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Autore: memoryofachild    05/06/2013    7 recensioni
Lei. Intelligente, bella, un po' ingenua.
Lui. Intelligente, bello, per niente ingenuo.
Lei. Julia Evans. Gentile e semplice.
Lui. Matt Turner. Arrogante e popolare.
Due ragazzi che si conoscono da una vita e che da tutta una vita non riescono a scambiare due parole civilmente. Due mondi diversi che saranno costretti ad unirsi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1

 

Le 7.45 di un lunedì mattina. Lunedì. Il giorno dopo la domenica. Il giorno più stressante di tutta la settimana. Con una grande forza di volontà, scostai le calde coperte che mi avevano abbracciata per tutta la notte e mi alzai dal letto. Mi passai, svogliatamente, una mano sul viso, strofinandomi gli occhi. Per arrivare a scuola, da casa mia, l' autobus impiegava circa un quarto d' ora e contando che mancavano esattamente quindici minuti alle otto, ora in cui Francis, la bidella, era solita suonare la campanella d' inizio delle lezioni, ero già in ritardo. Un ritardo esasperante che, come tutte le mattine, mi portò a scegliere velocemente i vestiti da indossare, incurante dei colori che potessi accoppiare. Afferrai dall' armadio un paio di jeans scuri attillati ed una maglia a maniche corte bianca con una stampa nera. Per essere fine settembre faceva ancora abbastanza caldo, durante il giorno. Infine allacciai le mie adorate converse e scesi al piano di sotto dove trovai mio fratello Alex a fare colazione. Mi avvicinai cauta al tavolo cercando di non farmi notare da lui ma fu impossibile. Appena mi vide fece una smorfia in segno di saluto e mi ignorò. Evidentemente anche per mister eccellenza il lunedì mattino era duro da superare. Di solito quando mi vedeva non perdeva occasione per prendermi in giro sulla mia statura, sul mio aspetto, su tutto. Alex aveva 22 anni, cinque più di me, frequentava Harvard ed era un bel ragazzo oltre che intelligente. Purtroppo era consapevole di tutto ciò. Il nostro rapporto era particolare. Ci volevamo molto bene ma la maggior parte del tempo la passavamo a litigare o a prenderci in giro. Per lui non erano ancora iniziate le lezioni universitarie e quindi la sottoscritta doveva sopportarlo per un' altra settimana ancora. Mi alzai sulle punte dei piedi per arrivare a prendere i biscotti sul ripiano più alto della credenza ma, nella fretta, feci cadere un biscotto sulla testa di mio fratello che non perse occasione per rinfacciarmelo.

Pulce sei qui da due minuti e già rompi i co...” Lo interruppi prima di sentire il resto della frase gentile che mi avrebbe riservato.

Alex! Possibile che non ti sappia esprimere come un essere umano?” Fece un ghigno con la bocca e tornò a guardare il tavolo, ignorandomi.

Recuperai i biscotti e li mangiai contro voglia. La colazione era d' obbligo in casa mia,essendo mamma una nutrizionista e papà un dottore. Questi ultimi entrarono in cucina in quel momento salutando me e Alex con un sorriso. Sentii un rapido scambio di battute tra i miei mentre io ero già arrivata alla porta di casa. Lanciai un saluto generale ed uscii di corsa. In quattro anni di scuola si potevano contare sulle dita le volte in cui ero entrata in orario. Purtroppo non si potevano contare le note che ogni mattina i professori scrivevano sul mio diario. Fortunatamente ero tra gli studenti più bravi dell' istituto e a fine anno la mia media non ne aveva mai risentito.

Riuscii a prendere l' autobus in tempo e arrivai a scuola con soli cinque minuti di ritardo. Non volevo immaginare in che condizioni fossero i miei capelli non essendomi pettinata né truccata, quella mattina. Mi feci una coda alta con l' elastico nero che portavo sempre al polso, legando i miei lunghi capelli castani. La mia migliore amica, Natalie, una biondina di un metro e sessanta, diceva che ero un incrocio tra Biancaneve, per i capelli soffici e la pelle candida e perfetta, e Barbie ,per gli occhi azzurri. Mi era già stato detto che ero bella ma io mi vedevo più come un incrocio tra un elefante e un carlino. Ero, comunque, solare e gentile, solitamente, e tendevo a fare amicizia molto velocemente. Sapevo di essere abbastanza conosciuta a scuola, non per la mia bravura come studentessa, ma per le liti che a volte mi vedevano protagonista insieme all'essere più spregevole di questo mondo. Matt Turner. Un metro e ottantacinque di muscoli e arroganza. La mia nemesi per eccellenza. Il prototipo di ragazzo popolare, pieno di sé, testardo, antipatico, dannatamente bravo in tutto ciò che fa. Ovviamente le liti stonavano con il mio carattere ma era inevitabile per me rispondere quando venivo provocata e, soprattutto, odiavo la prepotenza. Tutto questo, sommato all'individuo sopracitato, aveva causato undici anni di scontri tra me e l'essere. Era, infatti, dall' età di sei anni che ci conoscevamo ed era stato odio a prima vista. Lui aveva un gruppetto di tira piedi, che ancora lo seguono, e si atteggiava come un pavone. Non gli avevo dato, di conseguenza, molta confidenza, ma dopo un mesetto di scuola in cui iniziavamo a conoscerci tra compagni, iniziò a venire fuori il mio odio. Gli altri sembravano intimoriti dai suoi atteggiamenti e già si formavano le prime cotte tra le mie compagne per l' essere. Non ricordo neanche come cominciarono le liti, ma so che un giorno gli risposi per le rime e quel giorno tornai a casa con i pantaloni strappati perchè mi ero “azzuffata” con Turner.

Mi avviai verso la mia aula. Purtroppo condividevo molti corsi con mister egoismo e biologia era uno di questi.

Non appena aprii la porta il signor Gonzalez, l'insegnante, mi squadrò da capo a piedi abbassandosi gli occhialetti sul naso. Era molto simile ad un roditore in effetti, con quel naso pronunciato, la bocca piccola, le labbra fine e i denti sporgenti. Mormorai delle scuse per il ritardo ed occupai il mio posto in seconda fila, accanto a Natalie che era praticamente collassata sul banco dal sonno.

Che mi sono persa?” Sussurrai alla mia amica. In risposta ricevetti un mugolio indefinito, poi aggiunse con la voce ancora arrochita dal sonno “Gonzalez ci ha resi partecipi della sua follia informandoci di un' innovativa idea per far recuperare chi è indietro con il programma o troppo svogliato per studiare” Niente di sconvolgente, mi faceva piacere aiutare gli altri a studiare. Sporadicamente davo anche delle ripetizioni a ragazzi più piccoli. Certo era, però, che con il roditore non c' era mai da abbassare la guardia. Oltretutto era un maschilista che non disdegnava di fare discriminazioni. Io stessa avevo dovuto faticare per ottenere dei voti alti con lui.

Feci un cenno di assenso rivolto alla mia amica, che appoggiò nuovamente il capo sul banco ,e mi voltai a guardare fuori dalla finestra. In quel frangente vidi Turner appoggiato alla sua macchina, un' audi tt nera, mentre si stava dilettando ad esplorare la bocca di una biondina. Feci una smorfia. Il signorino se la prendeva comoda, non era un problema che la campanella fosse suonata da dieci minuti. Mi ritrovai a fissarlo, sprezzante. Era incredibile come riuscisse ad incantare le ragazze. Per me, infatti, le oche che conquistava erano, sicuramente, vittima di un incantesimo, poiché, altrimenti, non mi spiegavo come non vedessero che persona fosse. Certo era bello. Un gran bel ragazzo. Occhi profondi. Capelli scuri. Labbra carnose ma dritte, mascella definita e un incarnato dorato. Inoltre era il campione, il prodigio della scuola, il capitano della squadra di football e questo comportava diverse ore di allenamento che avevano dato i loro frutti.

Tralasciando l' aspetto, comunque, c' era ben poco da apprezzare in quell'energumeno.

Quest'ultimo si staccò dalla ragazza e si avviò verso l' entrata della scuola. Distolsi lo sguardo e mi concentrai sulla lezione, conscia che di li a poco mister perfezione avrebbe fatto la sua scenica entrata.

Non passò un minuto, infatti, e Matt spalancò la porta dirigendosi al suo posto, accanto al suo migliore amico, James Davis. Anche lui bello. Biondo, occhi verdi, viso fanciullesco e corpo sviluppato come quello dell' amico. Il carattere, identico a quello di Turner.Tutti gli amici di Turner sembravano fatti con lo stampo. Stesso pessimo comportamento, stessa intelligenza inesistente. 

Quando mi passò accanto per andare a sedersi non mi degnò di uno sguardo e stessa cosa feci io, sperando che quell' indfferenza si protraesse per tutto il giorno ma era alquanto improbabile. Sembrava che lo sport preferito di Turner fosse infastidire me. Il suo era puro sadismo perchè altro non poteva essere. Le sue attenzioni verso la sottoscritta potevano essere scambiate per interesse, certo, ma io ero ben consapevole del fatto che quello di Turner per me era odio puro. 

Essendo persa nelle mie riflessioni mi toccò un richiamo da parte del professore e decisi quindi di concentrarmi evitando di permettere alla mia nemesi di infastidirmi anche i pensieri.

L' intervallo, fortunatamente, arrivò presto, dopo due ore di biologia. Natalie si era già alzata e mi stava aspettando fuori dalla porta per dirigerci insieme alle macchinete, come consuetudine; così mi affrettai a rimettere nello zaino libro e quaderni e mi alzai dalla sedia dopo aver preso i soldi per acquistare un kinder bueno. Non mi accorsi di un piede che proprio in quell' istante si stava sporgendo verso di me, andando a posizionarsi davanti la mia gamba e facendomi perdere l' equilibrio. Nel tentativo di non cadere rovinosamente a terra afferrai la prima cosa a portata di mano ma mi ritrovai stesa sul freddo pavimento della scuola con un cappuccio tra le mani e un corpo caldo sopra il mio, sormontato da un volto a me familiare che si stava aprendo in un malizioso sorriso.

" Lo so che mi desideri ma qui c' è troppo pubblico persino per i miei gusti" Fu un sussurro, un flebile suono che fu percepito solo dalle mie orecchie a contatto con le sue labbra umide. Non realizzai subito la situazione. Mi persi per un attimo in quegli occhi profondi ma poi mi ripresi dallo shock esplodendo con tutto lo sdegno che avevo in corpo.

"Tu!" Ringhiai a denti stretti "Alzati subito! Sei un bambino. Un idiota. Un cretino. Ma non ti stanchi mai di questi scherzi idioti?" Proseguii.

"Fino a prova contraria sei tu che mi hai trascinato su di te e io rimango qui quanto voglio. Potrei anche usarti come cuscino, sei morbida al punto giusto." Ghignò l' essere. 

" Ma io ti uccido!" Urlai fuori di me. Iniziai a scalciare cercando di smuoverlo ma senza grandi risultati. I suoi stupidi amici, nel frattempo, si erano defilati lasciandoci soli e chiudendo la porta dell' aula. Perfetto. Mi sentivo tanto Cappuccetto Rosso nel bosco con il lupo cattivo.

Inoltre iniziava anche a pesarmi il decelebrato e mi sfuggì un gemito.

"Ah, vedo che apprezzi" Ma era serio? " Cretino mi pesi" Ribattei infastidita. Si sollevò leggermente sulle braccia permettendomi di respirare e mi fissò per un istante con uno sguardo diverso che non seppi definire per tornare, poi, alla solita sufficienza che mi riservava quando mi guardava. 

Comunque, ero intenzionata ad uscire da quell' aula il più presto possibile. "Matt" Iniziai. " Non ci provare rospo" Non mi offesi per quel soprannome, non essendo il primo che mi sentivo rivolgere da lui. "Mi sono fatto ingannare una volta da quel tono ruffiano e mi sono ritrovato con mezza testa rasata. Ti devo ancora rendere quel favore" Riprese il discorso. " Ammettilo che un parrucchiere come me non l' hai  mai avuto"

"Intendi petulante e logorroico?" 

"Intendo talentuoso e affascinante" Sbuffai. Finalmente si alzò e mi lasciò libera. Mugugnai un paio di insulti rivolti alla sua persona e lo stesso fece lui. 

" Bambino viziato"

"Secchiona fissata" Ed uscì dall' aula voltandomi le spalle. 

 

NOTE AUTRICE: Ecco il primo vero capitolo. Speriamo bene. Fatemi sapere cosa ne pensate :)

  
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