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Autore: Ma_writing_1D    07/06/2013    3 recensioni
"Da quando l’avevo conosciuta non mi aveva ancora detto il suo nome, così glielo chiesi, ma lei non rispose. Si avvicinò lentamente e io indietreggiai fino ad arrivare con le spalle al muro. Si alzò in punta di piedi e mi baciò delicatamente sulle labbra. Quando si staccò mi guardò negli occhi.
“Io sono Allison.”
Invece che rispondere presi il suo viso tra le mani e la baciai a mia volta. Sì, era la cosa giusta da fare."
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19/05/13

Penso che fossero soltanto le 4 e mezza di mattina quando sentii la sveglia suonare.
Scocciato come al solito la spensi con una forte manata e mi stropicciai gli occhi. La poca luce che filtrava dalle tende era già abbastanza da darmi fastidio.
Mi misi a sedere sul letto e mi resi conto che erano, in realtà, già le 5. Il volo per l’Italia sarebbe partito dopo mezz’ora e mi dovevo sbrigare.
Spalancai le finestre e corsi subito in bagno a farmi una doccia veloce, ma mi ricordai che non avevo ancora preparato alcun bagaglio.
Tornai in camera in accappatoio e, presa la valigia, ci buttai dentro i primi indumenti che trovai. Dei rumori provenivano dalla cucina, così andai a controllare di cosa si trattasse.
Louis era intento a preparare qualcosa ai fornelli.

“Beh?” sbottai.

Si girò di scatto accorgendosi solo in quel momento della mia presenza.

“Hei Harry! Buongiorno!” disse tutto allegro.

“Perché non mi sei venuto a svegliare? Siamo in ritardo, lascia lì quello che stai facendo e preparati!” lo rimproverai.

Sbuffando tolse le frittelle dal fuoco e si diresse verso camera sua.
Mi vestii velocemente e chiamai Niall per accertarmi che lui e gli altri ragazzi fossero pronti. Altroché: ci stavano già aspettando!
Caricammo le valige in macchina e Louis guidò fino all’aeroporto.

Riuscimmo subito a trovare Zayn, Liam e Niall e insieme ci imbarcammo per il volo per Verona. Eravamo in prima classe e il silenzio era tombale, ma ancora per poco.
Infatti Zayn cominciò subito a canticchiare mentre Niall si lamentava di tutto. Liam cercava di calmarli e Louis ed io ci limitavamo a guardarci perplessi dai loro comportamenti infantili. 

Dopo circa due ore atterrammo e le fan già affollavano tutto l’aeroporto. 
Scortati dai body-guard riuscimmo ad arrivare al nostro pullman privato che ci portò dritti all’hotel.
Di lì a poche ore ci sarebbe stata la nostra prima tappa in Italia. Il primo concerto in quel paese fantastico!
L’emozione era tanta, ma dovevamo concentrarci per le prove pomeridiane.

Dopo aver pranzato abbondantemente all’albergo, ci recammo all’Arena che era già circondata di gente. Cercando di non dare troppo nell’occhio entrammo e finalmente mi resi conto di quant’era grande. Vi erano persino più posti a sedere del Madison Square Garden di New York dove ci eravamo esibiti il dicembre prima.

La nostra band era già sul palco per il sound check e gli altri ragazzi ed io eravamo ancora nei camerini. Quando uscimmo, provammo alcune canzoni, ma soprattutto le coreografie che avevamo studiato. Cercammo di dire qualcosa in italiano, ma il risultato fu pessimo.
Spendemmo tutto il pomeriggio così, poi arrivarono le 18:30. I cancelli si aprirono e l’Arena fu invasa da ragazzine urlanti. Poco alla volta ogni posto si riempì, dalle prime file fino alle ultime gradinate. Vedere così tanta gente accorsa solo per noi era di una soddisfazione unica! 
Le truccatrici e le costumiste stavano lavorando sodo per prepararci al meglio!

Zayn indossava ancora una delle sue solite varsity racket, Liam una bella camicia a quadri, Louis la sua maglia rigata preferita con le bretelle, Niall una polo rossa e io… la classica giacca elegante con sotto solo una T-shirt.

Tutti ormai fisicamente pronti… tutti tranne me. Tra il pubblico ci sarebbe stata una persona: ci sarebbe stata lei.
L’avevo conosciuta il novembre prima quando ero venuto in Italia con il resto della band per partecipare ad X Factor. Ci eravamo parlati un po’ e mi aveva promesso che non sarebbe mancata al nostro primo concerto qui. Il giorno era arrivato e sapevo che lei era là fuori ad aspettare solo che io salissi sul palco. Non ne avevo il coraggio. Forse per lei o per la semplice ansia da prestazione, ma non ce la facevo.

Erano ormai le 20.40 e il concerto doveva cominciare. Feci un respiro profondo mi sistemai i capelli con le mani. Tutti mi guardarono aspettando soltanto un mio cenno di consenso. Annuii e sentii il video introduttivo partire sul megaschermo. Una boato di urla si alzò e ci riempì la testa.
Dopo il conto alla rovescia toccava a noi: dovevamo uscire!
Tentennai ancora una volta, poi corsi sul palco insieme agli altri.

Cominciai ad avere il fiatone: tanta gente mi aveva sempre messo in soggezione.
Passai a tappeto con lo sguardo le prime file, ma niente, lei non c’era. Ero sicuro che si sarebbe messa davanti perché mi aveva detto che odiava le ultime file.
D’un tratto, però, i miei occhi vennero attirati da un viso familiare… i suoi tratti così delicati e quei magnetici occhi verdi!
Era venuta solo per me, o almeno così mi piaceva pensare.

La band cominciò a suonare le note di Heart Attack ricordai improvvisamente che toccava a me la prima strofa.
Mi ricomposi cercando di ricordare le parole:

Baby… you got me... sick I don’t know…


Ricordavo solo degli spezzoni, ma appena aprii la bocca le note mischiate con le parole uscirono senza problemi. Tutto filò liscio fino alla fine della canzone e finalmente riuscii a tirare un sospiro di sollievo. Quella dannata ragazza che occupava sempre la mia mente continuava a fissarmi e la mia concentrazione continuava a diminuire: non sarei mai resistito fino alla fine!

Louis si avvicinò e mi tirò una pacca sulla spalla per svegliarmi. Mi passai le mani sul viso e poi continuai a cantare fino all’ultima canzone del concerto. Le Directioners erano in delirio e le loro grida di gioia sembravano non terminare. Eravamo sempre così contenti di riuscire a rendere migliore la giornata di qualche ragazza. Di una in particolare…

Dopo aver salutato e ringraziato la folla, scendemmo dal palco e tornammo ai nostri camerini.

Ero esausto! In pochi secondi mi scolai un’intera bottiglia d’acqua. Mi slacciai qualche bottone della camicia per riuscire a respirare meglio, quando qualcuno bussò alla porta.
Rimasi fermo sulla poltrona ignorando completamente quel rumore. Bussò ancora, ma più insistentemente. Mi alzai e spalancai velocemente la porta. Mi trovai faccia a faccia con quell’angelo sceso in terra. I miei denti tormentavano il labbro inferiore mentre le mie dita picchiettavamo nervosamente sullo stipite della porta. Anche lei mi guardava incredula di ritrovarsi, come qualche mese, prima così vicina a me. A novembre, in realtà, si era avvicinata ancora di più… era arrivata a baciarmi. Quel bacio, però, non era significato niente per me o almeno volevo convincermi che fosse così. Forse stavo solo cercando di reprimere i miei veri pensieri.

“Ciao…” mi sussurrò piano. Senza che rispondessi entrò nel piccolo camerino e io richiusi la porta.

Si guardò un po’ in giro poi tornò a fissare me. Da quando l’avevo conosciuta non mi aveva ancora detto il suo nome, così glielo chiesi, ma lei non rispose. Si avvicinò lentamente e io indietreggiai fino ad arrivare con le spalle al muro. Si alzò in punta di piedi e mi baciò delicatamente sulle labbra. Quando si staccò mi guardò negli occhi.

“Io sono Allison.”

Invece che rispondere presi il suo viso tra le mani e la baciai a mia volta.

Sì, era la cosa giusta da fare.
  
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