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Autore: Sniffing the rain    07/06/2013    2 recensioni
Probabilmente sarà la classica fanfiction in cui ci sarà una lei che si innamorerà di un lui ma vedrò di far andare le cose diversamente....
"Jeane
I'm not sure what happiness means
But I look in your eyes
And I know
That it isn't there "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nevermind.

 

Mi arrivò un messaggio da Sarah, erano le 6:57 di mattina, aveva battuto mio padre nel svegliarmi.
Mugugnai qualcosa che sinceramente neanche io stessa capii e tastai tutto il comodino in cerca di quel dannato telefono che continuava a vibrare.
Finalmente trovato, quello che più che un telefono era un catorcio, lessi il messaggio...

 

 

So di averti svegliata, e il che mi rallegra, ma devi ASSOLUTAMENTE salvarmi le chiappe!
Oggi non verrò al corso di chimica, ho la casa libera e finalmente è ritornato Justin (abbiamo bisogno intimità, sai...)
Inventati qualcosa da dire al prof.

Ti amo (:

P.s. Sta sera vieni a casa per le otto, ci prepariamo qui.



La luce del telefono rese davvero complicata un azione tanto facile come leggere un messaggio.Quando riuscii a decifrare cosa c'era scritto sorrisi lievemente. In altre circostanze mi sarei incazzata. Se fossero state altre persone mi sarei incazzata. Ma era Sarah e il suo Justin, che dopo circa un mese di vacanza studio in Italia, era finalmente ritornato a Sheffield.

 

Decisi di alzami nonostante fossero ancora le 7:00 e decisi di fare una doccia.Ci misi circa mezz'ora e quando ebbi finito mio padre entrò in camera per svegliarmi trovandomi, però, già in piedi, indecisa su cosa indossare.
<< Credo che la maglia dei Rolling Stones ti stia d'incanto >>
Avevo il padre più dolce del mondo, c'era poco da fare...
<< Buondì anche a te >> dissi per poi afferrare la maglia dei Blur.
<< Sai che non li sopporto! >> si lamentò da buon fan degli Oasis. Sorrisi ritenendo buffo il tono con cui si lamentò. Sembrava quasi il tono di un bambino che si rifiutava di andare dal dentista...
<< Ti prego, fallo per me >> continuò,<< Papà! >> esclamai divertita.
Davvero, aveva davvero così importanza per lui...

Uscii di casa ripercorrendo la strada della mattina precedente. Ancora una volta erano le otto e le strade erano vuote.
Non so', ma quella calma e quel silenzio che circondava il tutto mi rendeva...Felice. No che non lo fossi, insomma ero davvero una persona allegra ma a fregarmi era quel “pizzico” (per così dire) di timidezza.

Entrai classe e solo all'ora mi resi conto che forse avevo perso un bel po di tempo a godermi quella calma incontrata per la strada.
<< A qualcuno non è suonata la sveglia questa mattina? E la signorina Evans? Pensavo fosse con lei...>>.
Gli occhi di tutti erano puntati su di me e solo in quel momento ricordai di dover “salvare le chiappe” alla mia amica. << Ehm...Ecco....Io >>. Buon inizio, insomma. << La signorina Evans non è potuta venire per problemi familiari....E mi scusi per il ritardo >>.
In quella frazione di secondo in cui il prof. Segnava il mio ritardo su una specie di registro gettai gli occhi alla ricerca disperata di Matt che attirò la mia attenzione con un << Psss! >> urlato a bassa voce. Mi sedei al penultimo banco vicino a lui che gentilmente mi aveva occupato il posto.
<< Anche a te ti ha svegliato alle 7:00? >> sussurrò lui riferendosi a Sarah. << 6:57 per la precisione >> risposi provocandogli un leggero risolino che come conseguenza ebbe uno sguardo assassino da parte del professore. Mi ero messa già abbastanza nei guai e quindi decisi di comunicare con Matt tramite bigliettini, un po come bambini delle elementari.
“Allora...oggi è il grande giorno” gli passai il bigliettino stile pusher che spaccia roba da contrabbando. Mi ripassò il foglio e fui lieta di vedere che la sua scrittura fosse anche peggio della mia “Già” e qui disegnò uno smile “Verrai, vero?”. Sorrisi nel leggerlo anche se potevo capire quanto importate fosse per lui, e la band, quella serata. “Certo” e feci un smile con l'occhiolino che più un occhiolino ricordava una persona guercia.

****

 

<< Ma guardati! Avevi dei capelli orrendi! >> disse lei quasi soffocando dal ridere.
<< Avevano stile, era un misto tra John Lennon e Johnny Marr>> mugugnò lui.

<< Ma sentiti! più che altro sembravi un finocchio >> una terza voce si aggiunse ai due.
Lei rise ancor di più tant'è che delle lacrime le bagnarono leggermente le guance.
<< Okay, ora basta, lo abbiamo deriso troppo... >> voleva smettere di ridere ma davvero non le riusciva.
<< Tu. Perché ogni santo anno devi riprendere le foto del nostro primo concerto?! E tu, perché ogni santo anno devi soffocarti dalle risate per il mio taglio di capelli adolescenziale?! Alla fine non era poi così orrendo...>> disse rivolgendosi alle due figure, la prima maschile e la seconda femminile.
Proprio quest'ultima si alzò dalla parte di divano dove sedeva, si accostò al ragazzo che aveva appena deriso e, cingendogli le braccia al collo, si gettò addosso a lui.
<< Hai ragione, erano carinissimi... >> gli lasciò un bacio sonoro sulla guancia.
<< DA FINOCCHIO! >> urlò la terza voce.

****

<< Non è che vorresti venire a vedere le prove della band?! >> Mi chiese Matt appena fuori scuola.
Non è che non volessi andarci ma per quel pomeriggio, che avrei passato sola soletta, avevo già deciso di andare a far compagnia alla vecchia signora del negozio di dischi. Gina. Grande fan dei Fab Four, lei.
Amavo trascorre del tempo in quel negozio e non perché volessi veramente tener compagnia ad un' anziana sull'ottantina ma perché adoravo quel “mondo” fatto di scaffali pieni zeppi di LP di band che valeva davvero la pena ascoltare e tutti quei poster degli Smiths, Who, Doors, Bob Dylan....
<< Scusa Matt ma ho da fare oggi pomeriggio... >> come se fosse davvero importate andare in un negozio di dischi. << Ci vediamo sta sera >> dissi facendogli l'occhiolino e dirigendomi verso il negozio.

****

If the sun refused to shine,
I would still be loving you.
When mountains crumble to the sea,
there will still be you and me.

 

<< Buongiorno piccolina >> rispose l'anziana Gina al mio solare saluto.
Come al solito il negozio era vuoto e l'unica cosa a tenerci compagnia era la musica.
Il posto sul giradischi era occupato da Led Zeppelin II e a risuonare era la quarta canzone: Thank you. Amavo quella canzone, il testo era così...Liberatorio, dava un po' quella sensazione di benessere che hai dopo aver confessato qualcosa. Probabilmente ero l'unica ad aver interpretato quella canzone in quel senso.
Mi inoltrai nel corridoio dedicato alle “legende del rock”alla ricerca di qualcosa di nuovo, ed infatti qualcosa di nuovo trovai.

Avete presente quando ho detto “come al solito il negozio era vuoto” ? Beh, evidentemente la mia vista a raggi x stile Clark Kent cominciava a fare cilecca. Infatti, proprio nel riparto che occupava gran parte del negozio, e in cui ero solita passare parte dei miei pomeriggi solitari, c'era una figura nuova.
Solitamente se viene aggiunta una figura nuova ad uno scenario abituale essa sembrerà fuori luogo o inusuale, ma questa figura sembrava perfettamente in armonia con lo scenario intorno a se.

Aveva tra le mani un vinile, quello che forse, più di tutti, aveva segnato una generazione. Il blu dell'acqua, l'immagine di quel neonato che nuotava dietro a quella banconota da un dollaro, chiunque l'avrebbe riconosciuto e chiunque l'avrebbe inserito nelle “legende del rock”.
Era Nevermind dei Nirvana.
Troppo presa dalla copertina dell'album, non mi resi conto che la figura stava osservando me.
<< Ehm, ti serve? >> disse riferendosi al vinile. Solo allora mi concentrai maggiormente sulla figura.
Era un Lui (che perspicace che sono). Aveva dei capelli, un naso,due orecchi, una bocca, un corpo, due braccia, due gambe e...Due occhi, cavolo se non aveva due occhi. Erano due enormi fosse nere situate proprio lì, ai fianchi del naso. Apparivano quasi come il canto delle sirene, ti facevano rimanere imbambolata, sembravano mangiarti il cervello e farti dimenticare anche il tuo nome.
<< Oh, no, non mi serve...Ehm stavo solo osservando una cosa, scusami... >> gli risposi arrossendo.
Lo vidi alzare lo sguardo verso l'enorme orologio situato sopra l'ingresso per poi voltarsi verso di me e dirmi << Figurati. Beh, ora devo andare, puoi osservarlo quanto ti pare >> senza un'espressione sul volto mi allungò la mano con il vinile, che afferrai, per poi voltarsi e uscire dal negozio.

****
 

<< Alla fine l'hai comprato >> disse lui osservando il vinile di Nevermind posato sul tavolo di fronte al divano.
<< Come potevo lasciarlo lì?! >> si giustificò lei.
<< Nel mio caso sei riuscita a lasciarmi lì >> la guardò dritta negli occhi.
<< Avevo i miei validi motivi >> si difese lei.
<< Essere gelosa non è un “valido motivo” >> gli fece il verso lui.
<< Non ero affatto gelosa. >> sembrava stesse per arrabbiarsi e il che lo fece ridere.
<< Oh sì che lo eri, invece! E' una di quelle scene che ti rimangono impresse nella mente. Eri talmente arrabbiata che sei uscita dal negozio senza neanche salutare la povera Gina, che cattiva ragazza! >> disse lui scoppiando a ridere nel pronunciare l'ultima frase.
<< Tutta colpa tua che vai a limonare con le tue ragazze nel suo negozio, dongiovanni! >> sorrise anche lei che finalmente sembrava aver messo da parte la rabbia.
<< Quindi ammetti che eri gelosa... >> i loro visi erano davvero vicini ma a nessuno dei due sembrava dare particolarmente fastidio tutta quella vicinanza.
Lei si mordicchiò il labbro inferiore, alzò gli occhi al cielo e con un smorfia ammise << Non ero gelosa, quella povera ragazza non aveva nessuna colpa. Piuttosto ero davvero furiosa con te>>

 

****
 

<< Sono furiosa! >> urlò Sarah che sembrava essere in preda al panico dopo aver visto la sua maglietta preferita sotto le grinfie del suo cane. << Stupido cane! >>. Io e Justin intanto ci gustavamo la scena seduti in cucina e, una volta passata la sfuriata della mia amica, potemmo finalmente dirigerci verso il locale dove si sarebbe esibito Matt con il resto della band.

Il locale era un tipico pub inglese dove era stato allestito, alla meglio, un piccolo palco. Erano quasi le nove e finalmente vidi salire sul mini-palco Matt seguito da un ragazzo alto, robusto, con i capelli corti e con in mano un basso, che a sua volta era seguito da un altro ragazzo di media statura, capelli più lunghi rispetto al ragazzo che lo precedeva, dagli occhi color turchese chiaro e in mano una chitarra. E a chiudere la fila c'era un altro ragazzo...Aveva dei capelli, un naso,due orecchi, una bocca, un corpo, due braccia, due gambe e...Due occhi, cavolo se non aveva due occhi...

Era il ragazzo che avevo “incontrato” da Gina.
Ora aveva in mano la chitarra che il giorno prima mi ero ritrovata a suonare a casa di Matt e si era sistemato davanti ad un microfono.
Era un Lui. Era umano. Era un cantante.
Davvero perspicace da parte mia notare tutto ciò.

Iniziarono a suonare, fecero delle cover degli Strokes per poi concludere il tutto con un loro pezzo.
Non erano andati affatto male, Matt era un fenomeno alla batteria e quel ragazzo, beh rimanendo nel tema “ma che perspicace” dovrei aggiungere che aveva anche una voce, ma in realtà aveva una voce che a sentirla bene provocava lo stesse effetto dei suoi occhi. Ti mandava in pappa il cervello.
Scesero dal palco e Matt si gettò, letteralmente, addosso a me e alla mia amica. << Che bello vedervi! Allora che ve ne pare? Soddisfatte? >> era così eccitato che non la smetteva di sorridere. << Siete fantastici! E tu, cavolo, sei andato alla grande! >> ero così felice per lui.
<< Sei stato FA-VO-LO-SO! >> commentò Sarah in tono sarcastico provocando una risata generale.
Ci andammo a sedere ad un tavolo e subito dopo arrivarono il tipo che suonava il basso, che scoprii chiamarsi Andy, e il tipo che suonava la chitarra, Jamie.
Ne mancava uno.
<< Dov'è Alex? >> chiese all'ora Matt, ma non fece in tempo a terminare la frase che una voce si udì alle sue spalle << Bhe, sai com'è, qualcuno doveva pur riscuotere l'incasso della serata.. >> disse il ragazzo mostrando due banconote da cinquanta sterline. << Allora, gli siamo piaciuti?! >> chiese ansioso Andy << Dice che possiamo fare di più >> rispose lui che nel frattempo aveva posato gli occhi su di me facendomi arrossire e abbassare lo sguardo.
Matt si accorse della situazione e con fare svelto disse al suo amico << Al, lei è Jeane, Jeane lui è Alex >>.
A quel punto fui costretta ad alzare gli occhi ed incontrare il suo sguardo. Forse era per l'eccitazione del live o forse erano le luci offuscate del locale, ma ora quelle fosse sembravano ancor più profonde e sembravano risucchiarti come un buco nero.
<< Piacere di conoscerti, Jeane >> disse mostrandomi il suo primo sorriso.
<< Piacere mio, Alex >> risposi ricambiando il sorriso.

****
 

Chiamiamolo “angolo autrice”

Non ho un granché da dire, se non che voluto raccontare la storia un po come viene raccontata la storia di Sole e Tom in “500 giorni insime” ovvero non seguendo una narrativa lineare, infatti nelle parti scritte in corsivo ho voluto parlare di Jeane e Alex che, per così dire, si trovano (rispetto alla storia narrata) nel futuro.
-Peace&Love


 

  
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