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Autore: Mami93    07/06/2013    2 recensioni
E' una storia che parla di due ragazzi e della loro storia. Hikari Yagami è timida e introversa, Takeru Takaishi spavaldo e allegro, ma il loro incontro è destinato a cambiarli entrambi. Un incontro casuale porterà ad un avvicinamento un po' particolare, quasi non voluto. E il tempo porterà loro delle novità.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Takeru Takaishi/TK | Coppie: TK/Kari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente entrambi ci svegliamo completamente doloranti. La colazione è decisamente povera visto che il mio stomaco sta facendo gli straordinari per digerire il cenone di ieri, e Tk non è da meno.

“ahia” sbuffo alzandomi dalla sedia con un dolore lancinante ai muscoli delle gambe

“bhe, di certo possiamo dire che abbiamo smaltito la cena con tutto quel ballo, no?” sbuffo dolorante

“avrei preferito ingrassare!” soffio fra me e me”. mi volto curiosa, sentendolo ridere senza alcun motivo

“a me hanno insegnato che facendo altra ginnastica il dolore passa… e avrei un’idea su cosa potremmo fare insieme” al che devo ammettere che non mi piace come ha pronunciato l’ultima parola “per toglierci il dolore dai muscoli e fare altra sana attività fisica!” arrossisco visibilmente e mi sbrigo a dirigermi in camera mia, commentando che è un cretino. La settimana successiva passa tranquilla, e anzi mi scopro sorpresa dalla novità che mi viene presentata a pochi giorni dal matrimonio: mio fratello sembra davvero intenzionato a dare fiducia a Tk. Giovedì sera, tornando a casa dall’ospizio, trovo mio fratello comodamente seduto a tavola che parla amabilmente con il mio coinquilino. Inizialmente rimango basita e pietrificata sull’ingresso finche Tai non si accorge della mia presenza

“ciao Hika. Stavamo giusto parlando di te. Takeru mi ha raccontato che ora la casa è tenuta a lucido. Spero che questi servigi te li fai pagare!” cercando di riprendere possesso del mio corpo mi accingo a liberarmi della borsa e a raggiungerli in sala. Tk è intento a cucinare ai fornelli una cena leggera per tre, il che mi suggerisce che ci sarebbe stato un ospite molto inatteso.

“Tai! Come mai qui? Cosa ti ha portato?” gli chiedo parecchio curiosa mentre che Tk mi rivolge un sorriso e uno sguardo delicati per darmi il ben tornato

“oh, nulla, volevo scambiare solo due chiacchiere con Takeru prima che arrivassi tu” dice con noncuranza. Certo questa frase ha fatto partire molti campanelli d’allarme, infatti ho scoccato a mio fratello un’occhiata indagatrice degna di Sherlock Holmes; non molto tempo fa ciò voleva significare che era venuto per minacciare-mettere in guardia qualcuno, ma nel suo sguardo non leggo ne dispiacere ne preoccupazione. Mi ripromisi di chiederglielo più tardi, in sede separata. Mi scopro sorpresa e lieta di vedere che vanno d’accordo, o almeno danno tale impressione, e la serata si rivela un pieno successo sotto molti fronti. Cerco comunque di trovare tic di disagio o strani sguardi lanciati al momento giusto da parte del moro mio consanguineo, ma non mi sembra di coglierne, almeno in apparenza. Alle undici e mezzo si decide a darci la buonanotte e ad abbracciare fraternamente Tk.

“ti accompagno fuori” scatto in piedi, più che altro per far capire al biondo di non provare a intromettersi nei prossimi due minuti.

“grazie per la serata. Sono stato bene” mi sorride Tai amorevolmente

“già, ma ti ricordo che ti sei autoinvitato! A proposito di questo” aggiungo stringendomi le braccia intorno alla vita per scaldarmi dall’aria fredda che tirava fuori “mi spieghi perché sei venuto quando sapevi perfettamente che non c’ero?” lo fisso guardinga

“per parlare da solo con Take, te l’ho detto”

“non l’hai minacciato o roba del genere, vero?” domando preoccupata. La sua risata sguaiata mi irrita leggermente

“no, non mi è assolutamente venuto in mente” al mio sguardo severo decise di continuare “Sono venuto apposta per fargli capire che ho deciso di deporre l’ascia di guerra!” sbarro gli occhi stupita. Le mie orecchie hanno sentito bene, mi chiedo?

“è stato un suggerimento di Maya, vero?” la sua espressione rassegnata mi suggerisce la risposta

“lo ammetto, all’inizio è stata lei a dirmi che avrei dovuto accettare la cosa o andare contro una Kari molto infuriata, ma poi, pensandoci bene ho deciso che era giusto dargli un’altra opportunità, no?”

“anche perché non gliene hai mai data una!” puntualizzo reprimendo un brivido

“se così la vuoi mettere!” continuo a fissarlo attenta per un altro po’, finche non capisco la situazione

“ti ha minacciato che non sarebbe più venuta a letto con te se non lo avessi fatto?” chiedo avendo un lampo di genio. Tai è visibilmente in imbarazzo ed evitava accuratamente di incrociare i miei occhi, ma alla fine confessa, o almeno è la cosa più vicina a una confessione

“diceva che ero infantile. Però ora dico sul serio: è simpatico!” rabbrividendo sotto una folata di aria gelida e stufa di patire freddo decido di lasciare cadere il discorso e che avrei verificato nei giorni seguenti. Ci salutiamo e rientro, sospirando percependo il calore delle quattro mura, e mi dirigo in cucina dove Tk sta finendo di mettere in ordine la cucina

“tu per caso sai perché è venuto?” sul viso nessuna nota di ilarità o di preoccupazione

“a dire la verità no” comincia sfregando un bicchiere con l’asciughino “e ad essere sincero sono rimasti piuttosto sorpreso di vederlo comparire alla porta, ma è stato fin da subito molto cortese”

“dice di essere venuto per parlare con te…” lo incito a continuare

“è quello che mi ha detto quando ho aperto la porta e gli ho detto che non c’eri, così l’ho fatto entrare” rimango stupita

“e tu l’hai fatto entrare? Sai cosa vuole dire di solito la frase vorrei parlarti da solo?” lui ride allegro

“si, effettivamente ho pensato a un pareggio di conti, ma sapevo che non gli avevo fatto nulla” appoggia l’ultimo bicchiere sulla credenza

“ok, dopo questa allora posso andare a letto tranquilla” lo liquido. E nei giorni a seguire Tai fu molto spesso da noi, molto più quando ero assente che altro, ma la cosa mi faceva piacere, e constatate che andavano d’accordo quasi come due fratelli mi rallegrava molto. Per un po’ fummo occupati, fra lavoro (Tk sembrava ci si fosse buttato a capofitto) e la casa sempre piena: se una sera non c’era mio fratello o non passavano i miei e Yolei a salutarmi, allora cucinavamo per Cody, Davis e Joe. Una sera addirittura ci fu un’incontro che resterà negli annali della storia: Tk ebbe la geniale idea di fare rincontrare mio fratello  con il suo, così da far conoscere Maya con Sora. Tutti quanti accolsero l’opportunità con entusiasmo, così si persero fra ricordi e aneddoti vari. Anche io e Tk eravamo affiatati, sia in cucina che non; col tempo siamo diventati più intimi e ormai non mi vergogno più a definirci “coppia” di amici. Forse anche per tutti questi incontri e le varie faccende di casa che continuiamo a compiere entrambi quando abbiamo un secondo di tempo che stamattina, a colazione, Tk mi ha comunicato di voler restare tranquillo, questa sera. Io ho provato ad offrirmi per andare a fare la spesa, visto che al lavoro sarei potuta andare più tardi di lui, ma su questo fatto è stato fermissimo: sarebbe andato lui, tanto aveva una piccola commissione da fare che avrei visto questa sera. Purtroppo giusto due minuti fa una mia collega mi ha avvertito di non poter restare fino a fine turno a causa di problemi con la zia malata, così ho dovuto assicurarle che avrei coperto io la sua parte di turno, ottenendo così un lieve ritardo nel rientro a casa. Tk si è detto tranquillo, ma mi spiace comunque dover far cucinare per l’ennesima volta lui. Mi ha assicurato che tanto il cuoco in cucina sarebbe comunque stato lui, anche se fossi arrivata prima, ma il senso di colpa ora mi sta uccidendo. Finito di lavorare riprendo tranquillamente la strada di casa inspirando profondamente l’odore dolce che portano gli alberi alla fine dell’estate. Purtroppo le giornate sono sempre più corte, ma ora il giardino sul retro della casa è tinto da colori da togliere il fiato, più di quanto non lo fosse durante tutta l’estate. È già due settimane che mi porto dietro una giacchetta leggera per la sera, perché anche se di giorno fa ancora abbastanza caldo, quando scende il sole tira una più brutta aria fredda che fa rizzare il pelo. Giro l’angolo e vedo già da lontano la casa illuminata. Appena entrata mi assale alla gola un odore meraviglioso che mi invita a seguirlo in cucina. Levata la giacca e le scarpe mi affaccio e vedo Tk affaccendarsi con il fuoco

“ciao, bentornata!” mi accoglie alzando gli occhi fugacemente per tornare subito dopo a posarli su qualsiasi cosa stia facendo. Anche se sono lontana noto che sembra accaldato e ha gli occhi lucidi

“ciao! Cos’è quest’odorino? Non avevi detto che avresti fatto qualcosa di facile e leggero?” chiedo dirigendomi nella sua direzione

“se l’odore è buono non vuol dire che debba per forza essere una cosa elaborata, no?” mi pare quasi euforico…

“io veramente non ho mai detto che l’odore fosse buono…” provo a protestare, a le parole mi muoiono in gola perché solo ora noto che la tavola è apparecchiata (cosa stranissima visto che noi di solito consumiamo i nostri pasti sul bancone) e, è questo che mi ha lasciato basita, una bottiglia di champagne fa sfoggio di se, seguita da due bicchieri da vino. Evidentemente il mio silenzio deve aver anticipato le mie parole, perché ricevo subito una risposta senza aver mai proferito la domanda

“mi hanno promosso di livello: ora sono un gourmet di terza qualità!” resto imbambolata a fissarlo mentre elaboro l’informazione, poi, arrivata al cervello, urlo di gioia e gli salto al collo

“bravo! Complimenti, te lo sei meritato dopo tutto quel lavoro!” continuo ad urlare mentre vengo sollevata da terra da un più che felice Tk. Dopo molti strilli (da parte mia) e molti sorrisi compiaciuti (da parte sua) ci decidiamo a metterci a tavola. Logicamente è tutto squisito e durante tutto il pasto i discorsi vertono su come il suo capo gli ha dato la notizia alla reazione dei suoi. Io, completamente fiera di Tk, sorrido contenta per tutta la sera. Con l’assoluto divieto di potermi alzare per sparecchiare la tavola apriamo la bottiglia di spumante con un applauso entusiasta da parte mia. Tk versa un bel po’ di liquido ambrato nei bicchieri e io, senza pensarci due volte, mi butto sul mio. Improvvisamente il silenzio cala fra noi due e mi decido a guardarlo. Con mia enorme sorpresa mi sta fissando con il bicchiere ancora in mano e, non credo sia una mia impressione, è più vicino a me di quanto non lo sia mai stato

“grazie Kari” pronuncia il mio nome con una solennità che mi fa tremare

“per cosa?” sussurro io. Ho paura a parlare ad alza voce, come se il suono della mia voce possa mostrarmi imperfezioni che prima non vedevo

“per esserci, sempre!” malgrado l’imbarazzo continuo a mantenere il contatto visito; il suo sguardo magnetico mi attira inesorabilmente

“non hai nulla da ringraziarmi: mi fa piacere, e credevo lo sapessi” tentenna, fissando il mio bicchiere che mi accingo a sorseggiare. Lui non ha ancora toccato il suo

“lo so, e te ne sono infinitamente grato, però volevo sapessi quanto questo conti per me. non mi sembra di fartelo capire abbastanza” la serietà e la convinzione che leggo nel suo sguardo non mi preoccupano affatto, anzi, mi rassicurano

“non c’è bisogno di dirmelo tutti i giorni, lo capisco da me; dai gesti e da tutto quello che fai” sorride lievemente impacciato ma sempre mantenendo il contatto visivo, però voglio che mi lasci finire di parlare, perciò riprendo “e comunque sono io quella che ti deve ringraziare: mi hai accolto qui e ti comporti… in maniera perfetta. Non credevo possibile tutto questo, ma ora mi sembra così… irreale per quanto è bello!” confesso fissando lo sguardo sulla sua mano chiusa sullo stelo del suo bicchiere, ancora pieno al contrario del mio, che ormai raggiunge il fondo.

“sono felice che tu sia qui” mi sussurra avvicinandosi a me; al mio viso. I miei occhi sono incollati ai suoi, così azzurri, così seri, eppure così perfetti, dolci, giusti. Intuisco ogni suo movimento, e per quanto ne sia terrorizzata non cerco minimamente di fermarlo, perche allo stesso modo voglio che continui, lo ambisco, lo desidero.

“Tk” lo chiamo appena udibile quando ormai è a pochi centimetri dal mio viso “credo che tutto questo sia effetto dell’alcool” ho paura che sia un azzardo, e non voglio rovinare il momento con brutti pensieri, però non riesco a pensare altrimenti

“io non l’ho neppure toccato” continua a sussurrarmi. Il suo respiro leggero sulla mia pelle mi elettrizza e mi provoca un brivido. Chiudo un attimo gli occhi cercando di riacquistare un minimo di lucidità, con scarsi risultati

“io si” confesso, ma ormai le parole che mi escono non le decido più io; la mia mente è altrove, intenta ad immagazzinare ogni singolo movimento di Tk, sempre più vicino, pericolosamente vicino

“non credo che centri qualcosa” continuiamo a parlare a livello inudibile, ma la vicinanza risolve ogni problema. Ormai i suoi occhi scorrono rapidi dalle miei iridi nocciola alle mie labbra

“no, infatti, non credo” le ultime parole si disperdono nel nulla. Le sue labbra sulle mie, calde e fresche allo stesso tempo; dolci, eppure fameliche allo stesso tempo, mi rapiscono, annullandomi totalmente. La mia mano, fino a poco fa sul bicchiere, ora si trova su di lui, da qualche parte. Sinceramente non mi rendo neppure conto dove, ma in realtà chi se ne importa? La dolcezza si mischia con la voracità, la foga, il desiderio ardente. Non voglio assolutamente fermare questo momento, e neppure Tk, mi pare. Così morbide a contatto sulle mie, le sue labbra mi strappano dalla realtà. Sento la sua mano dietro al mio collo, ad avvicinarmi maggiormente. La foga aumenta e il respiro comincia a farsi irregolare. Quel bacio, così a lungo bramato diventa l’unica cosa che ora conta veramente, l’unica cosa giusta. Si allontana da me, lentamente e con calma, come per tornare ad abituarsi pian piano al non contatto con me. ora finalmente comincio a riprendere possesso del mio corpo e mi rendo conto che le mie mani sono sul suo petto, che si alza e si abbassa un po’ più velocemente del normale. Le nostre labbra si separano paino e sento che anche lui affanna, ha il respiro corto. Riaprendo gli occhi mi trovo davanti il suo sguardo ardente. Sembra voglia cogliere ogni mia reazione, che non tarda ad arrivare con un rossore diffuso su tutto il viso e un calore anomalo alle orecchie. Un sorriso dolce si apre sul suo volto e  mi rendo conto di volerglielo restituire; anch’io, come lui, sono euforica. Voglio ridere, gridare, urlare e saltare, ma la sua stretta sulla mia mano mi tiene ancorata su questa sedia.

“è stata colpa dell’alcool?” mi domanda sempre sorridendo

“no!” affermo sicura. La sua risata cristallina mi rida un po’ di lucidità.

“ne ero sicuro” un po’ della sua sfacciataggine riemerge e io rimango indignata

“perché?” malgrado il sorriso ironico lo sguardo che mi rivolge è carico di sentimento

“perché non mi piace ingannare ragazze ubriache”

“per quel poco che ho bevuto non potrei mai essere ubriaca” rispondo piccata

“appunto!” alza il suo bicchiere e io lo imito, facendoli tintinnare assieme

“alla tua promozione” sorrido euforica

“a noi” mi corregge con un sorriso sghembo prima di avvicinarsi  a me e baciarmi un’altra volta a fior di labbra. Beve un sorso di champagne a occhi chiusi e posa il calice sul tavolo, sempre senza aprirli. “ha un sapore diverso dopo averti baciata, sai?” mi chiede aprendo improvvisamente quelle pozze azzurre e fissandole su di me con una serietà incredibile. Io mi sento bloccata, non sapendo come rispondere. La sua mano, ancora intrecciata con la mia, sale ad accarezzarmi una guancia con un dito. Percorre la tempia, scende fino al mento e lungo il collo. Io resto immobile, e seria, e fissarlo. Continuo a seguire ogni suo movimento anche quando, posato il bicchiere, si alza dalla sedia accanto a me. io resto lì, a guardarlo dal basso all’alto, senza sapere cosa fare. Solo quando mi tira per la mano che è incollata alla sua capisco che vuole che mi alzi anch’io. Solo quando mi trovo alla sua altezza (per modo di dire vista la differenza di dieci centimetri buoni fra me e lui) si decide a stringermi a se con un braccio intorno alla mia vita, appoggiandomi così a lui “che c’è. Mi sembri preoccupata” torna a sussurrarmi tenero. Forse ha notato che sono rimasta pietrificata…

“no, non sono preoccupata, solo…” un suo cenno del capo mi incita a continuare, ma io non so cosa dire “mi sembra strano!” mi guarda interrogativo e io mi preoccupo che possa male interpretare le mie parole “tutto questo; io e te, il bacio… non lo so. C’è, non che mi dispiaccia” mi affretto a precisare quando noto il suo sopracciglio alzarsi “anzi,” aggiungo arrossendo “mi piace, però…” non riuscendo più a sostenere il suo sguardo lo abbasso, ma la sua mano, perennemente accompagnata dalla mia che si trova da un po’ nella sua, mi costringe a tornare a guardarlo, alzandomi il mento con un dito

“non voglio prenderti in giro. No Kari, lasciami parlare” mi ammonisce quando provo ad aprire bocca “non voglio darti l’impressione sbagliata e voglio essere sicuro che tu sappia che è stata la cosa più naturale che potessi fare, e non ne sono affatto pentito. Però voglio che tu sia sincera con me: ho agito troppo in fretta? Non era quello che volevi? Perché se ti vergogni a dirmelo…” e lasciando la frase a metà capisco che non vuole neppure pensare all’evenienza della cosa. Io, solitamente brava con le parole e i discorsi importanti, mi ritrovo senza nulla da dire, così faccio l’unica cosa che mi viene in mente: mi alzo sulle punte e torno ad unire le nostre labbra, per la terza volta in meno di un ora, e cerco di fargli capire che le sue paure non sono fondate. Stavolta sono io a decidere di allontanarmi, perché non ho finito

“non dirlo mai, hai capito?Mai!” il sorriso che si apre sul suo volto mi scalda da dentro. La stretta del suo braccio sulla mia vita si allenta e con l’altro mi dirige verso le scale. Saliti in cima e arrivati alla mia porta torna ad abbassare lo sguardo su di me, più dolce e carico che mai.

“bhe, buonanotte!” mi sorride. Io, poco intenzionata a lasciarlo andare ora che ce l’ho tutto per me, lo spingo contro la sua porta e torno a baciarlo, con più foga e violenza di prima. Le sue mani corrono ai miei fianchi e si muovono, su e giù, su e giù. Sento le sue dita inavvertitamente sulla mia pelle e un brivido strano, come non ho mai sentito prima, mi percorre tutta la spina dorsale fino alle sue dita. Delle scosse di elettricità mi percorrono completamente, come se fosse lui a rilasciarle attraverso di me. il mio corpo cerca il suo, e solo quando lo sento camminare all’indietro mi rendo conto che ha aperto la porta con quella mano che prima era su di me, ed è sempre lì che torna, ma ora è più decisa. Non sono mai stata una persona impulsiva, men che meno così diretta, però ora mi sento bene facendo quel che sto facendo. Le labbra di Tk si scostano dalle mie e mi percorrono il collo, io respiro a fatica ma le mani si muovono, quasi esperte. Scendono a sfiorargli la pelle e risalgono, assieme alla maglietta che ora gli ho sfilato. Rimango estasiata dal fisico che mi si presenta davanti, scolpito e guizzante, ma ho poco tempo di immagazzinare l’informazione, perché la sua bocca torna a cercare la mia, che gli offro volentieri. Non sento imbarazzo, neppure quando si china a sfilarmi i pantaloni. La notte è lunga davanti a noi, e non sembriamo affatto scontenti del tempo che ci si presenta davanti

 

Ehi ehi ehi! Allora, che mi dite? Ho scritto questo capitolo in una sera sola, il che è un record per me, ve l’assicuro. Allora, vi è piaciuto? Perché se vi piace come è stato per me scriverlo allora siamo al culmine!!! Dai, forza, voglio tantissimi commenti!!! Inizialmente non credevo di metterci una scena simile, ma poi col tempo si è formata nella mia testa, ed eccola qui! Bhe, che dire: forza Kari, forza Tk. Per la cronaca Maya, come già avrete capito, è la fidanzata di Tai. Un casino di tempo fa, non so precisamente dove, avevo letto il nome della fidanzata-futura moglie di Tai nel cartone. Quasi sicuramente è un’invenzione di chissà chi, ma l’idea mi è piaciuta parecchio. Come potete vedere io non seguo il cartone (infatti Kari e Tk rimangono solo buoni amici e non si sposano secondo la Toei) ma la cosa mi ha preso parecchio. Insomma, quel povero ragazzo dovrà pur fidanzarsi con qualcuno, no?comunque, credo che ‘sta  tizia si chiamasse Maya, e Maya (per me) è rimasta. Vi lascio digerire a modo il capitolo e vi auguro una buonanotte (malgrado mentre state leggendo probabilmente è giorno, ma è lo stesso!) Baci baci

Mami

  
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