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Autore: Weezy    07/06/2013    1 recensioni
Ryanne è una 24enne confusionaria che, a distanza di due anni da una separazione, prova a ricostruire la sua vita sentimentale. Ma non è facile, con una figlia di soli 6 anni che pensa di essere la causa della rottura dei genitori. Ryanne è fermamente convinta delle sue idee, ma se le sue amiche avessero ragione? Se davvero non fosse sicura dei suoi sentimenti? Tutto torna chiaro quando il suo ex annuncia il matrimonio con un'altra ragazza...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – Harry

 

Qualcosa sfiorò il mio braccio. Mi mossi leggermente sul materasso, continuando a tenere gli occhi chiusi. Arricciai il naso, quando qualcosa di morbido come una piuma me lo solleticò.
«Mamma, svegliati» mi sussurrò all'orecchio una voce dolce e bassa.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile, tirandomi il lenzuolo sopra alla testa.
«È già suonata la sveglia. È tardi».
Il lenzuolo venne tirato via dalla mia faccia e, controvoglia, aprii gli occhi. Mi ci vollero alcuni secondi per focalizzare la figura minuta affianco a me, poi riconobbi il viso di mia figlia.
«Va bene, mi alzo» bofonchiai, la voce impastata dal sonno.
A fatica tirai su il busto, reggendomi su un braccio. Il piccolo orologio sul mio comodino segnava le 7:45. Ero in ritardo.
«Cazzo!» esclamai, scalciando via le lenzuola e correndo in bagno.
Sciolsi velocemente i capelli, che di notte raccoglievo in uno chignon disordinato, e li pettinai alla bell'e meglio; mi spazzolai i denti e tornai di nuovo in camera.
«Danielle vai a-» mi bloccai, vedendola vestita, «-vestirti» conclusi, abbassando il tono della voce.
Aveva già infilato la leggera giacca di jeans e aspettava solo che anch'io fossi pronta. Spalancai le ante del mio guardaroba e presi al volo una maglia e un paio di pantaloni. Infilai le scarpe, presi la borsa, le chiavi e scesi le scale fino alla porta d'ingresso, seguita da mia figlia.
«Hai preso lo zainetto con il cambio?» le chiesi.
Lei annuì ed uscimmo nell'aria tiepida di un sabato mattina di fine maggio. Le aprii la portiera della mia Mini bianca e la aiutai a legarsi, poi mi accomodai al volante, mettendo in moto e partendo.
Guidavo per strade di Londra e gli edifici ci sfrecciavano affianco. Di tanto in tanto guardavo Danielle dallo specchietto retrovisore. Mi ricordava tantissimo suo padre: pelle chiara, capelli castani, stessi bellissimi occhi verdi... erano identici. Passammo davanti a St. James Park ed imboccai Horse Guards Road, fermandomi davanti ad una villa. Era grande, color panna, circondata da un immenso giardino. Dal grigio cancello in ferro battuto si potevano scorgere una grande piscina rotonda sulla sinistra, e un mini parco-giochi sulla destra, costituito da un'altalena appesa ad un pino, uno scivolo ed una casetta. Suonai al citofono e, mentre attendevo, mi soffermai a scrutare il cartello di legno sopra al cancello, su cui era inciso il nome della casa:
Villa Styles.
Chi è?” chiese una voce un po' roca, inconfondibile.
Harry, siamo noi” risposi.
Ehi, finalmente! Entrate”.
Uno scatto ed il cancello si aprì, cigolante. Presi mia figlia per mano ed avanzammo sul vialetto lastricato fino alla porta d'ingresso – blindata e con tanto di antifurto. Prima che potessi bussare, Harry apparve sulla soglia sorridente, mettendo in mostra la fila di denti bianchissimi. I ricci castani erano, come sempre, scompigliati.
«Cos'è successo, hai trovato traffico?» scherzò.
Entrambi sapevamo che la brevissima strada da casa mia alla sua era tutt'altro che trafficata.
«No. Non ho sentito la sveglia» ammisi.
Rise, la risata che tanto avevo amato, e scosse la testa.
«Sei incredibile» abbassò lo sguardo su Danielle. «Allora, me lo dai un bacio?»
Lei gli saltò in braccio. «Papi!».
Lui la strinse forte, poi mi invitò ad entrare con un cenno del capo.
«Veramente dovrei vedermi con-» non riuscii a terminare la frase che lui mi tirò dentro.
Il corridoio aveva le pareti bianche ed il pavimento era coperto da un tappeto dello stesso colore. Alla fine c'erano le scale che portavano al piano di sopra, dove si trovavano le camere da letto e il bagno. Alla mia destra una porta dava sulla cucina e, successivamente, sulla sala da pranzo, mentre alla mia sinistra un grande arco permetteva di vedere il salotto. Il divano a L di pelle nera era attaccato al muro, e davanti ad esso c'era un tavolino di vetro, sul quale si trovavano vari fogli, penne e matite, un'agenda e l'iPhone di Harry. La televisione al plasma era posizionata su un mobile di legno d'acero, e sotto di essa c'era la playstation con i due telecomandi. Pixar, il suo gatto, sonnecchiava tranquillamente sulla sua poltrona. Era un bellissimo ceylon (razza dello Sri Lanka) marroncino chiaro, ed era molto affettuoso. Harry si sedette sulla sedia a dondolo vicino alla vetrata che dava sul giardino e mi fece cenno di accomodarmi sul divano. Si mise Danielle sulle ginocchia e le disse:«Allora, che mi racconti?»
«Io e Lizzie abbiamo fatto pace».
Elizabeth, soprannominata 'Lizzie', era la figlia di Lacey e Louis e sua 'amica del cuore'. Louis era il migliore amico di Harry e Lacey era la mia. Elizabeth era nata qualche mese prima di Danielle, e crescendo erano diventate grandi amiche. Qualche giorno prima avevano litigato – cosa normalissima – ed entrambe erano tornate a casa con il muso.
«Visto? Te l'avevo detto» disse suo padre.
Ricordavo il primo giorno in cui l'avevo incontrato come se fosse ieri. Quando mi ci ero scontrata non avevo avuto il tempo di raccogliere il mio libro che Lacey mi aveva trascinata via; me lo aveva riportato il giorno dopo, leggendo il mio nome e il mio indirizzo sulla prima pagina.
«E la mamma ha detto che mi porterà a Disneyland. E verrete tutti» la voce di Danielle mi riportò al presente.
«Che bello! La mamma è proprio brava, vero?» disse Harry, ridendo.
Nostra figlia annuì ed io scossi la testa.
«Che ruffiani».
Guardai l'ora sul cellulare: 8:05. «Scusate ma devo andare. Zayn mi aspetta» mi congedai, alzandomi.
Harry mi accompagnò alla porta.
«Torno domenica sera a riprenderla. Se hai un emergenza al lavoro mi fai uno squillo ed arrivo».
Lui annuì ed io mi chinai a baciare mia figlia. «Fai la brava, mi raccomando».
«Sì, mamma».
«Il cambio è nello zainetto. Ci vediamo domani sera, ciao Haz» lo salutai con la mano e tornai alla mia macchina.
Io ed Harry eravamo stati insieme per quattro anni. Quel giorno che mi aveva riportato il libro mi aveva chiesto di fare una passeggiata ed io avevo accettato senza pensarci. Poi avevamo incominciato ad uscire come amici, giusto per conoscerci meglio. A poco a poco, però, era riuscito a farmi innamorare: non era solo un bellissimo ragazzo; aveva senso dell'umorismo, era gentile, dolce, disponibile e anche un po' romantico (cosa che adoravo). E chissà per quale strano – meraviglioso – motivo, lui ricambiava i miei sentimenti; poteva avere tutte le ragazze che voleva: il prototipo di ragazza perfetta (bionda, occhi chiari e fisico scolpito), la mora con i capelli lisci e gli occhi verdi, la rossa riccia con gli occhi azzurri... ma lui aveva scelto me, ed io non corrispondevo a nessuna di quelle. I miei capelli erano castani e non avevano una forma: potevano passare dal riccio, all'ondulato o alla via di mezzo, ma mai erano lisci. I miei occhi erano di uno strano marrone che, a seconda dei giorni, aveva sfumature di giallo e di verde e non avevo mai avuto un corpo da modella. Non ero brutta, ma neanche bellissima. Un anno dopo era nata Danielle e noi, sebbene giovanissimi, avevamo deciso di tenerla. L'avevamo cresciuta assieme, forse amandoci sempre di più. Lui studiava giurisprudenza e sognava di diventare avvocato, io avrei voluto essere una wedding planner ma, con l'arrivo di Danielle, avevo dovuto cercare un lavoro facile e poco impegnativo. Dopo tre anni di specializzazione lui aveva raggiunto il suo obbiettivo, e con il guadagno del primo anno – e l'aiuto delle nostre famiglie – avevamo comprato una villa. Ovviamente avevo insistito per prendere una casa poco costosa e non troppo grande, e ovviamente lui non mi aveva ascoltato. Ma si sa, non sempre quando si è giovani ed inesperti le cose vanno per il verso giusto. Pochi mesi dopo il quarto compleanno di nostra figlia avevamo smesso di andare d'accordo. Litigavamo sempre, anche per cose stupide, e la situazione in casa era diventata impossibile. Alla fine avevo detto 'basta' e gli avevo riferito che dovevamo finirla o quantomeno prenderci una pausa. Lui aveva cercato di farmi ragionare, ma alla fine aveva riconosciuto che sarebbe stato meglio per tutti e tre. Quella che doveva essere una semplice pausa di riflessione, però, si era rivelata una rottura vera e propria, che aveva spinto me a trasferirmi in una piccola casa non lontana da Villa Styles assieme a Danielle, e aveva lasciato lui a pagare da solo le bollette di quella casa immensa. Avevamo passato il primo periodo ignorandoci il più possibile e parlando solo lo stretto necessario nei fine settimana, quando gli portavo nostra figlia; poi, grazie ai nostri amici, tutto era tornato alla normalità. In tutto eravamo in dieci; quando avevamo ricominciato ad uscire tutti assieme avevo scoperto di riuscire a comprendere Zayn – essendo compresa a mia volta – e, a distanza di due anni dalla fine della storia con Harry, avevo iniziato a frequentarlo. Zayn Malik aveva origini pakistane ed aveva la stessa età di Harry; la sua pelle era olivastra, gli occhi color cioccolato fuso avevano uno sguardo misterioso, i capelli corvini erano sempre sistemati in un ciuffo impeccabile e, nei rarissimi casi in cui dimenticava di rasarsi, il mento era coperto da un lieve strato di barbetta nera. Aveva anche un paio si tatuaggi, quali due dita incrociate sull'avambraccio destro e il simbolo dello yin e dello yang sul polso sinistro, un cuore sulla parte destra del bassoventre e il nome di suo nonno scritto in arabo sul petto; portava degli orecchini piccoli e neri di forma circolare. Tutti questi suoi particolari mi avevano attratta. Zayn non aveva quel tipo di bellezza perfetta che si addiceva ad Harry. La sua era una bellezza misteriosa. Era più timido ed introverso di Harry, adorava starsene per conto suo a pensare, era dolce e simpatico – uniche caratteristiche che lui ed il ricciolo avevano in comune – e gli piaceva disegnare. Zayn amava dipingere. A casa sua c'era una stanza interamente dedicata alla pittura, con le pareti tappezzate dai quadri che aveva già realizzato, le tele ancora bianche e le tavolozze sporche di tempere ormai secche. Anche io avevo un suo dipinto nel mio modesto salotto; me lo aveva regalato per il mio compleanno. Ritraeva me e Danielle ed era fatto talmente bene che poteva essere scambiato per una fotografia.
Deviai per Culross Street e mi fermai davanti ad Hyde park. Slacciai la cintura di sicurezza, scesi dall'auto e mi incamminai verso i giardini. Lui era già lì. Indossava un paio di jeans neri, una Varsity bordeaux e le Nike Blazer rosse. Se ne stava seduto su una panchina, con le gambe accavallate ed i Ray-Ban neri schiacciati sul naso. Girò la testa e mi vide; si alzò e, sorridendo, mi venne in contro.
«Ciao bellissima».
«Ciao Malik».
La sua voce, di primo mattino, era un ottimo antistress.
«Passata bene la notte?»
Annuii.«Direi di sì. Tu?»
«Anche» rispose, baciandomi una guancia.
La parte di pelle che era venuta in contatto con le sue labbra si colorò come da copione, ed io mi sentii una ragazzina in piena fase ormonale alle prese con la sua prima cotta. Hai 24 anni, svegliati, mi dissi.
«Allora, ci facciamo un giro?» propose.
Annuii, presi la mano che mi porgeva ed iniziammo a camminare, senza una meta. Adoravo sentire le sue dita intrecciate alle mie; la sua stretta forte era rassicurante. Non stavamo ancora assieme, ma spesso mi era capitato di immaginare me e Zayn come una volta immaginavo me ed Harry. Poteva essere, finalmente, quello giusto.

  
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