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Autore: Small Wolf    07/06/2013    2 recensioni
Sakura non capiva se la pioggia avesse smesso di scrosciare oppure se fosse ancora lì a battere assillante sui tetti delle case del villaggio che quel giorno le sembrava incredibilmente silenzioso, sulle strade, fra le foglie degli alberi e nel suo cuore.
Non che le facesse una grande differenza viste le sue guance perennemente bagnate, rigate di lacrime che non avrebbe mai pensato potessero tornare tanto copiose sul suo viso. Non da quando era finita la guerra, ventuno anni prima, e lei si era sposata con Sasuke, almeno.
Ma alla fine, eccole di nuovo fare capolino nei suoi grandi occhi verdi e mesti, quelle dispettose, che sembravano allearsi apposta col destino per farla soffrire.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Sakura non capiva se la pioggia avesse smesso di scrosciare oppure se fosse ancora lì a battere assillante sui tetti piani del villaggio, che quel giorno le sembrava incredibilmente silenzioso, sulle strade grigie, fra le foglie degli alberi e nel suo cuore.
Non che le facesse grande differenza viste le sue guance perennemente bagnate, rigate di lacrime che non avrebbe mai pensato potessero tornare tanto copiose sul suo viso. Non da quando era finita la guerra, ben ventuno anni prima, e lei si era sposata con Sasuke.
Ma alla fine eccole di nuovo fare capolino dai suoi grandi occhi verdi e mesti, quelle dispettose, che sembravano allearsi apposta col destino per farla soffrire.
Le esili spalle ripresero a tremarle, scosse dai nuovi singhiozzi, e Sasuke la stinse a sè maggiormente. Lo sentì serrare le sue grandi dita possenti attorno alla stoffa del kimono nero che le cingeva il corpo un pò più provato di un tempo dalle gravidanze e dall'età.
Si accarezzò il ventre leggermente più rilevante e strinse i denti: un tempo la persona che si trovava nella bara davanti a loro e a tutto il corteo funebre cresceva al sicuro dentro di lei e nessuno si sarebbe immaginato una perdita così precoce. 
Itachi, quel bel ragazzo dagli occhi neri, magnetici e i capelli ribelli dello stesso colore, la prima stella del nuovo clan Uchiha, sembrava indistruttibile. E invece, nonostante la sua genialità e la sua bravura nelle tecniche ninja, nonostante il suo corpo atletico, che faceva impazzire le ragazze di mezzo villaggio, non aveva resistito a quella malattia che appena ventiquattro ore prima lo aveva strappato dal suo letto. 
Sakura aveva fatto di tutto per salvarlo, si era inventata addirittura una tecnica proibita per riuscire a fargli sconfiggere quel male che lo costringeva, come il suo omonimo zio del resto, a sputare sangue in continuazione e avere delle fitte al petto talmente forti da non riuscire neanche a parlare. Aveva pregato i kami notte e giorno mentre gli teneva la mano inginocchiata affianco al letto mentre Sasuke si era chiuso in un mutismo spaventoso e i suoi due secondogeniti cercavano di consolarsi a vicenda, lontani da due genitori assenti.
E poi c'era stata la bella Kushina, la figlia maggiore di Naruto, che cresciuta con Itachi non si rassegnava al distacco e ora piangeva stretta fra le braccia di sua madre e le carezze del nuovo Hokage.
-E ora pregherei i signori Uchiha di dare l'ultimo saluto al giovane Itachi- mormorò il sacerdote del tempio del fuoco da sotto l'ombrello nero che un chirichetto gli teneva al di sopra del capo nudo.
Sakura prese il mazzetto di tulipani colorati che sua figlia Mikoto le porse con mani tremanti e poi, piano, come se le fosse doloroso, si allontanò un pò da Sasuke e poggiò i fiori sul coperchio liscio della cassa di legno. Rimase sotto la pioggia a guardare il marroncino chiaro e scivoloso della bara finchè non cadde a terra in preda a un pianto fortissimo.
-Perchè Itachi, perchè?! Perchè proprio tu?! Perchè mio figlio, perchè?!-grido al cielo color metallo senza laciare la presa dal legno con la consapevolezza di avere addosso gli sguardi impietositi e disperati dei suoi amici stretti, dei suoi due figli che ancora avevano bisogno di lei e soprattutto di Sasuke. Sasuke che non aveva detto nulla quando aveva visto la mano di Itachi scivolare senza vita giù dal materasso e penzolare rigida verso il parquet. 
Il grande Sasuke Uchiha ancora una volta aveva dato dimostrazione di una freddezza che chi non lo conosceva avrebbe detto inumana e, mentre sua moglie si disperava scrollando lievemente il corpo senza vita del loro primogenito, lui era andato a sedersi al tavolo della cucina senza proferir parola.
Ad un tratto, Sakura sentì un paio di mani calde e grandi cingerle le braccia e tirarla in piedi di peso.
-N-Naruto...-gli sussurrò con tono implorante, quasi volesse che lui la rassicurasse come aveva sempre fatto con uno di quei suoi sorrisi splendenti e le dicesse che gli avrebbe riportato indietro suo figlio. Ma Naruto non lo fece per il semplice fatto che non ci riuscì. Per la prima volta rimase muto davanti al dolore della sua amica e, senza pensarci troppo, la strinse contro il suo petto muscoloso.
-Perchè mio figlio, Naruto? Perchè proprio lui?-chiese con la voce roca e i capelli fradici d'acqua piovana.
-Avanti, torna da Sasuke-le mormorò mentre con gli occhi bassi la consegnava alle braccia molli del moro e si allontanava verso Hinata, Kushina e i suoi due gemelli in un angolino, lontano dal disperato quadretto famigliare degli Uchiha. Come tutti i presenti, la vecchia Tsunade, il maestro Kakashi, gli ex team con le rispettive famiglie e addirittura il Kazegage di Suna, ebbe il buon senso di oscurarsi da quella tragedia per lasciare loro un pò di intimità.
Il sacerdote preferì non aggiungere altro e fatto un veloce segno al di sopra della cassa ordinò agli uomini di servizio di portare la bara sul fondo della fossa. Gli uomini annuirono e grazie alle corde spesse poggiarono la bara giù nella penombra del terriccio umido senza preoccuparsi della pioggia che li stava bagnando da capo a piedi. Probabilmente gli dispiaceva staccare definitivamente un figlio ai propri genitori.
La cerimonia terminò così sotto il canto triste e ritmico della pioggia. Man mano tutti i presenti se ne andarono finchè non rimasero solo i coniugi e i loro due figli a fissare in silenzio, o fra qualche singhiozzo soffocato, la lapide su cui il volto dal sorriso appena accennato del loro Itachi mostrava la sua incredibile bellezza.
Passarono alcuni mesi e mentre il tempo iniziava lentamente a ricucire le ferite negli animi di tutti quanti conoscevano Itachi non riusciva a fare lo stesso egregio pocedimento con quelle di Sakura. Lei era rimasta ferma a quel maledetto dodici settembre e da lì aveva smesso di vivere. Forse l'aveva fatto ancora prima che Itachi se ne andasse del tutto, quando lui era arrivato a uno stadio praticamente finale della malattia, il momento in cui le speranze avevano iniziato a mancare seriamente. 
-Sakura-la chiamò suo marito mettendole una mano sulla schiena per accertarsi che lei lo sentisse (era captato altre volte che le persone parlassero e in risposta avessero solo qualche leggero scossone del capo)- Sakura c'è un bel sole, dovresti uscire a fare due passi.
Lei voltò la testa rosata verso gli occhi segretamente supplichevoli di Sasuke e con voce strozzata parlottò:
-Andiamo a trovare Itachi, Sasuke? Andiamo a portargli i fiori freschi, eh?
Lui abbassò le palpebre rassegnato ma pur di farle assaporare un pò gli ultimi soli che novembre concedeva, prima del grande freddo invernale, acconsentì. Quando le sibilò un si la vide sorridere come una bambina e l'espressione felice e più serena della moglie per un momento lo trasportò nel passato, in quel periodo in cui tutto andava bene. 
Camminarono affianco l'uno all'altra ma senza toccarsi per paura che un contatto fisico avrebbe potuto far scaturire una crisi di pianto. Soprattutto per Sakura era difficle mantenere le lacrime davanti a qualsiasi forma d'affetto che le ricordasse ciò che aveva perso.
 Arrivarono al negozio di fiori di Ino dove due bambine, entrambe dai capelli biondi e gli occhi l'una azzurri e l'altra scuri, li salutarono allegramente.
-Ciao, piccole, oggi la mamma non c'è'?-chiese Sakura guardandole con una fitta nostalgica al petto.
La maggiore, quella con gli occhi azzurri, scosse la testa:-E' andata un attimo via per fare delle spese col papà.
-Ah, capisco allora mi puoi servire tu?
La bambina annuì e preparò un mazzetto di garofani violetti. 
-Ecco, zia.
-Grazie tesoro, quanto fa?
-Offre la casa-le rispose fiera di poter esibire quella frase che aveva sentito pronunciare da Ino.
Sakura sorrise e la ringraziò scompigliandole la frangetta bionda per poi salutarle e dirigersi alla porta con Sasuke.
-Zia Sakura!-la richiamò la più piccola mentre le correva incontro con un disegno fra le manine-Puoi portare questo a Itachi-kun? L'ho disegnato mentre vola via con gli angeli. Mamma dice che adesso è nel cielo e ci guarda quindi lui lo sa che l'ho fatto io... però... per sicurezza, non è che glielo daresti?
Sakura rimase alcuni secondi inginocchiata a terra con il viso sorridente della bambina e il disegnino stropicciato e dai contorni infantili fra le dita, cercando di non far vedere le lacrime. Fu Sasuke a salvarla dalla situazione dicendo che l'avrebbero fatto sicuramente, portandola velocemente fuori di lì.
-Sasuke, devo dirti una cosa...-iniziò appena furono in strada.
-Lascia stare. Andiamo dai.-l'interruppe per evitare i suoi discorsi stravolti dal dolore e le proprie parole sempre poco confortanti.
Quano arrivarono il sole illuminava per bene le lapidi di pietra tutte uguali eppure individuarono subito quella di loro figlio. Per casualità si trovava appena accanto a quella dello zio a cui era stato dedicato anche un piccolo altare della gloria per i servizi resi a Konoha, giù in centro.
-Sakura s'inginocchiò e sostituì i fiori precedenti, che non avevano neanche avuto il tempo di imbrunire, con quelli nuovi e poi mise il disegno sull'erba ormai secca.
-Hai visto amore? Timoko ti ha fatto un disegno.-sussurrò mentre faceva correre le sue dita sul vetro della fotografia, come se volesse fargli una carezza. Poi si voltò verso Sasuke e con gli occhi bagnati aggiunse:-E' bello vero, nostro figlio?
-Mmm... gli andavano dietro molte ragazze, se non sbaglio anche quella peste di Kushina.
-Non vedremo mai un figlio suo-mormorò lei soffocando un singhiozzo fra le piegature della mano. 
Sasuke si portò i palmi delle mani sugli occhi e li stropicciò con foga prima dei inginocchiarsi accanto alla moglie che di nuovo aveva preso a piagnucolare. 
-Sakura... ti prego... smettila di piangere...-le disse con la voce leggermente tremante che tradiva la sua espressione rigida.
Lei si asciugò nuovamente le ciglia dalle goccioline salate e sorrise senza gioia.
-Si, lo so. Sono noiosa.
 
COMMENTO AUTRICE:
Una piccola short, una chicca su un episodio tragico della futura vita (si spera XD) di Sasuke e Sakura insieme. 
Grazie per la lettura.
  
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