva mentalmente.
Fred, che dal canto suo era perfettamente consapevole di abusare troppo
della
situazione, non levava mai lo sguardo dalla ragazza, troppo convinto
che ci
fosse in lei una sorta di spinta magnetica.
Ogni volta che Hermione si trovava con loro, sentiva
l’irrefrenabile desiderio
di restare da solo con lei, ma di certo, non aveva mai pensato a lei a
qualcosa
di diverso da un’amica o una sorella minore.
Eppure c’era qualcosa in Hermione, nelle sue gambe, nel suo
sorriso, nella sua
scaltrezza, che la distingueva da tutti gli altri.
Era senz’altro una creatura affascinante.
<< Granger, se non ti conoscessi da così tanto
tempo, penserei che ti
vergogni a stare da sola con me >> affermò
Fred incrociando le braccia al
petto.
La riccia arricciò le labbra e con tutta la
razionalità che riuscì a
richiamare, rispose << Fred Weasley, se non ti conoscessi
da così tanto
tempo, penserei che stai solo cercando di farmi sentire a disagio
>>
In quel momento Fred si sentì del tutto in dovere di
intervenire, di fare
qualcosa.
Dopotutto, non era la destrezza o il coraggio che gli mancavano,
tantomeno con
un ragazza.
Tantomeno con Hermione.
Per questo, con un slancio le si avvicinò, circondandola con
il suo stesso
corpo.
I loro visi erano a una spanna di distanza, così
dannatamente vicini che
Hermione enumerare con precisione scientifica tutte le sue lentiggini,
distinguere le sfumature dei suoi occhi azzurri.
<< Quando invece cosa starei facendo? >>
mormorò sulle sue labbra.
Lei si sentì impazzire, non aveva
certo
che la situazione precipitasse in questo modo.
Fissò Fred negli occhi e sperò di trovare la
forza per reagire.
Ma il ragazzo ricambiò il suo sguardo, notando come fosse vicino al fare qualcosa
senza che lei se ne
accorgesse davvero.
La diciassettenne deglutì << Esattamente
questo >> proferì
laconica <<
Ora spostati,
dobbiamo, anzi, devo, preparare la
cena >>
Fred fece un passo indietro, alzando le mani in segno di resa
<< Mia cara
Hermione, inizio a credere che tu pensi davvero troppo >>
sentenziò, senza
smettere di guardarla con intensità << Forse
dovrei pensare uno scherzo
fatto apposta per te >>
<< Che genere di scherzo faresti, pensandomi?
>>
<< Ci devo pensare su, ragazza mia, ti farò
sapere >>
Detto questo, Fred Weasley le fece un cenno con la testa e
ritornò nell’altra
stanza con i suoi fratelli.
Lei rimase lì, ferma, appoggiata al tavolo e incapace anche
solo di elaborare
un pensiero.
Stava diventando tutto insostenibile, sarebbe potuta scoppiare da un
momento
all’altro, se non si fosse trattenuta, sarebbe corsa da Fred
e gli avrebbe
urlato in faccia che era solo uno stupido, e che lei, ancora
più stupida, era
innamorata di lui.
Per fortuna, i suoi piedi si rifiutarono di muoversi e, per questo, non
potè
evitare che due lacrime le solcassero il volto stanco di tenere tutto
dentro.
Quando realizzò che, in tutto quel susseguirsi di cose, non
aveva ancora preparato
la cena, sospirò rumorosamente e ritornò a lavoro.
Fu proprio mentre preparava il pollo che capì che avrebbe
dovuto dirlo a
qualcuno, perché altrimenti avrebbe continuato a soffrire
inutilmente.
<< .. Ginny >> sussurrò appena.
<< Allora, Hermione, come va questa cena? E’ da
un po’ che ti sento
macchinare qua dietro >> la più giovane dei
Weasley sembrava essere
giunta lì per salvarle la vita.
<< Oh Ginny, avevo bisogno proprio di te >>
fece Hermione, correndo
di slancio verso la sua amica e abbracciandola.
La rossa aggrottò la fronte << Cosa
c’è che non va? Non credo che sia per
il cibo >> le chiese, senza indagare le probabili ragioni
sul suo volto.
Hermione si morse il labbro inferiore e sospirò.
Si sedette e fece segno a Ginny di fare lo stesso, e iniziò
a pregare con tutta
sé stessa che lei potesse capire, che le potesse dare una
parola di conforto.
<< Sembra grave >> osservò la
quindicenne, guadagnandosi uno
sguardo di Hermione.
<< Ginny, non so davvero come cominciare, e se proprio ti
interessa non
so neanche come proseguire, quindi andrò dritta al sodo
>> focalizzò
il suo sguardo sui piatti già
pronti per il pasto e si ripetè meccanicamente che non aveva
nulla da temere,
per questo disse tutto in un soffio << Io sono innamorata
di Fred. E’
così, ecco >>
La giovane Weasley la guardò con un sorriso divertito e
scosse il capo <<
E mi stai dicendo che ti stai struggendo per mio fratello? Hermione, ti
faceva
più intelligente! >>
La riccia rise e alzò le spalle, appoggiandosi contro lo
schienale della sedia.
<< Ti prego, non metterci anche tu, mi basto da sola
>> la implorò
la castana roteando gli occhi.
<< Ma non capisco quale sia il problema, Herm
>> riprese Ginny
seriamente.
La diciassettenne chinò leggermente la testa, pensierosa.
Già, qual era il problema? Fred non impegnato, lei non lo
era, e se anche si sentisse
condizionata da Ron, non doveva dimenticare che lui aveva
già la sua bella
relazione, quindi, cos’è che la turbava avvero?
La risposta era semplice, immediata.
<< Beh, ho paura di non piacergli >>
snocciolò velocemente.
La sua amica fece per dire qualcosa, ma gonfiò le guance
d’aria, rilasciandole
rumorosamente.
<< Ah, ecco >>
Ginny rimase in silenzio qualche secondo, poi elaborò una
risposta <<
Senti, se tu non ci provi, rimarrai sempre allo stesso punto,
continuando a
farti sempre le stesse domande. Se invece ti facessi coraggio per un
attimo,
capiresti che non c’è nulla di male nel farti
avanti >> la guardò
incoraggiante << Stai parlando di Fred Weasley, non puoi
davvero temere
un suo giudizio, e poi, ti vuole troppo bene per ferirti
>>.
Lo sguardo della giovane maga più promettente della sue
età si accese di
speranza << Lo credi davvero? >>
Ginny annuì con fermezza << Lo so con
certezza, fidati di me >>
<< Secondo te cosa ne penserebbe Ron? >>
domandò, mentre riprendeva
a cucinare il pollo e le patate.
<< Beh, non lo so, ma non puoi lasciare che sia lui a
condizionarti. Tra
di voi c’è stato qualcosa, ma è anche
vero lui sta con un’altra e tu hai
realizzato di provare solo un grande affetto per lui, sareste pari
>>
<< Ma ti sei dimenticata che a me piace suo fratello
>> puntualizzò
Hermione.
<< Ora basta, dai! Che importa di quello che pensa Ron! E
se anche fosse
geloso? Gli passerà, lo sai, non ci pensare più,
fai solo ciò che ti rende
felice >>
Ginny lo disse con una grinta che non lasciava spazio a repliche.
Hermione avrebbe rivelato i suoi sentimenti a Fred, e se anche lui non
l’avesse
ricambiata, almeno non aveva rimorsi da portarsi dietro.
A questa ipotesi non ci aveva mai pensato, ma ora, messa di fronte alla
realtà,
realizzò che non era importante ottenere e basta, ma anche
mettersi in gioco.
In tutto e per tutto.
Una volta che si aprono le danze, bisogna danzare.
E una volta che si è innamorati, bisogno amare con tutto
l’amore possibile, con
tutto sé stesso.
Perché non capita tutti i giorni di innamorarsi, non capita
tutti i giorni di
sentirsi così completi e vivi solo guardando una persona.
Hermione questo ancora non lo aveva ancora imparato, e se anche
suonasse
strano, non sapeva come comportarsi, perché nei libri tutto
questo non c’è
scritto.
E lei lo sapeva che niente è uguale, che ogni situazione si
rigenera e cambia
faccia.
Per questo, il nodo del suo amore le sembrava troppo difficile da
sciogliere,
poiché il volto della persona amata era un continuo inganno.
Inganno per spiazzo, inganno perché ti convince di un
sentimento e poi lo
rivolta, inganno perché ti incatena alla paura e non lascia
molto scampo.
<< Sono sicura che te la caverai >>
concluse Ginevra.
Hermione le sorrise << E Harry? Insomma, prima fai la
morale e poi non mi
parli di te? >>
L’altra arrossì improvvisamente <<
Lo sai come sono, sai com’è lui, ho
bisogno del mio tempo, ma voglio riuscirci, insomma.. >>
Ginny si torturò le mani, prima di rivolgere alla sua amica
uno sguardo di
gratitudine, poiché consapevole del suo appoggio e
dell’aiuto che le avrebbe
sempre dato.
<< Oh, Ginny, Harry è così cotto di
te che forse è troppo stupido per
accorgersene >>
La rossa roteò gli occhi << Dovrebbe muoversi
però! >>
Così, scoppiarono a ridere.
---
L’anno ad Hogwarts era iniziato nei migliori dei modi, il
nuovo professore di
pozioni, Lumacorno, sembrava averla presa in simpatia, per questo
l’aveva
invitata ad una delle sue feste, alle quali sarebbe stato necessario
portare un
accompagnatore.
Il suo pensiero fu subito quello di invitare Fred, ma poi
pensò che lui si
sarebbe soltanto annoiato, circondato solo da secchioni capaci di
preparare una
perfetta fortuna liquida.
Sbuffò rumorosamente, mentre svolgeva i suoi compiti
stancamente, trascinando
la piuma con un movimento lento e poco preciso.
Scosse il capo e mise fine a quel pomeriggio di studio.
Era quasi certa che alla fine da Lumacorno avrebbe portato Cormac
McLaggen, visto
che le stava con il fiato sul collo, costringendo sé stessa
ogni volta a
rifiutare i suoi inviti e quindi, a dargliela vinta.
Non voleva dare una tale soddisfazione a quel tipaccio, ma non aveva
scampo.
Di certo non avrebbe fatto la figura della sfigata che ci va da sola,
ma
l’opzione più allettante si era dimostrata
soltanto quella.
Pensò al suo incontrò con Fred qualche giorno
prima, in Sala Comune, quando il
ragazzo le aveva confessato la sua eccitazione sul negozio, sulla
bellissima
sensazione che provava ogni volta che si rendeva conto di aver
realizzato un
sogno.
“I nostri scherzi, Hermione, quelli
di
una vita, finalmente potranno servire a qualcosa”
– aveva detto, e lei gli
aveva sorriso felice.
Aveva sentito la sua gioia invaderla tutta, e si era sentita bene.
C’era stata magia in quel momento, quando Fred – e
dopo George – le aveva preso
le mani dicendo che sarebbe stato un onore se li avesse aiutati ad
elaborare
uno scherzo “che possa piacere anche ai secchioni come
lei”.
Hermione non aveva badato neanche a quelle parole, focalizzando la sua
attenzione sugli occhi sognanti di Fred che le stava tenendo le mani.
Devo smetterla con queste sciocchezze!
– ammonì sé stessa, realizzando di
essersi messa a fantasticare di nuovo.
Ultimamente il tempo lo perdeva così, immaginandosi le
situazioni, costruendo
scenari perfetti, dialoghi da risposte incredibili e improbabile,
sperando che
potessero realizzarsi davvero.
Neanche lei si riconosceva in queste cose, eppure le accadevano e non
riusciva
a controllarsi.
Si ritrovò di fronte il ritratto della Signora Grassa in un
batter d’occhio,
recitò le parole velocemente ed entrò come un
fulmine, attraversando la Sala
Comune senza guardare in faccia nessuno non perché
arrabbiata, ma semplicemente
perché stanca.
Delusa da sé perché ancora non era riuscita a
risolvere la questione della
festa di Lumacorno, e perché anche quel giorno, non era
riuscita a parlare con
Fred dei suoi sentimenti.
Si sedette sul letto, perdendo lo sguardo nello specchio di fronte a
lei.
Si osservò, chiedendo cosa gli altri vedessero in lei che
Fred non vedeva.
Ma la domanda era: Fred mi ha mai
guardata?
Insomma, Fred l’aveva mai guardata come si guarda
una ragazza? E no, non
come si guarda la migliore amico del fratello minore, ma come si guarda
una
ragazza come Angelina o Pansy o qualunque altra.
Perché, perfino Cormac aveva visto qualcosa in lei e lui no?
Sospirò, incrociando le gambe e chiudendo gli occhi.
In quel momento le parole di Ginny le risuonarono in testa come sorde
campane :
avrebbe dovuto parlargli, confessargli i suoi sentimenti, magari con
cautela,
ma avrebbe dovuto farlo.
Altrimenti, le giornate le sarebbero passate davanti senza che lei
abbia
provato a fare qualcosa.
Il giorno dopo, costi quel che costi, avrebbe chiesto a Fred di
accompagnarla.
Prima l’avrebbe fatta risuonare come richiesta
d’aiuto, ma poi, avrebbe tirato
fuori la verità, avrebbe tirato fuori il suo coraggio da
Grifondoro e avrebbe
risolto la cosa da persona matura.
Sapeva di poter contare sulle sue forze, ce l’avrebbe fatta,
ne era certa.
Aveva il sostegno della sua migliore amica , -nonché sorella
del ragazzo di cui
era follemente innamorata - comunque sarebbe andata, lei sarebbe stata
felice.
<< Hermione! Sei qui! Meno male >>
esclamò Ginny con il fiatone.
<< Che ti è successo? Sei sconvolta
>>
La rossa agitò le mani << Ti devi sbrigare!!
>>
Hermione aggrottò le sopracciglia << Che stai
dicendo? >>
Ginny battè i piedi << Devi invitare Fred da
Lumacorno, sbrigati,
sbrigati! >> non perse tempo, si avventò sulla
sua mia amica per
trascinarla verso la sala comune.
<< Ma perché?? Ginny stai calma!
>> protestò la riccia.
<< Devi farlo o qualche altra ragazza lo farà
al posto tuo e non sto
scherzando >> proferì seria la Weasley,
guardando attentamente la sua
amica << Capito? >>
Gli occhi di Hermione si dilatarono << Sul serio?
>>
<< Si, e lo so per certo! Ora va! >>
Fred stava
seduto sulla poltrona a discutere con Harry, George e Ron sulla
imminente
partita di Quidditch contro i Corvonero.
Prese un grande respiro, poi senza pensarci disse <<
Fred, scusami, posso
chiederti una cosa? >>
Il diciannovenne si voltò e focalizzò i suoi
occhi su Hermione << Certo,
Granger, anche due, se vuoi >>
Lei non fece caso alla battuta e gli fece cenno di alzarsi.
Fred stranamente non esitò e si avvicinò alla
diciottenne << Dimmi tutto
>> poi la guardò meglio << Non
è che ti serve qualche scherzo?
>>
La ragazza storse il naso e ridacchiò <<
Ancora non sono arrivata a quel
punto! Certo che no >>
Il rosso roteò gli occhi << Allora non
è importante >> disse, ma
scherzava.
Eppure Hermione si sentì così ferita da quelle
parole che si morse le labbra
fino a sentire il sangue.
Calma, si ripeteva, stai calma.
<< Oh, piccola, non ero serio, puoi chiedermi tutto
quello che vuoi
>> aggiunse il ragazzo, notando che gli occhi si erano
improvvisamente
spenti.
<< Però giura che non mi prenderai in giro,
Fred, sarei capace di non
parlarti per tutta la vita, e lo sai >>
precisò l’ultima frase
guardandolo fisso negli occhi.
Aveva raccolto tutto il coraggio di cui disponeva per spalleggiare
quella
situazione e, ad essere sincera, doveva farsi i complimenti per come
stava
andando.
Il diciannovenne seguiva i movimenti di Hermione come se ogni gesto
fosse una
sorpresa.
<< Te lo prometto >> disse serio.
Lei annuì e, alzando le spalle, disse << Sai,
cioè.. Forse avrai sentito
parlare della festa di Lumacorno, si beh.. >>
<< Ah, quella dove lui invita le sue stelline?
>>
<< Esatto >> farfugliò Hermione
<< Beh, noi possiamo portare
qualcuno ed io, davvero.. Se non fosse che.. Insomma.. Fred, ci vieni
con me?
Mi aiuti a ridere un po’ di tutta quella gente che
parlerà delle sue pergamene
sulle pozioni! >>
Fred piegò le labbra in un sorriso e alzò gli
occhi al cielo.
Non sapeva perché lei lo glielo avesse chiesto, ma qualcosa
dentro di lui gli
diceva di accettare.
Non ci sarebbe stato nulla di male ad accompagnarla e farsi due risate
insieme,
mangiare a sbafo, fare qualche scherzo e.. Poi, ancora, passare del
tempo
insieme a Hermione.
Così, le fece cenno di sì con la testa
<< Va bene, andremo a questa
tortura insieme >>
Gli occhi della giovane maga più promettente della sua
età brillarono di gioia,
indescrivibile << Oh,
Fred,
grazie mille! Mi stai salvando la vita! >>
esclamò, gettandogli le
braccia al collo.
Non si era resa nemmeno conto del gesto che aveva fatto, le era uscito
spontaneo, l’aveva fatto perché sentiva di doverlo
fare, come se fosse naturale
conseguenza della sua felicità.
<< Perfetto, Granger, siamo d’accordo
>> proferì il Weasley
<< Mi vestirò elegante solo per te
>>
Lei sorrise, contenta << Oh, sono sicura che starai
benissimo >>
<< Mi aspetto lo stesso anche da parte tua, chiario?
>> ribattè
Fred.
Hermione non seppe interpretare il perché di quella
richiesta, ma acconsentì
con un cenno della testa.
Oh si che sarebbe stata elegante, e lo avrebbe fatto solo
per lui.