Il nuovo vicino
di Louis si chiama
Harry Styles. Lo scopre parlando con Betty, la vecchia impicciona che
vive dall’altra
parte della strada e passa la sua vita nascosta dietro le tendine di
pizzo del
suo salotto, che blatera senza sosta da più di quaranta
minuti sul nuovo
arrivato. “Dicono faccia il modello” gli
dice,
muovendo le sopracciglia con fare eloquente. Louis rotea gli occhi e
arrossisce
un po’ sulle guance, rimpiangendo il giorno in cui le ha
confessato di essere
gay. “Sembra piuttosto giovane. E ha i capelli
ricci.” Conclude, con quel
sorriso da mamma che sta tentando di convincerti ad uscire con un
ragazzo che
lei ha scelto.
Louis si passa una mano tra i capelli
scompigliati, tirandoli indietro. “Va bene, Betty”
sospira rassegnato, cercando
di porre fine alla conversazione e sgusciare via dalle grinfie della
donna per
correre a casa e togliersi la divisa da infermiere che ha addosso dalle
cinque
del mattino. Dopo qualcosa come dieci minuti e tre
inviti a cena rifiutati, Betty decide finalmente di salutarlo. Gli
scocca un
sorriso enorme, raccomandandogli di mangiare per poi congedarsi con un
“Se hai
bisogno di qualcosa, sono sempre qui” premuroso. Louis la
saluta con un cenno
della mano e gira i tacchi, attraversando la strada di corsa.
Giunto dentro al suo appartamento,
Louis toglie la giacca a vento gettandola senza troppe attenzioni sul
divano;
si dirige in cucina e dopo una lotta interiore durata pochi secondi,
apre la
dispensa e ne tira fuori una barretta al cioccolato – i suoi
fianchi non sono
poi così tondi e quel giorno è riuscito a
cambiare il catetere di un paziente
senza fare pasticci, si merita decisamente
qualche coccola. Scarta la barretta e ne addenta un morso,
chiudendo
brevemente gli occhi per assaporarne il sapore paradisiaco. Quando li
riapre,
lancia un’occhiata all’orologio quadrato appeso
alla parete (ha almeno un’ora a
disposizione prima che inizino le repliche di Queer as Folk) e
raggiunge la
finestra per sbirciare un po’ in quella del suo nuovo vicino
di casa.
Schiaccia una tempia contro il vetro
freddo e, tra un morso di cioccolata e l’altro, fissa la
finestra illuminata
dell’appartamento accanto. Riesce a vedere il pavimento di
granito e un mucchio
di scatoloni vuoti accatastati in un angolo, il profilo di una poltrona
di
pelle nera e un tappeto che ha l’aria di valere un mucchio di
soldi. Louis fa
una smorfia impressionata e accartoccia la confezione ormai vuota della
barretta in una mano, leccandosi le labbra per rimuovere eventuali
residui di
cioccolata. Lancia un’occhiata allo sportello della dispensa
mordendosi
l’interno della guancia, indeciso se ignorare tutti i suoi
buoni propositi e
mangiare un’altra barretta, quando il rumore improvviso di
uno stereo sparato a
tutto volume lo fa sussultare.
Si volta di nuovo verso la finestra e
quasi salta in aria quando trova il suo vicino di casa che lo fissa con
un
sorriso appena accennato sulle labbra piene, chiuse intorno ad una
sigaretta.
E’ a petto nudo, i gomiti appoggiati sul davanzale e una
moltitudine di
tatuaggi cosparsi sulla pelle bianchissima. Louis è troppo
lontano per capire
che tatuaggi siano, ma riesce a scorgere due enormi rondini sul petto,
appena
sotto le clavicole, e qualcosa che somiglia ad un veliero sul braccio
sinistro.
Betty, comunque, aveva ragione. Harry
sembra giovane, giovanissimo, probabilmente appena uscito dalla
pubertà, e la
sigaretta che pende dall’angolo delle sue labbra dovrebbe
conferirgli un’aria
stupida, da bambino troppo cresciuto, ma Louis pensa sia sexy. Pensa
che tutto di quel ragazzo sia sexy.
A partire
dai suoi ricci marroni che gli ricadono in una frangia disordinata
sulla
fronte, e sembrano così morbidi
che
Louis vorrebbe toccarli, all’inchiostro che sporca la sua
pelle, alle clavicole
sporgenti.
Harry afferra con due dita la
sigaretta allontanandola appena dalle sue labbra per buttare fuori il
fumo –
Louis non sono mai piaciuti i fumatori ma, hey, potrebbe cambiare idea!
– e poi
sventola la mano nella sua direzione. Louis ricambia il saluto con un
piccolo
sorriso educato. Harry s’infila di nuovo la sigaretta tra le
labbra e poi si
stacca dal davanzale, gira i tacchi e sparisce dentro. Louis quasi si
strozza con
la sua stessa saliva quando scopre che il ragazzo è
completamente nudo.
Da quel giorno,
non appena Louis
rincasa dal tirocinio in ospedale, solleva le persiane e fissa poco
discretamente la finestra di Harry Styles. Harry gira nudo per casa,
gira perennemente nudo per casa,
anche quando
fuori il cielo è plumbeo e carico di pioggia e il termometro
segna i dieci
gradi sopra lo zero. E non è che a Louis dispiaccia,
comunque, ma. Ma comincia
vagamente a sentirsi un
pervertito e quando, un giorno, Harry guarda fuori
dalla finestra e scorge la figura di
Louis, con una tazza di cereali in mano, che lo fissa, Louis sobbalza e
quasi
rovescia il latte sul pavimento quando si abbassa e corre a
nascondendosi
dietro al suo divano, capisce di aver toccato davvero il fondo. Con il
cuore
che gli martella dentro il petto e le guance così rosse e
calde per l’imbarazzo
che qualcuno avrebbe tranquillamente potuto friggerci un uovo sopra,
Louis
poggia la tazza a terra e si solleva leggermente, facendo capolino da
dietro lo
schienale del divano. Harry è ancora lì,
un’espressione divertita sul viso e le
braccia incrociate al petto nudo. Gli fa l’occhiolino, le
labbra tirate in un
sorriso enorme e due fossette gemelle sulle guance e, dopo averlo
salutato
sventolando la mano, torna dentro il suo appartamento.
Il tempo scorre e i minuti diventano
ore, le ore diventano giorni, i giorni si trasformano in mesi e senza
accorgersene, Louis si ritrova ad aver speso quattro mesi della sua
vita dietro
la sua finestra a stalkerare il suo
vicino di casa particolarmente scopabile senza aver avuto il coraggio
di
parlargli nemmeno una volta. Harry continua a girare nudo per casa
– una
farfalla d’inchiostro sulla bocca dello stomaco è
il nuovo tatuaggio che Louis
scorge una sera, mentre lo guarda fumare una sigaretta - , continua ad
incrociare i suoi occhi e a fargli l’occhiolino sorridendo
maliziosamente. Una volta, Louis lo sorprende anche a
scopare. E’ appena tornato dall’ospedale e puzza
del caffè che Liam gli ha
versato addosso, medicine e vomito; posa le chiavi sul tavolo della
cucina e
lancia un’occhiata fuori dalla finestra e
sbarra gli occhi quando nota un uomo
sconosciuto e nudo seduto sul
davanzale della finestra di fronte e le gambe magre di Harry strette
intorno ai
suoi fianchi, il mento poggiato sulla spalla dell’uomo, le
palpebre abbassate,
il bacino che si muove frenetico e i capelli ricci sparati in tutte le
direzioni. Louis può non essersi accorto di aver spalancato
la bocca, ma non gli sfugge affatto il cavallo dei pantaloni farsi
più stretto
e okay, non può davvero
guardare una
cosa del genere. Non può assolutamente rimanere
lì a fissare il suo vicino di
casa fare sesso con un completo sconosciuto, ha ancora una
dignità, per la
miseria. Fa un passo indietro, pronto a voltare le spalle, ma Harry
sceglie
proprio quel momento per spalancare gli occhi e Louis rimane
pietrificato, le
sue gambe improvvisamente di marmo. Harry si morde le labbra
– e Louis può
vederle chiaramente grazie alla luce tenue del sole, sono rosse, rossissime, gonfie e oscene e pensa che
sarebbero meravigliose intorno alla sua erezione; il riccio rivolge una
breve
occhiata alla sua finestra e spalanca appena gli occhi quando incrocia
lo
sguardo di Louis. Piega gli angoli della bocca
all’insù in un sorriso sfacciato
e continua a muoversi velocemente sopra l’uomo, senza
spezzare il contatto
visivo con il suo vicino di casa.
L’uomo lascia baci a bocca aperta sul
collo di Harry e Louis vorrebbe sul serio essere al suo posto,
l’erezione ormai
completamente sveglia dentro i suoi pantaloni fa quasi male,
così come le
occhiate sfrontate di Harry. Louis si avvicina alla finestra e apre
entrambe le
vetrate. Riesce a sentire i gemiti sommessi di Harry, gli schiocchi dei
baci
che quell’uomo lascia sulla sua pelle; e la mano di Louis
scivola sulla patta
dei suoi pantaloni, massaggiandosi senza staccare gli occhi dalla scena
che ha
di fronte. Harry butta la testa all’indietro, inarcando la
schiena, e Louis
sibila parolacce tra i denti, aumentando il ritmo della sua mano.
Eventualmente Harry torna a guardarlo
di nuovo, le guance accaldate e un’espressione di pura estasi
sul volto. Si
lecca il labbro inferiore e solleva una mano per artigliare i capelli
scuri
dell’uomo con cui sta facendo sesso; viene qualche istante
dopo con un gemito
soffocato contro la spalla del suo compagno, gli occhi fissi su di
Louis che
continua a toccarsi, sempre più velocemente. Quando anche lo
sconosciuto viene
e districa il proprio corpo da quello di Harry, balzando giù
dal davanzale per
sparire dentro casa, Harry rimane alla finestra ancora qualche minuto,
in
attesa che Louis raggiunga il suo orgasmo.
E’ con un “Cazzo”
e un respiro tremolante che Louis viene, dentro ai suoi
boxer. Harry allora sorride, gli fa l’occhiolino e poi
sparisce.
Louis è in ospedale dalle sei del
mattino, corre da corsia in corsia senza un attimo di pausa
perché i medici
tendono a sfruttare senza pietà il suo status di
tirocinante, non si sente più
le gambe ed è sul punto di avere un aneurisma. Liam, il suo
collega, è accanto
a lui, chino sul suo tomo di anatomia e continua a blaterare e a
ripassare ad
alta voce, terrorizzato dal suo imminente esame. Louis vorrebbe davvero
dargli
un pugno in faccia. E’ poggiato al muro del corridoio, le
braccia piegate
dietro la schiena, godendosi i suoi cinque minuti di pausa che la
Dr.ssa Martin
gli ha concesso, quando il Dr. Philips - il vecchio, grassone,
antipatico,
Dr.Philips – gli si para davanti e “Un paziente ha
bisogno di fare delle
analisi. Ti aspetta in ambulatorio” dichiara, mollandogli una
cartella clinica
tra le mani e sparendo dentro il suo ufficio. Louis sbuffa e rotea gli
occhi e
vorrebbe battere i piedi a terra ma non lo fa perché ha
ventidue anni, si trova
in un ospedale e gli manca tanto così
per diventare un medico a tutti gli effetti. Quindi, senza nemmeno
guardare la
cartella clinica, raggiunge l’ambulatorio del primo piano
– imprecando a mezza
voce quando l’ascensore si chiude e lui è
costretto ad usare le scale.
“Buongiorno” dice con tono cortese,
una volta dentro l’ambulatorio, senza prestare attenzione al
paziente. Chiude
la porta d’ingresso alle sue spalle e abbassa lo sguardo
sulla sua cartella
clinica, iniziando a sfogliarla. “Sono lo specializzando
Tomlinson e il Dr. Philips
mi ha affidato—”
“Hey.” Una voce profonda, bassa e
maschile interrompe le parole di Louis che si costringe ad alzare lo
sguardo
dalla sua cartella clinica. Sgrana gli occhi quando nota, davanti a
sé, seduto
sul lettino, il suo vicino di casa che gli sorride con la sua aria
sfacciata,
mordendosi le labbra. Louis arrossisce violentemente, i ricordi
dell’ultima
volta che lo ha visto lo travolgono in pieno come un mare in
tempesta.
Harry balza giù dal lettino e si avvicina a lui,
“E’ bello incontrarti con
addosso dei vestiti,” ridacchia passandosi una mano tra i
ricci marroni. Louis
nota, per la prima volta, il colore dei suoi occhi – verde – e la grandezza delle
sue mani – enormi –
e il modo in cui i vestiti gli calzano addosso, fasciando
perfettamente le sue gambe longilinee, le spalle larghe e i suoi
fianchi
stretti. “Non posso dire lo stesso” trova il
coraggio di mormorare, perché
sebbene Harry stia benissimo con addosso dei vestiti, lo preferisce
comunque nudo e con il viso
stravolto dal sesso. Harry
scoppia a ridere, le fossette che fanno la loro immediata comparsa su
entrambe
le guance. “Quindi” riprende Louis, assumendo
un’espressione composta e
professionale. “Devi fare delle analisi?” Harry
annuisce e, quando Louis gli
indica il lettino con un cenno della mano, scuote la testa e fa un
passo
avanti. “C’è un bagno, qui?”
domanda, mordendosi suadentemente il labbro
inferiore. Louis tossicchia un po’ e gli indica la porta che
conduce ai
servizi. Allora Harry afferra la cartella clinica che Louis regge, la
butta
senza troppe cerimonie sulla scrivania e circonda con le dita
affusolate il suo
polso, trascinandoselo dietro.
Harry sbatte Louis contro le
mattonelle bianche del bagno, iniziando a baciargli il collo e a
stuzzicare
l’elastico dei pantaloni della sua divisa.
“Cosa—cosa stai facendo—”
balbetta
Louis, mentre i denti di Harry gli mordono una porzione di pelle appena
sotto
l’orecchio. Il riccio lo ignora, abbassandogli
invece i pantaloni fino a metà coscia con un movimento lesto
delle mani. “Tu
non hai idea—” ansima poi, premendogli un bacio
affamato sulle labbra. Louis
schiude immediatamente la bocca, e la lingua di Harry non tarda ad
arrivare,
scontrandosi presto con la sua in una lotta per la dominanza. Harry
stringe la
stoffa del camice tra le sue mani, “—non hai idea
di quanto tempo abbia passato
pensando a questo momento” continua, spostando le labbra
sulla mascella di
Louis, lasciando dietro di sé una scia umida di baci che
scende lungo la sua
gola, fino a raggiungere le clavicole. Le mani di Harry lasciano
andare la stoffa del camice
e, ben presto, Louis si ritrova senza boxer, il suo membro stimolato
dalle dita
lunghe ed esperte del ragazzo che lo sovrasta. “Dalla prima
volta che ti ho
visto—” Louis soffoca un gemito contro la guancia
di Harry mentre lui continua
a parlargli. “L’ho fatto di proposito quel giorno.
Volevo che tu mi vedessi con
lui—”
Louis inclina la testa all’indietro,
esponendo la pelle lievemente abbronzata del collo che Harry ricomincia
a
baciare, succhiando un livido proprio sul suo pomo d’Adamo, e
serra le
palpebre, abbandonandosi alle parole e alle mani di Harry.
“Sto per farti un
pompino,” soffia il riccio contro il suo orecchio prima di
cadere in ginocchio
e guidare le mani di Louis tra i suoi capelli. Louis si lascia sfuggire
un
gemito strozzato quando le labbra di Harry si chiudono intorno alla sua
erezione, la lingua che accarezza sinuosamente il suo glande, le dita
che gli
stuzzicano i testicoli. La bocca di Harry è il Paradiso e
l’Inferno allo stesso tempo; Louis gli artiglia i capelli
tirandoli un po’,
guadagnandosi un gemito da parte del ragazzo sotto di lui che non si
ferma
nemmeno un attimo, la sua testa che si alza e si abbassa velocemente,
l’erezione di Louis che solletica il retro della sua
gola. Louis fa un
verso lamentoso quando Harry gli afferra i fianchi e lo spinge
delicatamente
via, facendolo uscire completamente dalla sua bocca, aggrotta la
fronte e
apre gli occhi, abbassando lo sguardo.
Harry gli scocca un sorriso, le labbra
lucide di saliva e rosse, prima di curvare il collo e strofinare la
punta del
suo naso contro i peli pubici di Louis, mordicchiando e leccando la
pelle
intorno all’erezione. Louis gli tira forte i capelli,
incitandolo a
sbrigarsi, ormai ad un passo dall’orgasmo; Harry solleva gli
occhi per un
secondo, incrociandolo con quelli azzurri e colmi di piacere
dell’altro, “Sei
impaziente” mormora divertito, premendogli un bacio veloce su
un fianco. Louis
grugnisce, e Harry allora schiocca la lingua, ricominciando a leccare
il suo
membro, lasciando tanti piccoli bacini lungo tutta la sua lunghezza.
Louis viene mordendosi le labbra per
ricacciare in gola l’urlo strozzato che minaccia di uscire
fuori, accasciandosi
debolmente contro la parete dietro di lui; Harry ingoia ogni
piccola goccia
del suo seme, gemendo come se fosse la cosa più buona che
abbia mai
assaggiato. Poi si rimette in piedi, il fiato un po’ corto,
si lecca le labbra
e posa un casto bacio su quelle di Louis.
“Io sono Harry, comunque” dice facendo
un passo indietro e allungando una mano per presentarsi. Louis alza un
sopracciglio, fissa la mano tesa davanti a lui e poi scoppia a ridere.
Ciao! Dunque, ho scritto questa breve storia in un... giorno? Giusto per distrarmi da un'altra one shot - lunghissimissima - che sto scrivendo.
E niente, non è davvero nulla di particolare, è ispirata ad un prompt letto su Tumblr e spero vi piaccia.
A presto!