Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: trajektoria    07/06/2013    2 recensioni
Tenera storia su come la relazione tra Sherock e John sia affiorata e si sia trasformata in qualcosa di più. Tutte le gioie dello stare insieme e gli sforzi di capire cosa si prova l'uno per l'altro, il primo bacio da ubriachi - un esperimento, ovvio (per la scienza, John!)- il primo appuntamento e forse pure la prima volta. Naturalmente se Sherlock mai volesse farlo, dato che si considera un asessuale. Ma John è paziente e come al solito comprensivo...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sommario:
E'ancora amicizia o forse amore? A quanto pare solo la scienza può dircelo.  E giornaletti per ragazzine...

Ed eccoci nuovamente al secondo capitolo di questa simpatica fanfiction! Probabilmente non vi importerà ma ho voglia di raccontarvi i fatti miei perciò vi dirò che ho letto e tradotto questo capitolo ascoltando l'album di questo meraviglioso gruppo! Buon ascolto a chi lo vorrà! :D

Storia originale qui :)


SOMMARIO:
E'ancora amicizia o forse amore? A quanto pare solo la scienza può dircelo.  E giornaletti per ragazzine...

 

Sono le sei di mattina. Terribile orario per il risveglio post-sbronza. John Watson gemette, mugugnò e cercò di tornare a dormire, ma gli incessanti tonfi, fruscii e bip che provenivano dal salotto rendevano questa un'impresa impossibile.

Aprì lentamente le palpebre. La luce del sole colpì le sue pupille con tale forza da costringerlo a coprirsi con un cuscino per cercare di combattere quell'accecante bagliore, il quale gli penetrò fin dentro il cranio. Si sentiva come se una mandria di elefanti stessero ballando il tip-tap all'interno del suo cervello, la gola era estremamente secca e il sapore nella sua bocca lasciava intendere che avesse mangiato un gatto morto la sera precedente. Lanciò un ultimo e sofferto lamento, desiderando di essere morto. I rumori provenienti dal salotto, sicuramente provocati da Sherlock, di certo non aiutavano le sue pessime condizioni sia fisiche che mentali.

Quando finalmente riuscì a racimolare le forze per rimettersi seduto, cominciò a massaggiarsi le tempie e cercò di riprendersi. Si chiese per un momento perchè diavolo puzzasse come un birrificio e perchè mai stesse dormendo in camera di Sherlock. E, per essere più specifici,  nel letto di Sherlock.

"Grazie a Dio sono ancora tutto vestito!" pensò tra sè e sè guardando con sollievo i suoi vestiti stropicciati. Annebbiati eventi della sera precedente cominciarono a tornare a galla. 

Ricordò di essere andato al pub con Sherlock e di aver mandato giù una ridicola quantità di birra in compagnia di polacchi festaioli. Ricordò poi il tassista fan di Madonna che aveva cantato incessantemente per tutto il tragitto Like a Virgin, cosa che, al momento, era parsa esilarante. Poi John s'era sentito troppo stanco per salire le scale che portano alla sua camera da letto, ed è per questo che era poi finito nel letto di Sherlock. Dopodichè gli aveva chiesto se fosse ancora vergine e se avesse mai amato qualcuno. E poi...

"Oh Cristo... L'ho baciato!", pensò John, sentendo la propria vergogna dipanarsi su tutto il volto. Non potè fare altro che meravigliarsi della propria stupidità. "Due vole. Bene, questo sì che è imbarazzante..."

Non voleva in alcun modo abbandonare la stanza e affrontare il proprio coinquilino, ma aveva un disperato bisogno di bere. E di farsi un bagno. Perciò, nonostante l'imbarazzo e le irritanti pulsazioni che provenivano dall'interno del proprio cranio, riuscì a mettersi in piedi e a trascinarsi in cucina.

Da dove si trovava poteva benissimo ricostruire, grazie a tutto quel trambusto, i movimenti mattutini di Sherlock. La stanza sembrava anche più confusionaria del solito. A dire il vero, pareva che un tornado avesse attaccato il 221B di Baker Street. A parte il solito disordine, John riuscì a scorgere un'enorme pila di libri sul pavimento. Potè individuare solo il titolo di uno di essi, "La Chimica dell'Amore", che lo incuriosì abbastanza. Sul tappeto, vicino ai libri, erano disseminate alcune riviste patinate per teenagers. Quelle sì che portarono John a porsi alcune domande.

Sherlock al momento era seduto dietro al tavolo, fresco come una margherita nei suoi immacolati vestiti. Scarabocchiava qualcosa su dei fogli. Il suo avambraccio sinistro era fasciato da un bracciale pneumatico collegato ad un monitor per la misurazione della pressione sanguigna. 

"Buongiorno, John. Dormito bene?", chiese con un sorriso, buttando uno dei libri sul pavimento con un sonoro tonfo rivolgendo poi la sua completa attenzione al macchinario.

"Troppo poco", rispose cautamente il suo coinquilino, trasalendo all'improvviso rumore. Strizzava gli occhi per il lancinante mal di testa. Cercò di comportarsi normalmente, dato che i ricordi della sera passata erano al quanto sconcertanti. "E' un monitor per la misurazione della pressione sanguigna quello?" non potè fare altro che chiedere. Ecco, quello sì che era strano.

"Ovvio. L'ho preso in prestito dalla Signora Hudson."

"E'un altro dei tuoi strani esperimenti?" Chiese prima che potesse rendersi conto di ciò che stava dicendo. Non voleva che Sherlock si ricordasse dell'esperimento che avevano condotto la notte precedente, ma venne fuori che non ce n'era alcun bisogno. Sherlock aveva una memoria formidabile. 

"Puoi vederla come un'estensione scientifica del discorso che abbiamo fatto ieri sera riguardo all'amore."

"Oh...?" commentò John con aria assente, sentendo le proprie orecchie infiammarsi per l'imbarazzo. Non voleva conoscere i dettagli che però Sherlock si premurò di fornirgli in ogni caso.

"Sto misurando la mia pressione sanguigna in relazione alle sensazioni che provo pensando all'oggetto della mia affezione."

"Cosa?", chiese esterrefatto ma la sua testa ricominciò a pulsare dolorosamente e abbandonò la conversazione. "Non mi interessa cosa stai facendo. Vado a farmi un bagno".

"Dopo che avrai finito apri il frigo. C'è una bottiglia di kefir per te."

"Kefir?", gli fece eco John.

"Latte fermentato. Perfetto per i dopo-sbronza. Sta accanto al fegato umano, ma non farci caso," gli comunicò con un gesto vago.

"E che ci fa lì?" chiese John sorpreso.

"Molly mi ha permesso di prenderlo in prestito per-"

"No, intendo dire quella roba lì, il kefir!"

"L'ho comprato per te."

"Non compri mai niente per me." John cominciò a fissarlo con fare sospettoso. In risposta Sherlock mise su un sorriso del tutto innocente.

"Bè, forse ho bisogno di cambiare."

"Oh... bè... allora... Grazie Sherlock!", John si grattò la testa in preda alla confusione e si diresse in bagno. Non potè così vedere Sherlock che, dopo averci pensato un po' su, depennò una qualche opzione dal suo foglio di carta.

---

Dopo un lungo e piacevole bagno, John si sentì come rinato. Non puzzava più di birra, e questo era senza dubbi un miglioramento, ma la sua testa continuava a torturarlo. Si incamminò a stento verso la cucina, avvolto solo nel proprio accappatoio. Diede un'occhiata a ciò che stava facendo Sherlock, che stava prendendo nota su quanto era riportato nei magazine sui cui era tanto concentrato. John preferì non dargli troppa importanza e rigò dritto verso il frigo. Lì vi trovò la suddetta bottiglia di kefir vicino al fegato umano il quale rendeva l'intera scena un pò inquietante. Decise di ignorare la sensazione e di berne il contenuto.

"Non è poi così male!", affermò e finì l'intera bottiglia con calma. O almeno, con calma avrebbe voluto, dato che Sherlock interruppe la quiete mattutina con un grido che fece andare di traverso il kefir al buon dottore.

"MI SERVONO PIU' DATI!"

"Ma che diavolo, Sher-", ma non fu in grado di finire la frase dato che il suo amico gli si materializzò di fronte gettando malamente la bottiglia nel lavello. Si avvicinò così tanto a John che i loro nasi potevano quasi toccarsi. John voleva allontanarsi ma non potè dato che Sherlock lo aveva spinto contro il frigorifero.

"Ho le pupille dilatate?, chiese con una nota di genuina curiosità nella voce.

"Ma cos-"

"Ho le pupille dilatate adesso?", ripetè sgarbatamente.

"Ah hem, forse...?"

"Forse non è una risposta. Si o no?"

"No."

"Lo stimolo deve essere troppo debole," mormorò tra sè e sè, calcolando chissà che cosa. Dopo questa breve pausa riflessiva, annunciò con convinzione. "John, devi baciarmi di nuovo."

"Oh, no, no. Ho chiuso con questa storia", dichiarò John fermamente nel tentativo di liberarsi, ma Sherlock non si mosse di un millimetro.

"Perchè?"

"E' da pazzi! L'ho fatto solo perchè ero ubriaco!"

"E' stato così brutto?", chiese sentendosi in qualche modo ferito.

"No!", gridò con rabbia ricomponendosi immediatamente. "Non è questo il punto. Non lo farò e basta."

Sherlock roteò gli occhi.

"John, è per la scienza!"

"No, non lo è!"

"Lo è! Devo riuscire a risolvere il problema!"

"Quale problema?"

"Il problema dell'amore!"

John lo guardò incredulo.

"Sei serio?"

"Assolutamente. Non posso farlo senza di te!", lo implorò guardandolo negli occhi.

"C'è un posto speciale per te all'inferno, Sherlock Holmes" pensò John il quale però disse poi con rassegnazione:

"Si, ok, va bene."

"Grazie, John", sorrise e avvicinò le proprie labbra a quelle del compagno. "Fallo lentamente", borbottò in un fil di voce mentre chiudeva gli occhi.

John emise un flebile sospiro e posò una mano sul collo di Sherlock e l'altra sulla sua guancia. Accarezzò delicatamente la pelle del detective prima di permettere alle loro labbra di toccarsi. Ricordava quanto quelle labbra fossero soffici ed elastiche. E come avrebbe potuto scordarsele?! Il sapore e il calore famigliare della bocca e della lingua di Sherlock gli fecero ancora una volta girare la testa. Era una sensazione strana, sia piacevole che amara, una sensazione causata dal suo essere così vicino al proprio amico eppure così lontano. Non se ne era mai accorto prima, perchè era ubriaco e perchè non gli importava, ma ciò era così dolorosamente vero. Quei baci non significavano nulla per Sherlock. 

Lo lasciò andare e lo scrutò con una punta di tristezza. Sherlock lo fissò e gli chiese senza preavviso:

"Ho le pupille dilatate adesso?"

La domanda prese John alla sprovvista. S'era completamente dimenticato della conversazione avvenuta qualche minuto fa.

"Cosa?"

"John, concentrati!" Replicò stizzito. "Ho le pupille dilatate?"

"Sono ancora mezzo sbronzo, ho appena smesso di baciarti, e la mia mente è alla deriva. Come puoi aspettarti che mi concentri?!" pensò John, che in qualche modo riuscì a semplicemente a dire:
"A dire il vero no. No."

"Eppure le tue lo sono...", affermò pensieroso correndo verso il salotto, dove ricominciò a scarabocchiare qualcosa sul suo foglio di carta. John rimase lì  in preda alla confusione mentre ascoltava Sherlock snocciolare i vari punti della sua lista a sè stesso:

"...Battito accelerato: c'è. Polso accelerato: c'è. Palmi sudati: moderatamente. Brividi: no. Respiro affannato: lieve. Contrazioni dello stomaco: nessuna. Svenimento: no. Problemi di concentrazione: no. Perdita di appetito: no. Desiderio di soddisfare l'oggetto della propria affezione comprandogli/le un regalo: c'è. Pupille dilatate: no. Sensibilità al tocco: liev-" 

La realizzazione di ciò che stava accadendo colpì John come un mattone in testa. Non poteva credere alle proprie orecchie, anche se dei risvolti del genere doveva aspettarseli.

"Aspetta un po', Sherlock. Stai davvero cercando di decidere scientificamente se sei innamorato o meno?"

"Ovvio," ammise semplicemente. "L'amore non è altro che l'azione complessiva di vari ormoni. Il corpo non mente, ne mostra i sintomi. Tutte le risposte sono qui!"

"Bè, buona fortuna nel ricercare la verità nei giornaletti per teenager..." disse John sarcasticamente. Sentì il disappunto scavargli nel petto, anche se si rendeva ben conto di quanto fossero stupidi quel tipo di sentimenti. La cosa migliore da fare era ritirarsi nella propria stanza, ma Sherlock lo fermò prima che potesse muoversi.

"John, aspetta... Secondo la mia ricerca ci sono il 52% delle probabilità che io possa essere innamorato di te. I risultati, comunque, non sono ancora nè finali nè conclusivi, dato che la materia in questione sembra difficile da calcolare." Annunciò con così tanta formalità che pareva stesse tenendo una conferenza ad un congresso di medici e scienziati. Completamente disinteressato nei confronti della propria ricerca. "Ecco perchè non posso decidere con certezza se sono o non sono innamorato di te." 

"Sherlock innamorato?! L'Inghilterra cadrebbe!", replicò John aspramente, cercando di combattere l'impulso di prendere a pugni il muro.

In ogni caso Sherlock non sembrava interessato a cosa John avesse da ridire sull'argomento. Analizzò i risultati di nuovo e questa volta un'espressione di genuina sorpresa gli si dipinse in volto.

"John..."

"Hm?"

"91%..."

"91%? Non ha alcun senso, Sherlock!"

"91%. Sono le probabilità che tu sia innamorato di me..."

John si sentì raggelare. No, non stava succedendo. Sherlock è stato, è e sempre sarà solo un amico per lui. SOLO UN AMICO. Non ha mai pensato a lui in maniera diversa. E, anche se lo avesse fatto, aveva sempre trovato una risposta plausibile all'arcano. Non poteva essere innamorato di Sherlock Holmes. Era ridicolo. 

Girò i tacchi e si incamminò verso la propria stanza.

"John?", lo richiamò uno Sherlock più che confuso.

"Lasciami solo."

"Ma John-" Gli corse dietro e gli mise una mano sulla spalla, ma John si girò di scatto e urlò contro il suo viso:

"HO DETTO: LASCIAMI SOLO!"

Sherlock non era tipo da sorprendersi facilmente, ma adesso era stupefatto e senza parole. L'improvvisa sfuriata di John era inspiegabile.

"Cosa c'è che non va, John?", riuscì a dire dopo una lunga ed imbarazzante pausa.

Watson non rispose. Strinse i pugni e avvertì lo sguardo si Sherlock.

"Mi ami, John."

"No, non è vero!"

"Tutto combacia, tu mi ami!"

"Smettila di giocare con me! Non sono il tuo topo da laboratorio!", ringhiò John, sull'orlo di una crisi di nervi.

"Sei arrabbiato perchè sto facendo esperimenti su di te? Davvero?", roteò gli occhi non potendo credere alle proprie orecchie. "Ma l'ho fatto già in passato e non mi sembra che te la sia mai presa!"

"Questa volta è diverso! Hai superato il limite! Non puoi passare il tempo a prenderti gioco dei sentimenti della gente! E poi, a titolo informativo, non sono gay, perciò non c'è alcuna possibilità che possa amarti!"

Sherlock inclinò la testa, tentando di analizzare la situazione.

"E'necessario che tu sia gay perchè tu possa amarmi?"

"Ma che stai dicendo?" John scosse la testa incredulo.

"Forse non sei gay. Forse io sono la tua eccezione."

"Eccezione?"

"Normalmente non sei attratto dagli uomini, ma forse c'è una ragione particolare per cui sei attratto da me. Mi ami per quello che sono, è solo che in più sono un uomo."

John lo ascoltò con attenzione e si rese conto di quanto spaventosamente fosse logico il suo ragionamento. Si ricordò immediatamente cosa gli aveva detto Irene Adler "Guardiamoci negli occhi!", ma non riusciva a sentirsi a proprio agio, malgrado l'improvvisa rivelazione, e cercò in tutti i modi di deviare l'attenzione da sè.

"E tu invece, Sherlock?", chiese in un disperato tentativo.

"Io cosa?"

"Hai detto che non hai alcuna sicurezza circa il tema dell'amore..."

"No, infatti. Ma ti trovo ugualmente interessante e di piacevole compagnia. E'un fatto."

"Bè, penso sia già qualcosa se detto da te," John gli rivolse un debole sorriso imbarazzato. Sherlock sembrò leggermente sconcertato.

"Mi dispiace John. Non intendevo fare... qualunque cosa abbia fatto," si scusò goffamente il detective, e John non potè fare altro che scoppiare a ridere.

"Tranquillo, va bene. Dopotutto non riesco restare arrabbiato con te per troppo tempo". Dopo che si scambiarono un sorriso sollevato John aggiunse "E adesso?"

"Non lo so. Continuo nelle ricerche, magari? L'amore non è certo la mia area di competenza."

"Oh neanche la mia. Ho mandato all'aria ogni relazione che abbia mai avuto."

Sherlock sogghignò.

"Lo so bene."

John scosse la testa.

"L'amore è un dilemma troppo complesso per poter essere risolto a quest'ora. Ti va del the?"

"Si, grazie." Acconsentì Sherlock che seguì John fino alla cucina. Mentre il dottore si accingeva a preparare le tazze, Sherlock si schiarì la gola e chiese esistante: "Mi baceresti ancora, John? In nome della scienza, si intende."

"Solo se lo chiedi gentilmente," John lo guardò, gli sorrise e accese il bollitore.

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Ed eccoci alla fine del secondo capitolo. Sherlock, Sherlock, birichini come te pochi ne conosco! ;)

Comincio subito con la traduzione del terzo capitolo e, probabilmente, mi dedicherò ad altri lavori dell'autrice trajektoria dato che di questa fiction il quinto capitolo è ancora in lavorazione e non vorrei che poi l'attesa tra l'uno e l'altro fosse abissale!;)

Come al solito apprezzo un sacco i consigli che vorrete darmi circa la traduzione, e i vari messaggi e commenti che inviate mi rallegrano i pomeriggi! :D
PS: Se notate errori di battitura o anche grammaticali (e sì, mi dichiaro colpevole!) vi prego di farmelo sapere!:)


STAY TUNED! ;)

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: trajektoria