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Autore: Alphesiboei    06/06/2013    3 recensioni
Sentì il suo sorriso vacillare, quando in un secondo, come per magia, l’espressione di Harry si fece vaga e sognante. Con uno slancio, questi lo abbracciò, una mano fra i suoi capelli e l’altra che gli accarezzava affettuosamente tutta la schiena.
Preso in contropiede, Zayn non riuscì a ricambiare il gesto, che Harry si era già tirato indietro.
E poi, Harry disse e fece quello che Zayn non avrebbe mai dimenticato, quello che nel giro di pochi giorni gli avrebbe cambiato la vita per sempre.
[Zarry]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Coda di rospo e lingua di salamandra.

Pairing: Harry/Zayn

Rating: R

Note: Ho livellato le età di tutti i bimbi, per questo vanno tutti a scuola insieme e tante belle cose xD Roba fantasy in agguato.

Disclaimer: Gli One Direction non mi appartengono bla bla bla.

 

 

 

Zayn si svegliò a causa della luce che filtrava attraverso la finestra. Sbadigliò e si stiracchiò. Guardò l’orologio. Erano a malapena le nove ed era sabato mattina. Niente scuola, per fortuna. Si sarebbe volentieri rimesso a dormire, ma sapeva già che non ci sarebbe riuscito senza un buio assoluto e, se doveva restare sdraiato a non far nulla, tanto valeva iniziare la giornata.

Si guardò un attimo intorno. I suoi quattro migliori amici di sempre dormivano ancora, tutti qua e là sparsi per il soggiorno del bungalow. Il patrigno di Harry glielo metteva a disposizione ogni tanto, durante il fine settimana, e loro sfruttavano quella piccola libertà al pieno delle sue possibilità. La notte precedente erano crollati chi sul divano o sulla poltrona, chi sul tappeto, troppo stanchi per raggiungere un vero e proprio letto e troppo allegri per ricordarsi dove stesse.

Louis e Liam erano uno sopra all’altro, spalmati sul divano; Niall era spaparanzato e a bocca aperta sulla poltrona reclinabile, che probabilmente aveva allagato di briciole.

Girò la testa verso destra (movimento che gli provocò una fitta al collo. Dormire per terra non era stata un’idea geniale, evidentemente). Harry ronfava ancora beatamente accanto a lui, dolce e innocente come un bambino.

Iniziava ad annoiarsi.

Dette qualche colpo all’amico sulla spalla. Harry non si mosse neanche di un centimetro.

Gli tirò i capelli, quel tanto per infastidirlo. Nulla.

Gli tappò il naso. Tempo qualche secondo e l’altro sobbalzò, aprendo gli occhi e facendo un profondo respiro.

Zayn soffocò una risata e mise gentilmente una mano sulla spalla di Harry che, per la prima volta quella mattina, lo guardò.

Sentì il suo sorriso vacillare, quando in un secondo, come per magia, l’espressione di Harry si fece vaga e sognante. Con uno slancio, questi lo abbracciò, una mano fra i suoi capelli e l’altra che gli accarezzava affettuosamente tutta la schiena.

Preso in contropiede, Zayn non riuscì a ricambiare il gesto, che Harry si era già tirato indietro.

E poi, Harry disse e fece quello che Zayn non avrebbe mai dimenticato, quello che nel giro di pochi giorni gli avrebbe cambiato la vita per sempre.

Posò le mani sulle sue guance e si avvicinò a un soffio di distanza dal viso di Zayn.

«Dormito bene, amore?» chiese, prima di eliminare quei pochi millimetri e far combaciare le loro labbra in un casto bacio.

*

Zayn non aveva urlato, assolutamente. O forse sì, perché in un attimo la stanza si era riempita di voci appartenenti agli altri tre che, troppo presi a lamentarsi, non si erano accorti dell’espressione sconvolta di Zayn né di quella felicemente innamorata di Harry.

E poi Harry si alzò e Zayn rilasciò un respiro che non si era accorto di aver trattenuto fino a quel momento.

«Chi vuole la colazione?» senza aspettare risposta, si diresse in cucina e Zayn, dalla sua posizione, poteva vedere l’amico – l’amico? – armeggiare con pentole e ingredienti vari.

Andò a chiudere la porta. Aveva bisogno di capire chi avesse architettato quello strano scherzo o se avesse battuto semplicemente la testa e non si ricordasse di stare con Harry o se fosse finito in un universo parallelo o se stesse ancora dormendo. Insomma, una spiegazione c’era di sicuro e lui l’avrebbe trovata, anche a costo di torturare i suoi migliori amici.

«Di chi è stata l’idea?» fece senza tanti preamboli. Il colpevole avrebbe capito.

Tre facce ugualmente incerte ricambiarono lo sguardo.

«Uhm, eh?» chiese Niall, intelligentemente.

«È stata tua?» si rivolse a Louis. La mente criminale del gruppo era lui, solo che in genere come partner sceglieva Zayn, quindi era un po’ strano per lui trovarsi dall’altra parte della barricata.

«Amico, non so a cosa tu ti stia riferendo» rispose, con quello che pareva un tono sincero. Ma Zayn conosceva quei quattro come le sue tasche, c’era cresciuto insieme sin dai tempi dell’asilo, e sapeva benissimo che, se nel loro gruppo c’era uno che sapeva recitare e fingere e farti credere che la luna era verde, be’, quello era Louis Tomlinson.

«Louis» ringhiò, sperando fosse un avvertimento sufficiente.

«No, davvero. Di che idea parli?» e sì, forse era davvero sincero, pensò Zayn.

Liam lo guardò un po’ preoccupato, perché in fin dei conti era Liam. Niall era curioso e non faceva che spostare la testa da Louis e Zayn e ritorno, mentre Louis aveva gli occhi nei suoi, e Zayn capì che stava cercando di farsi credere.

«Allora Hazza è impazzito o ha messo su questo scherzo tutto da solo, perché quando si è svegliato mi ha chiamato amore e mi ha dato un bacio. Un fottuto bacio, Louis!» sibilò, perché non voleva che Harry sentisse quello che stava raccontando agli altri tre.

Vide che Liam da preoccupato era diventato confuso e benché anche gli altri due apparissero un po’ sconcertati dalle sue parole assurde, evidentemente ne prevalse la ridicolosità, perché, in due secondi, Louis e Niall stavano ridendo a crepapelle, tenendosi la pancia, con la faccia rossa e lacrime di divertimento che premevano per uscire dagli occhi.

Zayn li avrebbe uccisi volentieri. Magari l’avrebbe fatto davvero.

«Non c’è un cazzo da ridere, idioti» sbuffò. Non ci stava capendo più nulla.

«Non pensavo che Harry sarebbe mai riuscito a pensare a una cosa del genere!» smozzicò Louis tra gli ultimi residui di riso. «Dai, non te la prendere» aggiunse poi, resosi conto di quanto Zayn fosse serio. «Avrà voluto farti uno scherzo. Non mi chiedere come gli sia venuto in mente, perché non lo so. Ma è geniale! Geniale!» ripeté.

Zayn non lo degnò di risposta e si passò una mano tra i capelli. Magari avrebbe dovuto sistemarseli, tanto quei tre erano completamente inutili. Non sapeva neanche perché avesse sprecato tempo con loro, a dirla tutta.

Proprio quando stava per lasciare la stanza e andare in bagno, il volto sorridente di Harry sbucò e li informò che la colazione era pronta.

Per tutta risposta, lo stomaco di Zayn brontolò. Forse i suoi capelli potevano attendere.

*

Quando lunedì mattina suonò la sveglia, Zayn eruppe con quello che probabilmente assomigliava a un verso da cavernicoli. Non aveva dormito per niente e le occhiaie che si ritrovava lo fecero innervosire ancora di più.

Non riuscì neanche a mangiare nulla, aveva lo stomaco chiuso e aveva come l’impressione che qualsiasi cosa avesse provato a masticare l’avrebbe vomitata nel giro di un secondo.

Era così preso dai suoi pensieri che, quando uscì, non sentì neanche sua madre augurargli la buona giornata.

Avrebbe preferito tornare a casa e nascondersi sotto le coperte, piuttosto che affrontare quello che sarebbe successo a scuola.

*

Stava trafficando col suo armadietto, quando sentì un braccio amichevole posarsi sulla sua spalla e il profumo conosciuto di Louis riempirgli le narici.

«Come va, cucciolo?» lo canzonò.

Zayn digrignò i denti. Da quando, due giorni prima, Harry aveva iniziato a chiamarlo in quel modo, Louis e Niall non avevano fatto altro che prenderlo in giro – mentre Liam scuoteva la testa da una parte all’altra, non sapendo che posizione prendere – e lui, dopo essersi arrabbiato le prime dieci venti trenta volte, aveva lasciato perdere.

Non fece in tempo a ribattere qualcosa di altrettanto antipatico, che la voce di Harry raggiunse le sue orecchie. Voleva bene all’altro ragazzo, davvero, ma se avesse continuato con quello stupido scherzo anche solo per un’altra ora, l’avrebbe strozzato. Con affetto, ma l’avrebbe fatto.

Sabato, dopo averli informati che la colazione era pronta, Harry l’aveva stretto di fronte agli altri tre e Zayn era riuscito a sottrarsi a un secondo bacio solo per miracolo.

Niall era scoppiato a ridere, di nuovo, perché quella era l’unica cosa che evidentemente era in grado di fare e Louis li aveva guardati a bocca spalancata.

Zayn gli aveva lanciato un’occhiata come a dire visto, cosa ti dicevo, e si era allontanato da Harry, che aveva messo su un adorabile broncio.

«Adesso basta, Haz, lo scherzo è bello quando dura poco» gli aveva detto sorridendo, ma l’altro l’aveva guardato stranito e non aveva risposto.

«Davvero, tutti questi abbracci e, ehm, quel bacio. Non ti sembra di esagerare?»

Harry l’aveva osservato come se si fosse impazzito tutto di un botto.

«No, perché non dovrei baciare il mio ragazzo?» aveva chiesto. Probabilmente Zayn era impallidito, perché Harry aveva continuato. «Cucciolo, stai bene?» 

Non era riuscito a farsi dare altre spiegazioni, perché le sghignazzate degli altri tre avevano riempito la stanza e probabilmente non sarebbe riuscito a sovrastarle neanche urlando con un megafono.

Dopo colazione, aveva deciso che era meglio squagliarsela.

Dunque non vedeva Harry da sabato mattina e quando l’altro gli fu accanto si ritrovò a sperare di non essere costretto a interrompere quella fortunata serie di ore.

«Ehi, Zayn!» lo salutò, abbracciandolo come ormai sembrava essere diventata sua abitudine.

Zayn si guardò intorno e tirò un sospiro di sollievo quando vide che nessuno li stava fissando. A parte Taylor. Ma lei era strana e tutti sapevano che aveva una cotta per Harry da sempre e che non faceva altro che mangiarselo con gli occhi (non che avesse davvero qualche speranza, povera ragazza), quindi non le dette troppo peso.

«Ehi» rispose, staccandosi dal corpo dell’altro, mettendo su un sorriso tirato. «Vado in classe, ci vediamo dopo» prese le sue cose e corse via, lasciandosi dietro un Harry un po’ confuso.

Quando entrò in aula, si sedette vicino a Liam, che arrivava sempre prima di tutti gli altri, ed emise un leggero lamento.

«Come va?» gli chiese l’amico, ispezionandolo come per assicurarsi che non avesse ferite mortali.

«Harry continua a fare l’idiota» disse laconico, scrollando le spalle, vagamente infastidito.

«Senti, Zayn. Io c’ho parlato… e» si bloccò, incerto. Zayn gli fece un cenno, perché continuasse. Sapeva che, fra tutti, Liam era l’unico al quale potesse chiedere un consiglio serio. «E…» continuò. «Non lo so, forse ha battuto la testa o si è rincretinito, ma non credo stia scherzando»

Zayn lo fissò dubbioso. Che fosse impazzita anche l’unica persona sana del gruppo?

«No, davvero» cercò di spiegare, dopo aver notato l’espressione scettica dipinta sul bel volto di Zayn. «Lo sai com’è Harry. Non riuscirebbe a restare serio neanche più di dieci minuti, se facesse uno scherzo, e, be’, quando gli ho chiesto cosa ci fosse tra di voi, lui era serio, serio e sicuro. Te lo immagini Hazza serio?»

No, non se lo immaginava Harry che metteva su uno scherzo tutto da solo, ma quella era l’unica spiegazione che riusciva a trovare. O, almeno, l’unica razionale.

«E allora dovrebbe farsi vedere da uno specialista» sibilò, acido.

«E allora, forse, dovresti parlargli. E magari, sii gentile quando lo farai» cercò di farlo ragionare Liam.

Per Liam, parlare era la risposta a tutto. Zayn alzò gli occhi al cielo.

*

Si era mangiato un’unghia per tutta la mattina, se l’era praticamente divorata e adesso gli faceva un male atroce. Ma era l’unica cosa che lo calmasse almeno un po’ e proprio non era riuscito a fermarsi.

Sii gentile, sii gentile, sì ripeté mentre raggiungeva Harry nel corridoio.

«Ciao, Haz» il volto dell’amico si illuminò.

«Ehi, cucciolo» i ragazzi con cui stava parlando poco prima li guardarono un po’ perplessi, ma neanche troppo. Harry aveva fatto outing secoli prima e a nessuno era mai importato troppo. Probabilmente si erano solo stupiti a sentire come Hazza si fosse rivolto a lui.

«Vieni con me? Vorrei parlarti» chiese. Harry annuì con entusiasmo – anche troppo, pensò Zayn – e, dopo aver salutato gli altri, lo seguì.

Zayn raggiunse un punto del lato destro del cortile che sembrava poter dar loro una parvenza di privacy.

Sii gentile, per l’ennesima volta le parole di Liam gli risuonavano nel cervello.

Per prima cosa, doveva capire se Harry lo stesse prendendo in giro o meno. Se così non fosse stato, be’, sinceramente non sapeva che fare. Magari portarlo da un analista, o qualcosa del genere.

A dirla tutta, non sapeva neanche come iniziare il discorso.

«Che c’è, Zayn? Puoi dirmi tutto, lo sai» sussurrò Harry, con tono rassicurante, passando una mano sulla sua spalla e poi tra i suoi capelli.

«Questo dovrei chiedertelo io, no?» ribatté, iniziando pian piano a perdere la pazienza.

«Da un paio di giorni sei strano» commentò. Oh certo, rispose mentalmente Zayn. Lo strano era lui, adesso. Come no.

«Harry, per favore» pregò. Che poi voleva dire “per favore, smettila, mi stai facendo impazzire, quando è troppo è troppo, ti do un pugno” tutto insieme.

«Zayn, se c’è qualcosa che non va, ma non me lo dici, come speri di risolverlo? Nel pensiero ancora non so leggere» scherzò Harry, avvicinandosi all’altro di un passo, tanto che le punte delle loro scarpe si toccarono.

Zayn credeva che, tempo un battito di ciglia, del fumo gli sarebbe uscito dal naso. Fanculo la gentilezza, se Harry continuava a comportarsi come fosse innocente allora lui avrebbe giocato sporco.

«Baciami» gli ordinò, fiducioso che l’amico non si sarebbe mai spinto a dargli un bacio vero, a ficcargli la lingua in gola, neanche nel tentativo di prenderlo in giro.

Zayn registrò come gli occhi dell’altro si fossero illuminati alle sue parole e le sue labbra si fossero distese in un sorriso, e prima di riuscire a tirarsi indietro, Harry aveva allacciato le braccia ai suoi fianchi, stringendolo, e aveva fatto scontrare le loro bocche.

Zayn cercò di terminare il bacio prima che l’altro lo approfondisse, ma Harry portò una mano alla sua nuca bloccandogli qualsiasi movimento.

Così costretto, Zayn si trovò a pensare che l’amico aveva le labbra soffici come quelle di una ragazza. Sorrise al pensiero e Harry approfittò della sua distrazione per approfondire il bacio, rendendolo più appassionato e dominando l’intero atto.

Spiazzato, Zayn ci mise qualche secondo a rispondere con altrettanta foga, ma prima che riuscisse a farlo davvero, l’altro si staccò e appoggiò la propria fronte alla sua.

Harry aveva stampato in viso un’espressione beatamente tenera che fece sorridere Zayn.

«Credo che la pausa sia finita» disse Harry, riportando entrambi alla realtà.

Zayn lasciò che l’altro intrecciasse le loro dita e lo trascinasse di nuovo dentro all’edificio; solo quando si ritrovò nell’aula di storia, con Niall accanto che lo guardava di traverso, si capacitò di quello che era successo. Si passò una mano sugli occhi, incredulo.

Sinceramente, non sapeva se essere più spaventato dal fatto che, se Harry non stava recitando, allora non aveva la più pallida idea di quello che stesse succedendo, o più imbarazzato perché il bacio gli era piaciuto. Si sentì arrossire.

Questo non l’avrebbe rivelato neanche sotto tortura.

*

Avrebbe fatto una lista, decise mentre l’insegnante di fisica spiegava qualcosa sul magnetismo, di cui lui però non aveva sentito neanche mezza parola. Avrebbe fatto una lista con tutte le spiegazioni, più o meno probabili, a quello che gli stava capitando in quei giorni, e avrebbe scartato tutte le opzioni fino a che non fosse arrivato a capirci qualcosa.

Emise un sospiro quando sentì suonare la campanella che decretava la fine di quella giornata scolastica assolutamente infernale. Cercò di radunare le sue cose il più velocemente possibile, così da poter scappare senza incontrare nessuno.

Era già a buon punto del cortile, quando sentì la voce di Harry chiamare il suo nome.

«Cazzo» buttò fuori a mezza voce, abbastanza forte perché le persone accanto a lui lo sentissero, ma non troppo da cancellare il sorriso che Harry aveva dipinto sul volto mentre gli si avvicinava.

«Vuoi un passaggio? Mia madre vi-»

«Vado a piedi» lo interruppe forse in modo eccessivamente brusco. Ma il sapore di Harry era ancora impresso nella sua memoria e ogni volta che ricordava il peso del tocco dell’altro il suo basso ventre si risvegliava e le mani iniziavano a sudare, quindi, no, non si sarebbe dispiaciuto del tono usato.

«Sicuro? Ehi, Zayn…» iniziò Harry, solo per essere bloccato una seconda volta.

«Ci vediamo domani» e senza ulteriori saluti, si girò e riprese a camminare.

*

Alzò la testa dal libro quando sentì il cellulare squillare, avvertendolo che aveva appena ricevuto un messaggio.

Avrebbe di gran lunga preferito continuare a studiare, piuttosto che rispondere a chiunque l’avesse disturbato, soprattutto se questo chiunque aveva i capelli ricci e due adorabili fossette, profonde come il mondo.

Con un lamento raggiunse il cellulare. Era Louis. Sentì le sue spalle rilassarsi, anche se non si era reso conto di averle avute in tensione, fino a quel momento.

Che cavolo hai detto ad Haz?

Zayn alzò gli occhi.

Niente.

Lapidario, ché Louis in versione mamma chioccia era irritante.

Allora perché è stato da me fino a cinque minuti fa e sembrava sull’orlo delle lacrime?!

Zayn si sentì vagamente in colpa, al pensiero che Harry stesse per piangere per come l’aveva trattato, ma sinceramente non sapeva che farci.

Se è così, potevi chiederlo a lui.

Ok, sapeva che si stava comportando come un bambino e magari anche come uno str-

Smettila di fare lo stronzo, – ecco, appunto – non so che è successo oggi e non so cosa è successo sabato, ma, fino a che non troviamo una soluzione, non puoi trattarlo come fosse un calzino puzzolente.

Questo lo sapeva anche lui, grazie mille. Tirò un ennesimo sospiro, ché evidentemente era diventato il suo nuovo hobby, e rispose.

Lo so, Louis. È solo che non so come comportarmi…

Attese giusto qualche secondo e il suo cellulare si illuminò.

Cerca di non trattarlo male mentre troviamo un modo per risolvere tutto, ok?

La faceva facile, lui.

Ok. A domani.

A domani, cucciolo.

Oddio, come lo odiava. Forse era il momento di fare sul serio quella dannata lista.

*

Era venerdì, e quella storia andava avanti da una settimana. Zayn aveva cercato di non pensarci troppo e di comportarsi con Harry come al solito, ma l’altro gli aveva reso impossibile attuare il suo piano. Non faceva che toccarlo e cercare di baciarlo e stringergli la mano e chiamarlo con nomignoli affettuosi; Zayn si sentiva sempre più stronzo, ogni volta che evitava il contatto con le labbra di Harry, che con una scusa spostava la sua mano e che declinava tutte le proposte di uscire dell’altro.

Più di tutto, però, sentiva la mancanza di Harry come amico. Tutto quello stava rovinando il loro rapporto e Zayn non sapeva più che fare. Avrebbe voluto poterlo chiamare per andare anche solo a fare un semplice giro, come era loro abitudine, o guardare un film o giocare alla Wii, ma sapeva che se l’avesse fatto per l’altro sarebbe stato più di qualche momento trascorso in compagnia e non se la sentiva di illuderlo. Tanto più che ormai aveva perso la speranza che Harry stesse scherzando. Questo aveva lasciato, tra le opzioni papabili, una follia improvvisa, un’apertura di un varco a un mondo parallelo, un cambio di personalità e un rapimento alieno. Nessuna di quelle pareva davvero possibile, e a Zayn era venuto più volte il mal di testa, a pensarci.

Fu riscosso dai suoi pensieri dallo squillo del telefono. Probabilmente era qualche venditore che voleva appioppargli qualche prodotto strano, e avrebbe davvero preferito non rispondere; si alzò comunque dalla sua postazione di fronte alla TV e sollevò la cornetta.

«Ehi, Zayn» lo salutò la voce felice della persona che era al centro dei suoi attuali pensieri.

«Ciao, Harry» Zayn avrebbe voluto chiudergli il telefono in faccia, ma non aveva il cuore di farlo davvero. Avrebbe anche strozzato volentieri Harry, che furbescamente l’aveva chiamato a casa, invece di mandargli un messaggio – che lui più facilmente sarebbe riuscito a evitare. Praticamente l’aveva incastrato e adesso era costretto ad ascoltarlo.

«C’è quel nuovo film sui supereroi che volevi vedere, al cinema. Non mi ricordo come si chiama, lo sai che mi confondo sempre» Zayn si morse il labbro, sapendo già dove l’altro volesse parare e cercando nel frattempo una scusa per declinare l’invito che di certo era prossimo a venire.

«Ti va se andiamo a vederlo? Poi magari mangiamo un boccone al solito posto» propose con una voce esitante che addolcì il cuore a Zayn. Si sentiva una schiappa, l’insicurezza dell’altro lo rattristava e sapeva che c’erano mille ragioni per le quali avrebbe dovuto dirgli di no, ma non era sicuro di voler uccidere la vaga speranza che le sue parole nascondevano, allontanandolo un’ennesima volta. Poi magari se si fosse comportato in modo amichevole, facendogli intendere che tra loro non ci fosse nulla, Harry sarebbe rinsavito.

«Ehm, ok» rispose brevemente.

«Allora ci vediamo al cinema alle nove» concluse, la gioia ben udibile dal tono.

«D’accordo. A dopo» chiuse la chiamata. Sospirò rumorosamente. Non era sicuro di aver preso la scelta giusta. Affatto.

*

Arrivò al cinema puntuale. Harry era già lì, le mani nelle tasche e una sciarpa enorme ad avvolgergli il collo. Sembrava nervoso e Zayn si ritrovò a sorridere, senza sapere bene perché.

Quando l’altro lo notò, lo salutò semplicemente e insieme entrarono nel cinema. Zayn dovette ammettere che la mancanza di entusiasmo nell’altro un po’ lo sorprese.

Come lo stupì l’assenza assoluta di tentativi volti a toccarlo durante tutto il film. Si era preoccupato tutto il giorno che l’altro, complice il buio, avrebbe sfruttato la situazione e invece niente? Qual era il problema? Non lo trovava abbastanza eccitante o sufficientemente attraente da volergli stringere un mano? Certo, non si aspettava qualcosa di più spinto, ma era certo che Haz avrebbe perlomeno cercato di rubargli qualche bacio.

Non era disappunto, il suo. Ovvio che no, al massimo era sollievo.

*

Quando, dopo aver mangiato un boccone al solito pub, Harry insistette per riaccompagnarlo a casa, Zayn si ritrovò a pensare che forse era per quello che l’altro si era comportato normalmente tutta la sera, per poterlo colpire a tradimento alla fine.

«Be’,» iniziò Harry, una volta arrivati di fronte al portone dell’appartamento di Zayn. «grazie della serata» disse, suonando incerto. Quasi come quella fosse una domanda, più che un’affermazione. Zayn annuì. «Ci vediamo domani, allora»

Zayn sollevò un sopracciglio (come aveva imparato a fare da Liam; c’era voluta un’intera estate, ma alla fine c’era riuscito). Davvero? Tutto lì? Neanche il bacio della buonanotte? Hazza era un fidanzato pessimo.

O forse, ragionò Zayn, quando era ormai sotto le coperte, forse aveva rifiutato così spesso le sue tenerezze e poi un giorno se ne era uscito chiedendogli di baciarlo e poi l’aveva rifiutato di nuovo che Harry non sapeva più cosa farne, di tutti quei messaggi contraddittori.

*

Sabato era corso via come un sorso d’acqua.

Domenica, invece, Harry gli aveva proposto andare a casa sua, fare i compiti, magari giocare a qualche videogioco o guardare un film. Zayn aveva accettato, perché sua madre era in fermento per il compleanno di sua sorella e c’era così tanta confusione, da lui, che non sentiva neanche i suoi pensieri.

*

«Ehi» lo salutò Harry, che aprì la porta con indosso una tuta due volte più grande di lui. Sembrava un adorabile pulcino.

«Ciao» rispose, entrando in casa dell’altro.

«Tesoro?» chiamò la voce della madre di Haz. I due si mossero verso di essa, entrando in cucina. «Oh, ciao Zayn» sorrise, quando si accorse della sua presenza. «Io esco, voi state in casa, sì?»

Harry annuì semplicemente, dirigendosi verso il frigo e tirandone fuori due lattine di Pepsi.

«Harry mi ha detto che state insieme» se ne uscì, come se stesse parlando del pranzo invece che di qualcosa che stava per far morire Zayn di autocombustione.

«Ehm…» disse intelligentemente.

«Non pensavo ti piacessero anche i ragazzi» gli sorrise, e ok, lo sapeva che Anne era una madre sprint, ma quello era esagerato anche per lei. Forse in famiglia erano stati avvelenati e invece di morire erano semplicemente impazziti. Questa possibilità non l’aveva ancora presa in considerazione, a pensarci.

«Mamma!» gemette Harry, rosso in viso. «Ma ti pare!» si lamentò, e Zayn in quel momento avrebbe voluto davvero baciarlo. O magari abbracciarlo. Per ringraziarlo, naturalmente. Ecco, un abbraccio era meglio.

«Che c’è? Sono solo curiosa!» si difese la donna.

Zayn tossicchiò nervosamente.

«Sì, be’… neppure io fino a poco fa» si vide costretto a rispondere poi, perché la madre di Harry non sembrava aver intenzione di iniziare a farsi gli affari suoi.

«Bene, adesso devo proprio andare. Divertitevi» e il tono usato fece arrossire Zayn ancora di più, mentre Harry stava fissando il pavimento, probabilmente nella speranza che si aprisse e lo inghiottisse.

«Ehm… mi dispiace per… ecco, sì» balbettò Hazza.

«Sì» deglutì Zayn. «Studiamo?» chiese, poi; i libri erano diventati improvvisamente più interessanti.

*

Dopo due orette in cui a malapena avevano aperto bocca, troppo impegnati a digerire l’imbarazzo e a seppellirlo sotto nozioni scolastiche, Harry si stiracchiò, attirando l’attenzione di Zayn, che della seconda guerra mondiale ne aveva fin sopra i capelli.

«Ti va se ci guardiamo un film?» domandò Harry, che senza aspettare alcun cenno di assenso si era già alzato e si era diretto verso il ripiano sopra la TV, pieno di DVD.

«Uhm, perché no» rispose, tanto per dire qualcosa.

«Che hai messo?» chiese poi, sistemandosi sul divano dove, dopo poco, fu raggiunto dall’altro.

«‘Le pagine della nostra vita’» disse, come fosse una cosa ovvia.

Zayn gemette. Essere amico di Harry e Louis voleva dire averlo visto ottantamila volte e averlo odiato ciascuna di esse.

Harry ridacchiò, perché era fondamentalmente sadico.

*

A metà film forse si era addormentato, perché quando due labbra delicate si posarono sulla sua guancia e poi sulla fronte, per poi spostarsi sul collo in un bacio umido, svegliandolo, sullo schermo c’erano i titoli di coda.

Non appena l’altro si accorse che Zayn si era risvegliato, gli tappò la bocca con la propria e, davvero, Zayn avrebbe voluto lamentarsi e dire che preferiva l’Harry di venerdì sera, l’Harry che non infilava le mani sotto la sua maglietta e teneva le sue belle labbra per sé, ma l’altro non gli stava dando la possibilità di farlo. Non era colpa sua.

E poi Harry lo spinse giù, facendolo stendere sul divano, tenendolo fermo con il peso del suo corpo, e un campanello d’allarme risuonò nel cervello di Zayn, ma l’altro si stava strusciando contro di lui e, viste le reazioni che stava ottenendo con quei movimenti, non ci sarebbe stato nulla di male a farlo continuare.

Ma no, perché Harry non era in sé e, qualora fosse rinsavito, ce l’avrebbe avuta a morte con lui e Zayn davvero non poteva rischiare di perdere uno dei suoi migliori amici.

Uno dei suoi migliori amici che, in quel momento, gli stava slacciando con un sorriso malizioso i pantaloni, e Zayn provò ad aprire la bocca e dirgli di fermarsi, ma al posto di parole intelligibili uscì solo un gemito strozzato, perché Harry aveva infilato le mani dentro i suoi boxer e il cervello di Zayn era diventato solo una distesa di fitta nebbia.

E poi, Harry lo prese in bocca e Zayn smise di preoccuparsi di qualsiasi cosa.

*

Louis lo stava guardando perplesso e intrigato allo stesso tempo, e Zayn si ritrovò a rabbrividire leggermente, anche perché già di suo, l’altro ragazzo – e le sue idee strampalate – lo preoccupavano tre volte su quattro.

«Che c’è?» sbottò, non sopportando più quegli occhi intenti addosso a lui.

«Niente»

Sì, certo. E lui era la fata Turchina.

«Allora smettila di fissarmi!» non che ci contasse veramente.

«Haz mi ha raccontato cose interessanti» buttò là, come stessero parlando del più e del meno.

Zayn si sentì arrossire (biasimava Harry anche per quello, in neanche dieci giorni le sue guance si erano arrossate più che in tutto il resto della sua vita), ma non rispose. Sapeva bene che dare corda a Louis sarebbe stato un suicidio.

«Da quello che mi ha detto, mi sembra di capire che questa situazione non ti annoi più come all’inizio» commentò. Zayn sapeva che il tono dell’altro non voleva essere né cattivo né accusatorio, ma in quel momento avrebbe tanto voluto soffocarlo con le bretelle che stava indossando.

«Hai capito male» borbottò, cercando di far cadere il discorso. Magari avrebbe dovuto darsela a gambe il più in fretta possibile.

«Oh, davvero?» Louis fece il finto tonto. «Allora non è vero che domenica lui ti ha fatto un pompino sul divano di casa sua e tu l’hai ringraziato con una sega?» chiese, accompagnando oscenamente le parole ai gesti.

Zayn si guardò intorno, pregando che nessuno avesse sentito l’amico dire una sola sillaba. Cavolo, non si era mai sentito così in imbarazzo e il suo viso era talmente in fiamme che avrebbe avuto bisogno di un barile d’acqua per spengere l’incendio di cui probabilmente era vittima.

Emise un lamento, anche perché non sapeva che dire. Se non che quello stronzo di Harry poteva anche tenere chiusa la bocca. Ok, cattiva scelta di parole.

«Senti» iniziò Louis, quando si accorse che l’altro non gli avrebbe spiegato nulla. «Non c’è bisogno che ti giustifichi, ok? Se Haz ti piac-»

«Non mi piace Harry!» quasi urlò, ritrovando la voce.

Anche Louis doveva essere ammattito. Magari era un virus che girava e che avrebbe decimato la popolazione in meno di un mese.

Non gli piacevano i ragazzi, e certo non gli piaceva Harry! E ok, doveva ammettere che baciarlo e toccarlo non gli erano sembrate cose disgustose come avrebbe pensato, e magari Hazza era tenero e ispirava voglia di coccole, ma no. Al massimo era colpa dell’altro, lui era solo una vittima degli eventi.

E poi Louis su una cosa aveva ragione, lui non doveva giustificarsi con nessuno. Tanto meno col suo cervello.

*

E poi, senza che se ne accorgesse, la situazione gli era sfuggita di mano e la lista aveva abbandonato ogni suo pensiero.

Zayn cercava di non pensarci troppo, di non rivivere nella sua mente tutte le serate passate con Harry, tutte le volte che si erano sfiorati per sbaglio o tutte quelle in cui si erano toccati e baciati volontariamente.

Cercava di non rievocare il profumo della pelle di qualcuno che sarebbe dovuto restare solamente uno dei suoi migliori amici, di non ricordare la morbidezza delle sue labbra o la malizia nei suoi occhi.

Riuscirci diventava ogni giorno più difficile.

*

All’uscita di scuola, Zayn si sentì tirare per una spalla. Si voltò, pronto quasi a urlare contro chiunque lo avesse strattonato, ma si ritrovò di fronte gli occhi azzurri di Louis. Gli occhi azzurri e molto irritati di Louis.

«Ti devo parlare» disse solamente. Zayn guardò l’orologio; sua madre stava per arrivare, ma di solito era sempre un paio di minuti in ritardo. Un difetto che lui aveva ereditato alla perfezione.

Fece un semplice gesto d’assenso all’altro, che lo trascinò fino a un lato del cortile dove c’era poca gente e meno orecchie indiscrete.

«Cosa stai facendo?» chiese, dal nulla.

Zayn si sentì vagamente aggredito, anche se il tono dell’amico era tranquillo. Forse dipendeva dalla mancanza di spensieratezza, che di solito invece colorava ogni sua parola, ma comunque Zayn non poté fare a meno di rispondere in modo difensivo.

«Stavo andando a casa. Poi sei arrivato tu e-»

«No,» lo interruppe. «intendo con Harry. Cosa stai facendo?» ripeté la domanda, perché evidentemente lo riteneva un idiota.

«Niente» rispose, anche perché gli sembrava di ricordare di aver affrontato già una volta, con Louis, quello stesso discorso. E proprio come qualche giorno prima, Zayn non era interessato a condividere nessuna informazione privata con l’altro.

«Non fare il finto tonto, ne abbiamo già parlato. Pensavo che, quella volta, fosse stato un errore» alluse, spostando alcuni capelli che come al solito gli erano ricaduti sugli occhi.

Zayn si sentì arrossire. Avrebbe volentieri strozzato Harry non appena quest’ultimo fosse entrato nel suo campo visivo.

«Davvero, Zayn. Cosa stai- cosa state combinando?»

«Niente. Niente che sia affare tuo, comunque» rispose Zayn, con forse troppa acidità nella voce.

«Ti piacciono i ragazzi, adesso?» riattaccò l’altro, non volendo far cadere il discorso, proprio come il più feroce dei cani non vuole mollare un suo prezioso osso.

«Non essere idiota»

«Allora ti piace davvero Harry» disse, come fosse un’affermazione, il volume sempre più alto. Zayn controllò che nessuno avesse sentito, ma la scuola era praticamente deserta, ormai. E se anche qualcuno avesse udito le parole di Louis non si sarebbe scandalizzato poi troppo, visto le dimostrazioni d’affetto che era solito fargli Harry per i corridoi. «Oppure stai solo giocando con lui? Quando rinsavirà e si accorgerà di come l’hai usato, cosa pensi che farà, eh?» concluse, gli occhi che bruciavano come fossero in fiamme.

Zayn non sapeva come rispondere, perché in fondo lui per primo non capiva cosa stesse facendo e aveva bisogno di risposte a domande che non aveva neanche mai avuto il coraggio di porsi, domande che invece Louis gli stava sputando addosso tutte insieme, in quel momento.

Si sentì un vigliacco quando udì il suo nome gridato in lontananza dalla voce di sua madre, ma decise che non gliene importava poi molto. Tutte le scuse erano buone per liberarsi di un Louis invadente e delle sue parole ingombranti.

«Devo andare. Ci vediamo domani» e prima che Louis potesse fermarlo o dirgli qualsiasi altra cosa, si avviò a passo veloce verso l’auto della madre.

Il problema era che tutti quei discorsi non volevano saperne di uscire dalla sua testa e, se era facile scacciare l’immagine infuriata di Louis, non lo era fare altrettanto con quelle di felicità o di eccitazione o di piacere di Harry che continuavano a tormentarlo già da un po’ di tempo e che sembravano farsi, ogni secondo che passava, più insistenti.

*

Era passato più di un mese dal giorno in cui Harry era impazzito, e ormai Zayn non faceva neanche più caso a quando l’altro gli stringeva la mano o la salutava con un bacio. Aveva anche smesso di notare gli sguardi preoccupati di Liam o quelli irritati di Louis o quelli ricolmi di patetica tristezza di Taylor. A esser sinceri, quella ragazza lo inquietava.

«Stasera andiamo al luna-park?» domandò Niall, guardando gli altri quattro, che risposero con dei sì ugualmente entusiastici.

La domenica precedente era arrivato in città un parco giochi ambulante, come accadeva ogni anno in quel periodo, e per loro cinque era tradizione passare più tempo possibile sulle montagne russe o a spaventarsi a morte a vicenda nella Casa degli Spettri.

Harry si emozionava sempre come un bimbo, il volto illuminato di contentezza e impiastricciato dallo zucchero filante che si ostinava a comprare sempre.

Zayn finse di non far caso che, se gli anni passati la reazione felice di Harry al pensiero di passare una serata al parco giochi lo divertiva, adesso la luce nei suoi occhi lo inteneriva e i suoi discorsi sulla ruota panoramica gli davano calci allo stomaco.

Peccato che non fosse mai stato troppo bravo a fingere, soprattutto a se stesso.

*

Da quando era diventato abbastanza grande da poterselo ricordare, il luna-park veniva sempre montato nello stesso luogo; era sempre super illuminato, super affollato e super chiassoso. Zayn lo adorava, il che era un po’ assurdo, per un tipo solitario come lui. Era come l’eccezione che conferma la regola.

Niall e Harry regredivano a bambini di cinque anni, Louis dimostrava quell’età quasi sempre per cui non si notavano mutamenti comportamentali eccessivi e Liam assumeva una posa e un atteggiamento da padre responsabile; gli altri lo deridevano sempre un po’ per questo, ma lui scrollava le spalle e alzava gli occhi al cielo ogni volta, perché in realtà assicurarsi che i suoi migliori amici non combinassero guai e tornassero sempre a casa sani e salvi era un compito che non gli dispiaceva troppo assolvere.

Quando Louis parcheggiò la macchina, quella sera, tutto era uguale agli anni passati.

Tutto, tranne le dita di Harry che delicatamente si infilavano tra le sue, pensò Zayn. Scrollando la testa, si impose di sorridere e di entrare, facendo strada agli altri.

*

Girellarono per una decina di minuti, non sapendo da dove iniziare. Louis voleva subito provare la Casa degli Spettri, Niall avrebbe preferito le Torri Gemelle e Harry insisteva, come prima cosa, di comprare dolci.

«Facciamo che noi» iniziò Zayn, indicando se stesso e Harry. «andiamo a comprare schifezze zuccherate di ogni tipo, mentre voi fate un giro nella Casa o sulle montagne o dove preferite e poi ci rivediamo tra un quarto d’ora davanti alle giostre» propose, perché Harry aveva iniziato a tirargli il braccio parlando di noccioline e lui voleva evitare che glielo staccasse, mille grazie.

Niall aveva già iniziato a trascinar via gli altri due, ma Zayn poté comunque notare lo sguardo a metà tra il perplesso e l’indignato che colorava il viso di Louis. Ingoiando un senso di colpa che non sapeva di star provando, seguì Harry verso la bancarella che pareva più fornita.

Ci misero metà del tempo a disposizione solo per scegliere cosa comprare, poiché Harry era la persona più indecisa sulla faccia della terra, evidentemente.

Quando ebbero finito di pagare, Harry iniziò a tirarlo un’altra volta. Doveva essere uno sport, si disse Zayn, notando quanto l’altro provasse gusto a farlo.

Si fermarono solo di fronte alla ruota panoramica che sovrastava qualsiasi altra struttura del parco.

«Dovremmo già essere dagli altri» Zayn disse, dopo aver controllato l’orologio.

Harry si voltò con l’espressione da cucciolo.

«Ti pregoooo» supplicò, strascicando la o e guardandolo fisso con i suoi grandi occhi verdi.

Zayn cercò di resistere, davvero, ma già da tempo aveva imparato che probabilmente riuscirci non era nel suo DNA, che con lui, in un modo o nell’altro, qualsiasi cosa Harry volesse, sarebbe riuscito a ottenerla.

«D’accordo» sospirò, tirando fuori il cellulare per avvertire gli altri del loro piccolo ritardo.

Quando entrarono nella piccola cabina, Zayn si sentì un po’ idiota. Harry dovette notare il suo imbarazzo, perché gli posò una mano sulla coscia e gli sorrise, rassicurante.

«È carino, no?» chiese, guardando prima lui poi il panorama.

«È stupido» controbatté Zayn.

«Romantico» ribatté l’altro e Zayn lasciò cadere il discorso, anche perché, in fondo, romantico lo era davvero.

E poi vedere Harry felice rendeva felice anche lui; non che non succedesse anche prima di quella situazione disastrosa – quando erano solo amici, ovviamente, ma sapere di essere il motivo principale di tutte quelle emozioni positive era completamente diverso. Lo riscaldava, e Zayn si sentiva sciocco a pensarci, quindi cercava di farlo il meno possibile.

*

Quando finalmente raggiunsero gli altri, Niall stava parlando tutto eccitato, si agitava e saltellava più del solito, mentre Louis rideva e Liam cercava di dare all’amico un contegno, in modo da non attirare l’attenzione di tutta la città.

«Ehi, finalmente!» esclamò Niall, non appena li vide arrivare. «C’è un nuovo stand, dobbiamo andarci assolutamente» terminò, le guance accese come fosse un cinquenne di fronte al gioco più sensazionale in vendita.

«Vendono birra irlandese?» chiese Zayn, più per prenderlo in giro che perché ci credesse seriamente.

«Ah ah, simpatico! È-»

«Una fattucchiera o una truffatrice simile» sbottò scettico Liam, che sembrava molto meno interessato a tutto ciò di Niall.

«Non è una truffatrice! Legge le mani, le carte, le sfere… predice il futuro, insomma! Dai, è divertente!» squittì emozionato.

«È più stupido della ruota panoramica» commentò Zayn, che la pensava un po’ come Liam. Si guadagnò una gomitata da Harry, che – quasi per ripicca – esclamò subito un allegro ci sto.

Liam e Zayn, messi alle strette e in minoranza numerica, si videro obbligati a seguire gli altri tre, consolandosi con l’idea che almeno si sarebbero fatti una risata.

*

Vedendo l’esterno, Zayn confermò l’idea che si era fatto di tutto ciò: un’insegna luminosa attirava la gente, che per la maggior parte se ne andava via ridendo, e un cartellone pieno di frasi a effetto e dell’elenco di tutte le pratiche magiche offerte a prezzi esagerati era posto all’entrata, costituita da pesanti tende di velluto rosso cupo.

L’interno era anche peggio: un odore di incenso uccideva l’olfatto e le luce soffusa faceva lo stesso con la vista.

Stava per rigirarsi e uscire, quando una voce falsamente profonda lo fermò.

Una donna di mezza età, con più anelli al dito che capelli in testa, apparve davanti a loro e li scrutò con un’attenzione che a Zayn parve ridicola. Quasi ebbe paura che avesse intuito i suoi pensieri, quando il suo sguardo si posò su di lui, ma lei, disinteressata, passò oltre. Guardò Harry, che stava proprio accanto a lui e i suoi occhi scuri si spalancarono all’inverosimile, mentre la sua bocca rossa si piegò in una curva di preoccupazione.

«Siete qui per lui» affermò, e Zayn sollevò le sopracciglia. Lo sapeva che la voce cupa era finta, visto che la maga aveva appena parlato con limpidezza.

«No, in rea-» iniziò Niall, che voleva davvero che qualcuno gli leggesse la mano.

«Povero ragazzo» se ne uscì la donna, preoccupata. Zayn si chiese se fosse un trucco. Se, invece di una lei, fosse stato un uomo, le avrebbe già dato un cazzotto, specialmente perché il suo tono stava iniziando a innervosire anche Harry.

«Dovremmo sederci» disse, indicando un grosso tappeto lì vicino, pieno di cuscini, e iniziando a tirar Harry, non voltandosi a controllare che gli altri quattro la seguissero.

*

La donna, che in arte era conosciuta come Lady Sibill, disse di chiamarsi Jane e offrì a tutti una tazza di tè.

Ok, pensò Zayn, questo era strano. Ma si rassicurò, guardando gli altri, la sua stessa perplessità stampata sui loro volti.

Stava iniziando a innervosirsi, visto che Jane non faceva che fissare Harry con occhi a metà tra l’ansioso e il pensieroso, ma poi la ciarlatana si decise a parlare.

«Come ti senti?» chiese a Harry, che la guardò di rimando, perplesso.

«Ehm» iniziò, intelligentemente. Si voltò verso Zayn, come a chiedergli aiuto, ma Jane intervenne di nuovo.

«Hai uno strano odore» commentò, e Zayn era sicuro che, se i suoi occhi avessero potuto lanciare fiamme, quella pazza si sarebbe ritrovata arrostita nel giro di un paio di secondi. Strano odore? Harry? E ok che lui era di parte, ma forse la donna aveva bisogno di un controllo medico.

Stava per rispondere lui e prendere le difese del suo ragazzo (era così arrabbiato che non si accorse neanche di aver appena pensato, per la prima volta, a Harry come al proprio ragazzo), quando quest’ultimo cadde all’indietro, il rumore del suo corpo contro il pavimento attutito dai numerosi cuscini.

In un attimo, Zayn gli fu sopra, poi si diede dello scemo, perché probabilmente Harry si stava solo fingendo offeso e allora gli diede uno schiaffetto sulla guancia, ma l’altro non si mosse di una virgola. Provò a scuoterlo per la spalla e a fargli il solletico, ma i suoi occhi restarono perfettamente chiusi e il volto assolutamente tranquillo e imperturbato.

Zayn si voltò a guardare gli altri, che erano rimasti immobili nelle loro posizioni, senza capire nulla di quello che stesse accadendo, e poi fissò Jane. La donna era tutta intenta a osservare Harry, il cipiglio ancora più preoccupato di prima e le mani che, nervose, non stavano ferme un attimo.

Zayn aveva già iniziato a congetturare le ipotesi peggiori, quando Harry emise un suono leggero.

Si avvicinò di più e si rese conto che quelli erano i rumori che faceva sempre quando era addormentato.

«Sta dormendo» disse con un fil di voce, neanche avesse paura di svegliarlo.

Ma la cosa aveva sempre meno senso e, se quella cazzo di Lady Sibill non gli avesse dato una spiegazione convincente nel giro di un nanosecondo, l’avrebbe strangolata.

«Cosa gli ha fatto?» l’aveva avvelenato col tè? O l’aveva punto con una siringa piena di sonnifero mentre nessun altro guardava?

«Io nulla. Ma qualcun altro sì» sentenziò, criptica.

Zayn stava per sbottare, lo sapeva. A un certo punto sentì la mano rassicurante di Liam sul proprio braccio e, come per magia, il tocco dell’altro riuscì a calmare il suo respiro e i suoi progetti d’omicidio.

«Chi?» cosa perché quando? Una serie di domande lunga quanto la muraglia cinese vorticarono nella sua testa.

«Questo non lo so» Zayn strinse i pugni. «Ma credo che qualcuno stia scherzando con la magia senza conoscerne nulla»

Liam sbuffò e Zayn sentì una specie di ringhio feroce riempire la stanza. Solo quando vide la donna guardarlo sconcertata, capì che era stato lui a emetterlo.

«Non ci credi, vero? Alla magia, intendo. Molti sono scettici, in questo mondo, ma incantesimi e malocchi non sono meno reali di te» spiegò, mentre Zayn iniziava di nuovo a perdere la calma.

«Quindi ci sta dicendo che Hazza si è addormentato così, dal nulla, e che è colpa di qualche incompetente?» scherzò Louis.

«Proprio così» confermò Jane, ma prima che potesse continuare la frase, sentirono aprirsi le grandi tende e videro comparire un volto noto.

Taylor si guardò intorno e, quando si accorse della loro presenza, impallidì, gli occhi spaventati fissi su Harry sdraiato.

Balbettò qualcosa di inintelligibile e, cercando di districarsi il più in fretta possibile, uscì dalla stanza a gambe levate.

Tutti e quattro si voltarono in contemporanea verso Jane, che stava ancora osservando il punto in cui la loro compagna di scuola era apparsa.

«Ha lo stesso odore… solo più forte… dovreste seguirla e-» non fece neanche in tempo a finire che tutti e quattro si erano alzati. «Non tu!» esclamò, e Zayn si accorse che si stava rivolgendo proprio a lui. «Tu, resta»

E, con un cenno d’assenso da parte degli altri, si rimise a sedere accanto a Harry, in attesa di capire qualcosa di quell’immenso disastro.

*

«La ragazzina che è appena entrata»

«Viene a scuola con noi» la interruppe Zayn. «Si chiama Taylor e…» lasciò in sospeso la frase, mentre prendeva ad accarezzare i capelli di Harry, che dormiva placidamente su una sua coscia. «E ha una cotta per Harry. Quasi un’ossessione, direi»

Jane annuì, concentrata.

«Ha lo stesso odore del tuo ragazzo» concluse. «Oh, non ti ho letto nel pensiero, non preoccuparti. Si vede dalle tue reazioni e da come lo guardi» disse, perché probabilmente aveva notato come Zayn fosse arrossito alle sue precedenti parole.

«E questo che vuol dire?» chiese, per cambiare argomento.

«Che il malocchio e anche quest’incantesimo sono opera sua. Ma credo che non abbiano avuto l’esito da lei auspicato» rispose.

Zayn era senza parole. Più la donna parlava e meno lui capiva.

«C’è un modo per farlo risvegliare?» in fondo, quella era la cosa che più lo premeva.

«Certo. Questo è un incantesimo classico. Probabilmente Taylor voleva farsi notare da Harry e ha finito per farlo cadere in un sonno eterno»

«Eterno?» Zayn voleva vomitare.

«Sì. Solo un bacio d’amore vero potrà spezzarlo» ecco, come era finito in cazzo di film Disney?, avrebbe proprio voluto saperlo. Magari si sarebbe svegliato e si sarebbe accorto che tutto era uno scherzo, oppure Louis sarebbe spuntato da dietro le sue spalle urlando allo scherzo e Niall sarebbe scoppiato a ridere a crepapelle.

Guardò Harry, che sembrava tutto meno che un attore calato in una parte, ma, al contrario, aveva l’espressione serena di un diciottenne addormentato, la bocca leggermente aperta, il respiro lento e le mani che stringevano delicatamente i jeans di Zayn.

«Hai parlato anche di malocchio» disse, ricordandosene.

«Già. Quando l’ho guardato me ne sono accorta subito. E lo ha addosso da un bel po’, di questo sono certa. Ma non so dire quali conseguenze abbia avuto» ammise, quasi contro voglia.

Zayn elaborò le parole della donna e smise di accarezzare Harry.

«L’ha fatto innamorare di me»

 *

Zayn le raccontò tutto, dalla prima volta che Harry se ne era uscito con quella storia del fidanzamento a quello che era accaduto pochi secondi prima di fare la sua conoscenza, quella sera.

Per quanto potesse sembrare assurdo, la storia del malocchio spiegava perché, da un giorno all’altro, Harry avesse iniziato a comportarsi in modo strano. Quasi lo sollevava, il pensiero che l’altro non fosse impazzito, ma fosse sotto l’incantesimo di una povera idiota innamorata che giocava con cose più grandi di lei.

Quando finì di parlare, Jane confermò che sì, i suoi dubbi erano più che fondati e che quella Taylor doveva aver sbagliato anche in quel caso, facendo sì che Harry, invece di invaghirsi di lei, si innamorasse di lui.

«Perché io?» domando Zayn, il tono infelice.

«Non so neanche questo. La ragazza voleva con ogni probabilità fare un incantesimo. Ne è uscito fuori una specie di malocchio che potrebbe aver fatto innamorare Harry di te perché sei stato la prima persona che ha visto, dopo essersi svegliato. Ma può anche darsi che il malocchio abbia solo rafforzato dei sentimenti che già c’erano o che abbia indotto Harry a credere reale qualcosa che fino a quel momento era stata solo una speranza, per lui. Quale delle ipotesi sia quella vera, però, non possiamo saperlo.» spiegò, con dolcezza, come se volesse evitare a Zayn qualsiasi dolore.

«E» iniziò, fermandosi a raccogliere un po’ coraggio. «E c’è un modo per-» ma non riuscì a concludere, la voce gli morì in gola.

«Farò un semplice infuso» lo rassicurò.

Un semplice infuso e tutto sarebbe finito.

La situazione sarebbe anche stata comica, se lui non fosse stato uno dei protagonisti della vicenda. Era ironico pensare che, se l’avesse scoperto solo un mese fa, l’infuso sarebbe stato visto come un miracolo e lui l’avrebbe accolto come la cosa più gradita del mondo.

Adesso, invece, più che della manna dal cielo, aveva i connotati di una sentenza di morte e lui avrebbe solo voluto tornarsene a casa con Harry e non saper mai nulla di quella storia del malocchio. Vivere nell’ignoranza più completa. L’ignoranza più completa era sottovalutata, si disse Zayn.

Si diede un calcio mentale. Sarebbe stato sciocco, da parte sua, voler continuare a vivere una menzogna. Perché i sentimenti di Harry non erano altro che quello: finti e irreali.

E Zayn sapeva benissimo che, anche se – al contrario – i suoi erano veri e forti e lo divoravano ogni giorno un po’ di più, quella situazione era tutta sbagliata.

Magari per un attimo aveva pensato a non parlarne con nessuno, del malocchio e dell’infuso. Ma era consapevole del fatto che, se davvero amava Harry (e ormai era inutile anche solo provare a negarlo), doveva fare la cosa giusta. Anche se fare la cosa giusta significava liberarlo dai sentimenti che credeva di provare per lui.

Con un sorriso amaro, Zayn si chiese come avesse fatto a infilarsi in una situazione così tanto assurda. Si chiese come fosse stato così idiota da lasciarsi coinvolgere da Harry in quella relazione senza futuro e come, da distaccato e freddo, fosse finito a strapparsi i capelli all’idea che non avrebbe più baciato quelle labbra o accarezzato quei capelli o toccato quel corpo.

Ma la cosa peggiore di tutte era che Louis aveva ragione. Harry avrebbe riacquistato lucidità e l’avrebbe odiato per sempre per averlo amato contro la sua reale volontà.

E se già l’idea di perdere Harry come fidanzato era insopportabile, quella di perdere la sua amicizia era quasi impensabile.

Zayn si ritrovò a guardare il Bell’Addormentato e a sperare di essere lui quello destinato a dormire per sempre.

*

«Quindi devo solo baciarlo?» chiese ancora. Jane gli aveva detto che, anche se sembrava troppo fiabesco per essere vero, quella era l’unica soluzione per risvegliare Harry. La donna annuì, sorridendo leggermente, un sorriso che non le arrivò agli occhi. Zayn poteva vedere quanto anche lei fosse triste per lui; avrebbe voluto abbracciarla e consolarla, ma non riusciva a fare nulla che non fosse fissare Harry con rassegnazione. Le sue labbra erano la fine di tutto.

«E l’infuso? Quanto ci metterà ad agire?»

«Qualche minuto, in proporzione a quanto tempo è passato dal malocchio»

Zayn fece un respiro, si alzò e prese in braccio Harry. Lo posò sul divano che stava accanto a un tavolo pieno di cianfrusaglie, come tazze di tè, sfere di vetro, tarocchi. Non gli pareva quasi possibile che cose del genere fossero reali davvero.

Con la coda dell’occhio, vide Jane appoggiare proprio su quel tavolo la tazza con l’infuso. Poi, sentì l’orlo del vestito di Jane frusciare e quando si voltò, lei non c’era più. La ringraziò mentalmente per avergli lasciato un po’ di privacy.

Le labbra di Harry erano rosse e leggermente socchiuse. Di esse, Zayn conosceva tutto; il sapore e la consistenza erano impressi nella sua memoria indelebilmente e l’idea che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui le avrebbe baciate era assurda e terrificante insieme.

Restò qualche minuto a fissarle, incapace di muoversi come di fronte a un pericolo mortale, con la gola secca e le ginocchia molli. Avrebbe dato tutto quello che aveva per non essere lì in quel momento, avrebbe fatto cambio di vita con chiunque altro al mondo; poi si accorse che, anche se quel mese era stato breve e fittizio, per lui era stato allo stesso tempo intenso e magico e che avrebbe preferito vivere per sempre nella nostalgia, piuttosto che non sapere cosa volesse dire amare Harry.

Si avvicinò, restando a un soffio dal volto dell’altro. E se non avesse funzionato? Se l’avesse baciato e l’altro invece che svegliarsi avesse continuato a dormire bellamente? E se davvero fosse stato solo un sogno? Fachesiaunsogno Fa’chesiaunsogno Fa’chesiaunsogno, era tutto quello che vorticava nella sua testa.

Ma, purtroppo, quella situazione era reale quanto la stretta che provava al cuore. Fece un profondo respiro e, chiudendo la mente a qualsiasi altro pensiero che non fosse Harry, lo baciò.

Ritirandosi indietro, pensò che non avesse funzionato. Gli occhi di Harry erano ancora chiusi e il suo volto immobile. Poi, in un secondo, si ritrovò a specchiarsi in quelle pozze meravigliosamente verdi che lo guardavano storditi, ma allo stesso tempo felici. Felici e innamorati.

Ancora per poco, una voce maligna gli sussurrò all’orecchio e Zayn si sforzò di ricambiare il sorriso che adesso aleggiava sulle labbra dell’altro.

«Ehi» lo salutò Harry, come si fosse svegliato dopo una delle loro solite notti brave, invece che da quella specie di incubo. Zayn si sentì improvvisamente tranquillo, come se un peso enorme fosse appena sparito dal suo stomaco.

«Ehi, come ti senti?» Zayn gli chiese, aiutandolo a mettersi seduto.

«Ehm, bene. Bene» ripeté quasi convinto.

Completamente perso a osservare Harry e la sua reazione al risveglio, per pochi attimi non si curò di altro. Fu come se si fosse dimenticato di tutto il resto, di tutto quello che c’era intorno e di quello che era accaduto nelle ultime ore.

Fu come se quel bacio non fosse stato uno specchio che rifletteva i suoi sentimenti, per Zayn, ma in realtà lo era eccome. E quando lo registrò, si ricordò improvvisamente di quello che sarebbe successo dopo.

Tutte le sue paure tornarono contemporaneamente e forse Harry se ne accorse, poiché posò una mano sulla sua spalla e iniziò ad accarezzarlo lungo la schiena e il collo e il braccio e Zayn, davvero, non riusciva a credere che quella era l’ultima volta in cui l’altro si sarebbe comportato in modo così affettuoso, con lui.

Ingoiò un groppo amaro e si costrinse a sorridere a Harry. Tutto era già abbastanza disastroso senza che l’altro si preoccupasse per lui.

«Che è successo?» gli domandò, curioso, finalmente cercando delle risposte al torpore del suo corpo e alla presenza del divano.

«Sei svenuto» mentì Zayn, non sapendo dove cominciare a spiegare quella situazione insensata e non avendo neanche le forze per farlo. «Jane ti ha preparato una tisana che ti rimetterà in sesto» disse con un filo di voce.

Alzarsi, prendere la tazza e porgerla a Harry furono le cose più difficili che avesse mai fatto in vita sua. La gola il cuore i polmoni erano tutti sprofondati addosso allo stomaco. Zayn sapeva che Harry non era morto, che era lì davanti a lui, ma era un po’ come se il suo Harry non ci sarebbe più stato, dopo che avesse bevuto quell’intruglio. Un po’ come se non ci fosse più stata la persona con cui aveva passato l’ultimo mese; il che era un po’ assurdo, perché l’Harry che aveva imparato ad amare era lo stesso amico con cui era cresciuto. Però sapeva anche che, con quel liquido, se ne andava via l’Harry con cui aveva condiviso sentimenti ed emozioni, e proprio come era stato reticente a lasciarsi andare all’inizio, adesso lo era a lasciar andare l’altro.

Che situazione stupida, rise dentro di sé, anche se non c’era al mondo qualcosa che lo rendesse meno felice di tutto ciò.

Guardò Harry portare alle labbra l’infuso e seppe di non essere in grado di resistere alla delusione, la repulsione, forse l’odio che sarebbero comparsi negli occhi dell’altro, nel momento in cui esso avesse fatto effetto.

Sapeva di non essere abbastanza forte né abbastanza coraggioso da assistere.

Senza indugiare oltre e fingendo di non sentire la voce di Harry che lo richiamava, uscì in fretta dalla stanza. Passando per l’altra sala, vide che gli altri erano tornati e che tra loro c’erano anche Taylor e Jane, che sembravano immerse in un discorso importante.

Senza fermarsi neanche da loro, neppure per dare qualche rassicurazione su Harry, scappò dall’odore d’incenso e da quella luce soffusa e finalmente si ritrovò all’aria aperta.

*

Aveva corso e quando i suoi polmoni avevano iniziato a ribellarsi, dando segni di collasso, aveva rallentato il passo.

Non poteva tornare a casa, non subito almeno, dunque si era infilato in una piccola sala da tè che non frequentavano e che non era sulla strada. Zayn era quasi certo che lì nessuno dei suoi amici l’avrebbe cercato.

Per questo, si ritrovava seduto nella più completa solitudine davanti a una cioccolata calda, il cellulare sul tavolino in modalità silenzioso che non la smetteva di illuminarsi. Aveva evitato ogni chiamata e intendeva farlo più a lungo possibile.

Con una certa amarezza, constatò che nessuna era da parte di Harry. Non che si aspettasse altro, in ogni caso, ma questo non rendeva la sua delusione meno dolorosa.

Dopo un paio d’ore stava per addormentarsi. Sbadigliando, realizzò che ormai tornare a casa era quasi sicuro e che dopo mezzanotte nessuno sarebbe arrivato a suonare alla porta di casa.

*

Sabato non aveva scuola. Decise di rintanarsi in casa, fingersi malato e non farsi vedere da nessuno, tanto più che non aveva dormito tutta la notte, i suoi occhi erano rossi a causa del mancato sonno (no, non aveva pianto, affatto) e il suo aspetto era orribile.

Sperava che Louis non si presentasse a casa sua. Non aveva fatto altro che mandargli sms per tutta la mattinata e sinceramente non aveva alcun interesse a sentirsi dire i soliti te l’avevo detto e gli inutili vedrai che si metterà tutto a posto.

Voleva solo crogiolarsi nel tepore del proprio letto e non pensare a nulla. O almeno provarci.

*

Si risvegliò dopo quelli che parvero una manciata di minuti. Erano passate tre ore abbondanti, si accorse invece guardando l’orologio, e il suono del suo cellulare stava uccidendo i suoi timpani. Lo afferrò con ogni intenzione di spengerlo, ma il numero spropositato di chiamate perse e di messaggi ricevuti lo impressionò troppo.

Liam gli diceva di riguardarsi e che, quando se la fosse sentita, lui sarebbe stato lì pronto ad ascoltarlo; Zayn sorrise, l’altro sapeva sempre quando spingere e quando aspettare.

Niall gli chiedeva, in un paio di messaggi, come stesse e faceva battute alcoliche, ma quella era normale amministrazione.

Tutti gli altri sms erano di Louis, uno più agitato dell’altro.

Passavano da un semplice dove sei, a se non la smetti ti prendo a calci e finivano con la lapidario sei un idiota.

Che amico dolce aveva.

Spense comunque il cellulare, perché forse aveva davvero ragione Louis e lui era un idiota, ma non aveva alcuna voglia di affrontare nessuno, in quel momento.

Richiuse gli occhi e sospirò forte.

Il sonno non ci mise troppo ad avvolgerlo nuovamente.

*

Quando si risvegliò per la seconda volta, era buio e il campanello non la voleva smettere di graffiargli le orecchie.

Con un ringhio si alzò dal letto, pronto a inveire contro uno qualsiasi dei suoi genitori che, tornando a casa dal lavoro, doveva essersi accorto di aver lasciato le chiavi a casa.

A pochi passi dal portone urlò un arrivo sull’orlo del rabbioso, nella speranza che il suono acuto smettesse. Odiava essere svegliato, ancora di più se in modo così aggressivo.

«Avevo capito dieci squilli fa, non c’er-» iniziò a inveire, per poi fermarsi non appena si rese conto che davanti a lui non c’era il volto stanco di sua madre, ma quello arrabbiato di Harry.

Cazzo.

Harry non aspettò neanche di essere invitato a entrare e Zayn si maledisse internamente perché a diciotto anni ancora non aveva imparato a chiedere un semplice chi è? alla persona alla porta. Idiota.

Harry sembrava star bene, si disse Zayn. L’infuso aveva funzionato di sicuro perché era da troppo tempo che l’altro non si faceva sentire, e questo – unito all’espressione che aveva in quel momento – ne era una prova schiacciante.

Zayn si sentiva in imbarazzo, a stare lì, in piedi, a fissare tutto meno che l’altro ragazzo, senza proferir parola. E dire che aveva sempre amato il silenzio; in quel momento avrebbe preferito sentire la voce irritante di Tayor Swift alla radio, piuttosto che quel nulla agghiacciante.

«Sei arrabbiato» disse, alla fine (perché non ce la faceva più e sarebbe esploso in due secondi se uno di loro non avesse pronunciato almeno una lettera), sottolineando l’evidenza.

«Jane mi ha raccontato come sono andate le cose» spiegò Harry.

Ecco, quello era il momento in cui avrebbe dovuto scusarsi, implorare perdono e sperare solo che Harry non volesse mettere una pietra sopra la loro amicizia. Zayn lo sapeva bene.

«Io…» farfugliò, perché scusarsi e pregare non erano cose che gli riuscivano troppo bene.

«Non so se sono arrabbiato più con te o con me stesso!» esplose Harry, togliendolo dall’imbarazzo.

Zayn annuì soltanto, aspettando che l’altro continuasse e si spiegasse.

«No, non è vero» rettificò due secondi dopo, perché forse era bipolare. «Sono incazzato da morire con te» e Zayn questo lo poteva ben vedere dai suoi occhi. «Che ti è preso, ieri, da andartene via in quel modo, come un pazzo?»

No, doveva proprio spiegarglielo? Sinceramente lo credeva più intuitivo. Magari era una domanda retorica, si disse. Solo che Harry sembrava proprio aspettarsi una sua qualche risposta.

Prese un po’ d’aria, come ad allentare la tensione. «Io… oddio» non aveva mai dovuto dire qualcosa di altrettanto difficile. «Non volevo vedere gli effetti dell’infuso» disse, chiaro e semplice. Dritto al punto.

«Perché?» forse non così dritto.

«Perché non volevo vedere nei tuoi occhi l’odio e il disgusto e la rabbia che provi anche adesso»

«Certo che sono arrabbiato, sei scappato lasciandomi lì come se non te ne importasse nulla!» quasi gridò Harry.

«Non è vero» mormorò Zayn, «non me ne sono andato perché non me ne importa nulla» specificò, perché Harry lo stava guardando come fosse un pazzo che non riesce a ricordarsi neanche quello che ha mangiato a pranzo.

«Allora perché?» rincarò Harry, come se di tutto il discorso di Zayn non avesse sentito neanche una parola. Forse l’infuso l’aveva reso mezzo sordo.

«Te l’ho detto perché» disse Zayn, non volendo ripetere tutto dall’inizio.

«Per la rabbia?» chiese, quasi a volere una conferma. «Se non te ne fossi andato, non mi sarei arrabbiato» sostenne.

Zayn sbuffò. Sì, come no.

Harry lo fissò storto.

«E poi magari mi avresti dato una pacca sulla spalla, come nulla fosse, eh?» il tono della voce che saliva, perché stava iniziando a perdere la pazienza di fronte a quell’Harry poco perspicace.

«Senti, mi dispiace, ok? È anche colpa mia, lo so, ma non l’ho chiesto io quello stupido malocchio» disse Harry, e Zayn non ci stava più capendo nulla, come d’altronde era accaduto spesso in quel periodo.

«Non vedo come possa essere colpa tua» cercò di tranquillizzarsi, altrimenti non sarebbero andati da nessuna parte.

Harry arrossì e a vederlo Zayn ebbe una specie di tuffo al cuore. Le guance imporporate dell’altro gli erano mancate quasi quanto la sua voce, in quella manciata di ore.

«Jane» cominciò, e Zayn poté notare che parlare era quasi diventato uno sforzo, a causa dell’imbarazzo. «mi ha detto che il malocchio ha ingigantito quello che provavo per te e mi ha spinto a credermi corrisposto. Quindi è anche colpa mia» terminò, accompagnando la frase con una scrollata di spalla.

«A me Jane ha detto che poteva essere anche colpa del fatto che sono stato la prima persona che hai visto, dopo esserti svegliato» che mi sembra anche piuttosto probabile, aggiunse mentalmente.

Harry sembrò arrossire ancora di più.

«Sì, ma…» interrompendosi, abbassò lo sguardo. «ma è vero. Che mi piacevi già»

Zayn non credeva alle sue orecchie. Se le cose stavano così, magari Harry lo voleva ancora? Magari non gli avrebbe tirato un pugno e detto che non voleva vederlo mai più?

«Quindi mi dispiace, ok, che mi sono gettato addosso a te e mi sono imposto come tuo fidanzato per tutto questo tempo. Ma di certo non ti avrei odiato, anzi… all’inizio ho pensato che tu odiassi me»

Non sapeva neanche più cosa rispondere, tanto era felice. Se Harry provava qualcosa per lui, tutto era secondario. Avesse avuto la polverina magica di Trilli, in quel momento avrebbe spiccato il volo.

Fece un tentativo di avvicinamento, visto che, da quando Harry era arrivato, erano rimasti a fissarsi dai lati opposti della stanza.

«E se ripenso a come mi allontanavi e a come ti infastidivo, vorrei sotterrarmi» aggiunse. Adesso che aveva preso il via, sembrava non essere in grado di fermarsi.

«Perché io avrei dovuto odiare te?» di tutte le cose che aveva detto Harry, quella proprio non aveva senso.

«Ma mi hai baciato e io mi sono risvegliato e sei scappato. Ma poi Jane ha detto…» adesso al posto della rabbia c’era un velo di incertezza.

Zayn avrebbe voluto urlare che non lo odiava affatto e che sì, lo amava da impazzire, da quanto tempo non lo sapeva più neanche lui, e che per questo si era risvegliato – grazie a Dio, perché se non avesse funzionato, Zayn non sapeva come avrebbe reagito – e che lo amava e che gli dispiaceva di essersene andato e che aveva avuto paura. E l’aveva già detto che l’amava?

Vide Harry passarsi una mano sugli occhi, per poi immergersela tra i bei ricci castani, lo sguardo sempre più incerto.

«Non me ne sono andato perché non mi importa di te» ripeté, più che altro per prendere tempo. Non era un tipo molto sentimentale, lui, queste cose gli riuscivano da schifo.

«E allora perché?» chiese Harry, come fosse una questione di vita o di morte. «Non ci sto capendo più nulla» sussurrò piano.

«Perché» Zayn si fece coraggio. Che poi era una cosa stupida, loro due erano stupidi, invece di parlare potevano già essere stesi sul divano, uno addosso all’altro. «pensavo che appena ti fossi svegliato, mi avresti odiato per» averti baciato, toccato, scopato «le cose che abbiamo fatto insieme. Pensavo che ti avrebbero fatto schifo e che ti saresti pentito di averle fatte, anche se non ne avevi il controllo, e mi sono sentito così in colpa perché in fondo lo sapevo che non eri in te, ma più il tempo passava, più diventava impossibile fermarmi. Però sì, è anche colpa tua. È colpa tua se nel giro di una battito di ciglia mi hai fatto perdere la testa per te, Haz» Zayn quasi non riusciva a credere a quello che aveva appena detto. Aver confessato come si sentiva l’aveva alleggerito di venti chili e il suo stomaco non era più stritolato da una mano d’acciaio, come aveva avuto l’impressione fosse, per tutto quel tempo.

«E se Jane aveva ragione sul malocchio, allora l’aveva anche sul bacio» concluse, forse in maniera troppo criptica, perché Harry lo stava ancora guardando poco convinto. O magari non era felice quanto Zayn di scoprire che entrambi provavano qualcosa per l’altro. Zayn, come era arrivato, scacciò quel brutto pensiero.

Non sapeva più che altro dire, quindi scelse le parole più inflazionate che conoscesse.

«Ti amo, Hazza»

E, come se essersi alleggerito non bastasse, il volto di Harry si illuminò del più largo dei sorrisi, di un’espressione in grado di ripagare qualsiasi cosa, anche l’imbarazzo cocente dovuto a parole balbettate e pregne di insicurezza.

Era l’espressione che, per prima, l’aveva fatto innamorare stupidamente di Harry.

Come si fosse teletrasportato, Zayn si ritrovò Harry a un soffio di distanza.

«Ti amo anch’io»

Non riusciva a credere che la situazione si fosse stravolta fino a quel punto. Che quello che era nato come un rapporto forzato e non voluto era diventato quell’amore tenero e passionale allo stesso tempo, che si agitava nel suo cuore.

Non riusciva a credere che Harry fosse lì sul serio, a dirgli che le sue preoccupazioni dell’ultimo giorno erano state inutili, che lo amava davvero e che poteva toccarlo di nuovo. Finalmente.

E, come fosse stato in un sogno, Zayn allacciò le mani ai fianchi di Harry e riassaporò quelle labbra che pensava non avrebbe mai più baciato.

«Ricominciamo daccapo, vuoi?» gli sussurrò Harry, dopo aver interrotto il bacio per prendere fiato.

«Ricominciamo» ripeté, a corto di parole, dopo averne usate nell’ultima mezzora più di quante credesse possibile per lui, in una vita intera.

E – davvero – a Zayn sembrava di sentire gli uccellini cantare ed era quasi certo che, di lì a poco, qualcuno avrebbe esclamato, con voce solenne, e vissero per sempre felici e contenti, come nella più scontata delle fiabe.

Solo che, invece, era tutto vero, e per una volta la realtà era decisamente migliore della fantasia.

 

Fine.

 

 

Note:

Scritta quando ancora avevo tempo per respirare ç__ç

Sorry se non ha senso, in realtà nasce più come presa in giro che altro, per cui se v’è parsa assurda stupida una perdita di tempo ecc ecc, scusate ancora, avete proprio ragione L

Visto che è giugno, un grande in bocca al lupo per chi ha gli esami!

Se voleste farmi sapere cosa ne pensate, rischiarereste le mie giornate, ma davvero davvero davvero tanto J

A presto, spero!!!

  
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