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Autore: lulubellula    07/06/2013    7 recensioni
Callie/ Arizona
Gocce di quotidianità, disastri, piccole manie, contrattempi e momenti tragicomici da vivere insieme ad una delle coppie più amate della serie tv.
Buona lettura!
"Dall'ultimo capitolo (Una mongolfiera ripiena di gelato):
“Grazie, Arizona”.
“Di cosa?”.
“Di amare così tanto la tua mongolfiera ripiena di gelato che ti renderà madre”.
“Sempre”.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Un dolore e una speranza

 Meglio andare a dormire, domani sarà un giorno nuovo, migliore e vedrò tutto sotto una luce diversa.
Forse.

Il mio cuore sta sanguinando, gocce di senso di colpa mi scivolano sulla pelle, mi bruciano gli occhi, mi scorrono nelle vene come se fossero litri e litri di veleno ad uccidermi lentamente.

“Dormire non servirà a niente” penso mentre faccio la spola tra la stanza di Callie e il reparto di patologia neonatale, dove si trova la mia, anzi nostra piccola Sofia.

Non riesco a credere che tutto quello che ci è successo sia reale, sia accaduto proprio a noi.

“Le persone felici, le persone innamorate non dovrebbero stare male, non dovrebbero soffrire, non dovrebbe accadere nulla di brutto nelle loro vite” penso tra me e me, sentendo risuonare nella mia mente quelle parole che hai ripetuto tante volte, così tante che mi sembra di sentirtele pronunciare di nuovo.

Allora perché a noi? Allora perché a voi?
Perché tutto questo dolore? Perché tutta questa sofferenza?
Come mai l’universo intero sembra avercela con noi e non ci lascia vivere in pace, non ci lascia essere felici?

Io ti amo, ti voglio sposare, abbiamo una figlia, voglio venire al nostro matrimonio, non al tuo funerale, Calliope!

Lotta! Combatti! Aggrappati con tutte le tue forze alla vita perché se ti lasci trascinare via, non riuscirò a sopravvivere, perché se ti lasci morire, Sofia perderà due madri, non una sola.

Aggrappati con tutta te stessa al filo sottile che ci tiene vivi, a quella speranza che non muore nemmeno quando non rimane più nulla da fare, lotta contro la ferocia di questo mostro che ti sta portando via da me, lotta e non soccombere, Callie, lotta e sconfiggilo!

Salvati affinchè possa salvarmi anche io, salvati perché la corrente sta trascinando via anche me, vivi perché semplicemente non potrei sopravvivere un solo giorno senza averti al mio fianco.

I macchinari continuano a monitorare una Calliope senza coscienza, senza risposte, una Calliope che sembra una marionetta dai fili spezzati, che assomiglia incredibilmente alla donna che amo e al tempo stesso non è lei.

Lei che con il suo sorriso riempiva la mia vita, che con la sua risata mi illuminava l’anima, con il suo sguardo risollevava le mie giornate storte.
Lei che mi avrebbe seguita in capo al mondo sacrificando la sua felicità in nome della mia, lei che aveva pianto vedendomi allontanare in aeroporto e lasciando che me ne andassi via.
Lei che se ne stava in un letto a respirare la mia paura, che mi stringeva la mano e poi la lasciava, che stava pagando per colpe non sue e, nonostante tutto, non mi avrebbe odiata.



Tienilo nascosto”.
“Cosa?”.
“Il sesso del bambino. Mark non deve sapere che non abbiamo resistito e abbiamo dato una sbirciatina” mi rispose Calliope, sussurrando per paura che qualcuno si potesse sentirne parlare alle tre di notte nel nostro appartamento.
“Non posso credere che sia …”.
“Nemmeno io, non potrei esserne più felice”.
“Credo che dovremmo sceglierle un nome, Arizona”.
“Non è necessario, abbiamo ancora tempo e domani mattina partiremo per il nostro week end romantico”.
“Mi sentirei più a mio agio se ne scegliessimo uno invece, se ne parlassimo insieme” mi disse con espressione neutra, ma seria.
“Ok. Proposte?”.
“Io comincerei dai nomi di famiglia, da quelli dei nonni”.
“Lucia?”.
Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere.
“No, direi che mia madre basta e avanza. Non lasciamo a nostra figlia quest’eredità”.
“Barbara?”.
“Nah! Non mi convince”.
“Ok, allora le versioni femminili dei nonni, Danielle o Carla”.
“Direi che la scelta del nome di famiglia è una sciocchezza colossale. Preferisco che abbia un nome che sia solo suo. Qualcosa di nuovo”.
“Io ne ho uno in mente” dissi.
“Sì?”.
“Sì”.
“Sputa il rospo, donna!”.
“Sofia”.
“Sofia? E’ dolce, melodioso, antico, dà l’idea di una persona equilibrata e saggia. Mi piace”.
“Davvero?”.
Callie annuì.
“Per il secondo nome, ho già scelto, Arizona, e non ammetto obiezioni”.
“D’accordo”.
“Vorrei che si chiamasse Robbin, in onore della sua mamma con i pattini a rotelle”.
“Sei sicura?” le chiesi con la voce tremante dall’emozione.
“Sì, Sofia Robbin Sloan Torres”.
“Impiegherà un’infinità di tempo a scrivere il suo nome”.
“Già” mi rispose sorridendomi.

 
Svegliati, Calliope, la nostra Sofia sta lottando per te, vuole la sua mamma, la donna che la addormentava cantandole la ninna nanna prima che nascesse, che ha rischiato di cadere dalla scala tentando di decorare la sua cameretta con la carta da parati delle fatine e dei folletti.

Percorri la via della salvezza e sarò lì ad accoglierti a braccia aperte, percorrila e ti condurrò all’altare, fuggi da questa stanza perché non riesco a vederti soffrire un istante di più.

Ti prego, Calliope, puoi scegliere?
Puoi vivere per me?
Puoi stringermi di nuovo la mano, puoi baciare le mie labbra stanche?

Vivi per me e non ti farò pentire della tua scelta, vivi e ti starò accanto in ogni momento, non ti lascerò mai sola, benedirò ogni giorno trascorso con te.

E il suono della tua voce, quando sei tornata indietro, è stato la melodia che mi ha riportata a casa.
Le tue parole, quel “Ti sposo”, la mia nuova e unica ragione di vita.
Perché tu, io e Sofia siamo una cosa sola, siamo un indivisibile tutt’uno.
 

 
NdA:
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