Serie TV > Violetta
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Autore: syontai    06/06/2013    11 recensioni
Per chi si ricordava un'altra presentazione: l'ho cambiata, mi faceva leggermente schifo
Allora, questa storia parla di Leon e Violetta (la mia coppia preferita :3). Si incontrano per caso in aereo e da lì comincia tutto. Non solo, ci sono anche dei nuovi personaggi (Stefan, Ricardo,Gabriella), ognuno con la sua personalità e il suo modo di essere. Poi ci sono Maxi, Francesca, Nata, Ludmilla, un pò tutti insomma. Bene, se vi ho ispirato con queste parole(in realtà anche se non l'ho fatto), leggete e fatemi sapere :D P.S: questa è la mia prima ff (indi per cui siate clementi xD)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 44
Game Over

“Ci puoi lasciare soli?” chiese Violetta, con un sorriso tiratissimo. “Ma certo…Leon ti serve altro?” chiese Lara con fare premuroso. “Se gli serve qualcosa glielo porto io…grazie!” ribatté spingendola praticamente fuori dalla stanza per poi chiudere la porta. “Si può sapere che ci trovi da ridere? Non è stato affatto divertente vederti flirtare con quella lì, miss perfettina” continuò infuriata. “Io faccio come mi pare” disse Leon con uno sguardo arrogante. “Leon, smettila di comportarti in questo modo. Mi dai sui nervi!” strillò Violetta, esasperata. Non ce la faceva più: non si era resa conto di quanto potesse essere duro stargli accanto sempre e comunque, ed erano solo all’inizio. “Beh, neanche a me fa piacere vederti con altri in atteggiamenti amorosi” sbottò il ragazzo, prendendo il cellulare e mostrandole la foto di lei che abbracciava Federico. Violetta guardò la foto e rimase in silenzio…di nuovo aveva frainteso la sua amicizia con Federico. Prima Stefan e adesso l’italiano. Cosa doveva fare per fargli capire che non l’avrebbe tradito mai? “Leon, basta con queste storie. Federico è solo un amico! Come puoi pensare che voglio stare con altri ragazzi, quando ho te, che sei l’unico a farmi battere il cuore così forte?!” rispose con gli occhi lucidi, pronta a scoppiare a piangere e portando la mano del ragazzo sul suo petto per fargli sentire i battiti del suo cuore. Leon la guardò: era rimasto stupito dalle sue parole. Un barlume di luce si fece strada nei suoi occhi, che in quei giorni erano stati spenti. “Io…hai ragione, scusa. Sono stato un’idiota, non volevo” sussurrò, seriamente pentito. Violetta si buttò tra le sue braccia, cercando di trattenere le lacrime. “Raccontami della gara” le disse dolcemente, accarezzandole piano la testa. Violetta si sedette vicino a lui e iniziò a raccontare: parlò della loro esibizione, di come lei avesse pensato per tutto il tempo a lui e alle note di Te Esperarè (e qui Leon si sciolse in un sorriso da innamorato), di come Camilla e Ricardo erano stati eliminati. Gli occhi erano pieni di emozioni mentre raccontava, e Leon non poté fare a meno di pensare che fosse bellissima quando parlava di ciò che più la appassionava, il canto e la danza. Si sentiva solo una palla al piede per lei, qualcosa che la ostacolava per raggiungere il conseguimento del suo sogno, ma si tenne quelle considerazioni dentro. Lei avrebbe negato e invece lui sapeva, sapeva che anche lei in fondo pensava lo stesso. Arrivò la sera e l’orario delle visite terminò, per cui Violetta se ne dovette andare. “Ciao, amore” disse lei, dandogli un leggero bacio sulle labbra. Leon rimase sorpreso: l’aveva chiamato amore. Si sentiva così onorato di quella piccola parola, per lui significava molto, ma un velo di tristezza l’avvolse di nuovo: che razza di persona era? Chi era lui per impedire a Violetta di seguire la sua passione? Lei gli aveva dimostrato il suo amore, ora toccava a lui.
“Cosa sta succedendo qui?” chiese Jade, scendendo le scale piano e interrompendo il momento. “Niente!” esclamarono i due all’unisono, allontanandosi con uno scatto. “German, dobbiamo andare a prenotare il ristorante per il fidanzamento e parlare con il party planner, sei pronto?” chiese Jade con una certa fretta. “Certo, certo…” esclamò German, con poca convinzione, portando il polso agli occhi e accorgendosi di non avere l’orologio. “Ho dimenticato il mio orologio in camera, vado a prenderlo” parlò l’uomo, dirigendosi verso le scale. “Non si preoccupi, posso andarci io. Tanto devo prendere un libro in camera di Violetta” esclamò allegramente Angie, salendo di corsa e andando in camera di German. Era la prima volta che entrava in quella stanza: le pareti erano di un blu scuro e vicino al letto matrimoniale c’era un comodino di legno che dall’aspetto sembrava essere piuttosto antico. Prese l’orologio, che si trovava sul piano del comodino, e notò un cassetto semi aperto con la chiave ancora inserita. La sua curiosità venne subito a galla…chissà che nascondeva German in quel cassetto; si avvicinò un po’ e si chinò per aprirlo: dentro c’erano solo documenti, pezzi di carta, e una pagina ingiallita. Quest’ultima però le fece venire una scossa: era la pagina del diario di Maria! Allora l’aveva strappata lui…ma perché? Prese con mano tremante la pagina: aveva paura di scoprire qualcosa di terribile. Lesse le prime righe attentamente…poi lesse la data scritta in alto a destra. Non era possibile eppure…eppure…Continuò a leggere con avidità, ed ogni parola si infilava come una lama sottile nel suo petto. Si portò la mano alla bocca, con un'espressione angosciata: quello che aveva fatto Maria era orribile, non la avrebbe mai creduta capace di una cosa del genere. “Angie?! Ha trovato il mio orologio?” la chiamò German dal salone. La donna si riscosse, rimise la pagina al suo posto ripiegandola con cura, mentre una lacrima solcò il suo viso, la prima di tante. Scese le scale, cercando di far finta di nulla. “Eccolo!” esclamò, porgendogli l’orologio con il cinturino in cuoio nero. “La ringrazio infinitamente, Angie” disse German con uno sguardo ricco d’amore. Lo guardò in silenzio: quell’uomo aveva sofferto davvero tanto per Maria, solo adesso poteva comprenderlo. E in più c’era quell’altra questione… “Non si preoccupi” sussurrò lei, mentre German e Jade stavano per uscire.
Un bellissimo giardino fiorito si estendeva di fronte a lui, mentre teneva la mano della sua Violetta. Nell’altra mano la ragazza aveva un volantino, c’era scritto: ‘Esibizione speciale di Violetta Castillo. Non mancate!’. Non seppe spiegarselo, ma prese quel foglio e lo appallottolò con cattiveria. “Perché Leon? Perché vuoi impedirmi di cantare?” chiese lei mentre cominciava a piangere. Non poteva vederla in quel modo, non ci riusciva, ma il Leon del sogno era divertito da quella scena, e rideva selvaggiamente. Era felice di averle portato via tutto, felice di poterla tenere legata a lui per sempre. “Che sbruffone!” lo chiamò un ragazzo con i capelli scuri e lo sguardo pieno d'odio. Era Diego. Ma che ci faceva nel suo sogno? “Dici di amarla e poi le rovini la vita…” gli disse tendendo la mano a Violetta. Lei prima guardò la mano protesa, poi lanciò un’occhiata spaventata e dispiaciuta allo stesso tempo a Leon, e la strinse, lasciando all'istante la sua. Quella stretta gli creò un’angoscia insopportabile: che razza di ragazzo era diventato?
Leon si svegliò sudatissimo: quel sogno era stato tremendo, eppure era sicuro che un giorno sarebbe potuto diventare realtà…chiuse gli occhi per riprendere sonno e si addormentò con quel peso sul cuore.
“No, no e ancora no! Violetta ma ci stai con la testa?” la rimproverò Federico severo. Era mattina, i due avevano cominciato a provare sul presto, e Violetta aveva sbagliato nuovamente i passi per la coreografia: non poteva andare avanti così, non si concentrava, faceva tutto in modo superficiale e poco professionale. “Hai ragione, ti chiedo perdono” disse Violetta, abbassando lo sguardo triste. “Scusa, non volevo arrabbiarmi. E’ solo che l’ultima volta ci siamo salvati per un pelo…dobbiamo recuperare un bel po’ di punti, se vogliamo restare in gara” la rassicurò Federico, porgendole la bottiglietta d’acqua. “Hai ragione” sussurrò lei, con la testa rivolta a Leon. “Come vanno le cose con Leon?” chiese il suo partner, quasi leggendole il pensiero. “Bene. Forse. Insomma non proprio. E’ che a volte mi dà l’impressione che voglia farmi impazzire” si sfogò Violetta, sedendosi vicino a lui. “Ieri mi ha presentato una ragazza che va lì a fare volontariato. Bellissima ovviamente. E per un momento l’ho visto felice del fatto che io stessi soffrendo di gelosia. Ma…in modo diverso, quasi cattivo. Quello non era il mio Leon” continuò, liberandosi del peso di quei giorni. Federico annuì e prese una decisione: voleva parlare con Leon, doveva fargli capire che stava facendo soffrire la sua ragazza e che doveva smetterla di comportarsi in quel modo. Non appena finirono di provare, si diresse all’ospedale con il suo motorino. Si tolse il caso e lo tenne in mano, poi cominciò a girare per i corridoi dell’ospedale cercando la stanza di Leon. Finalmente la trovò e quando entrò lo vide parlare con la ragazza di cui le aveva parlato Violetta. “Leon, ti devo parlare!” esclamò entrando. Il ragazzo si voltò verso di lui con una punta di odio: detestava il rapporto che aveva instaurato quel tipo con Violetta, e il fatto che partecipassero insieme alle competizione. “Stavo parlando con Lara” disse lui, rivolgendosi alla sua interlocutrice. “Non importa, io vado, ci vediamo dopo Leon” disse lei, lasciandogli un bacio sula guancia e andandosene. “Ma non ti vergogni a trattare così Violetta?” chiese Federico alterandosi. “Non mi sembra di stare facendo nulla di male” rispose l’altro fissando la parete con freddezza. “Tu forse no…ma quella lì è chiaro che ci sta provando e tu non dovresti starci in quel modo. Hai una ragazza che ti ama, si può sapere che altro vuoi?” lo aggredì il ragazzo. “Camminare, ma purtroppo per me non è possibile. Se era solo questo che volevi dirmi puoi anche andartene” rispose Leon, evitando di guardarlo dritto negli occhi. Il silenzio si impadronì della stanza: quella risposta aveva di molto spiazzato il povero Federico, che comunque cercò di concentrarsi sul motivo per cui era lì. “No, sono venuto a parlarti di Violetta. Ultimamente è strana, non riesce a concentrarsi e sta lentamente abbandonando la sua passione per il canto e il ballo. Sono preoccupato” spiegò Federico. Il volto di Leon assunse un’espressione impercettibilmente preoccupata: il suo incubo si stava avverando. “Non ti preoccupare, lo aveva capito. Rimedierò io, una volta per tutte. E ora vattene, voglio stare da solo” disse lui. Il ragazzo uscì e se ne andò, ma non voleva tornare a casa, quindi decise di fare una passeggiata. Si trovò nelle vicinanze di una sala giochi, e decise di farci un salto. Era un luogo molto confusionario con luci fastidiose e gente di ogni età che giocava ai videogiochi. Tra tutto quel trambusto la figura angelicata di Maria fu come un apparizione per il giovane. Era molto presa da un videogioco in cui bisognava sparare e colpire i nemici nello schermo. “No, ho perso di nuovo! Sono davvero una frana” esclamò lei, poggiando la pistola giocattolo sul ripiano, per prendere un altro gettone da inserire. “Maria?!” disse Federico, avvicinandosi. “Fede!” esclamò lei felicissima di vederlo qui. “Che ci fai qua dentro?” chiese interessato. “Non si vede? Sto giocando!” scherzò lei. “In realtà sono venuta con Andres e Andrea, mi hanno invitato loro. Ma io in questi giochi sono una frana” aggiunse poi guardando con una certa rassegnazione lo schermo con la scritta che diceva ‘Game Over’. “Ti insegno io” disse Federico al settimo cielo: era il suo modo per provare a fare colpo. Lui giocava a quei giochi da quando aveva cinque anni, aveva accumulato una certa esperienza. Si mise dietro di lei e le prese le braccia da dietro, facendole puntare la pistola nel modo giusto: “E ora, premi il grilletto!” gli disse all’improvviso. La ragazza eseguì l’ordine ed abbattè il primo nemico. “Che bello!” disse Maria entusiasta. “Prova da sola, ora” la incoraggiò Federico. Maria annuì e si mise in posizione…niente, era proprio impedita. La scritta ‘Game Over’ apparve nuovamente. “Lo sai qual è il bello di un videogioco?” disse il ragazzo mettendosi vicino a lei e prendendo un gettone. “Che c’è sempre il pulsante ‘Nuova partita’” continuò poi con un sorriso. Maria rimase in silenzio a quelle parole: le sarebbe piaciuto annullare il periodo in cui le piaceva Ricardo, per continuare ad essere amica di Camilla. Ora che si erano lasciati, avrebbe voluto consolarla, ma non ne aveva il coraggio. Invece con un bel ‘Nuova partita’ tutto era possibile. E lo stesso pensiero attraversò la mente di Federico: si era sentito uno sciocco ad essere andato a parlare con Leon, e temeva di aver peggiorato la situazione. Avrebbe voluto resettare tutto e ricominciare da capo, così ci avrebbe pensato due volte prima di commettere quell'assurdità. ‘Rimedierò io, una volta per tutte’. Cosa aveva voluto dire con quelle parole? Non lo sapeva, ma aveva un brutto presentimento. Maria fece per scendere dalla pedana e lasciare così la postazione ad altri giocatori, ma inciampò finendo addosso a Federico. I due erano vicinissimi e Federico si incantò a contemplarla: era così bella, così dolce e…basta, voleva solo baciarla. Cercò di accorciare le distanze con un certo imbarazzo, poteva sentire il suo respiro, quando… “Ragazzi, avete finito qui?” si mise in mezzo Andrea. “Ah, ma forse abbiamo interrotto qualcosa…” aggiunse poi con un sorrisetto, mentre i due si separarono di colpo, rossissimi in viso. “Non so, Andrea, non credo, io non vedo interruttori da nessuna parte. Cosa avremmo interrotto?” disse Andres confuso. “Il tuo cervello, Andres, il tuo cervello” esclamò l’amico, portandosi una mano sulla fronte rassegnato, mentre Federico e Maria scoppiarono a ridere. “Si può interrompere un cervello?” chiese Andres, cominciando a pensarci su. “Credo proprio di si, perché è appena successo” esclamò Andrea, accennando anche lui un sorriso.
Stefan stava passeggiando tranquillamente, quando si ritrovò davanti Ludmilla. “Se stai cercando Francesca, come puoi vedere non è con me” disse lui, prendendo da subito le distanze. “Veramente io stavo cercando proprio te, caro Stef” rispose Ludmilla con una certa malizia nello sguardo. “Per te sono Stefan, e vieni al sodo. Che vuoi?” disse lui impassibile. “Non fare la roccia con me, tesoro. Ho visto come guardi Violetta. Non è che per caso senti qualcosa per lei?” chiese lei con una certa malignità. Stefan rabbrividì ma cercò di non darlo a vedere: “Ovviamente no. Io amo solo Francesca”. “Per favore, sei ridicolo, puoi anche evitare di fare il finto tonto con me. Volevo solo dirti che ti appoggio in pieno, e credo che anche Violetta sia interessata a te in quel senso” esclamò la biondina avvicinandosi per non farsi sentire. Il ragazzo si sentì confuso: anche Violetta provava lo stesso? Eppure lei l’aveva allontanato, facendogli capire che lo considerava solo un amico. No…sicuramente si era inventato tutto quell’arpia. Ma se non fosse stato così? Il dubbio lo stava logorando. “Non mi credi, vero? Non mi aspettavo che lo facessi. Comunque un modo per essere sicuri ci sarebbe…” cominciò a parlare Ludmilla. “Quale?” la interruppe subito. “Forse dovresti provare a darle un bacio. O non te la senti?” chiese lei con aria di sfida. “Non dire sciocchezze, non farei mai una cosa del genere a Francesca” ribatté Stefan con uno sguardo disgustato. “Come preferisci…Io il consiglio per non rimanere con dei dubbi te l’ho dato. Bye!” lo salutò con fare imperioso, per poi dirigersi a passa svelto a casa. La fase uno del piano era completata…Il suo obiettivo era vicino: doveva solo lavorarsi Stefan a dovere.
Camilla richiuse la porta della sua camera dietro di sé e si buttò sul letto. Non voleva uscire da quella stanza, nemmeno se fossero venuti a minacciarla con una gru. Una vibrazione nella sua tasca le fece capire che le era arrivato un messaggio. Tirò fuori il cellulare: “Di nuovo quello schifoso!”. Non voleva parlargli, non voleva sentirlo, non ne voleva più sapere: aveva tradito la sua fiducia e non poteva perdonarlo a meno che non avesse aiutato Arianna con la sua testimonianza. “Camilla, vieni a pranzo?” la chiamò una voce dalla cucina. “Arrivo, mamma” ribatté lei a voce alta, rialzandosi dal letto con gli occhi lucidi. Si diresse in bagno e si sciacquò il viso, come se volesse liberarsi del dolore che si era impresso. Odiava piangere, la faceva sentire così debole…
Violetta scese dall’auto del padre e salutò Roberto. Si ritrovò ancora in ospedale, Leon aveva espresso il desiderio di parlarle e lei ne era rimasta sorpresa, ma soprattutto felice. Sicuramente si voleva scusare per come si era comportato l’ultima volta, e anche se lei l’aveva già perdonato, aveva apprezzato che ci tenesse a chiedergli perdono con tanta insistenza; le ricordava tanto il vecchio Leon di cui era innamorata. Bussò alla porta della camera e sentì la sua voce invitarla ad entrare. “Eccomi, Leon, di che mi vuoi parlare?” chiese lei allegramente. “Violetta, so che è passato del tempo…so che avrei dovuto dirtelo prima, ma non ci sono mai riuscito e adesso penso sia giusto che tu lo sappia, visto quanto stai facendo per me” disse Leon, guardando fisso lo parete bianca dietro di lei. “Dimmi tutto” lo incoraggiò Violetta con un sorriso, cercando di avvicinarsi, ma Leon le fece segno di rimanere ferma dove fosse. “Voglio finirla con te. Io non ti amo né mai ti ho amato” disse lui, scandendo bene la parole per risultare chiaro. Frantumi. Il cuore di Violetta andò in frantumi, riducendosi in tanti piccoli pezzi. Si sentì mancare l’aria e un forte senso di vertigini si impadronì di lei. Il suo mondo era venuto a mancare, e un profondo abisso la stava trascinando sempre più giù.

NOTA AUTORE: io ho già preparato la corda...chi mi vuole impiccare è benvenuto. SI SONO LASCIATI ç.ç *va in un angolino e piange* Anzi, Leon l'ha lasciata, e anche se animato da buone intenzioni, gliene direi quattro. L'ha lasciata perchè aveva paura che per lui avrebbe rinunciato al suo sogno, gesto che lui ha ritenuto nobile, ma sbagliato a prescindere per me. Eh...quanti di noi vorremmo fare un bel 'Nuova partita' qualche volta (io per primo!), ma non so se sarebbe bello: insomma se sapessimo già a prescindere di poter premere il pulsante Reset non impareremmo dai nostri errori, come invece facciamo (spero xD) *momento filosofico* OK, perdonatemi, lasciatemi sclerare in libertà xD Allora Maria e Fede sono fgfgfgfgfgf, li amo, e la povera Cami sta soffrendo tantissimo ç.ç Poi boh, come se il capitolo non fosse già triste di suo, Ludmilla rompe le scatole e io mi chiedo perchè, perchè Ludmilla ç.ç Allora qui abbiamo un problema: a parte questa ff e quell'altra 'Amore Impossibile' (che anche se è una vita che non aggiorno non l'ho abbandonata, sto lavorando a un capitolo fgfgfgfgfgfgoso e iper-Leonettoso LOL), ho idee per 4 nuove ff a tema Leonetta (quale più, quale meno). Allora visto che voglio cominciare a pensare almeno a come strutturare la storia, vorrei che mi deste una preferenza. Eccovi le 4 opzioni (tanto prima o poi le scriverò tutte xD):
1) Crossover con Pokemon (e tutto è parito immaginandomi Leon con il cappelletto da Ash): Leon esce dall'Accademia per allenatori con un passato misterioso alle spalle, Violetta è la figlia di un capopalestra. Entrambi vogliono diventare campioni della Lega, e le loro strade sono destinate a incrociarsi più volte
2) la Vendetta di Violetta: Violetta arriva allo Studio 21. Nessuno si ricorda di lei, ma lei sa...lei è fuggita da quella scuola in seguito a un giorno terribile al primo anno. Ora è tornata per vendicarsi: Leon e Ludmilla gliela devono pagare.
3)Assassinio allo Studio 21: un giallo. Viene ucciso il povero Gregorio e Pablo, investigatore con il suo assistente Leon inizia le indagini. Una ragazza misteriosa, colpi di scena e ovviamente una storia d'amore
4)Il mistero del Faro: leggero tocco soprannaturale e OOC. Violetta odia il mare poichè ad esso è legata la storia della morte della madre. In questo paesino che dà sul mare in cui arriva, incontra due amori: Thomas, come una brezza marina che la fa stare bene. E poi c'è Leon...Leon è il fuoco, l'ardente desiderio a cui non sa resistere; anche se il ragazzo è più grande e la sorella di lui, Francesca, le sconsiglia una storia d'amore cosa accadrà...aggiungiamoci il mistero di un fantasma di una giovane innamorata...
Eccole...voi datemi una preferenza così comincio a lavorarci sopra. Ok, penso di aver detto tutto, alla prossima :D

 

  
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