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Autore: lilyblack90    24/12/2007    1 recensioni
una one shot. una draco-hermione. naturalmente un OOC. una nuova epoca, una nuova guerra e una nuona famiglia. e un Buon Natale per voi!
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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So this is Christmas

 

 

 

 

 

Prima short fic così lunga che scrivo…e forse ho capito che in effetti non è proprio una cosa che mi riesce bene….però ho volto provarci e soprattutto, approfittarne per augurarvi un felicissimo Buon Natale!

 

***

 

So this is Christmas                                                           
                                            and what have you done another year over
a new one just begun

 

Così questo è il Natale,
e cosa hai fatto?
un altro anno è passato
ed uno nuovo è appena iniziato

 

Un altro anno è passato. Sta passando. Non è ancora un anno preciso, in effetti, ma ha importanza? Sette mesi. Sette mesi oggi, sei mesi ieri. Contare il tempo. Confondere i giorni. Non sapere più che mese è. E continuare a chiedersi perché. Perché lui non c’è. Sono riflessioni ormai scontate nelle mente di Hermione. Ogni mattina che apre gli occhi, ogni volta che si veste, che esce e va a lavoro. La sera, quando torna a casa. La loro casa. E lui non c’è. Lei vive ormai da sette mesi sola in quel maniero. Il maniero dei Malfoy. Ma quel posto è così diverso da com’era anni e anni fa, quando ancora gli elfi sussurravano terrorizzati e urla di vittime rapite per Lord Voldemort urlavano il dolore delle frustate di Lucius Malfoy. Nei sotterranei. Ma mai troppo sotto terra da non udirle. Il Maniero era stato un luogo tetro. Freddo anche nelle migliori giornate estive. Sembrava un covo di Mangiamorte, più che la dimora di due sposi e del loro figlio. E infatti il rampollo dei Malfoy era abituato fin dalla tenera età a vedere girare per la casa figure malvagie. E sentiva i suoi discorsi. Spesso per lui erano fonte d’insegnamento: Ricorda, Draco, tu hai sangue puro nelle vene. Tu devi onorare la tua famiglia. e le stirpi purosangue come te. E devi imparare in fretta che non tutti i maghi sono degni di esserlo. Siamo rimasti pochi, ormai. E tra i peggio rifiuti della società ci sono i Mezzosangue.

 

Con queste parole nella testa come puoi non crescere pieno di orgoglio per la tua famiglia e pieno di disprezzo per i “diversi”? ma arriva il momento in cui cresci, in cui scopri che il mondo non è solo bianco e nero. Odio e amore. Onore e disonore. Ci sono delle sfumature stupende. Non c’è solo bene e male. C’è anche incertezza, amore, disciplina, tenerezza, severità, gioia nel vivere, tristezza in alcuni momenti. Forza nell’andare avanti. Orgoglio nel camminare a testa alta, ma anche dignità nel chiedere aiuto. E di darlo. È difficile capire cosa più difficile. E quando incontri una persona che possiede tutte queste sfumature, allora ne rimani incantato. E se la persona è anche una bellissima ragazza dallo sguardo dolce e intenso, non puoi innamorartene. Ma se, sempre la ragazza in questione è anche una Mezzosangue, allora capisci che è giunto il momento di scegliere se dar ascolto o no ai tuoi genitori. E, ancor peggio, se la ragazza bella e Mezzosangue è Hermione Granger,  migliore amica di Harry Potter e da sempre odiata, allora la scelta si amplia, e ciò che devi decidere è se combattere la guerra magica contro di lei…o contro la tua famiglia. i tuoi amici. i tuoi genitori. Tuo padre. Draco ha dovuto scegliere presto che strada seguire. Hermione lo ha sempre ammirato per questo. Lei, cresciuta nel vero amore familiare prima e nel calore dei suoi migliore amici dopo, ha subito capito che quella era la via giusta. Amore e fedeltà. Grifondoro a scuola, Auror nella vita dopo. Ma lui si è ritrovato a dubitare di una vita di odio e disprezzo, ma che per lui era certezza. E l’ha scelta lo ha fatto soffrire. Ma accanto a sé aveva lei. Il suo amore i suoi occhi profondi, le sue mani da violino. Il suo corpo, il uso cuore. E la sua anima. Per questo è risulto a combattere contro i Mangiamorte, contro i suoi vecchi ideali, a fianco del famigerato Harry Potter e la sua amata Hermione Granger. E alla sola era di diciannove anni hanno trionfato contro il male. Ma il male non muore mai. E Draco fu richiesto come spia dagli Auror anni dopo. Hermione aveva tentato di convincerlo a non andare. Ma lui aveva resistito e dopo cinque anni dal loro matrimonio, subito dopo la fine della guerra, l’aveva lasciata sola. Hermione aveva passato le prime notti a piangere, per il terrore. Sapeva che, anche se i Mangiamorte lo avessero perdonato, ciò nn gli avrebbe risparmiato torture atroci. Non servivano le rassicurazioni dei suoi amici, che Draco non era solo, che c’erano altre spie. Perché sapeva che lui era solo,senza di lei. E lei pure. Ma lei almeno aveva

Aurora e Ares. Aurora, la piccola di quattro anni, i capelli biondi, gli occhi azzurri/ grigio. Era bellissima ed era uguale a suo padre. Anche nell’atteggiamento un po’ sulle sue con gli estranei, ma pronta a dare e prendere amore con chi conosceva bene. L’avevano chiamata Aurora perché quattro anni prima Hermione e Draco erano stati una settimana senza parlarsi dopo una lite furiosa e lui era andato a vivere a casa di Harry. Ma, dopo notti insonne, aveva deciso che l’amava troppo ed era corso a casa loro proprio all’alba. Da lì una lunga notte-mattina di passione.

Ares, invece, aveva due anni. Ed era tutto sua madre. Era un bambino molto simpatico e aperto. Tutti si affezionavano a lui dopo soli due minuti in sua compagnia. Era una peste, ma arrabbiarsi davanti al suo viso allegro e dispiaciuto era impossibile.

-mamma…- Hermione si tirò su, scostando le coperte. Non si era accorta che qualcuno aveva aperto la porta di camera sua. Ma nella penombra riconobbe i biondi capelli di Aurora, fragile nella sua camicia da notte blu. –piccola…vieni qui…- Aurora corse a piedi nudi verso il letto matrimoniale e saltò nella braccia di Hermione. –auguri mamma!- Hermione sorrise baciandole i capelli –amore, oggi è la Vigilia di Natale…- -bè, auguri anticipati.- Hermione la strinse più forte. Quanto le voleva bene. Dopo un po’ la lasciò andare e si alzò per aprire la finestra. La luce mattutina non era forte. L’aria gelida la fece rabbrividire. Con u moto di gioia vide il prato coperto di neve, mentre tanta ancora volteggiava giù dal cielo. –hai visto? Nevica! Perché non vai a svegliare Ares?- -subito!- trillò allegra la bambina  e corse fuori dalla stanza. Hermione rise. E la mano andò involontaria al ventre. Al suo grande ventre. Sì, perché naturalmente né lei né Draco potevano accontentarsi di un rimerito di figli femmina maschio, per di più nessuno aveva il merito di dire –ah, lui assomigliano solo a me. Ma non era naturalmente quello il vero motivo se Hermione era incinta. Quel bambino, o bambina, era una continua sofferenza. Perché la sua notte era stata sette mesi fa. Ed era anche stata l’ultima notte di Draco ed Hermione. Una sofferenza, ma anche una forza. Qualcuno che avrebbe unito i due innamorati fino alla fine di quella guerra. Una guerra che stava durando veramente tanto.

 

-è stupendo l’albero, Hermione!- -grazie Ginny.- pomeriggio. Le due ragazze sedute comode nel divano del salotto. Harry e Ron erano usciti a fare la spesa per il cenone. Naturalmente, come al solito di largo anticipo. Aurora e Ares giocavano allegri a pallate di neve in giardino con Lane, la figlia di Ginny e Harry, anche lei quattro anni. I capelli neri del padre, gli occhi azzurri della madre. –e così…è quasi Natale…- disse Ginny. Hermione annuì. –e tu…come stai?- -come sempre, Gin. E sai che non è un male personale. Io sto male perché penso a quanto sta male lui. Se riguardasse solo me andrebbe tutto bene. Io ho voi, ho i miei figlie il lavoro. Ho una vita felice. Ma manca un tassello fondamentale. Per Draco, invece, è il contrario. Lui non ha niente. Solo la speranza di tornare da me.- Hermione lasciò cadere la frase con tono malinconico e si perse a guardare il fuoco che scoppiettava allegro nel camino davanti a lei. Vicino un albero maestoso decorato con palline oro e argento, con ai piedi pacchetti natalizi. Sentì la mano di Ginny posarsi sopra la sua. –so che è difficile. So che lo è soprattutto visti gli ultimi avvenimenti.- Hermione non disse nulla. Sapeva a cosa si riferiva. Draco era partito come spia da parte degli Auror. Grazie a lui e altri compagni, la guerra iniziò e questa volta vide una vittoria definitiva dell’esercito di Auror comandato da Harry Potter. per sicurezza, però, le spie rimasero in carica ancora, visto che non erano state scoperte. O almeno credevano. Un paio di mesi fa infatti era giunto davanti casa di Harry Marcus Orbit, una spia, sanguinante e ferito, e negli ultimi attimi di vita aveva sussurrato a harry che all’interno dei Mangiamorte ormai sconfitti era nata una guerra “civile”: le spie erano state scoperte e ora combattevano per uccidere definitivamente i seguaci dell’ormai morto Voldemort. E da lì l’ansia di Hermione era cresciuta maggiormente: durante la guerra, per lo meno, c’erano anche Harry e Ron che potevano aggiornarla sulla situazione. Ora per quanto ne sapeva, Draco poteva già essere morto. Sospirò. –temi sia morto?- chiese Ginny, quasi a leggerle nella mente. –sappiamo che c’è il rischio.- rispose piano Hermione. Poi, inaspettatamente sorrise. –ma so che è vivo. Lo sento dentro di me. Sento che non mi ha lasciato. E che tornerà!- nel dirlo gli occhi le si riempirono di lacrime. Ginny si alzò dalla sua poltrona e l’abbracciò. Hermione cercava di farsi forza. E Ginny l’ammirava per questo. Ma si chiese se non fingesse di essere più forte di quanto fosse in realtà.

 

I'm dreaming of a White Christmas,
Just like the ones I used to know,

 

La musica natalizia usciva allegra dalla radio sopra il tavolo da cucina e accompagnava il cenone che si svolgeva nella sala affianco. Una grande tavolata, colma di cibo, di cui Harry e Ron si prendevano pienamente il merito. Hermione sembrava più tranquilla, nel suo vestito rosso che le fasciava il bel pancione. Era bella, nonostante la tristezza che ormai le aveva segnato i tratti del viso. Ma lì, in quella stanza, c’era la sua forza. Ginny e Harry, vicini, che si tenevano la mano sotto il tavolo, nonostante i battibecchi continui su cosa fosse migliore: l’arrosto di Harry, o l’insalata inglese di Ginny? Ron cercava di mangiare le sue patate, ma era quasi impossibile con Aurora sopra le sue gambe. Non si sapeva il motivo, ma il rapporto tra loro due era speciale: quando Hermione abortì Draco era semi svenuto e Ginny tentava di farlo rinvenire. E così fu il Ron il primo a prendere la piccola in braccio. E Aurora cominciò a strillare disperata. Nell’anno che seguì ogni volta che Ron si avvicinava alla bambina, lei cominciava a piangere. Il rosso ne era dispiaciuto e non capiva cosa avesse che non andava. Ma un giorno, così, senza motivo, Aurora andò da lui e gli chiese di leggergli una favola. Da quel giorno ogni volta che lo vedeva esprimeva tutto il suo affetto con sorrisi e bacini. E tutti sospettavano che fosse nato un amore. Ares stava mangiando imboccato da Lane, entusiasta all’idea di avere figli e sposarsi con il principe dei maghi. Era da capire, figlia di Harry Potter un po’ di tendenza verso la popolarità ci voleva. Hermione intanto chiacchierava con Rebecca: capelli neri, corti, aria gentile, molto carina, un po’ timida. Vi ho appena presentato l’ultima conquista di Ron. I due si erano innamorati subito il giorno che lui era andato in un bar con Harry, pieno di vanto per il completo uovo comprato con i suoi soldi, quindi per una volta mai usato da qualcuno prima di lui. Ed ecco lei lo travolse. In senso letterario. Appena assunta come cameriera e molto inesperta, inciampò in un tavolo e cadde tra le sue braccia, portando con se i due cappuccini che aveva su un vassoio. Da lì fu amore e Harry lo capì quando, davanti alle scuse della ragazza, Ron scosse la testa dicendo –tranquilla, questo vestito ce l’ho da anni, ormai era da buttare. Ancora non stavano insieme. Facevano ancora a gara di chi era più timido e c’erano volute settimane per invitarla a casa di Hermione quella sera. Sì, perché era loro prima uscita ufficiale e ufficiosa.

Ma Hermione sapeva che presto sarebbe andato tutto a posto. –mamma!!!! È l’ora di aprire i regali!- Hermione guardò Aurora –tesoro…il dolce?- -dopo!!!! Dai, i regali!- strillò Ares. Harry sorrise –sì, i regali!- Ginny lo guardò –se non ti conoscessi crederei che hai più voglia di tua figlia di scartare i tuoi regali.- -e infatti mi conosci anche troppo bene!- rispose lui, baciandole la mano. Tutti si alzarono e si spostarono intorno all’albero. Hermione ricadde stanca sulla poltrona, accarezzandosi la pancia. –stai bene?- le chiese Ron, preoccupato. –sono stanca…ma tutto bene.- Ron le sorrise, poi si rivolse ai bambini –allora…dateci dentro!- Aurora non se lo fece ripete de volte, e si lanciò verso i pacchetti, i capelli biondi che mandavano strani riflessi con la luce del fuoco. Prese tutti i regali che portavano il uso nome e si sedette vicino al fuoco, imitata da Ares e Lane. Anche gli adulti cominciarono scambiarsi i pacchetti. Ma Hermione notò qualcosa di strano. –Aurora…cos’hai? Perché non apri i tuoi regali?- la figlia no rispose. Teneva la testa china, un pacchetto stretto tra le mani. Hermione si inginocchiò al suo fianco. –non è ciò che volevo.- -ma….come fai a dirlo? Non li hai ancora aperti!- -mamma, io ho pregato di ricevere come natale mio padre!- Hermione sentì una stretta al cuore a quelle parole e ancora peggio davanti alle lacrime che cominciarono scendere dagli occhi grigio azzurro della figlia. –oh, Aurora…- non sapeva cosa dire. L’unica cosa che fece fu passare un braccio intorno alla figlia e stringerla a sé, piangendo con lei. Sentì intorno a sé il silenzio. Ginny guardò tristemente Harry, che le strinse una mano, mentre Lane in braccio a lui posava la testa sopra la sua spalla. Ron sospirò leggermente, e andò dal piccolo Ares, rimasto in silenzio, forse troppo piccolo per capire, ma non abbastanza per non vedere che suo padre erano mesi che non c’era. Rebecca, leggermente imbarazzata si guardò intorno. Hermione accarezzava i biondi capelli di Aurora. –piccola, mi dispiace tanto. Anch’io vorrei vedere tuo padre. Ma devi capire che lui sta svolgendo una missione importante.- -non è vero…lui è andato via! Non ci voleva!- -no, no! Draco vorrebbe essere qui con noi. Lui vorrebbe essere…- ma le parole le morivano in gola, perché si sentì di mentire alla figlia. In fondo erano domande che si rivolgeva anche lei da tutta la cena: dov’era Draco? Perché Ginny e Harry e Ron e Rebecca erano lì, vicini, innamorati e lei era sola? Perché Draco l’aveva lasciata per una stupida missione? Il silenzio divenne quasi angosciante. L’unici rumori erano i singhiozzi di Aurora. Poi Rebecca con un incantesimo non verbale, lasciò che l’angelo che occupava la punta dell’albero cadesse tra le sue mani. –Hermione…- la ragazza si voltò, guardandola. –io…so che può essere stupido, ma posso aiutare tua figlia.- si chinò vicino a Aurora –piccola…vedi quest’angelo? Stringilo forte ed esprimi dentro di te un tuo desiderio. Vedrai che qualcuno lo ascolterà e presto rivedrai tuo padre.- Aurora assunse un’aria scettica, tipica di Draco –non è vero.- Rebecca sorrise e mise l’angelo tra le sua piccole mani –sì…se ci credi…non stasera, forse non domani, ma presto si avvererà…- Aurora rimase un attimo ferma, poi Hermione vide le sue mani stringere l’angelo, chiuse gli occhi e seppe che stava esprimendo il suo desiderio. Quando li riaprì era leggermente più contenta. Hermione sorrise a Rebecca: i bambini sono facili da tranquillizzare. Perché sperano e credono nei desideri, nella magia. Sono convinti che davvero un angelo finto possa aiutarli. Naturalmente per Hermione non servì a niente. Era troppo grande, ormai per credere in un sogno. Ma fu contenta che dopo quell’aiuto di Rebecca la Vigilia riprese, e Aurora scartò allegra i suoi regali. Passò mezz’ora. Forse un’ora. E tutti erano ancora lì, ubriachi di allegria natalizia mista a malinconia, a chiacchierare,a cercare di capire come funzionavano i giochi dei bambini. –io vado un attimo in cucina.- annunciò Hermione, alzandosi dalla poltrona. –Ron, togli la tua bacchetta dalle mani di Aurora!- lo avvertì, minaccioso. In cucina respirò a fondo. La finestrella davanti a lei le mostrava i giardino buio coperto di neve luccicante. Si avvicinò. E la tristezza le prese il cuore, la mente. Il corpo. –amore mio…ti prego, torna da noi…torna da me…- gli occhi si appannarono e i fiocchi di neve che scendevano diventarono come una macchia bianca. Poi lo sentì. Un tuffo al cuore, involontario. Seguito da un movimento all’interno della pancia. Spalancò gli occhi. –ti sei mosso…è la prima volta, piccolo…-sorrise, accarezzando il ventre. Pi tornò a guardare fuori e vide qualcuno. Una figura nera che apriva il cancello e comincia ad arrancare lungo i guardino. –un Mangiamorte…sussurrò, spaventata, pronta a dare l’allarme. Ma di nuovo quel tuffo al cuore. Presa da una forza involontaria uscì dalla cucina e andò alla porta a vetri colorati. Vide l’ombra della figura al di là. Aprì la porta. E rimase immobile. c’era un uomo davanti a sé, incappucciato. Con una mano si lasciò cadere il cappuccio. E guardò Hermione con uno sguardo così bello che sembrava un sogno. Occhi innamorati che sognava da mesi. I capelli biondi, leggermente lunghi sopra gli occhi. Il viso pallido, un leggero cenno di barba bionda. Si guardarono a lungo. Hermione alzò piano una mano e lasciò che le dita tremanti accarezzassero quel viso, quelle guance, il naso, le labbra. Era un uomo bellissimo. E per un attimo un pensierosi prese gioco di Hermione. –sei morto…sei un angelo…- sussurrò. E l’uomo rispose, con voce roca. –sono vivo. E sono tornato.- Hermione scoppiò a piangere e lo abbracciò –dio mio Draco! Sei qui!- Draco la strinse. Hermione nascose il viso contro la sua spalla  pianse, rise. Lui le prese il viso e la bacia le labbra, la fronte, le guance i capelli. –amore amore amore…quanto sei bella!- la allontanò leggermente e i suoi occhi grigi s’’illuminarono di felicità –sei incinta…- Hermione sorrise teneramente –un altro tuo figlio…della notte che sei partito…- Draco le baciò le mani che strinse poi forte al suo petto. –ma tu…come stai Draco?- -il ragazzo chiuse gli occhi quando sentì di nuovo il suo viso avvicinarsi –bene…i Mangiamorte sono ormai del tutto morti. O quasi. I restanti non si faranno più vedere. Abbiamo vinto.- -è…stato difficile?- Draco aprì gli occhi e Hermione ne lesse tristezza e malinconia allo stato puro –non voglio parlarne, ti prego…voglio dimenticare…- Hermione capì. Lo prese per mano –allora vieni…ti darò io una medicina giusta per dimenticare.- entrarono in casa e lo guidò al loro salone. Si fermarono sulla soglia. Draco rimase a bocca aperta ad osservare meravigliato la sua famiglia: tutti rivolti verso l’albero davano loro le spalle. Vide Ron, Harry, Ginny e una ragazza che non conosceva. Poi vide i bambini. La figlia di Potter. e poi loro: la sua copia a femminile di quattro anni e il bambino accanto a lei, il riflesso di Hermione. C’era abbastanza silenzio nella sala, a parte alla musica, e il parlottare degli adulti che cercavano di far sì che i piccoli s addormentassero –figli miei…- sussurrò Draco. Hermione lo guardò teneramente, poi lo condusse un po’ più avanti –ehy, Malfoy!- proruppe all’indirizzo dei figli. Tutti si voltarono. Cadde il silenzio e una meraviglia indecifrabile nel viso dei presenti. Ron si alzò di scatto, Ginny si portò una mano alla bocca e con l’altra cercò il sostegno di Harry. Il primo a rompere quel silenzio fu l’urlo di gioia di Ares che corse, un po’ impacciato verso i genitori. Strano. L’ultima volta che l’aveva visto aveva un anno e qualche mese. Ma a quanto pare aveva capito che i quella casa, quella sera, c’era qualcuno di speciale che gli era mancato terribilmente. Draco s’inginocchiò per accogliere tra le braccia suo figlio. Lo strinse forte, le lacrime agli occhi. Hermione gli accarezzò una spalla. Alzò gli occhi e incontro quelli di Harry. Le sorrideva. Poi vide Aurora. Era andata da Ron e gli stringeva la mano. Lo sguardo era freddo. Scettico. Non ci credeva. Ron si chinò e le baciò i capelli –piccola…vai da tuo padre.- -è mio padre?- -è tuo padre.- -mi stai mentendo?- -l’ho mai fatto?- Aurora parve convincersi da quella domanda. Si sciolse piano dalla stretta della sua mano e si avvicinò lentamente ai suoi genitori. Draco scoccò un bacio sulla fronte ad Ares e lo allontanò di qualche centimetro per vedere Aurora. La bambina si fermò a una piccola distanza dal padre. Lo guardò. Tutti trattenevano il fiato. Hermione prese per mano Ares, speranzosa. Sguardi grigi, ghiaccio con il ghiaccio. Forse riconobbe negli occhi di Draco la tenerezza e l’affetto che tanto aveva cercato in quei mesi. Con passi veloci cancellò la distanza tra di loro e buttò le piccole braccia al suo collo.

Hermione cominciò di nuovo a piangere, prendendo in braccio Ares, mentre tutti gli invitati sorridevano e si avvicinavano. Draco si alzò, si strinse con Harry e Ron, e diede due baci nella guancia a Ginny. Si presentò con Rebecca e non mancò nel persuaderla a uscire con Ron. Quest’ultimo, furioso e preoccupato, subito cinse la vita alla ragazza per allontanarla da Draco. Hermione guardò Draco –sei tornato…- forse solo lui la sentì, perché tutti erano intenti a ridere e scherzare come non facevano da mesi. Lui le sorrise e le passò un braccio attorno alle spalle. Si avvicinarono all’albero che primo tra tutti fu testimone di questo magico natale. –sono tornato…e giuro sul mio onore che non me ne andrò più.- -sul tuo onore?- -e sul nostro amore.- la baciò piano sulle labbra. Poi cominciò ad accarezzarle il ventre, mentre Hermione posava la testa sulla sua spalla. Aurora e Ares stavano giocando con Lane, Ron sussurrava imbarazzato a Rebecca e Ginny e Harry si stringevano amabilmente sulla poltrona. Hermione osservò a lungo l’albero e l’angelo alla punta. La vista pian piano fu appannata dalle lacrime. Ma dentro di sé vedeva benissimo. E ciò che vedeva era un futuro meraviglioso e un Natale di nuovo tutti insieme. E quando sentì Draco stringerla un po’ di più, Ares abbracciarla e Aurora saltellare intorno al padre, capì che la sua felicità era lì in mezzo e che niente, né una guerra, né una calamità naturale gliel’avrebbe portata via.

 

 

 

 

 

 

War is over if you Want it

 war is over now

 

 

la guerra è finita, se lo vuoi
la guerra è finita, adesso

 

 

Lily Black

  
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