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Autore: vanessola    23/12/2007    2 recensioni
Ecco la mia prima fanfiction su Harry Potter...e se Hogwarts non custodisse solo la pietra filosofale? Se ci fosse un secondo segreto...un segreto che ha a che fare con la piovra gigante che abita le profonde acque del lago? Una recensione mi farebbe molto contenta, grazie! xD
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice
Ecco un nuovo capitolo, forse un po' noiosetto, ma necessario per comprendere un po' di più il personaggio di Costance, quindi, vi supplico, cercate di resistere! xD
I miei ringraziamenti vanno a:
- Rivoltella J, che ringrazio per il giudizio positivo. Avevi gli occhi incrociati?? Ma quando hai letto il capitolo, il carattere era già grande? (prima era piccolissimo xD) Grazie per aver continuato ugualmente a leggere, comunque!
- daphne_91, che ha potuto vedere che ho seguito il suo consiglio xD. Mi fa piacere che la mia fanfiction ti ispiri...e io non vedo l'ora di continuare a leggere la tua!
- NiraMalfoy, che, cavolo, il suo è stato proprio un bel complimentone xD! Comunque "Baudelaire" si pronuncia "Bodler", se non erro (vuoi vedere che sbaglio pure a pronunciarlo? xD), e il riferimento a Paris Hilton...bo, lo messo solo perchè ho pensato che le sarebbe piaciuto avere un corvo fucsia...(la odio anch'io, quell'ochetta e il suo cagnolino-topo). Sono contentissima che ti stia appassionando, spero di avere altri tuoi commenti! Se noti qualche errore, segnalamelo pure: a computer scrivo molto velocemente, e nella rilettura non sempre mi accorgo di aver sbagliato.
- Akira, che mi ha scritto un'altra bella recensione! Sono contentissima, e spero che in seguito la mia fanfiction ti appassioni ancora di più...magari assomiglia troppo alla storia di Harry Potter perchè, ehm...diciamo che ho un po' di timore a scrivere una storia su luoghi, personaggi e altro che la Rowling ha utilizzato, e non vorrei renderli banali e superficiali con la mia storia...comunque in seguito la trama si distacca da quella solita, anche perchè i personaggi di Harry Potter saranno visti solo come comparse...quindi sarà un po' diverso. Per la storia dell'editore...eh, sì, in questo periodo ho pensato molto alla cosa, e ci sto lavorando...(anche se lentamente).
- Mater (come sempre xD), che, anche se odia Enrico il Pentolaio, si informa sempre come stanno andando le mie fanfiction...sei proprio una brava Mater Natale! xD

Capitolo 2
La lettera

Dopo essersi riposata su un marciapiede, Costance decise di entrare in un negozio di articoli quotidiani (cappelli, spille, penne per scrivere, orologi da polso e, sì, anche molte Mary Poppins Bag) per chiedere se era possibile modificare la piuma fucsia di Mortimer in modo che scrivesse. L'insegna recitava "La Macchia d'Inchiostro", e la ragazza fu molto attirata da quel nome: tuttavia, prima di entrare, Costance decise che era più saggio strappare prima la piuma a Mortimer, in modo da evitare agli impiegati e ai clienti del negozio la raccapricciante visione di un corvo terrorizzato inseguito da una ragazzina furibonda con i capelli per aria. Certo, la scena sarebbe potuta avvenire anche nel bel mezzo della strada, ma almeno così non si sarebbe corso il rischio di rompere qualcosa (più o meno).
"Morty, sei proprio un bravo uccellino..." mormorò Costance in un tono falsamente affettuoso, ma ben recitato, mentre accarezzava il manto nero del volatile e adocchiava la tanto desiderata penna fucsia. Lentamente le sue dita si avvicinarono alla piuma, circospette, per poi strapparla dall'ala di Mortimer con un gesto fulmineo, come si fa con un cerotto.
Il corvo strillò con un fischio da far spaccare i timpani, beccò la padroncina sul naso e si dimenò come un forsennato tra le sue mani infreddolite: solo con molta fatica Costance riuscì ad immobilizzarlo e a costringerlo a forza nel calderone, ed entrò nel negozio con un pensiero in meno in testa.
"La Macchia d'Inchiostro" era un negozietto molto ordinato, con molti scaffali per esporre la merce, e vendeva anche articoli da antiquariato. In un angolo, in mezzo a un sacco di oggetti di ogni genere - da porta ombrelli di ogni forma a cappotti più o meno vecchi - si trovava un glacile tavolino, dietro il quale stava la proprietaria, una signora con i boccoli sbiancati e un aspetto così tanto fragile che Costance pensò che, se mai l'avesse toccata con un dito, sarebbe caduta in mille pezzi.
"Salve" disse la donna, con uno sguardo amichevole e un sorriso da nonna. Anche Costance le sorrise, e si avvicinò al tavolino per porre la sua richiesta, mostrando la piuma fucsia.
"Oh, certo, si può fare!" le rispose la donna, esaminando la penna "occorre solo un incantesimo semplicissimo, e ti ritroverai proprio una bella piuma da scrivere! Ci sarà da pagare un piccolo extra, ma...".
"Questo non è un problema!" la interruppe Costance, pensando alla sua piccola fortuna. La donna sorrise al suo entusiasmo, prese la bacchetta magica e mormorò uno degli incantesimi più lunghi che Costance avesse mai sentito.
"Ecco a te, bambina" disse, ridandole la piuma.
Costance la ringraziò, nonostante il "bambina", e uscì dal negozio mentre cercava nel borsone un posto sicuro dove mettere la penna: alla fine optò per una tasca interna, sperando che proteggesse il nuovo acquisto a dovere.
La prossima meta, che, di sicuro, sarebbe stata la più noiosa di tutte, era "Madama McClan", necessaria per ritirare la sua prima divisa.
Al pensiero dell'uniforme, Costance si chiese per l'ennesima volta in quell'ultimo periodo quale sarebbe stata la sua Casa: suo padre non aveva frequentato la scuola di Hogwarts, ma sua madre, un tempo, era stata una Corvonero. Tuttavia, non sempre il sangue decide le sorti dello Smistamento, e Costance non poté fare a meno di pensare alla luce argentea che la sua bacchetta, solo pochi minuti prima, aveva emanato con così tanta bellezza. Argento...era uno dei colori che caratterizzavano la Casa di Serpeverde.
Magari quella luce non significava proprio nulla, ma sapeva di presagio, e Costance rabbrividì: buona parte dei maghi purosangue andava a finire a Serpeverde, e lei veniva da una famiglia formata interamente da maghi. Tuttavia, anche se nei primi anni della sua vita non aveva dato molta importanza a quel particolare, ora se ne sentiva quasi marchiata, e provava quasi vergogna per quella sua caratteristica. Suo padre aveva cercato di farla ragionare, quando la figlia le aveva confessato il problema, ma Costance continuava a pensare alle voci che circolavano su certi maghi purosangue: orgogliosi e fieri di sè, credevano di essere superiori alla gente comune, e volevano che il proprio sangue, ritenuto da loro così prezioso, fosse tramandato solo attraverso altri maghi puri.
Costance si diede una sberla sulla fronte: no, lei non era così! Era diversa da quegli snob purosangue, e mai, mai, sarebbe finita a Serpeverde.
Mentre cercava di riordinare i pensieri, la ragazza raggiunse il negozio di Madama McClan, ed entrò, non mostrando di sicuro molto entusiasmo: nel farlo, però, si scontrò con un ragazzino pallido e magro, con i capelli biondi tirati all'indietro che sembravano essere stati leccati da un cavallo.
"Scusa..." mormorò Costance, cercando di spostare il calderone dal ragazzo, in modo da lasciarlo passare, ma quello la fissò con un'occhiataccia e, osservandola dall'alto in basso, sussurrò: "Sporca Weasley...".
Costance non capì il significato di quella frase, ma di sicuro voleva essere offensiva, e si sentì il cuore più leggero quando il ragazzino le si allontanò per avvicinarsi ad un uomo glaciale, pallido quanto lui e vestito di nero.
"Sembra un beccamorto" pensò la ragazza "che gente..."
Cercò di scacciare quel ragazzo dalla testa mentre esponeva a Madama McClan (che, in fondo, non era poi così male) ciò che le serviva, e la donna fu molto esaudiente: le prese le misure, le fece alcune domande e le confezionò divisa, scarpe e un bel capello nero.
"E' andata meglio del previsto" si disse Costance, mentre pagava il tutto "in ogni caso, è arrivato il momento di fare un salto di qualità negli acquisti...ormai mi mancano solo i libri di testo, quindi ora mi merito un bel regalo...un bellissimo
Se suo padre avesse saputo cosa aveva intenzione di fare, bè, avrebbe di sicuro strepitato e strillato fino a perdere la voce, ma Costance non aveva motivo di sentirsi in colpa: lui le aveva solo detto di spendere saggiamente i suoi galeoni, e lei aveva in mente un acquisto più che saggio.
Si diresse, con una sicurezza che non la caratterizzava, verso un'insegna assai attraente, che recitava a chiare lettere "Manici di scopa. Prima, seconda e terza qualità".
"Sììì!" pensò Costance, e notò subito che davanti alla vetrina del negozio si erano ammassati un sacco di ragazzini, talmente intenti ad osservare gli oggetti esposti da avere il naso spiaccicato contro il vetro. Costance si unì alla folla (tralasciando la parte del naso), e non poté fare a meno di spalancare gli occhi dalla meraviglia.
Aveva sentito parlare dell'uscita di un nuovo incredibile manico di scopa, unico nel suo genere, eccellente nei movimenti e un vero e proprio virtuoso della velocità. Costance non l'aveva mai visto prima, e non sapeva nemmeno come si chiamava, quindi fu con molta eccitazione che ne lesse il nome sulla targhetta accanto: Nimbus 2000.
Era fantastica: incredibilmente lucida e curata in ogni particolare, aveva l'aspetto di una scopa perfettamente in grado di sfidare la stessa velocità del vento, e anche di più...
Tuttavia, nonostante la sua ammirazione, Costance seppe subito che non l'avrebbe mai comprata, e per due ragioni: prima di tutto, nemmeno con tutte le paghette del mondo sarebbe riuscita a permettersela, e, inoltre, non era il modello di scopa che stava cercando. La Nimbus 2000 sapeva tanto di gloria, sogni e ricchezza, mentre Costance desiderava una scopa più "umile" e "avventurosa", adatta ai corti viaggetti che la ragazza faceva intorno alla campagna, dove si trovava la casa che lei e suo padre occupavano durante l'estate. Fino a quel momento, nelle sue "esplorazioni" Costance aveva usato un manico di scopa vecchio di chissà quanti anni, che non permetteva nemmeno di accellerare o di alzarsi di quota. La ragazza, ora, voleva un manico di scopa vero, dotato di un minimo di resistenza, anche se, per il volo, provava una sorta di amore-odio: sicuramente la esaltavano il vento tra i capelli, la sensazione di essere padroni di qualsiasi cosa, e le imperdibili viste dall'alto di cielo, mare e montagna, ma c'erano piccoli particolari che le impedivano di raggiungere i limiti di quelle emozioni: particolari che si avvicinavano molto alle parole "vertigine", "nausea" e "paura".
Memorizzata ormai l'immagine della Nimbus 2000, Costance si staccò dal gruppo di ragazzini ed entrò nel negozio: ovviamente anche all'interno l'attenzione di tutti era attirata dal famoso manico di scopa, ma Costance cercò di prestare più attenzione agli altri che erano esposti. In giro c'erano un sacco di impiegati e assistenti, che recitavano a menadito le caratteristiche di quella o di quell'altra scopa; non tardò molto che un aiutante del negozio le si avvicinasse, domandando, con un largo sorriso piuttosto inquietante, se potesse aiutarla in qualche modo. Costance, in principio con esitazione, descrisse il manico di scopa che le avrebbe fatto più comodo: sicuro, ben fatto, e con un prezzo abbastanza ristretto. L'impiegato la condusse verso una scopa esposta lontano dalla vetrina, con accanto una targhetta che recava le parole "Stella d'Argento", più la descrizione: no, non era per niente male, e il prezzo, per quanto alto, era raggiungibile dalle sue tasche.
"...in legno di tasso..." lesse Costance sulla targhetta.
Tasso. Quella parola continuava a tormentarla! Prima la bacchetta di sua madre, poi la sua, e infine anche il manico di scopa...doveva iniziare a credere nel destino?
L'aiutante del negozio le spiegò dettagliatamente tutte le caratteristiche della Stella d'Argento, che Costance ascoltò appena perchè erano pari pari a quelle che erano scritte sulla targhetta. In ogni caso, Costance decise immediatamente di comprarla, e al diavolo suo padre!
"Hai i soldi?" chiese la commessa alla cassa, trovando insolito vedere una ragazzina non accompagnata comprare un manico di scopa. Costance annuì, e le consengò ogni singolo galeone che la Freccia d'Argento richiedeva. Una volta uscita dal negozio, fece entrare a forza la confezione nel borsone e si assicurò che Mortimer fosse ancora nel calderone.
Successivamente, Costance andò a comprare i libri di testo nella libreria più famosa di Diagon Alley, il Ghirigoro, e fece per iniziare un nuovo giro per la città, nel timore di aver scordato qualcosa, quando la sua attenzione fu attirata da un'altra insegna: l'Emporio del Gufo.
Mortimer gracchiò, nel vedere tutti quei volatili grossi e grassi, glacili e piccini. Che fosse geloso dei grandi occhi arancioni dei gufi reali o del delizioso muso a forma di cuore dei barbagianni?
Costance fissò il negozio, pensierosa, e si chiese se, dopo quei lunghissimi sei mesi, non fosse il caso di compiere il primo passo verso una possibile riappacificazione: una lettera, per cominciare, sarebbe stata l'ideale.
"Però mio padre non lo deve sapere" pensò "non ancora, almeno: gliene parlerò solo quando le cose miglioreranno. Se
Osservò Mortimer, ancora dentro il calderone (ma ci poteva essere un corvo più stupido e pigro di lui?), e Costance decise che, per quella lettera, non avrebbe usato lui come tramite: il signor Baudelaire avrebbe di certo fatto qualche domanda per la sua assenza: la cosa migliore era pagare un gufo che sostituisse Mortimer, almeno per quella volta.
Prima di tutto, si sedette su una delle poche panchine rimaste vuote, prese un foglio di pergamena, una biro babbana, e cominciò a scrivere:
"Cara Marten,
lo so che non ci sentiamo da parecchi mesi, e con questa lettera non voglio fare discorsi sdolcinati sulla famiglia e sugli affetti, ma non posso nascondere a te, e nemmeno a me, quanto la tua assenza abbia cambiato la mia vita e quella di papà. La casa è così silenziosa, ora, e io e papà siamo come due fantasmi che si aggirano tra le stanze, ridendo e scherzando con frasi vuote, come se non fosse successo niente. Spero solo che, quando verrai ad Hogwarts, l'anno prossimo, tutto si aggiusti, almeno un po'.
Ecco, alla fine ho proprio fatto uno di quei discorsi sdolcinati, vero? Scusami, non volevo, ma sappi che io da sola non riesco più a fare tutto quel casino che combinavi, e mi riesce difficile innervosire papà! L'esperta, in questo, sei sempre stata tu!
Come sta la mamma?
Per ora voglio dirti solo questo...aspetto in una tua risposta.
Baci,
regalo..." miglioreranno".
Costance
la tua cara sorellona :-)

Costance sorrise: quella lettera aveva un che di strano. Non aveva mai rivolto a Marten parole del genere: fino a poco tempo fa, il loro rapporto era fondato su risate, bisticci e affettuose prese in giro, nulla di più, eppure quelle battute scherzose ora erano ciò che le mancava di più.
"Marten...tu sai quando tutto ha cominciato ad andare storto, quando il mondo ha cominciato a sgretolarsi, senza che noi ce ne accorgessimo?"
Tutto era iniziato ai preludi del mese di Marzo, quando i genitori di Costance avevano deciso di separarsi. Fu una decisione improvvisa e violenta, che non poté fare a meno di sconvolgere la vita della famiglia Baudelaire. Per quanto aveva capito, il padre di Costance e Marten non era riuscito più a sopportare le manie della moglie riguardo il "sangue puro" e il suo disprezzo per i "Mezzosangue": gli Ahren erano un'antica famiglia di maghi irlandesi, assai fieri di sè, e orgogliosi oltre il limite, di sicuro non di carattere semplice e gioviale come i Baudelaire.
Ci fu un'udienza, naturalmente, e anche se Costance riuscì a rimanere con il padre nella casa di campagna di sempre, la madre ottenne la custodia di Marten, la più giovane della famiglia, e le due si trasferirono a Bourdeax, in Francia, la terra dove il signore e la signora Baudelaire si erano conosciuti, un tempo considerata da loro una seconda casa.
Da sei mesi la famiglia era divisa in due, e da sei mesi le sorelle Baudelaire, figuriamoci gli ex coniugi, non si erano più parlate. Ma ormai era arrivato di momento di cambiare le cose, almeno con Marten.
Costance entrò all'Emporio del Gufo, senza soffermarsi a lungo su ciò che la circondava, concentrandosi solo sulla lettera. Chiese se nel negozio, oltre a vendere gufi e simili, effettuavano anche consegne, e, dopo aver ricevuto una risposta affermativa, la ragazza scelse il volatile più veloce che c'era - una piccola civetta scura - e arrotolò il suo messaggio.
"Destinazione?" chiese il commesso.
Già, destinazione...un luogo molto, molto lontano, al di là di montagne e città, oltre quella profonda conca che era il mare...un abisso immenso e distante...irraggiungibile, forse.
"Bourdeaux, Francia" rispose Costance "presso la famiglia Baud...ehm, la famiglia Ahren".
L'uomo annuì, uscì dal negozio e liberò la civetta, che spalancò le ali e cominciò a volare veloce, veloce, sempre più lontano, verso un luogo che distava di moltissime leghe.
Costance provò il forte desiderio di essere sulla groppa del volatile e di volare con lei, lasciandosi alle spalle quei sei mesi di illusioni e ripensamenti. Ma quando la civetta si ridusse ad un minuscolo puntino nero nel bel mezzo di quel cielo biancastro, la ragazza corse verso il Paiolo Magico, da suo padre, l'unico Baudelaire rimasto oltre a lei, l'unico che non fosse un Ahren, l'unico che potesse considerare la sua famiglia.
  
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