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Autore: effewrites    05/06/2013    7 recensioni
[SOSPESA]
AU - TALUKE (+ Percabeth, + Lunabeth) - Rating Arancione per linguaggio e tematiche.
«Luke, ti presento Talia Grace, la mia migliore amica. Talia, lui è Luke Castellan, il mio fidanzato».
Mr. Sorriso era il tizio-nel-letto.
E Talia Grace era in un mare di guai.

Una mattina come tante altre, Talia si sveglia in un letto non suo, con i postumi di una sbornia colossale, e uno sconosciuto che le dorme accanto. Potrebbe essere una delle tante storie da una botta e via. Potrebbe non rivedere questo sconosciuto mai più. Ma, siamo seri!, a chi interesserebbe poi una storia del genere?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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I GOT NOTHING LEFT INSIDE MY CHEST
BUT IT’S ALL ALRIGHT.

 

Per Roberta.

 
Talia strofinò il viso contro il cuscino, mugugnando lamentele senza un senso vero e proprio. Non aveva la forza di alzarsi dal letto, tanta la stanchezza che aveva addosso, ma un mal di testa martellante le stava impedendo di riprendere sonno.
Aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare con sguardo annebbiato le mura della sua camera, ricoperte di frasi tratte dalle sue canzoni preferite.
Nell’aria si stava velocemente diffondendo il profumo del caffè appena preparato, cosa che diede a Talia la forza di spingere le gambe fuori dal letto per tirarsi a sedere.
Strusciando i piedi per terra la ragazza si trascinò fuori dalla sua camera da letto, tenendo una mano poggiata contro il muro perché aveva la sensazione che se non avesse avuto una guida vera e propria si sarebbe resa protagonista di un incontro molto ravvicinato con il freddo e duro pavimento.
Una volta giunta sulla soglia della cucina, Talia rimase per qualche istante a fissare con sconcerto l’elegante figura femminile che, seduta al tavolo, reggeva con la mano sinistra una tazza di tè nero fumante mentre con la destra andava messaggi sul suo Blackberry alla velocità della luce.
«Buongiorno, Talia» disse Zoe senza degnarla neppure di uno sguardo. «Ho preparato il caffè. È bello forte, quindi serviti pure»
Zoe Nightshade era l’amica più fidata che Talia avesse mai avuto da quando Annabeth si era trasferita all’università. Si erano conosciute in circostanze insolite, dal momento che Zoe si trovava nel pieno del suo periodo da stagista nell’ufficio della sorellastra di Talia quando quest’ultima l’aveva conosciuta; il loro rapporto era stato a lungo caratterizzato da un’irrequieta alternanza di amore (poco) e odio (fin troppo).
Comprensibile, se si pensava che Zoe era l’esatto opposto di Talia: lunghi capelli castani, splendidi occhi scuri dal taglio orientale, un’eleganza e una classe innate rese interessanti da quell’aria esotica che contribuiva a rendere Zoe Nightshade una donna di successo, oltre che una preda appetibile per qualunque uomo le fosse capitato accanto.
Ma Zoe, c’è da dirlo, riteneva l’universo maschile un qualcosa del quale il mondo avrebbe potuto facilmente fare a meno; da quando Talia l’aveva conosciuta, ancora non l’aveva vista una sola volta impegnata in una storia o in un meno impegnativo flirt passeggero.
Quanto a Talia, invece…
«Che diavolo ci fai qui?» mormorò Talia versandosi una tazza di caffè, sorseggiandolo poggiata al lavello. Chiuse gli occhi, godendosi per qualche istante la sensazione di un caffè come il cielo comanda, non quella porcheria annacquata che Percy si ostinata a preparare ogni mattina prima di andare a lavoro.
«Ho ricevuto una chiamata dal tuo amico. Dakota, mi sembra» rispose Zoe, e Talia percepì un brivido correrle lungo la schiena al ricordo del suo comportamento la sera precedente. «Ero parecchio sorpresa, a dire il vero, ma mi ha spiegato che aveva conservato il mio numero nel caso ci fosse stata qualche… emergenza. Davvero premuroso»
Talia piagnucolò una lamentela in risposta, lasciandosi scivolare contro il mobile fino a sedersi per terra a gambe incrociate, con la tazza di caffè stretta tra le mani. Zoe le rivolse un’occhiata di disapprovazione, ma era talmente abituata a comportamenti del genere che invece di redarguire Talia si limitò a scuotere il capo e a bere un altro sorso di tè.
«Effettivamente era una vera e propria emergenza ieri sera, non ti pare? Voglio dire, appena sei entrata in macchina sei crollata. Ritengo sia un’innegabile prova del mio affetto nei tuoi confronti il fatto che ti abbia trascinata di peso fino al tuo letto senza lamentarmi del fatto che pesavi quanto un macigno e puzzavi di alcol in maniera nauseabonda. Ad ogni modo, cosa ti ha ridotta in quello stato pietoso?»
Talia alzò lo sguardo, incontrando gli incuriositi occhi scuri di Zoe. Sentiva il bisogno fisico di tapparle la bocca, perché nonostante avesse terminato di bere la sua prima dose mattiniera di caffè si sentiva ancora totalmente fuori dal mondo a causa della quantità di alcol ingerita la sera prima.
Quella voragine che le si era aperta alla bocca dello stomaco, risultato del senso di colpa per come aveva trattato Dakota, non migliorava affatto la situazione.
Il Blackberry di Zoe vibrò, spezzando il silenzio che era venuto a crearsi. La ragazza digitò velocemente una risposta, dopodiché torno a concentrare la propria attenzione su Talia.
«Allora?» la incitò.
Talia si passò una mano fra i corti e scompigliati capelli neri, sospirando.
«Non ne ho proprio voglia di parlarne» disse infine.
Zoe inarcò un sopracciglio scuro dalla linea tanto perfetta da parer disegnata. Era chiaro che non credeva neanche un po’ a ciò che le era appena stato detto e la cosa lasciò Talia stranamente sollevata.
C’era una parte di lei, realizzò, che non aspettava altro che riversare su qualcuno tutto quel gigantesco groviglio di problemi e d’angoscia che le si era posato sul petto da quando tutta quella faccenda era cominciata.
«C’entrano per caso i fiori che hai ricevuto stamattina mentre ancora dormivi?» domandò Zoe, mal interpretando il silenzio di Talia, la quale al sentir questa frase assunse un’espressione parecchio stranita.
«Fiori?»
«Li ho lasciati nel salone. Una composizione davvero elegante, a mio parere» fece Zoe, alzandosi con eleganza e uscendo dalla cucina, solo per poi ricomparire qualche istante dopo con un bouquet di fiori tra le mani.
Il cuore di Talia mancò qualche battito.
Zoe aveva ragione, era proprio una composizione elegante. Talia non era mai stata brava nel ricordare i nomi dei fiori, né nel riconoscerli, ma riuscì ugualmente ad apprezzare il modo in cui corolle bianche e nelle tonalità del rosso erano state accostate e i loro gambi fasciati prima da foglie di uno sgargiante color verde bottiglia e poi dalla plastica protettiva.
«Chi li manda?» domandò con un tremito nella voce, ostentando indifferenza.
«C’è un biglietto» disse Zoe, staccando dalla composizione una bustina bianca senz’altra scritta che il nome di Talia scritto a penna in un angolo.
La ragazza si alzò da terra, allungando una mano e prendendo la bustina dalle mani dell’amica. L’aprì con una sorta di riverenza, con il cuore che le era saltato in gola e stava cercando di strozzarla. Aveva lo stomaco così sottosopra che desiderò no aver bevuto tutta quell’enorme tazza di caffè.
Tirò fuori il biglietto dalla busta, e lesse con attenzione.
Talia,
perdona la mia assenza durante i giorni passati. Il lavoro mi ha tenuto tremendamente occupato. Ho provato a rintracciarti telefonicamente, ma non rispondi mai alle mie chiamate. Spero accetterai le mie scuse e vorrai onorarmi con la tua presenza domani sera, per un party di lavoro alla Lighting Corporation.
Con infinito amore, papà.
«Incredibile…» mormorò Talia, rileggendo velocemente il biglietto mentre le dita prendevano a tremarle per la frustrazione.
Suo padre.
A spedirle i fiori era stato suo padre. Ovviamente. Chi altri.
Di certo non Luke. No. Talia non aveva sperato neanche per un millesimo di secondo che quel bouquet fosse stato spedito da Luke. Neanche per idea. Che assurdità.
Si sarebbe detestata a lungo per aver desiderato di leggere la firma di Luke su quel dannato pezzo di carta.
«Allora?» fece Zoe, riportando Talia alla realtà.
«È di mio padre» spiegò lei, gettando con malagrazia il bigliettino sul tavolo e voltandosi per cercare un contenitore per i fiori. «Vuole che mi presenti domani sera a lavoro per una festa»
«Sembra fantastico!»
«Non ci provare neanche, Zoe. Non ci andrò»
Zoe aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi a Talia e osservando il grosso barattolo in vetro da lei recuperato che era stato appena elevato al rango di vaso da fiori.
«Ti sei sempre lamentata di quanto tuo padre pensasse più al lavoro che alla sua famiglia e poi rifiuti occasioni del genere» disse seccamente. Talia alzò gli occhi al cielo.
«C’è una differenza tra il pensare alla famiglia e il ricordarsi di avere figli solo in occasioni speciali» controbatté. Aveva perso il conto di quante volte lei e Zoe avevano sostenuto quella discussione.
«Che c’è di male nel volere i propri figli accanto nelle occasioni speciali?»
«C’è di male che all’infuori di queste occasioni sono orfana di padre oltre che di madre!»
«Almeno lui ci prova» mormorò Zoe, adombrandosi.
Talia si strinse nelle spalle, a disagio. Zoe viveva una situazione familiare se possibile ancora più incasinata della sua: suo padre l’aveva disconosciuta, o un qualcosa del genere, quando lei aveva deciso di non lavorare nell’azienda di famiglia bensì in quella del padre di Talia.
Erano anni che Zoe non aveva contatti con la sua famiglia. Neppure le sorelle si degnavano più di parlarle.
«Ehi» fece Talia, cercando di alleggerire la situazione. «Non è che io non voglia… Insomma, immagino ci sarà anche June. Sai che quella donna mi odia. Eviterei solo inutili tensioni se non mi presentassi»
June era la moglie di suo padre. Inutile sottolineare il fatto che i due fossero sposati già da molto prima che Talia nascesse…
«Fallo per tuo padre, non per June» disse semplicemente Zoe con un’alzata di spalle. «E poi potrebbe essere una buona distrazione da qualunque cosa ti abbia ridotta all’ubriacatura ieri sera»
Riportata improvvisamente alla realtà, Talia si adombrò.
 
All’inizio non le era parsa una cattiva idea.
Zoe l’aveva convinta a confermare la sua presenza a quello stupido party organizzato da suo padre e ciò aveva costretto Talia a uscire di casa per andare alla ricerca di un abito adatto all’occasione. Proprio lei, che considerava il massimo dell’eleganza l’uscire di casa con i capelli in ordine e i vestiti non sgualciti.
Riconoscendo di aver decisamente bisogno d’aiuto nella ricerca di un vestito da sera Talia aveva chiamato Silena, la persona che più sembrava indicata per darle una mano, cogliendo anche la balla al balzo e scusandosi per come si era comportata la sera precedente. Silena, lungi dall’essersela presa, si era presentata a casa di Talia per trascinarla con fin troppo entusiasmo verso il centro commerciale più vicino.
«Ancora con il nero!» esclamò esasperata passandosi le mani tra i lunghi e fluenti capelli neri. «Almeno provalo quel tubino blu notte che ti ho dato, ti risalterebbe gli occhi in una maniera meravigliosa!»
Talia osservò con scetticismo l’abito blu scuro posato sul suo braccio come una presenza opprimente. «Non so, Sil. I colori non sono esattamente un qualcosa di cui mi fido. Con questo andrei sul sicuro» si difese, agitando la gruccia cui era appeso l’abito da cocktail nero causa dell’esasperazione di Silena, la quale glie lo strappò  letteralmente dalle mani con fare risoluto.
«Mi hai chiesto di accompagnarti perché ti fidi di me. Hai bisogno di me, nel nome del cielo! Senza offesa» fece quando Talia abbassò lo sguardo confusa come a cercare cosa non andasse bene nei suoi jeans strappati, negli anfibi e nel suo vecchio maglione.
«Fallo per me, per una soddisfazione personale» aggiunse Silena in tono supplichevole. «Va’ nel camerino a provare il tubino. Solo provarlo! Se poi non piace ti lascerò naufragare nell’oceano degli abiti neri, d’accordo?»
Talia provò a protestare, ma solo alla fine acconsentì con un sospiro. C’era un qualcosa, nei centri commerciali, forse la scontata musica pop in filodiffusione o le luci al neon o il rumore prodotto dallo scontro tra i pavimenti di linoleum e i tacchi di centinaia di donne dagli abiti e dai capelli perfetti, che tendeva a far azzerare le forze di Talia; l’unica cosa che si sentiva in grado di fare in quel momento sarebbe stato il rannicchiarsi sotto una pila di cardigan in offerta e aspettare che qualcuno avesse pietà di lei e la portasse di peso fuori.
Invece Talia dovette marciare insieme all’angosciante tubino blu verso uno dei camerini liberi. Tirò la tendina color porpora per nascondersi alla vista degli altri acquirenti e si isolò dal resto del mondo. In quello scarso spazio illuminato così violentemente da farla cominciare a sudare, Talia si spogliò e scivolò nella stoffa fredda dell’abito scelto da Silena, faticando appena per strizzarvisi dentro quel tanto che bastava a far aderire il vestito alla pelle senza avere problemi a respirare.
Si stava osservando con malcelato scetticismo allo specchio quando la testa di Silena sbucò nel camerino con uno sgrilletto estasiato.
«Lo sapevo che saresti stata divina, lo sapevo!»
Talia digrignò i denti e avvampò. «Smettila di strillare ed esci di qui, devo cambiarmi!»
«La smetterò quando comprerai questo vestito»
«Cosa ti fa credere che lo comprerò?»
Silena sorrise sorniona. «Il fatto che hai tenuto questo tubino addosso per più di cinque secondi senza tentare di strapparlo. Ammettilo, piace anche a te!»
«Esci di qui!» esclamò Talia, piazzando una mano sul viso di Silena e spingendola via.
«Ti aspetto alla cassa!» rise la ragazza allontanandosi.
«Ti odio» mormorò Talia scuotendo la testa. Si accertò che Silena si fosse allontanata sul serio prima di rimirarsi un’ultima volta allo specchio.
Sorprendendo sé stessa, sorrise. Le piaceva il modo in cui i suoi occhi brillavano, risaltati da tutto quel blu.
 

And now all my loves that come back to haunt me. 
My regrets and texts sent to taunt me. 
I never claimed to be more than a one-night stand 
I've given everyone I know a good reason to go. 
But I came back with the belief 

that everyone I love is gonna leave me. 
[All Alright – Fun]









 

Ciao a tutti, ragazzi! Oddio, è passata una vita da quando ho aggiornato l'ultima volta ;___; vi chiedo infinito perdono, ma la scuola e quel poco di problemi personali di ogni normale adolescente mi hanno fagocitata, restituendomi alla vita solo di recente! La scuola è (quasi) finita, per cui ho ripreso a scrivere a tutto spiano! Il prossimo capitolo di LFN è già il lavorazione, e lo stesso vale per le Cronache (c'è qualcuno tra voi che le segue? lol).
Ho anche in programma di scrivere una nuova AU Taluke, più un'original. Mi sto autosommergendo di lavoro ahahah!
Vi chiedo ancora scusa per il ritardo nell'aggiornare; vi lascio qui una serie di link con i quali vi autorizzo a pressarmi per il rilascio dei nuovi capitoli:
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 Ask
- Pagina Facebook

Non mordo, anzi, mi farebbe piacerissimo se mi contattaste <3 tra l'altro so che a molti scrivere recensioni pesa, ma se poteste anche solo mettere "mi piace" alla pagina di facebook per farmi sapere che seguite sarebbe comunque un incentivo ad andare avanti :) Non chiedo recensioni, solo sapere che ci siete!
Un bacio!

  
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