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Autore: LittleMissMaddy    24/12/2007    9 recensioni
Oggettivamente parlando, Pansy Parkinson era una ragazzina come tante, sottile e gracile.
"Spigolosa" - come l'aveva chiamata lui molte volte nel tentativo di suscitare le sue ire - e banale. Aveva delle belle gambe, sì, ma nulla di più delle altre ragazze di Hogwarts.
Tanto era vero che chiunque poteva permettersi un caschetto nero come il suo, una bocca così semplice e ben disegnata, il suo nasetto dritto .. Ma nessuno possedeva quegli occhi.
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Racconto ambientato durante l'estate successiva al sesto anno, quindi a metà tra questo e il settimo.



Conflict



“Draco, smettila di comportarti come un bambino”
“Non lo sono”
“Giusto così, quindi falla finita. E' qui perché abbiamo bisogno di Lei.. Resterà solo per poco tempo” concluse risolutamente la voce ferma, eppure mantenuta bassa, di Narcissa Malfoy.
Tese una mano verso il figlio riluttante, afferrando la sua in una presa delicata e al contempo vigorosa.
Era la Moglie di Lucius Malfoy. Niente di meno.
E la consorte di un Malfoy doveva farsi animo anche nei momenti peggiori, i più bui. Così strinse le dita fredde del figlio, e sorrise.
“Dobbiamo proprio?” domandò Draco, frustrato, liberando la mano dalla presa della madre. Come risposta colse un semplice sospiro esasperato, che bastò a soffocare ulteriori lamentele da parte del biondino.
Era indubbiamente capriccioso, arrogante e lamentoso, ma nulla poteva calmarlo quanto quei sospiri.
Sapeva che significavano la fine di qualsivoglia conversazione, sia essa delle più banali per passare a quelle più serie.
E il suo lamentarsi della presenza di Pansy Parkinson, lì, in quel momento, rientrava nella categoria "discussioni inutili". Narcissa l'avrebbe avuta vinta sempre e comunque.
Lui lo sapeva. Sapeva quanto fosse vano parlare con una Black. In più una Black ammogliata ad un componente della famiglia più odiosa che fosse mai esistita nel mondo magico - e non.
Così Draco lasciò perdere, sprofondò tra i cuscini del divano occupato e si diede a pensieri ben peggiori.
Aveva sedici anni, Draco Malfoy. Quasi Diciassette.
Aveva alle spalle trascorsi poco gradevoli con il mondo esterno, e per questo poteva solo essere grato alla genitrice che se lo teneva stretto al cuore, lontano dalle grinfie della comunità magica.
Fino a qualche tempo addietro era stato un famoso studente della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, aveva portato la spilla da Prefetto sul petto e tanta fama sulle spalle giovani.
Inoltre, aveva attentato alla vita del Preside della sua scuola.
Ex Preside.
Silente era caduto, sì, ma non per mano sua.
Severus Piton aveva risolto tutto, di fronte ai suoi occhi.
Quegli stessi occhi chiari che ora, chiusi, riuscivano ancora a raffigurarsi la scena dell'omicidio, con le urla di Potter di sottofondo e tante luci scaturite da mille bacchette.
Certo, la sua immaginazione ingigantiva il tutto, ma adesso gli pareva che le voci fossero cento, e non più dieci. Vedeva tante di quelle persone, se solo si arrischiava a riaprire la mente a quel ricordo tanto recente.
All'inizio della fuga si era spaventato, Piton lo aveva dovuto trascinare a forza per poter fuggire alle maledizioni del Bambino Sopravvissuto e compagni.
Era arrivato al nascondiglio dove sua madre si era rifugiata con il cuore in gola, la testa che scoppiava e tante lacrime da versare sulla spalla di Narcissa.
Ma gli era passata, sì.
Era figlio di Lucius Malfoy, nulla poteva intaccare la sua naturale pacatezza e risolutezza.
Neanche un omicidio, neppure un'impresa impossibile come quella.

Pansy Parkinson, tuttavia, sembrava essere una delle poche persone capaci di disturbare l'equilibrio mentale del ragazzo.
Proprio lei che, senza premura, era entrata una ventina di minuti più tardi nello stesso salottino, affacciandosi sull'identico ritratto di una donna bionda seduta a leggere di fronte ad un ragazzo altrettanto biondo, immerso in chissà quali ragionamenti contorti.
“Signora Malfoy!” aveva trillato, con una voce intrisa di falsa preoccupazione.
Si era fiondata accanto a Narcissa, che nel frattempo aveva abbandonato il libro accanto a sè, sul divano, e aveva teso le mani in un gesto di benvenuto rivolto alla sua ospite.
“Pansy cara” la accolse, facendole posto per permetterle di sedersi al suo fianco.
“Draco, buona sera” si era rivolta a Draco, poi, ricordandosi magnanimamente della sua presenza.
“.. 'Sera”
“Va tutto bene?”
“Tu che cosa ne dici, Parkinson?”
“Draco, non fare lo scorbutico. Pansy, non sei stata seguita, vero?”
“Oh, no. Mi ha accompagnato Piton in persona. Ci siamo assicurati di non essere seguiti, prima di venire qui. Ho saputo tutto .. E' terribile”
“Oh, sì, è terribile. Non sei stata tu a dover vedere crollare quel vecchio di Silente, Parkinson”
“Draco, smettila subito!”

Fosse stato per Draco avrebbe continuato volentieri a provocare Pansy, che da parte sua non aveva battuto ciglio sin dall'inizio, ma l'entrata in scena di un Elfo Domestico attirò l'attenzione di tutt'e tre i presenti. Tremando, e balbettando, l'esserino annunciò l'arrivo dell'attesissimo ex Professor Piton. Il Biondino fece per alzarsi, ma venne trattenuto dall'occhiataccia prenetoria che la madre gli lanciò.
“Andrò io. Voi state pure comodi .. Avrete molto da dirvi, immagino” disse, e zittendo sul nascere ogni possibile protesta abbandonò le mani di Pansy e, alzandosi, si allontanò dal salotto, chiudendo la porta sul desolato silenzio che era andato calando sui due ragazzi.
“Hai qualcosa da dirmi?” indagò candidamente Malfoy, qualche istante dopo, alzando gl'occhi chiari a cercare quelli scuri di Pansy.
“Assolutamente niente” replicò l'altra tagliente.
“Perfetto, siamo d'accordo, Parkinson..” decise il primo, soddisfatto per il fatto di non aver dovuto subire le arringhe della compagna di casata. Lei si limitò a fissarlo tacitamente, pensosa, e poi piegò le labbra in un sorriso sprezzante.
“Fare almeno finta di essere amici ti sembra tanto orribile, Malfoy?” domandò, con un espressione genuinamente incuriosita ad aprirsi sul suo faccino.
Draco Malfoy era stato spesso innamorato di quella faccia. Sì, spesso.
Perché ogni volta che si decideva a lasciar perdere, ad annoiarsi di lei, capitava dopo neanche un mese che quel suo stesso visino andasse ad invadere prepotentemente i suoi pensieri più intimi.
Era una cosa che non sopportava affatto: Detestava il suo modo falso di porsi, il suo volere per forza essere la "Futura signora Malfoy Perfetta" di fronte a tutti, per poi voltar faccia della medaglia a scoprire un carattere terribilmente arcigno. Avrebbe preferito di gran lunga una ragazza completamente antipatica, piuttosto che dover sopportare quella vipera bugiarda.
Quante volte si era fatta beffe di lui? Se solo si permetteva di ripensarci, ogni santa volta Draco Malfoy trovava come minimo dieci basilari motivi per odiare di tutto punto Pansy Parkinson.
Uno di questi motivi, era proprio quel suo essere bella da spezzare il cuore .. No, non era di una bellezza classica dai riccioli d'oro e gli occhi limpidi, ma era così straordinariamente .. Inusuale, da attirare non solo la sua morbosa attenzione, ma anche quella di trequarti della popolazione maschile di Hogwarts.
Oggettivamente parlando, Pansy Parkinson era una ragazzina come tante, sottile e gracile.
"Spigolosa" - come l'aveva chiamata lui molte volte nel tentativo di suscitare le sue ire - e banale. Aveva delle belle gambe, sì, ma nulla di più delle altre ragazze di Hogwarts.
Tanto era vero che chiunque poteva permettersi un caschetto nero come il suo, una bocca così semplice e ben disegnata, il suo nasetto dritto .. Ma nessuno possedeva quegli occhi.
Nessuna ragazza, al Castello, aveva mai avuto degli occhi così splendidi. Erano scuri, eppure perfettamente scintillanti in un momento d'ilarità, e lampeggianti nei suoi scatti d'ira, come potevano adombrarsi per il dispetto e rispecchiare ogni emozione che lei lasciasse disgraziatamente - e raramente - trapelare.
Erano quegli occhi, la rovina di Draco Malfoy.
Così .. Diversi.
“No, mi spiace, hai ammesso che non avevi nulla da dire .. Non puoi ritirare la tua parola” cercò di scacciare quei pensieri, rispondendole frettolosamente e distogliendo lo sguardo dal suo.
“Beh, se ti ostini a fare l'idiota, credo che avremo di che litigare durante il mio soggiorno. Lo faccio per tua madre, non per te. Se vuoi essere così gentile da evitare di darmi pretesto di rissa ogni due per tre, te ne sarò enormemente grata, 'Uccio. Se invece vuoi mettermi in difficoltà, sappi che .. Non avrò nessuna pietà di te. Non attaccano i piagnistei da 'Ho ucciso Silente', con me.” lo informò amabilmente, alzandosi e recuperando il libro di Narcissa.
Il ragazzo la fissò in silenzio, stupito, e la seguì di sottecchi mentre, spingendo il mento grazioso in fuori, si apprestava a seguire la scia di sua madre, abbandonandolo ad una schiacciante solitudine.

Era confortante sapere che c'era sempre Pansy Parkinson a rendere tutto simile alla vecchia e monotona normalità.
Almeno lei, in modo particolare, c'era.
  
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