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Autore: Mon    05/06/2013    2 recensioni
Una delle cose che, invece, Laura adorava del suo lavoro, era quella di poter andare ai concerti e poterli vedere da una posizione assolutamente privilegiata. Stare al fianco del palco e vedere allo stesso tempo la band che si esibiva e il pubblico che cantava tutte le canzoni a memoria era una delle cose che la emozionava maggiormente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Gambler'
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Nate chiuse la telefonata con Laura e rimase a fissare lo schermo del cellulare che piano piano andava spegnendosi. Si maledisse per aver risposto così alla ragazza, si maledisse per non essere riuscito a risponderle la sera precedente. Gli sarebbe piaciuto scambiare due semplici parole al telefono con lei, mentre entrambi guardavano il cielo stellato; sarebbe stato come essere vicini, anche se a dividerli erano migliaia di chilometri. 
Scosse il capo; non doveva passargli nemmeno per l’anticamera del cervello una cosa del genere. Si erano fatti una promessa e non era certo lui che voleva rompere quel patto; si sarebbe sentito uno stupido, come si sentiva stupido in quel momento a pensare a quelle cose, a pensare a lei. Ripose il cellulare nella tasca dei pantaloni e tornò dagli amici, che lo aspettavano, insieme a tutte le valigie, a ricordargli che di li a poco sarebbero ripartiti per l’ennesima tappa del loro tour. Nate amava quello che faceva, girare l’America, girare il mondo insieme alla sua band, era quello che aveva sempre sognato di fare. Adesso, però, che più che un uomo, più che un cantante, si sentiva una trottola, aveva cominciato a sentire la mancanza di casa, di una giornata di puro relax, senza il pensiero di dover mostrare i documenti dell’aereo praticamente tutti i giorni, senza l’attesa delle valigie all’aeroporto, voleva dormire per più di una sera nello stesso letto, voleva sedersi a tavola con le persone che amava e chiacchierare con loro per ore. Amava quello che faceva, ma cominciava ad essere un po’ stanco di quella vita.
Negli ultimi giorni, da quando aveva visto Laura l’ultima volta, c’era un’altra cosa che gli mancava, ed era proprio lei. Si odiava per quello che pensava, ma avrebbe voluto passare una giornata intera con lei, avrebbe voluto svegliarsi con lei al suo fianco, fare colazione assieme e poi decidere sempre insieme cosa fare quel giorno, se andare a fare un giro in centro, per negozi, tenendosi per mano, oppure se andare a fare un semplice giro sulla spiaggia, tornare stanchi, cenare e poi mettersi seduti sulle sdraio, nel prato di casa, a guardare il cielo che si ricopriva di stelle.
Si ritrovò a sorridere pensando a quelle cose; scosse il capo e guardò gli amici; vide Jack allungargli il suo biglietto dell’aereo. Lo prese e abbassò lo sguardo. A lui si avvicinò Emily, mettendogli una mano sulla spalla. «Va tutto bene Nate?»
Lui la guardò, alzando leggermente la testa e annuì. «Si, va tutto bene...»
«Sicuro? Chi era al telefono?»
«Nessuno di importante...»
Emily conosceva Nate e dalle sue risposte aveva capito che l’unica cosa da fare era lasciarlo stare; non avrebbe risposto a niente, sarebbe andato avanti a monosillabi o con risposte vaghe. La ragazza conosceva Nate da tanti anni quanto bastava per sapere che quel suo comportamento nascondeva qualcosa; era sicura che prima o poi sarebbe scoppiato e avrebbe rivelato qual era il problema che lo attanagliava.
Salirono sull’aereo, Nate prese posto vicino al finestrino e guardò il paesaggio farsi sempre più piccolino sotto i suoi occhi. Guardando al di là dei vetri tutto ciò a cui riusciva a pensare era Laura.

***

«Sei proprio sicura che non hai voglia di venire a fare l’aperitivo con me?» chiese Thomas, uscendo dall’ufficio insieme a Laura.
«Tom, grazie dell’invito, ma non sono dell’umore giusto per poter parlare con qualcuno...»
«Se solo mi dicessi come mai sei cambiata dopo quella telefonata che hai ricevuto stamattina, io potrei provare a darti una mano...»
Laura sorrise. «Grazie, tu sei sempre gentile con me, io non ricambio praticamente mai. Sono una pessima amica, lo so!»
«Stai tranquilla. Vuoi almeno che ti accompagno a casa?»
«Grazie, ma no. Preferisco fare un giro sulla spiaggia, forse riesco a schiarirmi le idee...»
Thomas salutò così Laura, che si incamminò verso il lungomare. Aveva bisogno di fare una passeggiata mentre il sole cominciava a scendere su San Francisco; la serata era calda, altra gente camminava tranquilla, alcuni erano gli ultimi ritardatari che tornavano verso gli alberghi, dopo aver passato una giornata intera sotto il sole. Laura li invidiava, anche lei avrebbe voluto essere in vacanza, ma non poteva. O meglio, non aveva voluto. I giorni di ferie che le avanzavano li aveva voluti tenere per quando Nate sarebbe stato libero; lo voleva rivedere e sperava anche il più presto possibile. Da quando si erano salutati l’ultima volta qualcosa era cambiato, ma non riusciva a capire da cosa derivasse. In fondo, nulla di diverso era successo, se non che, essendo soli perché Nate, per una volta, era riuscito a divincolarsi dalla band, avevano deciso di scendere e fare colazione insieme. Si erano seduti allo stesso tavolo, avevano preso brioches, marmellata e cappuccino e avevano mangiato insieme. Non era mai successo e questo aveva fatto scattare qualcosa nella testa di Laura, qualcosa di sbagliato. Aveva cominciato a pensare a come poteva essere la sua vita se Nate avesse cominciato a farne parte seriamente, poi si era sentita una stupida. Sapeva benissimo che era difficile, lei lavorava, lui era in giro per il mondo; in più lei conosceva il suo carattere, sapeva che sarebbe stata gelosa di Nate, sarebbe impazzita senza poterlo avere sotto controllo. Era sicura che lui sarebbe andato a letto con altre donne, come era sicura che lui lo stava facendo adesso, mentre tra loro vigeva quel patto. Quando ci pensava, questo le provocava una fitta allo stomaco, ma non poteva arrabbiarsi, non ne aveva il diritto, Nate non era il suo fidanzato e poteva fare quello che voleva.
Guardò il mare calmo; avrebbe voluto essere tranquilla come lui in quel momento, ma non lo era. Sentire la voce di Nate quella mattina aveva accresciuto la volontà di vederlo, sapeva però che era impegnato, sapeva quali erano le prossime date del tour, sapeva benissimo che non sarebbe potuto accadere, almeno fino alla fine del mese di agosto. Mancavano ancora tre settimane.
Laura si chinò e prese una conchiglia; se la rigirò un po’ tra le mani e poi decise di tirarla in mare, un gesto che compì con tutta la sua forza. Aveva bisogno di sfogarsi.




Buonasera a tutti!
Allora, sono qui con un nuovo capitolo. Oggi avevo un po' di tempo e quindi ho provato a buttare giù qualcosa. Spero vi piaccia. Vi dico solo una cosa, non manca molto alla fine della storia. Nei miei piani ci sono ancora tre capitoli, forse quattro, poi la storia è finita. Non voglio tirarla troppo per le lunghe, non ne varrebbe la pena. 
Comunque, godetevi questo capitolo e spero che vi piaccia. Io adesso vado ad infilarmi sotto la doccia e a lavarmi i capelli. Devo essere pronta per domani, i Green Day mi aspettano.
Al prossimo capitolo.
Mon. 

  
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