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Autore: lafilledeEris    05/06/2013    3 recensioni
ATTENZIONE: E' UNA KURTBASTIAN
“Mh…” No, non voleva alzarsi. In quel momento, con quei postumi da incubo, il letto gli sembrava l’unico posto al mondo in cui sarebbe voluto stare.
Finché Rachel non trovo opportuno sollevargli le coperte di scatto e scoprirlo.
“Rise and shine!”**
“Rachel, sappi che ti odio!”
La ragazza si lanciò a peso morto sull’amico, abbracciandolo forte.
In quell’ultimo periodo Hummel si era rivelato poco incline alle dimostrazioni d’affetto e in tutto quel casino di emozioni represse e rimosse, in qualche modo, vi era andato di mezzo anche il rapporto con la sua migliore amica. Lei ormai stava con Brody – Finn sembrava un ricordo abbastanza sbiadito a sentire i rumori che provenivano dalla camera da letto quando il ragazzo restava a dormire e Kurt era quasi sicuro che non si mettessero a spostare i mobili nel cuore della notte –, andava alla NYADA , aveva trovato il suo equilibrio newyorkese, insomma.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brody Weston, Burt Hummel, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: CAPITOLO NON BETATO.
 

Capitolo 14
 
 
Track#15 Home
Artist Michael Bublè

 







Sebastian quella sera era stato praticamente portato vi di peso dal locale. Era l’ombra di stesso. Così in quel momento si ritrovava con capo poggiato contro le cosce di Rosario, mentre questa gli accarezzava i capelli.  Aveva dimenticato cosa significasse avere un abbraccio di consolazione – lui aveva avuto solo gli abbracci di Kurt- e in quel momento ricordò come fosse stare fra la braccia di una madre.
“Rosario” chiamò il ragazzo, continuando a tenere gli occhi chiusi.
“Dimmi”. La donna continuava ad accarezzargli i capelli. Fin da piccolo quel gesto lo aveva sempre tranquillizzato.
“Secondo te mi ama?”
“Tu gli hai mai detto che lo ami?”
Sebastian ci pensò su: non avevano mai detto cosa fossero loro. Non erano mai esistito un vero e proprio legame. Perché se l’erano imposti. Perché definire il tutto sarebbe stato come capire cosa fossero. E lui non voleva capire. Sì, era stata solo colpa sua e della sua testardaggine.
“Secondo te lo amo?”
“Cosa dice il tuo cuore?” domandò la donna, andando a sfiorare il petto del ragazzo.
Sospirò pesantemente e cercò le risposte che voleva.
I suoi battiti ora erano regolari. Gli piacque ascoltarli e per un attimo pregò che potessero dargli davvero la risposta che cercava.
“Dimmi” iniziò la donna “ di che colore ha gli occhi il giovane Kurt?”
Sebastian non capì mai il vero significato della domanda di Rosario e decise di ignorarla.
“Ho sonno” tentò.
“Sarà quel sonno che ti riporterà da lui?”
 E Sebastian avrebbe voluto,davvero.
“Lui starà sempre con Blaine”.
“E tu sarai sempre con lui”.
Le emozioni il più delle volte ingannano. Ci fuorviano e fanno di noi degli esseri umani. Il resto del tempo lo passiamo ad essere carne, sangue e ossa. Ma vivendo d’emozioni tutto cambia. E Sebastian per la prima volta aveva vissuto. Con gli occhi di Kurt aveva scrutato il suo mondo. E aveva amato riuscire  a farlo.
“Secondo te cambierebbe qualcosa?”
Sebastian guardava Rosario dal basso: gli era sempre piaciuta. La sua carnagione scura, la spalle un po’larghe, le braccia con cui quando era piccolo lo cullava. Il suo profumo sapeva di spezie. Era buono, non pungente o troppo dolce.
Gli piaceva sparire fra le braccia della donna, gli ricordava gli orsi femmina dei documentari  che guardava da piccolo la domenica mattina dentro al suo pigiama di Spider Man mentre Rosario gli preparava la colazione.
Ad un tratto squillò il telefono.
“Sebastian se non risponderai sai meglio di me che cosa accadrà…”
Il ragazzo spostò lo sguardo dal cellulare a Rosario, incerto sul da farsi.
“Vuoi dimenticare il colore dei suoi occhi?”
Ne “Il mago di Oz” – che aveva visto con Kurt, che poi si era addormentato sulla sua spalla a metà film – viene detta una cosa a proposito dell’amore.
I cuori non saranno mai una cosa pratica finché non ne inventeranno di infrangibili.
A pensarci bene per il suo non c’era più niente da fare. Era andato distrutto.
Ora poteva ammetterlo: aveva avuto il suo momento di felicità ed era svanito.
Non aveva più niente da perdere.
“Pronto?”
“Mangusta, apri questa diamine di porta o ti faccio rimpiangere il cucciolo di pinguino”.
“Kurt?”
 “Sì, sono fuori da questa porta, per Dio!”
“Perché?”
“Vuoi davvero che te lo dica per  telefono?”
Sebastian si fiondò alla porta e fu allora che capì. Capì che gli era mancato, comprese cosa fossero. E si maledì per essere stato tanto stupido e ottuso. Vederlo davanti a se, gli fece capire tante cose.
Comprese quanto Kurt ormai gli fosse entrato nella pelle, capì quanto il loro fosse amore e non solo sesso, si ritrovò a pensare che lui quegli occhi non se li sarebbe mai dimenticati.  Quanto  gli sarebbe costato ammettere tutte queste cose?
Imprevedibilmente fu Kurt a prendere la parola. Era serio e contrito, mentre  cercava le parole giuste. Quando iniziò sembrò quasi scoppiare.
“Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto? Sei un fifone, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici. Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stesso”.[1]
Era paonazzo, con gli  occhi accessi da un a forza misteriosa e lo stava fronteggiando.
“Cosa vuoi che ti dica?” rispose Sebastian, cercando la risposta che attendeva fa tempo.
“Vuoi che sia il primo a dirti ti amo? Allora, ti amo Sebastian. Vuoi che ti dica che non ho mai accettato il fatto che tu non volessi dirmi se stavamo o meno insieme? Sono furioso per quella faccenda.  Vuoi che ti dica che non tornerò da Blaine? Non lo farò, vecchio testone, perché amo te. Solo te.”
In quel momento i dubbi sparirono: erano Kurt e Sebastian. Perché esisteva un loro. Dopo tanta fatica erano finalmente arrivati ad un punto. Capire ciò che l’amore è per noi sta nel capire cosa noi siamo per l’amore. Per Sebastian, l’amore aveva grandi occhi chiari, un ciuffo ribelle e arrossiva ancora dopo aver fatto l’amore – loro che non avevano mai fatto sesso, ma solo l’amore- e aveva avuto il coraggio si fare i conti coi suoi sentimenti sin da subito.
Quando il ritmo coincide con il battito del nostro cuore, come quando incontri una persona, di cui per ragioni misteriose, non puoi più fare a meno.
Non si può che seguire una persona che si accorda col tuo cuore. [2]
E loro due erano stati ritmo e battito l’uno dell’altro.  Avevano imparato il rumore dei rispettivi cuori prima ancora di imparare di cosa sapessero le loro labbra. Il cuore è sottovalutato: dicono che spesso tragga in inganno, dicono che sia traditore.
Ma il cuore il più delle volte è ciò che ci guida. Se contassimo solo sul cervello saremmo solo scienza e non capiremo una cosa importante : il dolore è come un cuore che va fuori tempo. Quello della persona a ci facciamo del male.  È il solo modo per non ripetere più gli errori.
Sebastian guardò Kurt dritto negli occhi per poi afferrarlo a stringerlo a sé per trovare rifugio nell’incavo del suo collo
“Ho imparato una cosa con te : amare significa non dover dire mai mi dispiace [3]. Kurt, io ti amo. L’ho imparato quando ho visto come hai reagito davanti a Blaine a casa nostra. ”
 Si avvicinarono lentamente. Un passo per volta. Era strano: erano finiti a letto insieme, eppure in quel momento ebbero come la sensazione  di essere stati distanti – troppo distanti – sia fisicamente che a livello emotivo. La distanza, il freddo di quei momenti sembrava ancora aleggiare un po’ su di loro. I ricordi vivevano in loro: erano in Sebastian che gli porgeva la mano, aspettando un gesto di Kurt. Erano in Kurt con gli occhi lucidi.
Erano loro che volevano ritrovarsi. Non per forza, né per dovere. Solo per amore. Ora potevano dirlo. E non pesava.
Kurt prese la mano di Sebastian.
“Mamma diceva sempre: devi gettare il passato dietro di te prima di andare avanti”.[4] Kurt tese l’altra mano a cercare la guancia di Sebastian, e quando la trovò, provò una sensazione strana. Era come un flashback, ritrovarsi a contatto di nuovo con lui non era strano. Era bello e capiva quanto gli fosse mancato.  Alla fine si erano trovati. O meglio, Kurt aveva trovato Sebastian. Magari lui lo aspettava da una vita, magari nona aveva avuto il coraggio di ammetterlo. Ma alla fine era lì. Nessuno era scappato. Non c’erano state fughe strategiche dai sentimenti. Solo un volersi recuperare.  “Sebastian, vuoi essere il mio futuro?”
Il ragazzo lo scrutò, andando a cercare con la propria la mano che Kurt teneva sulla sua guancia.
Sì, Kurt. Sì che lo voglio. Se vuoi che io sia  il tuo.Adoro il fatto che tu abbia freddo quando fuori ci sono venticinque gradi. Adoro il fatto che ci metti un’ora e mezzo per ordinare un panino. Adoro la piccola ruga che ti si forma sul naso quando mi guardi come se fossi matto. Adoro il fatto che dopo aver passato una giornata con te, possa ancora sentire il tuo profumo sui miei vestiti. E adoro il fatto che tu sia l’ultima persona con la quale voglio parlare prima di addormentarmi la notte. Non è che mi senta solo, e non c’entra il fatto che sia Capodanno. Sono venuto qui stasera perché quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto inizi il prima possibile.”[5]
Il tempo ci da una lezione importante: tutto passa, tutto scorre, ma niente – assolutamente nulla – della persona che amiamo ci lascia indifferenti. Riusciremo sempre a ricordare la prima volta che si è fatto l’amore, il primo bacio, le abitudini l’uno dell’altro.  Il tempo non riesce a portare via ciò che noi custodiremo gelosamente fra il cuore e il cervello.  Forse porterà via un po’ del colore che animava quei momenti, ma nulla potrà far vacillare un sentimento quando è puro. Quando si ama non si seguono le lancette di un vecchio orologio: siamo noi ad essere il tempo stesso con i nostri battiti cardiaci, il nostro battito di ciglia, il nostro stringere la vita per i fianchi e farla nostra, piuttosto che lasciarsi trasportare.
Kurt in quel momento ricordò ogni dettaglio di quei giorni insieme e capì non che non gli avesse apprezzati, ma quanto gli erano mancati. Lui di quei momenti non avrebbe saputo più farne  a meno.
“Mi ricordo che una mattina mi sono svegliato all’alba con dentro un grande senso di aspettativa. Hai presente, no? Lo conosci? E mi ricordo di aver pensato: ecco, questo deve essere il preludio della felicità. Questo è solo l’inizio, e d’ora in poi crescerà sempre di più. Non mi ha sfiorato l’idea che non fosse il preludio. Era quella, la felicità. Era quello, il momento. Era quello.”[6] Quando Kurt pronunciò quelle parole si ritrovò catapultato nei ricordi. Le mattine in cui si era svegliato abbracciato a Sebastian, il tempo perso a disegnare mappe di mondi immaginari sui suoi nei. “Io ho capito che non poteva essere finita. Non lascerò che il passato si metta fra di noi”.
Quel noi sulle sue labbra suonava così bene che Sebastian volle imprimersi il momento sulle sue, così strinse Kurt  e ne cercò la bocca. Fu un bacio lento, che serviva a riconoscersi e ritrovarsi. Perché sì, si erano persi. Ma così fu bello ritrovarsi. Era tornare a casa in un mondo che sa di labbra rosse e umide, di labbra morse e vezzeggiate. Di labbra amate.
“Sì,non era finita,e non è finita neanche ora….”[7] Sussurrò Smythe, poggiando la fronte contro quella di Kurt, stringendo il collo e accarezzandone la nuca.
“Quando ami qualcuno ami tutto di questa persona, funziona così. E allora devi amare ogni cosa di me, non solo le cose buone, ma anche quelle cattive, le cose che trovi adorabili e quelle che non ti sembrano tanto adorabili.”[8] Avrebbero imparato a convivere con tutto questo? Era un mistero. Ma sapevano che tutto va costruito giorno per giorno e la loro storia non sarebbe stata da meno.  Avrebbe faticato, non sarebbero mancate le litigate. Ma tutti sanno che gli amori rose e fiori non danno ciò che un amore vissuto può dare: la certezza di tornare sempre a casa. Anche se casa non sono quattro mura, ma le braccia della persona che ami. Casa non sono delle lenzuola a caso, ma sono quelle che la mattina si rassetta insieme, anche se uno dei due sbuffa perché troppo pigro. Casa sono le abitudini, come il caffè dopo pranzo. Casa è giocare a “carta, forbice, sasso per vedere chi lava i piatti.
Tutti noi meritiamo di tornare a casa, anche se ogni tanto capita di perdersi.
Kurt e Sebastian avevano trovato il loro rifugio, l’uno negli occhi dell’altro.
“Vieni a casa con me, Sebastian”
“E’ tutta la vita che cerco una casa” sussurrò il più alto, nascondendo il naso fra il collo e la spalla di Kurt.
“Credo che tu l’abbia trovata, piccolo mio”.
Quando Sebastian sollevò lo sguardo trovò Rosario che gli sorrideva.
“Sei cresciuto, ma sei sempre lo stesso. Hai bisogno di qualcuno che ti ami. Che lo faccia davvero. Ora saprai sempre dove trovarmi. E dovresti ringraziare la tua amica Santana, credo che ti voglia molto bene”.
Kurt gli mise una mano sul fianco, come a spronarlo.
“Abbiamo tante cose da sistemare”.
“Lo faremo insieme?”
“Insieme”.
 


 
 
 
 
 
 
 
 
[1] citazione da “Colazione da Tiffany”
[2] citazione da “Canone inverso”
[3] citazione da “Love Story”
[4] citazione da  Forrest Gump
[5] citazione da dal film d’amore “Harry ti presento Sally “
[6] Tratto dal film: “The hours”
[7] Citazione da “Le pagine della nostra vita”
[8]Frase dal film “Appuntamento con L’amore”
 
I’m here
 
È finita. Lo so, avevo detto che sarebbe durata di più, ma ieri mi sono riguardata il video a cui è ispirata e davvero non da altri spunti.  Credo sia giusto finirla qui, per evitare di scrivere qualcosa che possa arrivare a detestare e non mi soddisfi più. Questo capitolo mi è piaciuto perché ho potuto mette in mezzo una delle cose che mi appassiona di più: il cinema. Ho amato mettere in mezzo e far dire a Kurt e Sebastian tutte queste cose.
 Questa storia mi ha fatta penare. È iniziato tutto a Febbraio e finisce ora, a Giugno. Sono stati cinque mesi intensi, ho conosciuto gente fantastica e mi sono confrontata con tanti pareri. Quindi ora arriva la parte che amo di più, i ringraziamenti.
Alla mia beta, Silvia ( honey, lo so che tornerai prima o poi).
A Luh, la mia piccola rossa.
A Ele, che mi cita Mickey di Shameless ( ti mando anche si mandi a quel paese <3).
A Pi, che mi ha adottata. Love ya, daddy ( anche se ti rovino i finali).
A Vals, piccolo unicorno dagli occhi buoni.
A Vale, che ha il sorriso più bello del mondo.
Ai duecento chilometri che mi separano da casa.
Ai miei ritorni a casa, quelli che mi fanno piangere ogni volta che preparo la valigia.
Ai miei genitori, cuori buoni e pazienti che hanno una figlia troppo sognatrice.
A mia sorella, piccola fonte d’ispirazione.
A chi ha avuto la pazienza di arrivare sino a qui.
Grazie.
 
   
 
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