Le fiamme danzanti del camino erano uno spettacolo
incredibile.
Molto interessanti, davvero. Aggraziate, placide e di un colore
tremendamente rilassante.
Avevano persino il potere di attutire l’immenso caos della
Sala Comune
Grifondoro in quella fredda serata del 27 marzo.
Certo, costava fatica estraniarsi dal rumore spaccatimpani che i suoi
compagni di Casa spacciavano per musica e, ancora dipiù, dai
frenetici e
convulsi movimenti che avevano l’ardire di definire balli,
ma, in fondo, per il
festeggiato, poteva fare questo e altro.
« Ehi, Moony! »
Una voce familiare lo riscosse dalla contemplazione
del camino e Remus
si girò lentamente.
« Ehi, Prongs » rispose
quietamente, un lieve sorriso sul volto.
Osservò James Potter mentre gli si
sedeva a fianco, di fronte al fuoco,
i capelli che schizzavano in ogni direzione e il viso fortemente
arrossato, se
per il caldo, per l’eccitazione o per motivi più
contingenti come l’alcool,
Remus non lo sapeva. Probabilmente tutti e tre.
« Moony, sempre il solito, eh?
» grugnì il ragazzo, un sorrisetto
ebete sul volto.
Remus aumentò immediatamente la
percentuale della motivazione “alcool”
e sorrise accondiscendente al ragazzo.
James decise di lasciar perdere e gli
batté gioviale una mano sulla
spalla :« Comunque, anche se tu sei il solito depresso,
è una gran bella festa,
no? »
« Certo » annuì lui,
continuando a fissare il camino.
« Certo, certo »
ripeté James, in tono vacuo, battendosi pensieroso
l’indice sul mento.
Poi ridacchiò improvvisamente,
indicando, con il pollice alle sue
spalle, due ragazze che ballavano il limbo con dei manici di scopa
sospesi ad
un metro da terra, tra gli urli e i fischi d’incoraggiamento
di buona parte
della Sala Comune.
« Sai, sarà pure un idiota, ma
in quanto ad organizzare feste, Pad è
imbattibile »
Le labbra di Remus si incresparono in un sorriso
alla vista del
suddetto organizzatore che, in piedi su un tavolino, agitava una
bottiglia con
un brillante liquido verde- spargendone buona parte del contenuto per
terra- e
intonava a gran voce “ L’Ode di Elrich il
Terribile”, tra i cori e le risate
generali.
« Immagino che la tua maggiore
età andasse festeggiata in maniera
appropriata, James » sussurrò Remus, sempre con un
sorriso sul volto.
« Diciassette, Moony! Merlino, mi sento
vecchio » sospirò tragicamente
James « E se penso che in tutto questo tempo la Evans non
è ancora uscita con
me, mi viene quasi da disperarmi! »
« Beh, dai, le chiedi di uscire solo da
tre anni. Non sono poi tanti,
rispetto al totale » lo consolò Remus, trattenendo
una risatina.
« Oh, ma i più intensi!
» declamò in tono sognante, guardandosi
intorno, come per cercare qualcuno, per poi assumere
un’espressione di
contrariata delusione.
« Comunque »
continuò, riscuotendosi subito e ammonendolo con il dito
indice « al tuo compleanno faremo di peggio. E’
giunto il momento che festeggi
un compleanno appropriatamente »
Remus sbuffò.
« Vedremo » disse «
Io di certo non me la farò organizzare da lui,
James »
« Certo! » ghignò
lui « infatti la organizzeremo io e
lui insieme! Oh, aspetta solo, verrà
una meraviglia! »
Remus alzò un sopracciglio, scettico, ma
non si curò di rispondergli
con troppa convinzione, visto che il ragazzo aveva di nuovo perso
interesse
nella conversazione e scandagliava con aria impaziente la Sala Comune.
Remus sospirò e gli indicò il buco del ritratto.
« E’ là, James.
Anche se ti consiglierei di non andare a seccarla. Non
sembra di buon umore »
L’attenzione di James venne calamitata
dalla scocciata ragazza che
aveva appena attraversato il buco del ritratto e che osservava con un
astio
dolorosamente evidente lo striscione “Buon Compleanno
Super-Capitano Potter!”.
« Ah, che meraviglia! »
trillò sognante, congiungendo le mani fra loro
con fare poco
rassicurante.
« James.. » cominciò
Remus ma non riuscì ad aggiungere altro perché il
suddetto, ignorandolo bellamente, si era già alzato, gli
occhi che gli
brillavano, senza staccare per un attimo lo sguardo da Lily Evans, in
quel
momento impegnatissima a sequestrare una bottiglia di un qualcosa di
sicuramente
alcoolico a dei ragazzini che, chiaramente, non avevano neanche
l’età per poter
entrare nella squadra di Quidditch.
« Beh, Moony, affari importanti mi
attendono. Magari riesco a
strapparle un bacio di compleanno. Ti lascio in buone mani! »
E detto questo, batté le mani fra loro e
si diresse a balzelloni- per
quanto l’alcool in circolo glielo potesse consentire- verso
la sua preda.
Bene, pensò Remus, guardandolo sbattere
contro un tavolino e una
poltroncina, magari la Evans gli fa
passare la sbornia a suon di fatture.
Ebbe il tempo di formulare questo solo pensiero
che, il proprietario
delle “buone mani” alle quali era stato affidato,
prese possesso del posto
lasciato libero da James, allungandosi e posando le gambe sul bracciolo
della
poltroncina.
« Gran bella festa, Moony! »
grugnì, soddisfatto, buttando indietro le
lunghe ciocche nere che gli erano finite sul viso.
Remus sorrise e annuì, di nuovo.
« Sì, Pad. Lo dicevamo con
James, sei un ottimo organizzatore »
Sirius si illuminò e si aprì
in un largo sorriso.
« Gli è piaciuta,
eh?» chiese, cominciando a guardarsi intorno « E
dov’è, comunque? Non lo vedo
più… Ah. Okay. Eccolo » fece una
smorfia
contrariata come l’ebbe individuato e poi
ridacchiò « Le prende anche il giorno
del suo compleanno, povero ragazzo »
« Io l’ho avvisato »
protestò Remus, senza riuscire a trattenere un
sorrisetto.
« Oh, Moony, ma tu lo avvisi sempre. E
quando mai ti ha ascoltato? » sospirò
con aria tragica Sirius , scuotendo il
capo, fintamente affranto.
«No, infatti. Non mi ascoltate mai, voi
due » sorrise Remus,
reggendogli il gioco e fingendosi dispiaciuto.
« Ti annoieresti da morire se lo
facessimo, ammettilo » osservò lui in
tono giocoso.
« Sì, probabile »
concesse e Sirius proruppe in una delle sue risate
roche, simili ad un latrato.
Remus sorrise stupidamente.
Non poteva proprio impedirselo. Qualcosa si muoveva dentro di lui, un
calore, l’esultante soddisfazione di essere lui la causa di
quella risata e non
riusciva a non esserne felice.
Sirius finì di ridacchiare e cominciò a
soppesarlo, quasi con sguardo
sospettoso.
« Signor Prefetto-Perfetto, immagino non
abbia bevuto niente » spiò,
alzandosi lentamente.
Remus fece spallucce. Non era sua abitudine bere
alle feste, lo
sapevano bene. Anzi, a dirla tutta, non era neanche sua abitudine
andarci alle
feste, per quello che importava.
Sirius alzò esageratamente gli occhi al cielo e con un secco
« Muoviti
» lo prese per un braccio e lo trascinò via.
Lo sballottò da una parte all’altra, senza neanche
dargli il tempo di
protestare, e lo piantonò davanti ad un tavolino pieno di
bottiglie colorate.
« Davvero, non ho proprio voglia e-
»
« Zitto, Moony »
intimò lui, posandogli un dito sulle labbra, leggero
«
Ora, scegli un po’. Posso farti un Whomping Willow, anche se
è un po’ da
ragazza, un Dragon Blood- te lo consiglio che è davvero una
bomba- e, oh, sì,
questo! L’Avada Kedavra è il migliore! Troppo
buono, e poi ho un trucchetto per
miscelarlo bene e-»
« No » lo interruppe Remus,
occhieggiando una delle bottiglie dal
colore più discreto.
« Dammi un gin tonic »
Tanto tempo prima, prima di Hogwarts, prima del
lupo, era solito
accompagnare il padre nel locale del vecchio Joe. Un gin tonic,
chiedeva John
Lupin. Sempre quello.
Remus lo aveva sempre considerato “il succo di
zucca” degli adulti.
Non sapeva che sapore avesse, non lo aveva mai provato.
Non era adulto, lui. Non era pronto.
Una strana sensazione di rivalsa gli si spanse nel petto e
ripeté,
risoluto.
« Dammi un gin tonic »
« Un gin tonic? »
obbiettò Sirius, incredulo.
« Sì » rispose
semplicemente.
Il ragazzo roteò gli occhi, esasperato,
borbottando a mezza voce,
mentre versava un quarto di gin nel bicchiere: « Di tutti i
cocktail
immensamente più fighi che ti potevo fare, tu vuoi un gin
tonic. Parola mia,
Moony! »
Remus osservò affascinato mentre Sirius
finiva di mescolare il liquido
con la cannuccia e, quando glielo porse, se lo portò alle
labbra
tentativamente, quasi con riverenza, sotto lo sguardo scettico
dell’altro ragazzo.
Ne bevve un sorso e fece una smorfia.
Amaro.
Ne bevve un altro ancora, più consistente questa volta.
Meglio.
« Beh, Moony? Ti piace? »
indagò l’altro, un sorrisetto sottile ad
increspargli il volto.
Remus annuì e, con un altro paio di
sorsate, svuotò il bicchiere e
glielo porse.
Sirius lo guardò divertito e chiese,
suadente: « Altro? »
Il ragazzo annuì e fece spallucce.
Il secondo bicchiere durò meno del primo e il terzo quasi
non si
accorse di averlo finito. Il quarto e il quinto invece gli sembrarono
quasi
acqua.
Buono, però.
Al settimo, Remus cominciò a notare un
sacco di cose diverse di cui
non si era mai accorto.
Le poltroncine davanti al camino, quelle dove si
sedevano sempre lui e
James, avevano il retro più rosso della parte anteriore,
sicuramente scolorita
dall’usura e dalla luce del fuoco.
C’era un piccolo ritratto nella parete destra. Era davvero
piccolo e
insignificante, per questo non l’aveva mai notato.
Raffigurava un pomposo
cavaliere, con un elmo che gli nascondeva il viso e una lunga piuma di
struzzo
rossa in cima. Remus lo trovò sinceramente antipatico.
Oh, e poi, aveva ragione James. I capelli di Lily Evans sembravano
davvero una fiamma e le danzavano sinuosi sulle spalle. Si
trovò, per un attimo,
incantato a seguirne il movimento.
Ah, inoltre c’era un tappeto, sotto i tavolini. E quello
quando
l’avevano messo?
« Moony, levati di dosso
quell’aria ebete. Vieni, andiamo a prendere
una boccata d’aria »
Si sentì afferrare per un braccio e si
lasciò trascinare via, troppo
occupato a ragionare sul perché si dicesse boccata
d’aria. Perché non sorso? O
respiro? O forse nasata d’aria? Aveva molto più
senso, in fondo. Si respirava
dal naso, no?
Improvvisamente l’aria fredda gli
punzecchiò il viso e si trovò a
toccarsi stupidamente le guance.
« Accidenti, Moony! Non ti starai
prendendo la sbronza triste, vero?
No, perché non ho proprio voglia di deprimermi! »
Remus si voltò verso il suono e rimase
di stucco.
Da quando gli occhi di Sirius erano così
brillanti?
Era la luna, sì. La luna rifletteva i
suoi pallidi raggi sui suoi
occhi grigi, ed era solo per questo motivo che sembravano perle
d’argento.
E i capelli ugualmente. Neri e lisci come ebano, luccicavano
dolcemente nella notte, trasformandosi quasi in fili argentati.
Erano molto belli, sì. Davvero molto.
Ma, in effetti, Remus lo stava notando proprio in
quel momento, tutto
Sirius era particolarmente bello alla luce della luna.
Pensò di farglielo sapere, nonostante ci fosse qualcosa
dentro di lui
che si ribellava all’idea di aprire bocca.
La ignorò per un attimo e osservò:
« Sei bello, Sirius »
Il ragazzo fu sorpreso e poi ridacchiò,
piano: « Non lo reggi proprio
l’alcool, eh, Moony?»
Remus annuì, più per inerzia
che per una reale intenzione di voler
dimostrare assenso e Sirius rise ancora, di nuovo quella sua risata
scura,
simile ad un latrato.
Lo superò per andare a sedersi sul bordo del cornicione e
Remus
realizzò dov’erano.
Sul tetto, vicino alla torre Ovest.
Si avvicinò a lui e vi si
abbandonò pesantemente a fianco,
guadagnandosi un’occhiata saputa e un’altra
risatina.
Rimasero per un po’ in silenzio, con il naso per aria a
guardare le
stelle finché Sirius non alzò il braccio per
indicare un punto nel cielo.
« Guarda, Moony. Quella è
Sirio*, la stella del mio nome »
Remus seguì con lo sguardo il braccio
teso di Sirius fino ad
individuare il puntino luminoso che gli dava il nome.
Era luminosissima, la stella più brillante.
Come lui.
« E’ bellissima »
sussurrò, incapace di trattenersi.
« Si, lo è » rispose
lui con un filo di voce, prima di osservare,
guardandolo di sottecchi « Ma c’è
qualcosa di ancora più bello »
« Cosa? » chiese Remus, senza
staccare gli occhi dalla stella.
« La luna » rispose
semplicemente « la luna è più bella di
tutte le
stelle »
Remus sbuffò, contrariato.
« Non è vero »
negò, e poi aggiunse, con una smorfia sul viso «
Non mi
piace la luna »
« No, Moony, certo che no »
ritorse tristemente Sirius, tornando ad
osservare la volta stellata.
Il silenzio si allargò fra loro. Non un
silenzio spiacevole, solo
pensieroso.
Remus si ritrovò ad abbandonare il cielo
per fissare lo sguardo sul
profilo del ragazzo di fianco a lui. Rimase quasi trafitto
dall’intensità
dell’effetto della luce lunare sui contorni dritti e precisi
del suo volto.
Sai, mi fai
bruciare gli occhi.*
Era bello, Sirius Black. Fulgido come la stella di
cui portava il
nome.
Non riuscì a resistere e
allungò una mano per sfiorargli uno zigomo.
Il ragazzo si voltò, indugiando
leggermente sul suo tocco con il capo.
« Sirius? » sospirò
esitante.
Il ragazzo lo invitò ad andare avanti
con un cenno in avanti del mento
e un sorriso.
« Non andrai via, vero? Resterai qui?
» biascicò piano, incapace di
staccare gli occhi da quell’argento fuso.
Sirius aggrottò le sopracciglia,
stringendo la mano ancora posata sul
suo viso.
« Resterai con me? » aggiunse
Remus e lui portò l’altra mano verso di
lui, scostandogli una ciocca di capelli paglierini dagli occhi, con
tenerezza.
« Con te, Moony? Sempre »
La forza e il calore di quello sguardo sciolsero
qualcosa dentro di
lui, qualcosa di sepolto da tanto, qualcosa di ignorato da tanto.
Gli si inumidirono gli occhi e distolse lo sguardo.
Puoi vedere
attraverso le lacrime?*
« Ehi, Moony, no. Che fai?
Perché piangi? » sussurrò il ragazzo
concitato, accarezzandogli con delicatezza il viso.
« Niente, niente » rispose in
tono flebile, scuotendo il capo.
Sirius gli accarezzò le palpebre,
catturando le lacrime fra le sue
dita, sfiorandolo con cura e adorazione.
« Remus.. »
Alzò la testa di scatto. Il suono del
suo nome non era mai stato così
dolce e pauroso.
Non avrebbe saputo dire chi si avvicinò
per primo, né chi iniziò il
bacio. Non avrebbe saputo dire quando cominciarono a scendere verso il
collo,
né chi dei due fece un incantesimo di riscaldamento quando
la mancanza
progressiva di vestiti lo rese necessario.
Non avrebbe saputo dire quanto tempo
passò.
Avrei aspettato un
milione di anni.*
Non avrebbe saputo
dire molte
cose.
Ti amerò
fino alla
fine del tempo.*
Sapeva solo quello.
« Ti amo, Remus. Ti amerò fino
alla fine del tempo »
Solo quello.
“I will love you ‘till the end of time
I would wait a million years
Promise you’ll remember that you’re
mine
Baby, can you see through the tears?”
[Lana Del Rey- Blue Jeans ]
NdA
Ebbene, nuovo giro, nuova corsa! Che non c'entra poi un granché, ma comunque.
Allora, come si sarà capito dal banner, questa storia ha partecipato al contest "They just want to have fun: a (drunk) Harry Potter contest" indetto da SunliteGirl e Bani Chan sul forum di Efp.
Lo so, lo so, mi sono fatta prendere dal fluff. Me ne rendo conto. E' che mi venuta così... doveva essere il momento xD Però alle giudiciE è piaciuta, e tanto mi basta :P
Due note veloci ( che poi dovrebbero corrispondere agli asterischi):
1. Sulla stella
Sirio. Ho utilizzato il nome italianizzato per
esigenze di “copione”, suonava meglio, ecco.
Inoltre, credo che Sirio sia la
stella più luminosa ma che per noi, visibile a occhio nudo
dalla terra, quella
più luminosa sia comunque la stella polare, senza contare il
Sole, ovviamente.
Ma non sono sicura, quindi, nel caso è una licenza poetica ;)
2. Le
frasi in
corsivo con l’asterisco sono tratte dalla canzone
“Blue Jeans” di Lana Del Rey
in traduzione, con un’unica eccezione: “You know
you made my eyes burn”, che mi sono
presa la libertà di tradurla come “Sai, mi fai
bruciare gli occhi” per il
semplice fatto che la traduzione esatta mi suonava un po’
male.
Che altro? Se avete commenti, critiche, suggerimenti, sono sempre ben accetti!
P.S. Ulteriore ringraziamento alle giudiciE che mi hanno dato un pacchetto che mi è piaciuto da morire :P