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Autore: MorwenGwen    06/06/2013    59 recensioni
Dopo avermi riferito le sue ultime parole si portò la sigaretta alla bocca,ne assaporò ogni minima parte come se quella fosse la sua unica consolazione al momento;poi tossì,tossì così forte come se stesse per vomitare l'anima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Chaz , Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cigarette'
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Vi anticipo che questo capitolo è mooolto lungo ma tremendamente importante, soprattutto perchè conclusivo della prima serie. Pertanto vi consiglio di leggerlo quando avete tempo e non andate di fretta ed in tranquillità per "capirlo" meglio. Grazie per tutto ciò che avete fatto per me seguendo Cigarette :).

*Justin*

Osservai Elysabeth scendere furiosa dalla macchina, sbattè violentemente la portiera e a grandi falcate si incamminò verso l'interno dell'edificio, respirai affondo stringendo gli occhi e cercando di pensare positivo, ma proprio quando cercai di cacciar via tutti quegli orribili pensieri il telefono mi vibrò: 1 messaggio

Da: Tom.
Bro, lavoro svolto. Ti aspettiamo al solito bar vicino al fiume. Alza il culo e vieni da solo.

Arricciai le labbra colpito dalla sua schiettezza, buttai il telefono sul posto -oramai vuoto- del passeggero e dopo aver riacceso il motore partii immediatamente in quarta.
Parcheggiai esattamente di fronte al piccolo Bar e scendendo dalla macchina mi guardai intorno: a destra, sul marciapiede, c'erano piccoli bar o comunque negozietti di poco conto o all'ingrosso, visto la zona fuori portata, a sinistra invece il corso del fiume continuava tranquillo e controllato, sorrisi: con quella portata d'acqua il corpo sarebbe stato trascinato via in fretta o comunque coperto per il tempo necessario.
Entrai nel bar attirando l'attenzione dei camerieri dietro il balcone solo per un misero secondo, assottigliai gli occhi alla ricerca dei miei due compagni e riconobbi i loro visi ad un tavolo in fondo alla sala. Li raggiunsi rimanendo in silenzio ed aspettando che distogliessero i loro occhi da quei cellulari del cazzo, Tom finalmente alzò il volto: < Oh eccoti, sei stato veloce! > mi salutò riponendo il suo telefono nella tasca dei jeans, Christian fece lo stesso e con la testa mi indicò la sedia libera: < Accomodati Biebs, noi abbiamo già ordinato > annuii mordendomi l'interno della guancia ed osservando quanto fossero calmi; < Allora? > chiesi spazientato osservandoli altri 3 minuti, sembravano... spensierati, Tom si schiarì la voce ed avvicinò la sedia al tavolo permettendomi di sentire la sua voce con meno sforzo: < Tutto risolto. Si è fatto un bagno, nessuno in giro, ho chiamato un compagno a scuola e nessuno sembra essersi accorto della sua assenza > < E dello sparo? > domandai ricordandomi quanto baccano avesse fatto quell'affare nel silenzio della domenica mattina
< Hai una botta di culo assurda Bieber. Nel cortile c'entrale in quel momento si stava esibendo la banda della scuola. >
< In poche parole nessuno ha sentito lo sparo >
si intromise Christian, sospirai rincuorato: Dio frazie, fottutamente grazie. Tom guardò alle mie spalle, mordendosi le labbra ed interrompendo ciò che stava per dire, poi tornò dritto sulla sua sedia, aggrottai la fronte: ma cos... < Cosa prendi? > domandò una voce femminile alla mia sinistra, mi voltai di scatto preso alla sprovvisa e la osservai con uno sguardo leggermente perso: aveva dei capelli castani, una leggera frangetta che copriva gli occhi scuri ed una pelle... candida, quasi bianca, le sue labbra sottili e rosee si strinsero quando notò come la stessi squadrando: < Il tuo numero, magari? > feci alzando un sopracciglio ma mostrandomi ugualmente gentile e poco impertinente, a giudicare dai suoi modi di fare non mi sembrava una ragazza che amasse rispondere a tono ad uno stronzo come... Elysabeth. La ragazza si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio osservando per un attimo i miei amici, preoccupata, mentre tossivano ripetutamente dandosi pacche sulla schiena a vicenda... che diamine avevano quegli idioti?
< Facciamo che ti porto un caffè per adesso, ok? > domandò sorridendomi cortese ed incamminandosi nuovamente verso il bancone. Tom mi scuotè per il braccio:
< Cazzo fai bro?? >
domandò scombussolato, feci spallucce < Qual'è il problema? > chiesi tranquillo, Christian intervenì:
< Sbaglio o sei fidanzato!? >
< E pure cotto? >
continuò la domanda Tom
< Cotto?! Questo non è cotto, è innamorato perso! > gli ricordò a sua volta Christian, arricciai il naso: non volevo udire una sola parola su El
< Ci siamo lasciati. Ok!? >
< Cos- Quando? >
< Circa.... 15 minuti fa >
feci con una certa ironia osservandomi il polso privo di orologio, potetti giurare che la mascella di Christian stesse sfiorando il pavimento:
< Come puoi averla lasciata dopo averle raccontato di sto casino!? Potrebbe raccontare tutto in giro e metterti nella merda! > quasi urlò alzando le mani al cielo, mi osservai intorno sperando che nessuno avesse udito la sua insinuazione e quando fui assolutamente sicuro che nessuno ci stesse osservando lo fulminai con lo sguardo: < Christian abbassa quella cazzo di voce se non vuoi metterci tu nei guai. > mi passai una mano nei capelli, sospirando, poi continuai < E poi Elysabeth non lo farebbe mai. E' troppo- > < Stupida? > < Impegnata? > < Innamorata? > mi interruppero con le loro stupide ipotesi i due < Volevo dire buona, coglioni! > li ripresi ringhiando < E comunque evitiamo di parlare di lei. Adesso è un capitolo chiuso > < Da soli 15 minuti > ghignò Christian, immaginai di ucciderlo lentamente perforandolo da parte a parte e Tom se ne avvertì:
< Anche la tua vita durerà 15 minuti se non la smetti Bro. > Christian alzò le mani al cielo: < Chiedo venia. >
< Di questo passo dovrai chiedere il perdono del padre eterno >
lo minacciai senza essere tuttavia totalmente serio, alzò un sopracciglio: < Perchè dovrei chiedermi scusa da solo? > e con quella squallida battuta si beccò una gomitata nello stomaco da Tom che gli era vicino.
Mentre Christian si contorceva dal dolore tenendo la testa sul tavolo la ragazzina di prima arrivò con i nostri 3 caffè: < Ecco a voi > disse sorridendo gentile ed evitando chiaramente il mio sguardo, poi alzò i tacchi e scappò via, la osservai sconfitto: la mia proposta di lasciarmi il suo numero a quanto pareva non l'aveva proprio accettata. Bevvi il mio caffè ascoltando attentamente le loro parole che cascavano su vari argomenti: dal "lavoretto" appena svolto alle ragazze incontrate negli ultimi giorni; le mie mani strappavano imperterrite la carta della bustina dello zucchero, prese dalla noia < Justin hai fatto un casino sul tavolo, nascondi sti coriandolini del cazzo ed andiamocene prima che ci rimprovino per l'acqua rovesciata, la carta bagnata, i fazzoletti per terra ed i pezzettini di carta sul tavolo > sbuffai pulendomi le mani dai pezzettini rimasti incollati sui palmi sudati < Chris vai a pagare, intanto noi andiamo in macchina > lo incitai indicandogli sovrappensiero la cassa, agrottò le sopracciglia: < Fatemi capire: vi sto offrendo il caffè? >
< Praticamente si. Muoviti > < Stronzi. >
borbottò alzandosi ed estraendo il portafoglio dalla tasca dei jeans;  rimisi nella tasca del giubbotto il mio, di cellulare, illuminando il display per sbaglio: sullo sfondo c'era Elysabeth con le labbra stese in un buffo sorriso e gli occhi spalancati per mostrare le iridi blu, i capelli invece erano sparsi sul letto sul quale era sdraiata e a giudicare dalle coperte mi ricordai che fosse il mio... dovevo cambiare quelle cazzo di coperte, dannazione. Alzai la tazza dal piattino per nascondere i pezzi di carta che avevo sparso sul tavolo quando fui attirato da un minuscolo bigliettino poggiato proprio sotto la tazza, al centro del piattino: " Questo è il mio numero. Amber. ps: il caffè non te lo offro. " sorrisi compiaciuto afferrando immediatamente il biglietto e nascondendolo nelle tasche dei pantaloni, poi osservai il bancone alla ricerca di una chioma liscia e castana: eccola là, era impegnata a lavare i bicchieri con così tanta cura e dedizione che non si sentì minimamente sfiorata dal mio sguardo < Ti vuoi sbrigare Biebs? > mi incitò  Tom. Lo raggiunsi immediatamente, ricomponendomi: io vincevo sempre.

 

*5 giorni dopo*

Sospirai, poggiando la matita tra le pagine del libro di filosofia: quella materia stava diventando difficile anche per me dannazione; guardai l'orologio: le 5 del pomeriggio, non potevo di certo perdermi il certo del pomeriggio studiando quella merda -per quanto, inspiegabilmente, mi piacesse la materia-, spostai un po' di fogli e cartaccie dalla scrivania oramai stracolma fermandomi ad osservare un bigliettino sul celeste chiaro: " Questo è il mio numero. Amber" assottigliai gli occhi cercando di ricordare a chi appartenesse poi, piuttosto velocemente, mi tornò in mente il volto candido ed impacciato della cameriera del bar, era... carina, potevo pure tentare; presi il telefono e leggendo attentamente la calligrafia ordinata e leggermente in corsivo sul bigliettino trascrissi tutti i numeri presenti, poi portai il telefono all'orecchio: dall'altro lato sembrava non esserci nessuno e da un lato la cosa mi andava bene visto che per una semplice chiamata ad una semplice ragazza mi sentivo stranamente agitato, dall'altro avevo propriuo voglia di risentire la sua voce e di farla impacciare un po', < Pronto? > domandò una voce sovrastata dai rumori della strada, rimasi un attimo in silenzio non sapendo cosa dire < Pronto!? > chiese nuovamente impaziente e con la paura che potesse chiudermi il telefono in faccia mi affrettai a parlare: < Pronto Amber? Sono Justin,il ragazzo del bar > che cazzo di descrizione è "il ragazzo del bar"?! < Oh! > disse sorpresa ma con una certa felicità nella voce, sorrisi soddisfatto sentendomi nuovamente sicuro del mio fascino < Stavo pensando... > cominciai leccandomi le labbra < Se ti andrebbe di farci un giro insieme, stasera >
< Io... avrei appena finito il mio turno al bar... >
disse leggermente a disagio < Ma immagino di poter venire senza problemi i centro, la metro passerà tra pochi minuti, dove ci possiamo incontrare? > concluse accettando il mio invito < Conosci per caso il cinema Avon? > domandai incerto avendo solo quell'edificio come punto di riferimento in centro, per fortuna rispose affermativamente: < Sisi, quello vicino al negozio di giocattoli vero? Allora ci vediamo lì tra... 20 minuti? > chiese infine, < Perfetto, a dopo > chiusi la chiamata. Osservai incantato lo sfondo del mio telefono: c'era lei, c'era sempre fottutamente lei su quello sfondo perchè allora non lo cambi Bieber se proprio ti da fastidio?
Perchè non ci riuscivo, perchè il suo viso era così bello da rendere il mio telefono più figo del solito, perchè faceva- aveva fatto così parte della mia vita da non riuscire più ad andarsene, decisi quindi di darci un taglio definitivo con quella storia: non potevo aggrapparmi ai ricordi, alle immagini, alle sue foto, l'avevo lasciata io per un motivo preciso e da responsabile della situazione dovevo prendermi le mie colpe e le mie responsabilità: sbloccai il percorso"immagini" sull'iphone cercandone una che potesse sostituirla... alla fine mi accontentai di un semplice acquario con dei pesci dentro, meglio di niente.


Infilai le mani nelle tasche sentendo un leggero freddo nonostante il giubbotto, mi poggiai al freddo palo con la segnaletica stradale: < Quando cazzo arriva la metro. > sbuffai non vedendo arrivare nessuno di nuovo, sentii qualcosa picchiettarmi sulla spalla e mi voltai piuttosto scocciato:una ragazza minuta, dai lunghi capelli castani piastrati e la frangetta portata a lato e raccolta in un ciuffo mi salutò: < Scusami, dovevo urgentemente cambiarmi. Ho fatto molto tardi? > domandò corrugando la fronte, ne approfittai per osservarla meglio: indossava una gonna rosa chiaro, poco più sopra del ginocchio, delle converse bianche ed un maglioncino bianco, mi domandai come non sentisse freddo vestita in modo così leggero
< Nono, tranquilla > risposi abbozzando un sorriso, mi leccai le labbra: < Va bene, ci facciamo un giro? > proposi sentendo le gambe andarmi in cancrena a causa del freddo e dell'attesa, lei annui vigorosamente e mi affiancò.
Ci rintanammo in un bar, Amber si sedette guardandosi intorno ammaliata dai colori caldi ed accoglienti, effettivamente era un bel posto, come mai non ci ero venuto prima con Ely... no niente. Aveva uno strano sorrisino stampato in volto ed inclinando leggermente la testa le chiesi confuso: < Perchè sorridi? > < Perchè di rado nei bar ci entro come cliente > ridacchiò portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quel gesto era così dannatamente familiare. Un ragazzo venne a prendere le ordinazioni: era alto, piazzato e la maglia aderente faceva sentire il mio fisico leggermente minuscolo ed indifeso vicino al suo ma Amber sembrò non notarlo a fatto a differenza di lui che se la stava mangiando con gli occhi < Vuoi guardarla ancora per molto? > domandai attirando l'attenzione di entrambi: il cameriere mi guardò infastidito, per fortuna che i clienti non si possono uccidere ed Amber alzò confusa lo sguardo dal menù < Io vorrei ordinare > continuai più sicuro di me: ero il cliente ed il cliente aveva sempre ragione, si schiarì la voce voltandosi sfacciatamente verso di me:
< Dimmi. > sputò senza nascondere l'irritazione nei miei confronti < Un cornetto alla nutella ed un cappuccino > risposi sorridendogli innocente, arricciò il naso ma quando udì la voce di Amber alla sue spalle il suo viso si rilassò < Anche per me! > affermò come una bambina sorridendo a 32 denti, poi gli ridiede indietro il menù. Quando il ragazzo se ne andò la osservai aggiustarsi le pieghe della gonna: < Non ti sei proprio accorta del fatto che ti stesse scopando con gli occhi? > domandai schiettamente poggiando entrambi i gomiti sul tavolo ed il mento sulle nocche delle mani, inclinò la testa verso destra: < In realtà no > < Beh era un bel ragazzo > notai schioccando la lingua, la cosa sembrò confonderla più del dovuto, < Insomma, potevi anche guardarlo, aveva un corpo piuttosto- > < Justin sei gay per caso?!. > domandò shockata,
sgranai gli occhi portando i palmi aperti in avanti, fermandola: < Who who che cazzo hai capito?! No!. >  scoppiò a ridere e dovette chinarsi su se stessa reggendosi la pancia con le mani per non sentirsi male, la cosa divenne così comica da far ridere anche me senza nessun contegno; la ragazza si ricompose mordendosi le labbra per non scoppiarmi nuovamente a ridere in faccia: < Scusami, non volevo ma davvero con quelle tue insinuazioni su quel ragazzo mi stavano venendo dei dubbi >
< Intendevo dire che al suo confronto mi sento un moscerino e mi sorprende di come tu non gli abbia sbavato addosso, obbiettivamente. >
dissi in tutta sincerità, si torturò il labbro prima di rispondermi: < Non prendermi come una sdolcinata del cazzo ma con te davanti gli altri non mi attirano neanche un po' > ed in quel momento le sue guancie andarono a fuoco, mi morsi l'interno della guancia guardandola: era bella, non si poteva negare ed era tremendamente dolce ma sentivo lo stomaco contorcersi e provocarmi delle orribili sensazioni,  avevo... come si chiamavano? Ah si, i sensi di colpa.

Verso le 8 di sera decisi di tornare all'istituto, < Ti accompagno > mi aveva detto seguendomi imperterrtita per tutto il percorso, la verità era che mi sentivo una femminuccia nel farmi accompagnare a casa da una donna e non ci tenevo proprio. Arrivati davanti alle vetrate della scuola mi voltai a guardarla: il sole era già calato quindi il suo volto era illuminato solo dalle luci dei lampioni, le gambe erano strette tra loro ed il suo corpo era rigido, era chiaro che cominciasse a sentire freddo, mi sfilai il giubbotto e successivamente presi la felpa nera che indossavo per i lembi, la osservai meglio: io quella felpa l'avevo già prestata a qualcun altro*. Scossi la testa ed un'indecisione piuttosto stupida si impadronì della mia mente malata: non potevo prestare quella felpa ad un'altra ragazza, non potevo e basta, era... scorretto, meschino, d'altro canto io con lei avevo chiuso e non avevo motivo di ancorarmi a simili cazzate, anzi dovevo liberarmi di qualsiasi cosa mi ricordasse lei se volevo andare avanti anche se questo significava dovermi liberare di tutta la mia vita, praticamente. In maniera più decisa mi sfilai la felpa rimanendo con la t-shirt bianca, Amber sgranò gli occhi presa in contropiede: < Justin che fai? Prendi freddo. > domandò preoccupata, scossi la testa infilandomi velocemente il giubbotto per sentire nuovamente un po' di caldo: < Da quello che mi hai raccontato abiti distante e... mi dispiace di non poterti accompagnare, davvero, ma oggi i cancelli dell'istituto chiudono tra meno di 15 minuti. Quindi mettitela o morirai di ipotermia vestita così > le spiegai serio incitandola ad indossarla, dopo qualche secondo di incertezza la indossò e notai quanto larga le andasse, sorrisi: < Sei... buffa > Amber gonfiò le guancie: < Non è vero > borbottò, istintivamente le spostai i capelli sulla spalla destra diminuendo la distanza tra di noi e la sentii tremare sotto il mio tocco, non ci eravamo mai minimamente sfiorati prima di allora, avevo l'impressione di correre troppo, di aver messo il turbo senza un effettivo motivo ma quando l'immagine di Elysabeth mi balenò in testa soffocando i miei pensieri non mi fermai a pensarci ulteriormente: la baciai, feci aderire le mie labbra alle sue, più sottili senza spingermi oltre; la ragazza portò inizialmente le mani sul mio petto, quasi a volermi spingere via ma non vi esercitò nessuna forza e così rimasero lì: incollate al mio petto quasi a farle da sostegno. Quando ci staccammo le sue ciglia svolazzarono verso l'alto, solleticandomi gli zigomi: < E' meglio che vada > sussurrò impacciata allontanandosi e schiarendosi la voce: < Beh si, ci vediamo Justin > disse semplicemente regalandomi un misero gesto con la mano, alzai un estremo delle labbra in un qualcosa che sarebbe dovuto apparire come un sorriso -davvero poco convincente- < Va bene > risposi mettendomi le mani nelle mani e dandole a mia volta le spalle incamminandomi verso l'istituto.
Mi maledissi per averla baciata: insomma la conoscevo poco o nulla, nonostante avessi ascoltato attentamente ogni sua descrizione ed ogni minimo particolare della sua vita quel pomeriggio, non avevo idea di cosa pensasse di me, avevo corso troppo ma il ricordo di Elysabeth - ed anche in quel momento ricordandomi i suoi baci mi vennero i brividi- mi spinse a dimenticarla... nettamente contradditoria come cosa ma non potevo permettermi di amarla, non più almeno ed Amber mi sembrava la ragazza giusta per... per tante cose, ecco.

*Elysabeth*
*1 settimana dopo*

Un'altra settimana del cazzo era passata, erano passati 12 giorni dal funerale di mia madre e la mia vita andava lentamente a fanculo. Erano ben 15 giorni, invece, che non vedevo ne parlavo con Justin ma la cosa era più che naturale visto che quel bastardo mi aveva lasciata. Dopo l'ultima ora di lezione mi rintanai in camera, decidendo ancora una volta di saltare il pranzo: non era una scena di vittimismo, era semplicemente che il cibo in quei giorni mi faceva schifo, mi sedetti a peso morto sul letto afferrando l'agendina poggiata sul comodino e cominciandola a sfogliare come ogni pomeriggio: in quelle due settimane di coma vegetale- "pausa" mi ero presa il disturbo di annotarmi le possibili motivazioni per le quali Justin Bieber mi avesse lasciata ed ogni tanto me le rileggevo, sperando di trovare il motivo effettivo, le ipotesi erano varie:

1) Era preoccuato per la mia vita e voleva tenermi fuori dai guai - ed una parte di me, forse quella più innamorata, ci sperava vivamente-
2) La sua era solo una scusa per liberarsi di me e rifarsi una nuova vita
3) Il suo "lavoro" gli rubava troppo tempo ed io lo sottraevo a lavori più importanti - ciò significava quindi che la droga valeva più di me? Fantastico -
4) E' in fin di vita ed ha voluto chiudere la relazione per non farmi soffrire - molto molto poco probabile ma mi rifiutavo di cancellarla dall'elenco-

schioccai la lingua: nulla, lui non aveva motivo di lasciarmi così su due piedi eppure l'aveva fatto; lui non aveva nessun permesso di entrare ed uscire dalla mia vita quando gli pareva eppure l'aveva fatto; lui non aveva il permesso per farmi innamorare e poi buttarmi via a suo piacimento, eppure l'aveva fatto. Mi stesi sul letto fissando il soffitto: la verità era che lo amavo e lo odiavo nello stesso momento, entrambe le cose le provavo con una passione assurda, io l'odiavo perchè l'amavo. La cosa realmente fastidiosa di tutto l'accaduto era che io gli avevo esplicitamente detto che lo amavo, senza troppi giri di parole e lui? Lui si era limitato a darmi un bacio sulla fronte come a dirmi: " Fai bene ad amarmi tesoro, tutti lo fanno" cazzo, non sopportavo il fatto che io avessi deciso di andare persino contro i pensieri di mia madre - che mi mancava come l'aria- e di mio padre -che mi veniva a trovare costantemente ma aveva già deciso di tornarsene a casa, tipico- pur di stare con lui. Mi alzai di scatto, stanca di farmi così tanti problemi per un coglione simile e dopo essermi ripresa dai notevoli giramenti di testa dovuti all'improvvisa risalita decisi di andare ad assistere allo spettacolo pomeridiano del corso di teatro che si sarebbe tenuto quel pomeriggio nel teatrino. Seguì la massa di persone che si dirigevano chiaramente nell'aula magna, chiudendomi nelle spalle ed evitando certi sguardi curiosi: chissà come si era saputo della rottura tra me e Justin ed in quel momento era uno degli argomenti più interessanti dell'istituto, stupide cagne spettegolanti. Entrai nel teatro vedendo la maggior parte delle poltrone già accupate e cominciai a girovagare alla ricerca di un posto libero.

*Justin*

< Smettila di borbottare dannazione, sarà divertente! > mi riprese Amber trascinandomi verso una fila di poltrone che presentava ancora qualche posto libero, sbuffai: < Io ti ho chiaramente detto che sta roba non mi interessa, anzi mi ricordi perchè ci siamo venuti? > domandai infine quando, trovati due posti, mi obbligò a sedermi facendo forza con le sue mani sulle mie spalle < Perchè è una cosa carina e poi questo teatro è così ben fatto da poter fare dei belli spettacoli ed ero curiosa, la tua scuola è così ben organizzata! > spiegò ammaliata da quell'inferno  mostrandomi un sorriso angelico, come quello di una bambina, le sorrisi dolcemente: sebbene la stessi frequentando da poco avevo capito che era una ragazza piuttosto semplice, amava i colori, lo spettacolo, i bambini ed i dolci, improvvisamente mi tornò in mente un episodio:

< Smettila di ingozzarti! > la ripresi sbuffando e distogliendo lo sguardo da quella scena raccapricciante, alzò lo sguardo dal suo gelato, come se fosse appena atterrata in un mondo a lei estraneo: < Cfosa c'fe che non vfa? > domandò con la bocca piena e le labbra sporche, mi morsi il labbro inferiore per non scoppiarle a ridere in faccia < Nulla > dissi osservando assiduamente il cioccolato sulla sua bocca, gonfiò le guance ed assotigliò gli occhi: < Non è vero, tu mi nascondi qualcosa > < E' che mangi come un maiale >, Elysabeth ingoiò l'ultimo boccone e spalancò la bocca indignata: < Mi piacciono i dolci. > si giustificò semplicemente.



< Justin? Justin ti senti bene? > domandò Amber scuotendomi preoccupata, scossi la testa e mi accorsi di essermi incantato come un idiota < Si, mi ero solo ricordato una cosa > spiegai passandole il braccio dietro le spalle ed avvicinando il suo volto alla mia spalla, la ragazza mi lasciò un bacio casto sul collo per poi soffermarsi sempre di più sulla mia pelle, salendo fino alla mandibola; quando sfiorò la belle sotto la mascella - cosa che mi faceva dannatamente impazzire- chiusi gli occhi prendendo un respiro profondo: < Amber, per favore non qui > sussurrai, ma nonostante tutto non avevo la minima intenzione di togliermela di dosso, ebbe la folle idea di leccarmi un lembo di pelle già segnata facendomi sobbalzare;
il ragazzo alla mia destra ci guardò malissimo ma poi, viste le condizioni, fece finta di non notarci. Mi voltai verso di lei lasciando che le nsotre fronti si sfiorassero e mi avventai sulle sue labbra entrando prepotentemente nella sua bocca e cominciando a giocare con la sua lingua, la sua mano- inizialmente poggiata sul mio ginocchio- strinse la mia coscia, gemetti e per vendicarmi le morsi il labbro provocandole un lamento, risi tra le sue labbra vista la reazione < Smettiamola > biascicò improvvisamente imbarazzata rimettendosi composta ed aggiustandosi i veli del vestito nero, mi passai una mano tra i capelli ravvivandoli e sorridendo soddisfatto, poi il mio sguardo si posò sulla persona più sbagliata del mondo e lei, intanto, stava guardando me.

*Elysabeth*

Sentii di essere sparata fuori dal mio corpo, le gambe e le mani sembravano non rispondere più ai miei impulsi, ai miei ordini: ero obbligata a rimanere lì, ancorata al pavimento a fissare quella scena raccapricciante: Justin che baciava avidamente un ragazza... perchè? Era quella l'unica domanda che riuscivo a pormi, perchè dopo sole 2 settimane sta già con un'altra? Perchè ha scelto lei e non me? Quando il loro bacio si concluse - era ora cazzo!- quella stronzetta ridacchiò aggiustandosi il vestito mentre quel lurido verme si guardò intorno soddisfatto fino a quando il suo sguardo non si posò su di me, facendogli spegnere immediatamente l'entusiasmo: merda merda corri corri ed invece no, rimanemmo a fissarci per minuti interminabili fino a quando non sentii gli occhi diventarmi umidi, il naso pizzicare e le labbra tremare, sapevo bene che sintomi fossero quelli e prima scappavo da là meglio era.
Un ragazzo mi tagliò la strada ed il mio contatto visivo con Justin fu interrotto per pochi secondi; secondi che mi bastarono per riprendermida quello stato di trance e scappare via spintonando più persone possibili.

Mi chiusi nuovamente in camera, respirando a fatica e con il petto che si alzava irregolarmente a causa della corsa appena fatta, < PORCA PUTTANA! > urlai nervosa scoppiando a piangere e scaraventando un cuscino sul letto, lo odiavo profondamente, lo odiavo con tutta me stessa e giurai a me stessa di fargli male come lui ne stava facendo a me. Afferrai il quadernetto con tutte quelle opzioni del cazzo, uscii l'accendino dalla tasca posteriore dei miei jeans e senza pensarci più di tanto lasciai che la fiamma consumasse lentamente le pagine del taquino; aprii la finestra facendo arieggiare la cameretta e lo tenni sospeso nell'aria fino a quando non sentii la fiamma terribilmente vicina al mio dito che reggeva l'estremo del libretto, poi lasciai cadere gli ultimi resti bruciati. Qualcuno bussò alla porta, ma in maniera insolita: infatti i tocchi furono leggeri, regolari, potevano dei tocchi alla porta essere considerati eleganti? No perchè quelli lo erano, < Giuro che se sei tu Bieber ti spacco la faccia a suon di pugni! > minacciai immaginando che potesse essere l'unico verme ad essermi corso dietro in quella circostanza, spalancai la porta con una rabbia assurda e fui colta alla sprovvista: Cara mi guardava con un sorrisino compiaciuto, poggiata allo stipite della porta, chiusa in un paio di leggings neri, dei tacchi ed una t shirt bianca: < Mi fai entrare? > domandò semplicemente, boccheggiai cercando le parole esatte per chiederle da dove cazzo uscisse fuori, in effetti era sparita per un bel po' di tempo, < Accomodati ma non rompere il cazzo > dissi semplicemente indicandole svogliatamente il letto, uh risponderle era stato più facile del previsto, non si fece intimorire dal mio invito poco gentile, anzi entrò piuttosto convinta in camera mia accomodandosi immediatamente sul letto ed accavallando le gambe: < Allora, cosa pensi di fare? > domandò, agrottai le sopracciglia: di che parlava? < Non ho idea di cosa tu stia blaterando > dissi in tutta onestà portandomi le mani sulle tempie e massaggiandole in senso orario < Di Justin Elysabeth. Sono più di 2 settimane che a scuola si sa di questa nuova ragazza con la quale esce, in realtà pensavo che lo sapessi già ma vista la reazione di oggi immagino di... no > concluse alzandco un sopracciglio cercando un mio segno di assenso, rimasi in silenzio e senza parole: ero l'unica idiota che non avendo incontrato quel coglione in quelle due settimane non era a conoscienza della sua nuova relazione, fantastico, ero lo zimbello dell'istituto... di nuovo e poi... lei mi stava spiando per caso?.
Mi morsi furiosamente un labbro fino a quando non sentii il sapore ferreo del sangue invadermi la bocca < Dovresti disinfettare il labb- > < Lo so. > la interruppi leccandomi velocemente la ferita sperando di poter interrompere il flusso di sangue che fuoriusciva, sospirò rumorosamente e si alzò in piedi:
< Senti bella non sono venuta qui a perdere tempo >
< In effetti la tua presenza cominciava ad infastidirmi. Dimmi cosa vuoi e vattene >
< Chris vorrebbe parlarti >
spiegò in poche parole sorridendo sornione, mi ghiacciai all'istante: cosa voleva Chris da me? Cosa voleva farmi ancora? Avevo ricominciato a vivere, mi ero persino dimenticata della sua esistenza... ora cosa voleva da me? Con Justin inoltre era risaputo - a quanto pareva- che avessi rotto da ben 2 settimane... io non volevo più aver a che fare con quella storia, < Io non ho idea di cosa voi vogliate ma non sono cose che mi riguardano, lasciatemi in pace! > e l'ultima parte suonò più come una supplica straziante, Cara unì le labbra in una linea dura e rossa a causa del suo rossetto, poi con un non so che di falsamente amichevole mi poggiò una mano sulla spalla: < Elysabeth vogliamo aiutarti, a dimenticarti di Justin e del fatto che lo ami- quando disse quelle ultime parole sentii una fitta tremenda al cuore- E cosa c'è di meglio che parlare con un ragazzo che lo odia? Possiamo aiutarti > sussurrò guardandomi con quei suoi occhi verdi e a mio parere maligni, perchè lei era seriamente il male cazzo, < Io non voglio guai. > dissi semplicemente non volendo rifiutare immediatamente quella proposta: io ero oramai sicura di odiare Justin, Chris lo odiava più di me ed io volevo rendere la vita di Bieber un inferno come lui l'aveva resa a me, perchè non sentire cosa voleva? Cara scosse la testa: < Non ne avrai visto che starai dalla parte del... cattivo > e alla parola "cattivo" alzò le sopracciglia e gli estremi delle labbra in un ghigno malefico; mi guardai intorno cercando di aggrapparmi alla parte più razionale di me che mi consigliava di lasciar perdere, provai a trovare anche un solo motivo per non incontrare Chris ma... non esistevano, tutto sembrava urlarmi di staccarmi dal passato e di vendicarmi - che pensieri malsani- < Andiamo. > dissi semplicemente guardandola con quanta convinzione possibile.

*vi consiglio di far partire Mirrors*

Cara camminò decisa verso il parcheggio dell'istituto, riservato a chi poteva guidare una macchina, attraversammo uno squarcio di prato durante il quale il rumore irritante dei suoi tacchi fu attutito ma quando tornammo sull'asfalto quello tornò l'unico suono a riempire l'aria; passando tra le numerose macchine ne riconobbi una in particolare: era nera e lucida, perfettamente pulita e curata e dalla forma elegante ed il muso affusolato... era quella di Mark o sbaglio? No El, non sbagli quindi ora alza il culo ed allontanati, annuii come una pazza alla mia voce interiore ed aumentai il passo, < Eccoci > disse dopo qualche minuto Cara indicandomi una piccola rientranza tra i due palazzi che circondavano il parcheggio, assottigliai gli occhi scrutando la sua espressione: non mi piacevano i vicoli, tutti i ricordi che avevo in corrispondenza di posti così stretti ed isolati non erano positivi, tuttavia il suo sguardo era sereno, tranquillo e per nulla agitato, sembrava un qualcosa che faceva di routine quindi respirai affondo ed entrai nel vicolo cieco.
Appena mi infilai tra le due mura riuscii a scorgere in lontananza Chris ed altri 2 ragazzi che non sapevo chi fossero, beh meglio così,  arrivai lì di fronte tenendo sempre un bel po' di metri di distanza da lui, Cara provò a spingermi in avanti portando una mano sulla mia schiena ma la fulminai immediatamente: < Sto bene qui, grazie. > feci acida incitandola ad allontanarsi da me, alzò le mani in aria in segno di innocienza e si avvicinò ai 3 ragazzi, stando alle loro spalle ed osservando la scena da dietro le loro grandi spalle, < Elysabeth da quanto tempo! > Chris mi salutò aprendo le braccia e facendo un passo avanti, che cazzo si aspettava un abbraccio per caso? Indietreggiai di scatto < Stai là a cuccia Chris, non così tanta confidenza. > lo misi in guardia, davo le spalle all'unica via di fuga, ciò mi permetteva, in caso le cose dovessero mettersi per il verso sbagliato, di scappare a gambe levate
< Who who, tranquilla, nervosa per la rottura con il tuo ragazzo? > domandò alzando un sopracciglio e volendomi evidentemente infastidire, mi morsi l'interno della guancia cercando di non dargliela vinta e rimasi completamente calma < No, vorrei solo sapere da dove spunti dopo così tanto tempo, che c'è... sei risorto per caso? >
< No, è che ho svolto i miei affari in silenzio, senza che nessuno sparlasse o spettegolasse su di me... sai, non sono come il tuo Justin. Lui è così... esibizionista >
concluse annuendo alla sua stessa opinione, in realtà non mi interessava cosa facesse o non facesse Justin in quel mondo di merda, quindi se pensava che colpirmi nominando Justin mi avrebbe messo in difficoltà si sbagliava, < E... quindi? > domandai sfacciatamente alzando un sopracciglio, Chris sorrise compiaciuto: < Vedo davvero l'odio nei tuoi occhi > , quell'affermazione mi sorprese: sembrava serio e... sorpreso, possibile che riuscisse a leggere tutto il rancore che provavo? < Pensavo di trovarti distrutta, afflitta, indifesa > cominciò l'elenco di atteggiamenti che mi davano il voltastomaco, infondo avevo imparato a respingerli e a difendermi, pertanto classificarmi con simili nomi era assolutamente inappropriato < Sorpresa, non è così > gli feci notare con tono ironicamente felice, schioccò la lingua: < Ho notato. Comunque, niente- fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi- volevo chiederti se volevi entrare nel nostro gruppo > assottigliai gli occhi: < Perchè tutta questa fretta? Tutta questa fiducia nei miei confronti? E soprattutto di punto in bianco? > domandai attenta ad ogni loro minimo movimento, parola o cenno, Chris scrollò le spalle < Il nostro è un gruppo numeroso come avrai potuto notare... ma sono tutti così monotoni e privi di passione in quello che fanno > che cazzo di passione serviva per spacciare droga e picchiare le persone?
< Quindi abbiamo deciso di prendere qualche nuovo membro, uno che riuscisse a divertirsi e a trarre beneficio morale, oltre che materiale, da quello che fa > continuò, < E perchè avreste addocchiato me? >
< Per il semplice fatto, Warren, che tu hai passato l'inferno e ne sei uscita intatta, che si vede lontano un miglio che la gente ed il mondo ti stanno sul cazzo e che non avresti motivo di aiutare il prossimo... eccetto Justin ma oramai neanche lui. >
< Mi stai considerando una persona insensibile?. >
< Più o meno ma è un... -
si leccò le labbra- complimento, ecco. >
< Io non ci tengo a spacciare droga, mi fa schifo quella roba >
sputai, sembrò aspettarsi quella frase perchè mi controbattè subito dopo: < Lo so bene. Vorrei solo chiederti di mettere i bastoni tra le ruote a Justin. > ok, in quel momento ero spaventata dalle sue parole < Voglio che tu gli impedisca di vendere, sai, furto di carichi di droga, prendere i suoi clienti, farli fuori gioco per un po'... cose così, giusto per far tornare il mio gruppo in testa... o dovrei dire nostro? > concluse e con quella domanda capii bene che volesse una risposta in quell'istante, mi guardai intorno soffermandomi sulle figure poco più dietro di Chris: sembravano tremendamente annoiati dalla situazione e vidi vagamente il problema che si era riscontrato in quel gruppo e allora perchè facevano del male alle persone picchiandole e vendendo loro quella merda? Non aveva senso come cosa,
< Perchè lo fate se non ci trovate gusto? > domandai, Chris fece per rispondere ma quando notò che il mio sguardo andava oltre alle sue spalle si voltò seguendo la traiettoria dei miei occhi poggiandoli sui suoi due compagni, questi due sembrarono sorpresi di essere chiamati in causa e si guardarono per un secondo: < Per i soldi > rispose quello a destra mentre quello a sinistra annuì: < Si vive bene, ci sono sempre ragazze pronte ad andare con uno ricco, muscoloso e che fa paura a tutti > entrambi si batterono il pugno, schifosi, Cara avanzò facendosi spazio tra i due mister muscolo e si arrotolò una ciocca di capelli neri tra le dita: < Io e Chris siamo alcuni dei pochi a trovare gusto in quello che facciamo, amiamo l'adrenalina, il rischio, la droga e cose così, gli altri sono solo assillati dal denaro. In Chris c'è anche l'odio > sembrava così fiera di pronunciare quelle parole così meschine che dovetti scuotere la testa lievemente per evidenziare il mio segno di disagio, ma il mio era un disagio morale, il loro era psichico a quanto pareva.
Cercai di mordermi il labbro, presa dal nervoso ma quando sfiorai la ferita che si era appena rimarginata decisi che era meglio lasciar perdere, decisi di pormi delle semplici domande per scegliere la cosa giusta:
Ero felice?

Non proprio
Odiavo Justin?
Si, abbastanza
Lo amavo?
In quel momento ero sicura di no, o almeno non più
Mi aveva ferita?
Tantissimo
Cosa aveva fatto di male?
Tradito, lasciato, praticato bullismo in passato ed illuso, erano alcune cose della lista
Volevo fargliela pagare?
Si.

Schioccai la lingua: < Ci sto. > dissi semplicemente, Chris sorrise, si alzò la maglietta e dalla cinta uscì una pistola, sgranai gli occhi arretrando di un passo con il terrore che volesse usarla contro di me senza alcun motivo ma quando me la lanciò e riuscii a prenderla al volo lo guardai confusa, < Benvenuta nella famiglia dolcezza. > mi rispose aprendosi in un sorriso strano: amichevole, malizioso, sornione ma nettamente più sincero dei precedenti.

 

*Justin*

Dopo quell'incontro inaspettato con Elysabeth in teatro passarono altre due settimane e divenne sempre più strana; gli unici momenti nei quali potevo vederla erano durante le lezioni di filosofia ma sembrava non vedermi, sembrava che non esistessi, accanto al suo banco si sedeva assiduamente il tipo che faceva parte del gruppo di Chris... perchè?
Il cellulare mi vibrò e fui costretto a distogliere lo sguardo dal suo profilo: 2 messaggi non letti.
Amber: Ci vediamo oggi pomeriggio? :)
Tom: Bro ricordati che oggi al vicolo arriva il nuovo carico di droga.

Decisi di ignorare il primo, scusa Amber non è il momento, e risposi direttamente al secondo:

Risposta: tranquillo Bro, ho tutto sotto controllo, questo pomeriggio alle 5 sarò al vicolo a ricevere il pacco.

Da: Tom. Non è che vuoi aiuto? Davvero posso liberarmi dal mio impegno e venire con te, è un carico tosto soprattutto perchè lo abbiamo pagato l'ira di Dio.

Risposta: ma ti sembra il caso? Nessuno fotte Justin Bieber, l'ultimo che ci ha provato si è fatto una nuotata nel fiume... ahahah sono serio Tom, faccio da solo e lo porto subito da Mark così starà al sicuro.

Da: Tom. Va bene Biebs :) ti aspetto in camera di Mark con il carico oggi pomeriggio.


Solo dopo decisi di rispondere ad Amber sapendo bene quanto permalosa fosse, ognuno aveva dei difetti no? Mi organizzai con lei permettendole di finire le lezioni pomeridiane alla sua scuola di arte e di raggiungermi verso le 4 nella mia cameretta, poi l'avrei liquidata con una scusa banale. Mi piaceva, era... carina -se non bella-e dolce ma non volevo minimanete accennarle al mio lavoro, non dopo sole 4 settimane di relazione. Suonò la campanella ed Elysabeth si alzò velocemente portandosi la sacca in spalla ed aspettando che quell'orso del tipo vicino a lei l'accompagnasse fuori; cosa cazzo succedeva?.


Alle 4 Amber si appropriò della mia cameretta: < Uh quanto sei carino in questa foto! > disse indicando una foto posta su uno degli scaffali ed afferrandola, cercai di sfilargliela dalle mani ma lei mi sfuggì: < Eddai stai fermo! Sei così piccolo > < Avevo dei capelli e dei vestiti orribili, lasciala! > mi lamentai allungandomi nuovamente inutilmente verso di lei, come un koala, sbuffò: < Okok. > e così dicendo, leggermente annoiata, la rimise al suo posto < Dio grazie > sospirai, ma la ragazza rimase ad osservare incantata e nettamente più seria e tranquilla un'altra foto: < E' tua madre? > domandò facendo un cenno con la testa alla foto che tenevo ben esposta vicino ai libri: c'eravamo io e mia madre in giardino, era estate e lei aveva appena piantato gli ultmi alberi, ricordavo bene di averla aiutata nel giardinaggio e così scattammo una foto "ricordo" visto che era davvero speciale il fatto che io alzassi il culo dal divano per aiutarla a fare i servizi, quanto la amavo, < Si > risposi semplicemente cercando di deviare l'argomento, mi mancava così tanto < E lei dov'è? > chiese innocentemente Amber sedendosi a mo' d'indiano sul mio letto, cominciai a sistemare la mia scrivania senza un fine preciso, volevo solo che capisse che ero impegnato o comunque non disposto a parlare di lei
< A casa. >
< E perchè non viene a trovarti? >
< Perchè ha da fare >
< Non può venire con tuo padre? >
le sue domande così innocenti ma assidue mi fecero innervosire: < No! Fatti i fatti tuoi cazzo! > ringhiai, il mio tono sembrò spaventarla parecchio... dovevo ricordarmi che lei non era come Elysabeth: quella ragazza non aveva paura quasi di nulla, era riuscita a superare tutto con una calma assurda, quando urlavo a lei non faceva ne caldo ne freddo, anzi si imbestialiva il doppio di me se capitava, Amber invece era timorosa, piccola e fragile e dovevo contenermi... per non parlare del fatto che in sua presenza non potevo neanche fumare perchè la cosa la infastidiva da morire; cominciai a chiedermi se Amber fosse realmente innamorata di me, del vero me o di quello che cercava di ricreare ed aggiustare, come se fossi un giocattolo in riparazione da dover ripristinare e dal quale eliminare tutti gli errori di fabbrica... stavo diventando paranoico.
Mi sedetti al suo fianco e l'attirai vicino a me: < Non volevo urlare piccola ma... è un argomento delicato che non voglio toccare > spiegai accarezzandole la schiena, annuì flebilmente lasciando che la cullassi con i miei leggeri dondolii del busto, alzai lo sguardo verso l'orologio: le cinque meno dieci, dovevo far presto; la scostai dolcemente da me, lasciandole un bacio sulle labbra e sulla fronte: < Devo andare, ho un appuntamento con un amico che non vedo da tanto. Ci sentiamo stasera nel caso ok? > chiesi, era ovvio che per lei la risposta fosse affermativa, comunque annuì < A stasera Justin > mi salutò schioccandomi velocemente un bacio sulla guancia per nulla turbata dal mio impegno, poi schizzò via.


*vi consiglio di far partire You Found Me*

Mi appostai nel vicolo 13, fumando una cigaretta ed aspettando che il ragazzo con il carico si facesse vedere, non c'era nulla di difficile nel portare un cazzo di pacco in un cortile, dove era finito? Finalmente il ragazzo girò l'angolo e mi venne incontro reggendo con due mani il pacco pesante < Era ora! > lo richiamai alzando le mani al cielo, la mia voce sembrò spaventarlo
< Scusi per il ritardo, il pacco era pesante ed il mio capo ha detto di star attento.. > farfugliò < Sisi ok, grazie. > dissi semplicemente aspettando che se ne andasse volendo ispezionare il contenuto da solo < Ho già pagato. > chiarii, lui annuì ed alzò i tacchi pronto ad andarsene come gli era stato ordinato
< Tranquillo, perchè non rimani un po' con noi? > una voce fuori campo irruppe nella conversazione, mi alzai smettendo di analizzare il pacco: < Che cazzo... > il ragazzo si spostò vicino al muro, spaventato ed una ragazza chiusa in un paio di leggings neri e giubbotto di pelle del medesimo colore mi apparve davanti, sebbene distante poichè ancora all'inizio del vicolo, < Elysabeth?. > domandai battendo più volte le palpebre, camminò ondeggiando sinuosamente i fianchi e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quel gesto l'avevo visto così tante volte da poter contare persino i secondi nei quali lo compieva ma in quel momento quella sua azione risultò diversa dalle altre volte: era più convinta, sinuosa e provocante
< Buon pomeriggio Bieber > sorrise sfidandomi, sembrava quasi di rivedere Warren, la piccola rompi cazzo dei bagni femminili < Che ci fai qua? > domandai < Oh niente, un giro > spiegò vaga e fece cenno ad un ragazzo di entrare nel vicolo; la situazione non mi piaceva per niente, il ragazzo si avvicinò senza troppi problemi al pacco, aveva un volto familiare... il gruppo di Logan, lui era uno di quei bastardi cazzo, uscii immediatamente la pistola puntandogliela contro.
Dovetti voltarmi verso Elysabeth per capire cosa stesse accadendo: Io puntavo con la pistola il tipo e lei puntava una pistola verso di me, se crepava uno crepavamo tutti,
< Che cazzo stai cercando di fare?! > le urlai contro senza distogliere la canna della pistola dal mio obbiettivo che intanto si era immobilizzato, visto che era tenuto sotto tiro
< Semplice, prendo il carico di droga, no? > domandò come se fosse la cosa più ovvia del mondo, droga? Che c'entrava El con la droga!? E perchè cazzo aveva una pistola Dio santo!? < E' il mio carico, che cazzo blateri? > < Si chiama rubare, Bieber > spiegò come se stesse parlando ad un bambino, digrignai i denti tenendo ben salda la pistola
< El fallo allontanare o giuro che gli sparo > sapevo, in cuor mio, di stare bleffando: ero così terrorizzato dall'ultima volta che avevo ucciso qualcuno che premere il grilletto sarebbe stata un'impresa, Elysabeth sfilò senza preavviso una seconda pistola dalla cintura puntandola verso il ragazzo che si era appiattito contro il muro e stava fissando la scena: < Non credo proprio Justin > sorrise < Se tu spari a lui, io sparerò al marmocchio qui presente e ti farò saltare una gamba, se mi andrà > sgranai gli occhi: < Cosa cazzo vorresti fare!? Lascia quell'affare Elysabeth! > le urlai spaventato per l'incolumità del ragazzo là vicino, non c'entrava nulla quel tipo dannazione, < Oh smettila di urlare Biebs! > mi riprese molto teatralmente ruotando gli occhi al cielo, < Lasciami finire il mio lavoro e nessuno si farà del male. > mi consigliò con estrema calma, ingoiai a stento la saliva sentendo la gola bruciare e le tempie pulsare dall'agitazione, ero nella merda: non solo ero solo ma soprattutto c'era quel dannato fattorino di sto cazzo in mezzo; abbassai la pistola portandomi le mani tra i capelli ed il tipo al fianco di Elysabeth schizzò in avanti afferrando il pacco con estrema tranquillità grazie ai muscoli sviluppati alla mo' di Hulk lungo le braccia.
Lo vidi allontanarsi tranquillamente via dal viale e svoltare l'angolo, probabilmente El diede il permesso al fattorino di scappare via perchè lo sentii correre via a gambe levate soffocando qualche urlo da femminuccia, < Che cosa sei diventata. > sussurrai spiazzato dalla situazione, volevo solo svegliarmi da quell'incubo, lei inclinò la testa verso destra:
< Non ti piace cosa hai creato? >
< Cosa avrei creato io?! >
< Niente, niente >
deviò immediatamente, la sua pistola era puntata contro di me, nonostante tutto riuscii ad intravedere la stanchezza del suo braccio steso
< Metti giù quell'affare, non è un giocattolo e non c'è bisogno che tu me lo punti ancora contro, ti sei fottuta quell'ordine che valeva un botto di soldi. Non ti basta? > domandai gesticolando e mordendomi la guancia per non saltarle addosso e riempirla di pugni, scrollò le spalle: < In realtà quello era l'obbiettivo principale, lo stiamo elaborando da tante settimane Biebs e tu sei così allocco da renderci tutto così facile >
< RenderCI? >
< Esatto, a proposito: Chris ti saluta! > 
si ricordò mostrandomi un enorme sorriso, il sangue mi si ghiacciò nelle vene, persi la capacità di nascondere ciò che provavo e buttai tutto fuori: le gambe cedettero facendomi inginocchiare, la guardai allibito ed apparentemente privo di voce: < Sei... sei entrata in quel giro? > balbettai sperando che mi dicesse di no
< A quanto pare > cosa le aveva fatto quel bastardo? Non era Elysabeth! Era pazza, stronza, insensibile < Tu sei pazza. > notai addolorato, assottigliò gli occhi: < Non quanto te. > sputò < Sai, ho pensato ad un modo per ferirti come hai fatto con me > cominciò a parlare camminando a destra e sinistra giocherellando con la pistola come se fosse un giocattolo < Ma francamente non vedevo come farti star male moralmente... insomma: hai una ragazza, sei felice, che posto ho io ancora nella tua vita? Nessuno! Quindi ho deciso di ferirti attraverso gli affari ed anche fisicamente, chi lo sa. > si ravvivò i capelli come se stesse conversando di una cosa qualunque, poi mi ripuntò quel dannato affare addosso. Vidi i suoi occhi chiari privi di emozioni, color ghiaccio, vidi le sue mani più screpolate del solito, segno che avesse maneggiato tanto le armi o comunque qualcosa che le rovinasse, possibile che le avessi fatto tanto male? Io l'amavo ed era chiaro, come poteva minimamente pensare che non fosse così? < El. El ascoltami io ti amo- > non mi lasciò neanche finire di parlare che scoppiò a ridere in maniera quasi surreale, pazza, si dovette reggere la pancia con entrambe le mani ed ebbi seriamente paura che potesse esercitare a sproposito fin troppa pressione sul grilletto; tornò seria asciugandosi in modo teatrale delle immaginarie lacrime: < E' davvero commovente Bieber > cominciò, poi il rumore della sicura della pistola che veniva disinserita in quell'istante mi allarmò < Ma non ci credo più > mi puntò la pistola contro tenendo il braccio maggiormente teso, cercai disperatamente la ragazza - o ragazzina, perchè per me era tremendamente piccola dentro l'animo- della quale mi ero innamorato: cercavo disperatamente di farla uscire da quell'incubo, di riscovare quella Elysabeth che non manovrava le pistole con così tanta disinvoltura, cercai di estrapolare da quel corpo la ragazza che avevo lasciato per troppo amore... ma non c'era, non c'era più ed io ero destinato ad accettarlo o, nel peggiore dei casi, a morire in quell'esatto momento visto che avevo una ragazza completamente fuori di testa davanti ed armata;
decisi di affrontare la situazione con maggiore coraggio: mi sistemai comodo con le gambe incrociate, osservandola, il mio sguardo così diretto sembrò quasi metterla in agitazione:
< Perchè... perchè mi fissi? > borbottò e notai la sua mano cominciare leggermente a tremare, mi tirai le punte dei capelli molto lentamente sapendo, quanto in passato gli piacessero
< Perchè voglio guardare negli occhi chi mi vuole uccidere > spiegai semplicemente, lei mi diceva sempre che i miei occhi erano in grado di sciogliere qualsiasi cosa con il loro colore così caldo, cominciai a sperare che riuscissero a sciogliere anche il ghiaccio delle sue iridi così fredde ma senza nessun risultato, < El > la richiamai con voce roca, si spaventò del mio tono così calmo... amichevole < Cosa è successo? > domandai addolorato, dov'era la mia piccola? < Dov'è la mia bambi- > < NON dire che sono tua! > urlò tappandosi le orecchie, ebbi l'impulso di abbracciarla ma rimasi fermo dov'ero: non era il caso di abbracciare una con una pistola, sorrisi:
< Tu sei mia. Che tu lo voglia o no. >
< Sta zitto. >
< Tu sei e lo sarai sempre. Volevo che vivessi una vita fottutamente normale e lasciarti era l'unico modo, come voleva tua madre dannazione! >
< Tutte cazzate! Ti ho visto con quella troia! >
urlò indicando un punto a caso del muro, mi morsi il labbro colpevole: volevo solo togliermela dalla testa, Amber me l'ero fatta piacere per causa di forza maggiore, < Dovevo andare avanti! Sai che ti amo Amber! > appena pronunciai quel nome sgranai gli occhi e mi tappai la bocca con una mano: cosa cazzo avevo detto?! Da dove cazzo mi era uscito il nome di Amber?? Elysabeth sembrò sull'orlo di un crollo psicologico - se non ci era già- assunse un'espressione di odio profondo:
< Hai ragione, devi andare avanti ed anche io > mi ripuntò la pistola contro < Ecco perchè ti voglio morto. > sputò con odio, un odio che neanche io dopo tanti anni passati in cattività in ambienti così poco sicuri ed eleganti ero mai riuscito ad accumulare < Voglio solo che tu sappia > cominciai chiudendo gli occhi < Che non mi pentirò mai di averti salvata da quella discoteca e vorrei salvarti anche da questo, ma non posso. > conclusi in totale sincerità: volevo la sua felicità, volevo che tornasse a vivere.
Le mie parole sembrarono non scanfirla minimamente, fece più o meno 7 lunghi passi indietro, mi sorrise in maniera inquietante e tetra ma io ero così fissato e concentrato sui suoi occhi che riuscii a scorgere una punta di esitazione quando cominciò ad imprimere sempre più forza sul grilletto, < Ciao ciao Justin. > dopo di che ci fu solo uno sparo.

      The End.

             Or maybe Not.




Non mi viene da piangere, per il semplice fatto che la strada, per fortuna, con voi è ancora lunga! Sono fiera e felice di poter annunciare che ci sarà una seconda stagione di Cigarette
anche perchè, come potete vedere, qua non si è concluso proprio nulla anzi, vi ho provocato solo più traumi trololol.
Rimanendo in tema mi scuso se il capitolo può essere stato pesante per quanto riguarda la lunghezza ma volevo seriamente concludere in un unico capitolo,
ecco perchè come vedete ci trovate colpi di scena su colpi di scena, è tipo dare ad un vecchietto che soffre di tacchicardia uno spavento dopo l'altro lo so(?).
Anyway ho cercato di rispondere a delle recensioni ma sono SCOMPARSE, non le trovo più e non ricordo a quale capitolo appartenessero, ho risposto ad alcune che mi sono ritrovata davanti
ma adesso vado a rispondere alle altre, tranquille che vi rispondo adesso, almeno alle ultime(?).
Un grazie infinite a Nausicaa e Gaia che mi hanno fatto questo bellissimo banner e questa bellissima locandina, ero tipo fissata con sta cosa dei banner e delle locandine (?)
Un grazie immenso a voi che siete stati con me per tutta la serie, spero di non deludervi, spero di potervi trasmettere qualcosa e che Cigarette riesca sempre, sia adesso che in futuro
a farvi emozionare e provare almeno 1/4 di cosa provo io scrivendo. Siete delle persone meravigliose e grazie di cuore per tutto ciò che scrivete, fate o dite. Non sapete quanto sia importante per me tutto questo.
Cigarette, la seconda serie, comincerà... presto, non so quando ma al più presto: devo rielaborare un po' di cose, inoltre prima rilascerò il trailer, quindi devo lavorare anche su quello.
E spero che in questo arco di tempo qualcuno riesca a leggere cigarette. Quindi, se tu sei arrivato a questo punto ed hai cominciato da poco a leggere cigarette:
spero ti sia piaciuta e che questa"pausa" ti abbia permesso di immedesimarti meglio in tutto questo!
Non ci credo ancora, è...strano vedere come si sono evolute le cose della fanfiction, chi lo avrebbe mai detto che da un incontro nei bagni saremmo arrivati a...questo?
Posso assicurarvi che certe cose non me le ero programmate neanche io. Come potete notare ho inserito anche qui due canzoni,
la prima mi piace moltissimo ed è... profonda, come ritmo(?) e mi sembrava adeguata, la prima l'ho fatta soprattutto per una cosa morale:
se avete notato, è la stessa che ho usato nel trailer, è come se tutto tornasse alle origini: Warren che torna schiva, fredda, incapace di difendersi moralmente da Justin.
E' tutto un cerchio.
Io spero davvero di potervi trasmettere queste piccole cose, questi piccoli dettagli, perchè per me sono davvero importanti.
Vi amo tantissimo, grazie di tutto.
Ci sentiamo prestissimo con il trailer. Spero di poter leggere anche qui i vostri pensieri finali, conclusivi sulla ff, di sapere cosa ne pensate, se ci siete, se no.
Io sono sempre qua a leggere, ogni giorno, a lavorare con Justin, Elysabeth e Cigarette.
Much love, Mel.



   
 
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