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Autore: Lady Lee    05/06/2013    5 recensioni
L'amore non è una cosa facile.
Neanche per Beast Boy e Raven, che in questa storia si accorgeranno di amare, oltre ai pregi, anche i difetti l'uno dell'altra.
Ma non sarà semplice, perchè amare è difficile, però in fondo, basta ascoltare il proprio cuore.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Cosa sappiamo su di lui?
La voce fredda di Robin aveva qualcosa di diverso dal solito. Era più triste, più distaccata. E Starfire e Cyborg gliel’avevano fatto notare. Ma lui, noncurante, aveva risposto con un sospiro, e gli amici avevano capito.
Era successo. Basta.
Il vuoto, il gelo. Era successo.
E perciò anche le loro voci, calde e affettuose, si erano trasformate ed erano diventate piene di tristezza e solitudine.
-Si chiama Glen Miller.- sentenziò Cyborg, lo sguardo fisso sul monitor del computer. –Ha cinquantasei anni. Ha un negozio di elettronica qui a Jump City. Da pochi anni la moglie, Katherine Stern, è morta in un incidente aereo assieme al figlio Steve. Ora vive con la figlia maggiore, Malika. Ma da quando non c’è più Katherine…
-Non ha sopportato la sua perdita.- disse Starfire in un soffio.
Smettere di piangere dopo la perdita di qualcuno a noi caro non è semplice, i Titans lo sapevano bene.
È come perdere una parte di te, una parte dei tuoi pensieri, delle tue parole che prima erano rivolte a questa persona che però non ci sono più, al loro posto il silenzio. Il silenzio che diventa quasi un amico, perché non ne puoi fare a meno, in fondo hai bisogno di quella quiete.
Solo dopo riesci a comprendere di dover colmare quel vuoto. Di dover dare un senso a quello che ti sta succedendo. Ma purtroppo nessuno lo sa come fare a dare un senso ai propri sentimenti: arrivano e ti investono, ti consumano e ti fanno soffrire.
-Andiamo a fare una visita a Malika?- chiese Cyborg, che aspettava ordini da Robin.
-No, prima andiamo all’ospedale. Dobbiamo portare B.B. a casa…
Beast Boy era rimasto tutta la notte all’ospedale, non era tornato alla torre neanche per la colazione e il pranzo del giorno dopo.
Era seduto sulle poltroncine fuori dalle camere del reparto di terapia intensiva. Osservava Raven dal vetro sulla parete, e tristi lacrime gli rigavano gli occhi.
Lo sguardo spento e mesto, il mutaforma non si era mosso da quel posto neanche per un minuto.
Guardava il corpo esile della maga nascosto dalle candide lenzuola, i suoi occhi viola che gli riempivano il cuore di felicità ora erano chiusi, il volto graffiato e aveva una fasciatura all’altezza dell’addome. Guardando quella benda, il ricordo della scorsa sera gli tornò in mente e un’altra lacrima bagnò la sua guancia.
Una pistola. Uno sparo.            
È vero, pensò Beast Boy, bastano poche cose per renderti triste.
Il sorriso al volto gli era stato portato via da una pistola e uno sparo.
Il disperato tentativo di salvare Raven, il sangue e l’espressione sconvolta sulla faccia di tutti.
E poi lui aveva cominciato ad urlare disperato, a infrangere il suo silenzio. Il silenzio che lei amava tanto.
Quelle grida erano tutti i suoi sentimenti che uscivano fuori, irrompevano e si facevano sentire. I sentimenti che volevano arrivare al cuore di Raven, volevano avvolgerla e riempirla d’amore.
Così si era ritrovato sulla poltroncina fuori dalla camera 321 ad osservare la maga.
Non l’avrebbe abbandonata, le avrebbe fatto compagnia per tutto il tempo, fino alla fine.
Fino alla fine di quell’incubo. E poi avrebbero fatto parte entrambi di un nuovo sogno, un sogno d’amore.
Ma per ora era lì, fermo, senza parlare.
Medici dal camice bianco e infermiere con sorrisi rassicuranti gli passavano davanti: qualcuno si fermava a guardarlo, a chiedergli se avesse bisogno d’aiuto o se avesse voluto entrare nella stanza di fronte a lui. La 321, la camera di Raven. La sua risposta però era sempre la stessa, scuoteva la testa e rimaneva in silenzio.
Non voleva neanche entrare nella camera. Aveva paura.
Una volta dentro si sarebbe davvero reso conto di come stavano le cose, di quanto stesse male la maga, e come lui non voleva accettarlo.
Era solo un brutto sogno, pensava. Ma gli risultava sempre più difficile crederci davvero, credere che fosse solo un incubo.
Era impossibile capire la realtà. Capire la realtà senza esserci dentro.
Quello che voleva fare non era altro che scappare dalla verità, non tornando a casa perché senza di lei non avrebbe avuto un senso; non entrando a parlarle perché lei non l’avrebbe rimproverato dicendogli di stare zitto.
Erano quelle le cose che gli mancavano, le piccole azioni qotidiane, che appartenevano alla sua realtà, che l’avrebbero fatto sentire oppresso e vuoto.
E allora lui rimaneva fuori da quel mondo, rimaneva fuori dalla realtà e andava in un mondo tutto suo. Questo lo aiutava, a volte, ad essere più felice. Ma in quel momento il suo mondo era pieno di tristezza, e non poteva farci niente perché non poteva impedire alle lacrime di scivolargli sulle guance.
Il tocco di una mano sulla sua spalla lo distolse dai suoi pensieri, la voce mesta ma rassicurante di Robin gli sussurrò:-B….
Lui alzò lo sguardo.
-Che ne dici di tornare a casa? Ti fai una doccia, ti cambi, mangi qualcosa e poi…
Il mutaforma tornò a guardare Raven attraverso il vetro con gli occhi lucidi.
-Temo sia un “No”, Robin.- disse Cyborg, mentre anche lui osservava l’amica.
I tre rimasero in silenzio per alcuni minuti, a sperare nella guarigione di Raven, a guardare il suo corpo esile disteso sul letto; finchè i singhiozzi di Starfire riempirono l’aria.
Il leader si girò verso di lei e la strinse tra le braccia, sussurrandole amorevolmente:-Non piangere, Star. È tutto a posto.
-Io… non ce la faccio a vederla in questo stato, non ce la faccio…
Le calde lacrime rigavano il suo volto triste, il volto di una ragazza alla quale era stata tolta un’amica.
Certo, Raven non era l’ideale tipologia di amica che tutti desiderano. Ma a lei andava bene così com’era, con in suoi difetti e i suoi pregi.
Erano amiche, semplicemente amiche.
Non erano perfette, né l’una né l’altra, ma si volevano bene, e questo era importante.
-Non si muoverà da qui, Rob. È tempo sprecato.- disse Cyborg, alludendo a Beast Boy.
-Portiamo Star a casa e tornerai tu stasera, Cy. B.B. non può dormire qui.
Beast Boy lanciò uno sguardo arrabbiato al suo amico, uno sguardo veloce e tagliente. Non si sarebbe mosso di lì.
“Ti aspettto, Rae.” Si ripeteva.
Lui sarrebe rimasto ancora ad osservarla, nel profondo silenzio che lo avvolgeva, e l’avrebbe aspettata. Perché non avrebbe ma potuto continuare il suo viaggio, la sua avventura.
Non senza di lei.
 
 Ciao a tutti! ^^
volevo dirvi un po’ di cosine…Allora, intanto, comincio con il ringraziare tutti coloro che leggono, recensiscono o hanno inserito tra preferite/ricordate la mia storia. Grazie, mi rendete davvero felice (=
Poi, volevo dirvi che questo capitolo doveva parlare anche di un altro avvenimento, più… avventuroso, per così dire, ma poi è venuto troppo lungo (non esageratamente, ma più lungo rispetto ai precedenti) e quindi mi sono dovuta fermare.
Inoltre volevo dirvi che ho inserito l’OOC perché il personaggio di Beast Boy è leggermente diverso. È triste per Raven e depresso, e perciò non ha il carattere così infantile che ha nel cartone animato.
Infine, volevo dirvi che ho alzato il rating per come procederà la storia. L’ho alzato solo ora perché ho nuove idee, diverse da come mi aspettavo volessi continuare.
L’ultima, l’ultimissima cosa è che volevo scusarmi perché ad aggiornare ci metto un po’. Mi spiace davvero tanto, ma con l’arrivo dell’esate avrò più tempo per pubblicare.
Oops, mi sono dilungata un po’ troppo…Vi saluto
! Al prossimo capitolo!
  
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