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Autore: Robertaddict    05/06/2013    5 recensioni
"Gli occhi sono lo specchio dell'anima"
Pensa di essere un mostro, odia guardarsi allo specchio.
Incontrerà la persona che gli farà cambiare idea?
Lo specchio vincerà questa battaglia o sarà lui a vincerla?
Buona lettura
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio in love with horan per il banner splendido
La ringrazio anche per sopportarmi con i miei scleri
Grazie Sofia, ti voglio bene.



 




Gli occhi sono lo specchio dell’anima”.

Se davvero i suoi occhi erano lo specchio dell’anima, allora la sua anima sarebbe stata nera, torbida, senza l’ombra della speranza riflessa in essi.
I suoi occhi neri brillavano nel buio della notte, brillavano quando girava per le strade senza farsi notare.
Brillavano, ma non come avrebbero dovuto fare.
Odiava guardarsi allo specchio, odiava vedere il suo riflesso distorto attraverso quella superficie di vetro, odiava vedere la sua anima riflessa nei suoi occhi.
Per questo quando usciva si copriva, copriva se stesso dagli occhi e dalle parole maligne delle persone, copriva se stesso dagli altri…

 

***



Era lì seduto, come sempre, come ogni giorno, aspettando che la struttura decadente di casa sua si presentasse ai suoi occhi.
Pioveva, come quasi tutti i giorni, le signore anziane si allontanavano come sempre da lui sedendosi a debita distanza, i loro ombrelli bagnati appoggiati ai lati dei sedili dell’autobus.
Il veicolo si fermò per l’ennesima fermata e dalla porta entrò una ragazza senza ombrello, una sacca completamente zuppa e i capelli appiccicati al volto.
Sorrise all’autista nonostante l’avesse inondata appena aveva frenato.
Diede una rapida occhiata ai posti liberi e si sedette accanto a lui.
Guardò davanti a se, sorpreso che qualcuno gli si fosse seduto accanto.
La giovane donna si ritirò i capelli zuppi dietro le spalle e li legò in una coda sommaria.
Io sono Elise.
Le sorrise, nessuno lo aveva mai fatto.
La guardò negli occhi per poi voltare lo sguardo e prendere a fissare la strada bagnata dalla pioggia insistente.
Fu allora che la ragazza perse il sorriso, e lui se ne accorse.
Rimasero in silenzio fin quando la ragazza non si alzò essendo arrivata alla sua fermata.
Perché mi hai detto il tuo nome?
La ragazza si voltò sentendo una voce roca e bassa provenire dietro di lei.
Io l’ho fatto perché credo sia buona educazione farlo. Ci vediamo…
Sorrise lasciando in sospeso la frase, sperando che gli dicesse il suo nome.
Sono maleducato mi dispiace.
La ragazza scosse la testa perdendo nuovamente il sorriso e scese dall’autobus senza degnarlo oltre di uno sguardo.
Forse era quello che faceva star male la gente, il suo insulso e odioso comportamento.
Forse era così che doveva andare sempre.


 

***



Stesso autobus, stessa storia, stessa pioggia insistente.
Però quel giorno qualcosa era cambiato.
L’autobus si fermò, lui si voltò verso l’entrata istintivamente e ci vide salire una ragazza, una moretta con i capelli completamente zuppi e le converse completamente andate.
Si avvicinò a grandi passi all’autista.
Non potrebbe semplicemente smettere di farmi la doccia, come se io già non l’avessi fatta, ogni volta che piove?
L’autista la congedò con un’alzata di spalle.
La ragazza irritata si guardò intorno alla ricerca di un posto e lo trovò libero accanto a quell’uomo così strano.
Si sedette lì accanto sperando che non fosse un maniaco.
La fissò, era ben diversa dalla ragazzina educata dell’altra volta, non ricordava neanche il suo nome.
Aveva i lunghi capelli mori bagnati, gli occhi verdi con il mascara colato, segno che avesse pianto, le labbra carnose rosee e screpolate, i vestiti zuppi e una borsa anch’essa zuppa, contenente alcuni libri.
Con uno sbuffo si sistemò i capelli bagnati su una spalla e cercò di staccarsi la maglia dal corpo.
Ogni suo gesto, ogni sua smorfia, gli sembrava adorabile, la trovava perfetta nelle sue evidenti imperfezioni.
La ragazza si voltò incontrando gli occhi scuri dell’uomo e li fissò a lungo leggendovi dentro tanto dolore quanto quello che aveva lei.
Rabbia, dolore, frustrazione, paura.
L’autobus si fermò e nessuno dei due sembrava intenzionato a lasciare quel contatto visivo, così importante.
Una lacrima solcò la guancia della ragazza che l’asciugò prontamente alzandosi dal posto e lasciando un foglio scribacchiato con una scrittura piccola e agitata.
Lo afferrò leggendo il contenuto.
Domani, alle dieci in piazza.
Lui alzò lo sguardo, ma della giovane donna non c’era neanche l’ombra.


 

***



Continuava a rigirarsi quel foglietto tra le mani, non era destinato a lui ovviamente, ma aveva questo desiderio insano di vederla.
Ora, alle dieci in punto, si trovava a fissare tutte le persone che chiacchieravano allegramente passeggiando per la piazza, sperando di trovare i suoi occhi.
Infine li trovò, in un bar, mentre si muoveva tra i tavoli con dimestichezza, portando e prendendo ordini dai clienti.
Si avvicinò al bar titubante, era da tanto che non si faceva vedere in quei posti così affollati.
Lei lo riconobbe, rivide i suoi occhi così scuri eppure così belli, fissarla in cerca di un aiuto, in cerca di qualcuno con cui parlare.
La vide tornare dentro, lasciare il grembiule e il vassoio, scambiare due parole con una ragazza e uscire accennando un sorriso.
Lui non rispose continuando a osservarla, non sorrideva da tanto, forse da troppo.
Cominciarono a camminare in silenzio, come se dicessero tutto i loro corpi.
Arrivati in un parco abbastanza isolato si accomodarono su delle panchine osservando il mare davanti a loro.
Non so perché sono qui, non so perché sto parlando con te, non ti conosco neanche, ma è come se sentissi che tu puoi capirmi.
I loro occhi si incontrarono di nuovo in un muto assenso.
Il mio ragazzo mi ha lasciata perché non ero quella giusta.
Perché lui aveva bisogno di una donna di mondo accanto a se, perché voleva una donna che fosse perfetta.
Io sono sempre troppo maleducata, troppo gentile, troppo brutta, troppo bella, troppo grassa, troppo magra.
Sono sempre qualcosa di troppo, non sono mai solo io, nelle mie imperfezioni.
Odio guardarmi allo specchio, odio vedere il mio riflesso e odio notare quanto io sia imperfetta, quanto vorrei essere una di quelle donne bellissime, perfette, amate da tutti.
Vorrei solo essere amata per ciò che sono, non per ciò che gli altri vorrebbero che sia.

I suoi occhi lampeggiavano di rabbia, di dolore, di paura.
Semplicemente incrociò i suoi occhi con quelli dell’uomo e tutto fu chiaro.
Odio guardarmi allo specchio e odio vedere il mio riflesso.
Lo specchio mi ricorda ciò che ero e che non sono più.
Lo specchio mi ricorda ciò che avrei tanto voluto essere e non potrò più essere.
Un tempo tutti mi amavano, tutti mi volevano con loro alle feste, tutti avevano bisogno di me.
Ora nessuno ha bisogno di me, nessuno ha davvero bisogno che io sia presente.
Ora capisco perché le persone si sono sempre comportate così con me, perché ero bello, perché gli serviva il mio bel faccino.
Ora sono un mostro, nessuno vorrebbe più avere a che fare con me, nessuno vorrebbe più starmi vicino.

I suoi occhi, oh i suoi occhi, soffrivano come faceva la sua anima, i suoi occhi avrebbero voluto piangere ma non lo fecero.
I suoi occhi saettarono alle mani della ragazza, quando questa gli sfiorò il viso sfilandogli il cappuccio.
Chiuse gli occhi distogliendo lo sguardo, evitando di incrociare quelli chiari della ragazza.
Sentì qualcosa di morbido tracciargli i contorni della ferita, avvertì il dolce calore emanato dalla mano della ragazza sulla sua pelle.
Aprì gli occhi perdendosi nel sorriso bellissimo della ragazza davanti a se, gli occhi gli si illuminarono, stavolta davvero.
La sua cicatrice rossa, ben visibile sulla pelle olivastra, risaltava come un pugno in un occhio, ma a lei non interessava.
Gli accarezzò piano la guancia, come per paura di fargli male, sfiorando la cicatrice con i polpastrelli.
Lui non disse nulla, sentiva solo il cuore battere forte all’interno della cassa toracica, lo sentiva solo riprendere a battere dopo tanto.
Sorrise, stavolta davvero, sorrise come non faceva da tanto, sorrise come se fosse la cosa più bella del mondo farlo.
Lei sorrise insieme a lui, le si illuminarono gli occhi quando avvertì la mano dell’uomo intrecciarsi alla sua.
Sentì il cuore battere forte come non sentiva farlo da molto.
Con la mano libera le accarezzò il volto spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Si avvicinò impercettibilmente a lei sorridendo.
Non hai bisogno di qualcuno che ti dica di essere perfetta, lo sei già. Sei bellissima.” Lei sorrise arrossendo.
Posso dirti che non mi piacciono le ragazze perfette, le modelle, mi piacciono le brunette con gli occhi verdi e con un cuore grandissimo come il tuo.
Lei scosse la testa per scacciare via le lacrime che minacciavano di comparire da un momento all’altro.
Sei tu ad essere perfetto nelle tue imperfezioni.
Questa –
gli disse indicando la cicatrice rossa, che spiccava sulla guancia dell’uomo - non ti rende un mostro, ti rende l’uomo più bello che abbia mai visto.
Il ragazzo fece combaciare le loro labbra, assaporando il gusto di fragola che avevano le labbra della ragazza.
Era da tanto che non si sentiva felice, era da tanto che non si sentiva accettato, era da tanto che non riusciva ad amare.
Si separò dalle labbra dell’uomo sorridendo e lasciandogli un bacio delicato sulla cicatrice e alzandosi prendendolo per mano.
Non dovrai aver più paura del giudizio degli altri, finché ci sarò io con te.
Lui le sorrise intrecciando le loro mani e lasciando che tutti ammirassero la cicatrice che aveva danneggiato il suo volto per sempre, ma che l’aveva portato ad amare di nuovo.
Adesso lo specchio non l’avrebbe più avuta vinta, adesso quella battaglia la stava vincendo lui.


Ah, era vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, soprattutto se erano i suoi











HOLA A TODOS
Eccomi, come promesso sono tornata con una nuova os.
Povere voi anime innocenti
Non credo ci sia nulla da dire.
Mi piacerebbe se mi faceste sapere cosa ne pensate :)
With love 

  
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