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Autore: JanWrite    07/06/2013    2 recensioni
Lucilla è rimasta vittima di un incidente.
Non ricorda nulla.
Lucilla ha dimenticato tutto quello che era, che sapeva.
Forse è stato un bene.
Avete mai avuto voglia di ricominciare da zero ?
Beh.
Scoprirete che a volte so fanno le stesse cose che hanno portato a volerla far finita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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- " Tana per Jane ! " . Lucilla rideva mentre correva nel grande giardino verde, aveva vinto ancora. Jane era proprio scarsa a nascondino, vincere era così facile! Ad un tratto qualcuno la spinse da dietro e cadde nell'acqua limpida della piscina, Jane, dietro di lei sorrideva maliziosamente.
" Uhm, sei caduta " le risate della bambina riempivano l'aria torpida di quel pomeriggio di luglio. Lucill
a si avvicinò alla scaletta e afferrò quella bellissima bambina dai capelli rossi per una caviglia trascinandola con sé nella piscina. -


Lucilla si svegliò di colpo guardandosi attorno a tentoni cercando di capire dove si trovasse, se era un sogno, se era realtà.
Piccoli grandi flashback la assillavano, le davano il tormento in continuazione.

Ancora lei. Ancora Jane.

Non aveva avuto il coraggio di chiedere a sua madre chi fosse la ragazza dei suoi assaggi di ricordi di una vita andata ormai a farsi benedire.

" è assurdo, come posso ricordarmi di una bambina di dieci anni e non di mia madre ? "

Si riempiva di domande, di interrogativi. Stava impazzendo, lo sentiva. Era sul punto di esplodere, di scoppiare; non ce la faceva, era più forte di lei, era assetata di verità, di curiosità, doveva capire, ne aveva bisogno.
Non si sentiva a suo agio in quella camera, non sentiva che fosse davvero la sua.

Qualcuno bussò dolcemente alla porta:

" amore, sei sveglia. - sua madre sorrideva e si sedette sul bordo del letto- cos'è quel l'espressione, qualcosa ti turba ? "

Lucilla si interrogava da giorni ormai, forse doveva chiedere a sua madre qualcosa su quella bambina, dopotutto lei doveva pur sapere qualcosa.

" No mamma, è tutto apposto, grazie."
" Dormi ancora un po' tesoro, ti sveglierò per la colazione "

disse Ester uscendo dalla porta.
Dormire, come avrebbe potuto dormire ? Ogni volta che chiudeva occhio le comparivano immagini di quella bambina dagli occhi verdi, doveva essere importante per essere l'unica persona che fosse in grado di ricordare ma allora perché non era ancora venuta da lei da quando si era svegliata dall'incidente ?
Quell'orribile incidente. Lucilla tentava invano di ricordare quella notte di cui tanto aveva sentito parlare. Era viva per miracolo, così dicevano per lo meno, ma a quale prezzo ? Non aveva più nulla, non era più nulla. Si chiedeva se continuare a vivere avesse un senso dato che non riconosceva nemmeno le persone che le avevano dato la vita. Ricordava pochi istanti, ricordava una macchina che andava all'impazzata contro senso, ricordava una grande quercia, ricorda un urlo, di paura, di terrore, di disperazione. Poi ? Poi non c'era più nulla, nè di quel giorno nè di qualsiasi altro. Era sparito tutto, tutto cancellato. Ancor non si sapeva se prima o poi avrebbe recuperato la memoria. Poi si chiedeva chi stesse al volante dato che lei, coi suoi 17 anni di certo non poteva star guidando.

Con chi era ? Dov'era ?

Si alzò dal letto e cominciò ad osservare quella camera in cui era tornata la sera prima quando l'avevano dimessa da quel tetro ospedale dall'odor di ammoniaca e sangue andato a male, dal sapor di morte e speranze perse.
C'era un grande baldacchino viola in mezzo alla stanza pieno di cuscini colorati, un'enorme armadio verde a muro che occupava gran parte della camera e una scrivania con molti cassetti strapieni fino a scoppiare.
Lucilla si sedette su un angolo del grande letto e sfilò un cassetto svuotandolo sul piumone.
Non c'era molto all'interno, un astuccio pieno di penne, matite ed evidenziatori, due quaderni di matematica pieni di appunti e un grande quaderno pieno di fogli volanti; lo prese fra le mani e senza aver il tempo di aprirlo vide cadere a terra una vecchia foto, doveva avere tredici anni più o meno, si trovava al mare sdraiata su soffice sabbia dorata, dietro di lei uno chalet dai vivaci colori. Aveva un costume rosa chiaro con delle piccole frangie.
Dolcemente appoggiata sulla schienate tenendola per mano c'era una ragazza. Costume blu acceso, della sua stessa età, la guardava sorridente, come se fosse il centro del suo vivere e lei, lei già aveva visto nella sua mente quei lunghi capelli rossi e quegli occhi verdi da perdere il fiato. Era Jane, a tenerla per mano, a guardarla come fosse la sua unica ragione c'era sempre la stessa ragazza.
Ancora lei, ancora.
Ancora Jane.

" Chi diavolo è Jane ?! "

  
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