Capitolo 6
«Hey!
Quello è il mio letto!»
«Cosa?»
Jonny
dalla porta si era diretto deciso verso il letto matrimoniale della suite e vi
era sprofondato di faccia, giusto nel mezzo, senza alcun indugio.
«Il
mio letto.»
«Devo
risponderti anche io così la prossima volta che vieni, alle tre del mattino,
con i tuoi piedi gelidi, a prendere possesso del MIO letto»
«Perlomeno
io non occupo tutto lo spazio a disposizione»
«Potrei
dissentire»
Chris
stava per ribattere quando un’affermazione del suo amico steso sul letto, che
ora lo fissava intensamente con i suoi occhi verdi, gli diede il vuoto allo
stomaco.
«Sei
vestito come tanti anni fa»
No.
No. No. I pensieri che lo inseguivano dalla notte precedente gli si infransero
addosso come se nel tentare di scapparvi si fosse di botto fermato ed ora era
troppo ubriaco per ricominciare a correre, sentiva già il ricordo del dolore
insinuarsi e fargli venire la tachicardia.
Ma
probabilmente Jonny aveva solo, a causa dell’alcol, dato voce ad un pensiero
che gli era passato per la testa in quel momento. Infatti, aveva già,
nuovamente, un sorriso ebete stampato in faccia.
«E
ora che si fa?»
«Will
ha detto di dormire»
«Ma
è il mio compleanno!» si lamentò per la seconda volta quella sera il
chitarrista.
«Ti
ricordo che è perché è il tuo compleanno
che non ti reggi in piedi» rispose il biondo imitando alla perfezione la voce
lamentosa dell’amico «E poi domani avremmo un concerto da fare, ti ricordo»
«Sei
una palla Christopher Anthony John Martin»
«Io…cosa?
Non è vero! Ho la nausea e la stanza mi gira intorno e sto cercando di
comportarmi da sobrio e…»
In
quel momento un cuscino gli arrivò in faccia con una discreta violenza.
«…e
sei una palla.»
Era
inutile. Quegli occhi, quel sorriso, quella risata. Per quanto si sforzasse di
controllarsi, di ignorare gli istinti irrazionali dettati dall’alcol, non
poteva nulla se questi erano accompagnati dal verde delle iridi di Jonny. Era
bastato un secondo in cui la sua concentrazione era passata dal cosa non fare a
questi pensieri per far si che l’alcol prendesse nuovamente il sopravvento.
Chris
raccolse il cuscino da terra e lo scaraventò contro l’amico che con un
movimento istintivo lo scansò liberando la traiettoria verso un paralume sul
comodino, l’unica fonte di luce attiva in quel momento nella camera.
«Oh fuck!» Chris rise nel buio «hai visto
cosa hai combinato?» non riusciva a smettere di ridere.
«Io?
Tu sei talmente ubriaco da non riuscire nemmeno a colpirmi e la colpa sarebbe
la mia?» anche Jonny era in preda alle risate.
«Non
vedo nulla» aveva quasi le lacrime dal ridere «Dove sei?»
«Ancora
sul letto»
«E
dov’è il letto?» si dirigeva tentoni nella camera «fuck!» aveva appena sbattuto il piede contro qualcosa che non
riusciva assolutamente a distinguere nel buio.
«Chris
fermo dove sei prima di distruggere qualcos’altro o peggio farti male!»
Chris
s’immobilizzò, fermo lì dov’era, stava ancora ridendo e il buio non aiutava il
suo disorientamento da alcol, possibilmente la camera girava ancora di più al
buio, anche se non la poteva vedere girare, la sentiva girare. Dio se era
ubriaco.
Sentì
Jonny scendere dal letto, stava ridendo anche lui, probabilmente sperimentando
lo stesso giramento della camera avvertito da Chris. Sentirlo ridere lo faceva
solo ridere ulteriormente, poi ad un tratto sentì una mano cingergli il fianco
sinistro ed una posarglisi in testa.
«Trovato!»
«E
adesso dimmi, Jonny, come credi di essere capace di ritrovare la via del letto?»
«Io
non sono imbranato come te! Dammi la mano e seguimi…»
Jonny
fece scivolare la mano che ancora aveva in mezzo ai ricci di Chris giù per il
braccio dell’amico, fino a trovarne la mano sinistra e intrecciare le dita con
le sue.
Forse
era ancora colpa dell’alcol ma quel gesto provocò in Chris una stretta allo
stomaco e una leggera nausea, non era una cosa spiacevole, aveva un qualcosa di
nostalgico, come se conoscesse già quella sensazione ma non sapesse bene dove
collocarla. Era del tutto perso in quel momento, in Jonny che gli teneva
stretta la mano e lo guidava attraverso il buio, nel silenzio tra di loro, che
si ritrovò del tutto spiazzato quando si sentì strattonare verso il basso.
«Fuck!» questa volta ad imprecare era
stato il chitarrista.
Erano
entrambi stesi per terra, Jonny gli teneva ancora la mano mentre imprecava sottovoce
contro la cosa in cui era inciampato.
«Chi
è ora l’imbranato?» riprese a ridere Chris.
«Oh
fa silenzio»
«Vuol
dire che dormiremo qui per terra Jonny Boy!» disse Chris ancora ridacchiando e
si girò verso l’amico.
Non
riusciva a distinguere molto ma i suoi occhi si stavano abituando al buio
rendendogli visibili i lineamenti del volto del chitarrista, anche
nell’oscurità riusciva facilmente a scorgere gli occhi verdi di Jonny che lo stavano
fissando. Quando si trovò ad incrociare quello sguardo fu come se tutto
scomparisse attorno a loro, perfino la camera non girava più, sentiva il
respiro di Jonny abbastanza vicino da avvertirne il calore anche sulla sua bocca.
Dentro di se Chris stava combattendo una guerra, sentiva le sue labbra
ribollire, sentiva il bisogno di avvicinarle a quelle di Jonny, come se ci
fosse una forza magnetica ad attrarlo, ma sapeva anche di non potersi
assolutamente lasciar andare a quell’istinto. Sentiva il battito accelerato del
suo cuore come se fosse amplificato, in fondo cosa poteva succedere ad
avvicinarsi solo un altro po’? Sapeva che stava lentamente avvicinando il suo
volto a quello di Jonny, con spostamenti quasi impercettibili, oramai erano
così vicini da sfiorarsi con il naso, stavano respirando uno l’anidride
carbonica esalata dall’altro, era una sensazione inebriante, come se si
stessero respirando l’un l’altro. Continuavano a fissarsi negli occhi mente il
battito di entrambi accelerava, il respiro si faceva più affannoso e i pochi
millimetri di distanza tra le due bocche si riducevano ulteriormente. Fu un
attimo, entrambi smisero di respirare e chiusero gli occhi, l’ultimo millimetro
che li separava era andato e le loro labbra erano ora unite in un delicato
bacio, poco più di un semplice sfiorarsi.
Furono non più di tre secondi, in quei brevi
attimi Chris sentì esplodere dentro di se mille colori, si sentì come se non
gli mancasse nulla a questo mondo ma nel momento in cui le loro labbra si
separarono e aprì gli occhi lo pervase il panico. Non sapeva cosa stava provando
ma di una cosa era certo: dopo tanti anni aveva di nuovo in cuore in frantumi a
causa di Jonathan Buckland.
Uh non scrivevo un angolo
dell’autrice da una vita!
Tranquilli, non voglio
ammorbarvi [ammesso e non concesso che ci sia qualcuno alla lettura], volevo
solo condividere con voi il fatto che mentre scrivevo questo capitolo [uppato a meno di una settimana dal quinto…credo
sia una sorta di miracolo] avevo nella testa questa STUPENDA illustrazione
della mia amica [♥] Robic: link.
Vi consiglio vivamente di dare un’occhiata a tutti i suoi disegni, io li
adoro, anzi, vi dirò di più, mentre scrivo nella mia testa non ci sono i reali
Chris, Jonny, Will e Guy bensì quelli scaturiti dalla
sua matita.
Lo sproloquio è finito, colgo l’occasione per ringraziare chiunque sia
arrivato fin qui a leggere e se recensite vi ringrazio il doppio!
[Mi dispiace solo di aver stoppato la traduzione in inglese…troppo
poco tempo e, diciamola tutta, scarse capacità linguistiche. Se qualcuno
volesse farlo al posto mio (Nooo non vi sto facendo
pressioni psicologiche nooo) sarebbe ricoperto d’ammmore (è l’unica cosa che posso permettermi…)
dalla sottoscritta]
K.