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Autore: lilyhachi    08/06/2013    5 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(Alternative Universe; Captain Swan)
La maledizione non è mai stata lanciata, tutti i personaggi vivono le loro vite nel Mondo Delle Favole ed Emma è cresciuta come principessa insieme ai suoi genitori. Se Emma avesse conosciuto un certo pirata, noto come Killian Jones, nella Foresta Incantata, come sarebbero andate esattamente le cose? Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate al riguardo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Don't say a word
 
Emma aprì gli occhi, non sapeva di preciso dove fosse. Era in una stanza abbastanza grande e ben arredata e con le pareti scure.
Non ricordava niente, a parte quella donna apparsa all'improvviso nella sua cabina.
“Ben sveglia, principessina”. Era la stessa voce della sera precedente.
Emma mise maggiormente a fuoco la sua figura, cercando di risvegliare i sensi ancora annebbiati dallo stordimento che le era stato procurato.
Vide di nuovo la donna: bellissima e molto inquietante.
“Chi siete?”, domandò lei con tono debole.
“Il mio nome è Regina”, rispose lei con un sorriso malvagio.
Emma ci pensò un attimo. Regina...quella Regina? La donna che aveva tormentato sua madre?
“Voi...”, cominciò con un tono di indecisione nella voce.
“Sono proprio quella che credete, mia cara”, esclamò lei, senza farle terminare la frase.
“Non capisco...cosa volete?”.
Vendetta!”, rispose lei in un sussurro così tenebroso che Emma rabbrividì.
Erano passati anni e quella donna voleva ancora vendetta contro sua madre?
“Verranno a cercarmi”, esclamò Emma, convinta. “Hook verrà a salvarmi”.
Regina scoppiò a ridere e si avvicinò a lei, mettendole una mano sul viso.
“Mia cara, perché colui che ti ha consegnata a me dovrebbe salvarti?”, domandò con tono ovvio.
Emma si sentì mancare il respiro. L'aveva davvero usata, come aveva detto sua madre?
“Non è vero”, esclamò abbassando lo sguardo e dicendolo più a se stessa che a Regina.
“Invece, sì”, continuò lei imperterrita. “Vedi, quel povero pirata ha visto la sua amata mentre veniva uccisa da Tremotino. Le ha strappato il cuore dal petto, da allora ha giurato vendetta, così quando gli ho svelato la tua vera identità e gli ho promesso il suo nemico in cambio della principessa, non poteva certo rifiutare, non credi?”.
Dopo averle sbattuto in faccia quella verità a cui Emma non aveva voluto credere, Regina le voltò le spalle, uscendo dalla stanza e facendo risuonare la sua risata soddisfatta.
Lacrime amare cominciarono a scorrere sul viso di Emma. Lui l'aveva usata ed ingannata. Era tutto calcolato. Evidentemente quel bacio era solo uno stupido pretesto e così anche il modo in cui l'aveva salvata: voleva solo guadagnarsi la sua fiducia. Non teneva a lei, sua madre aveva ragione. Come avrebbe potuto? Poteva mai preferire una come lei alle donne che era solito frequentare?
La cosa che feriva maggiormente Emma, era il fatto che la loro promessa non era stata mantenuta: si sarebbero dovuti raccontare le loro storie a vicenda, invece era stato qualcun altro a farlo per loro. Chissà se lui era già al corrente di tutto mentre le faceva quella vana promessa. Ormai non aveva più importanza, perché tutto ciò che si erano detti fino ad allora era una menzogna.
 
“Un castello pieno zeppo di guardie...ora io non vorrei contraddirvi, sua eccellenza, ma come diamine facciamo ad entrare lì dentro?”.
Il tono pungente di Hook fece ruotare gli occhi di Charming, che sembrava trattenersi dal prenderlo a pugni, mentre Snow si limitava semplicemente a lanciargli un'occhiata di diniego, seguita da un gruppo di nani e di guardie che li accompagnavano.
Insieme a loro, ovviamente, c'era anche la sua ciurma, accompagnata da Mulan.
“Non preoccuparti, Hook”, cominciò la regina, armata di arco e frecce. “Abbiamo i nostri metodi”.
“Se avete i vostri metodi”, cominciò lui, “perché avete deciso di fidarvi di me?”.
La donna lo guardò, accennando un sorriso. Ogni volta che la guardava non poteva fare a meno di pensare ad Emma. Erano dannatamente simili. Non rivederla nei suoi occhi era impossibile.
“Per qualche motivo, hai incrociato la strada di mia figlia”, rispose lei in tono pacato. “So che qualcosa ti ha portato qui. Chiamalo come preferisci: fato, destino...”.
“Una nave!” (1), continuò lui con la sua tipica faccia da schiaffi, beccandosi l'ennesima occhiataccia. Almeno erano molto più sopportabili e piacevoli di quelle di suo marito.
Un rumore proveniente dai cespugli alla loro destra li fece sussultare, mettendo tutti in posizione di combattimento, compresa la regina.
Hook sguainò la spada, seguito dal re, mentre Snow era prontissima a scoccare una delle sue frecce.
L'arrivo di una donna bruna con indosso un mantello rosso e di quello che sembrava essere un altro nano, lasciò Hook leggermente sconcertato, non sapendo chi fossero.
“Calma!”, esclamò la donna, guardandoli spaventata. “Siamo noi!”.
“Allora, Red?”, domandò Snow, abbassando l'arco.
“Il castello brulica di guardie”, rispose la donna, cercando di togliere il terreno dal suo mantello.
“La principessa è dentro”, continuò il nano, “ma ci serve un diversivo”.
“Per quello posso occuparmene io”, esclamò Red, convinta.
“Noi le daremo una mano”, intervenne il nano, avanzando verso la regina.
Snow fece un segno di assenso, con la testa, sorridendo.
“Credi che il Cacciatore sia ancora nel castello?”, chiese il re, rivolgendosi alla moglie.
“Non saprei”, rispose la regina, assumendo un'espressione pensierosa sul volto. “Lo spero”.
“Chi sarebbe il Cacciatore?”, chiese Hook.
“Un amico”, rispose Snow con un leggero sorriso. “Non sarei qui, se non fosse stato per lui”.
“Ci può aiutare?”, domandò Mulan, perplessa.
“Se Regina non lo comanda a bacchetta, sicuramente!”, rispose la regina con tono fermo.
“A lui ci penso io”. Red si fece più avanti, seguita dai sette nani. “E' arrivato il momento che torni in possesso del suo cuore”.
“Le fate ci daranno una mano, permettendovi di entrare nel castello e trovare Emma”, intervenne Grumpy, poi si voltò verso di loro, come se volesse aggiungere altro. “Questa scena mi sembra di averla già vista!”, continuò il nano con un'espressione corrucciata.
La regina rise, divertita. Quella era stata forse la prima risata da quando erano partiti.
“In effetti, hai ragione!”, rispose, mostrando un sorriso leggermente nostalgico (2).
“Come sarebbe?”, domandò il re, confuso.
La regina gli mise una mano sulla guancia senza aggiungere altro e facendo segno a tutti loro di procedere, ma il capitano sembrava ancora leggermente perplesso.
“Volete mandare una ragazza e dei nani nel castello della regina?”, domandò esasperato.
La regina sorrise. “Non sono persone come le altre, fidati!”.
 
Dopo poco tempo, erano tutti pronti a recarsi nel castello. Mentre aspettavano il segnale di Red, che era andata avanti, Hook sollevò leggermente la testa e vide in alto quello che sembrava essere un insieme di lucciole, poi si rese conto che prima avevano parlato di fate.
Da un lato la scena gli sembrava quasi ridicola: lui che combatteva con il re, la regina, i nani e persino le fate. Ci mancavano solo gli animaletti incantati e sarebbe stato il colmo.
Scosse la testa, tornando un attimo serio, e notando una freccia che veniva scagliata nella loro direzione, andando a conficcarsi nell'albero alle loro spalle: era il segnale di Red.
“Andiamo!”, esclamò il re, cominciando a camminare.
Prima che potesse procedere oltre, Hook venne fermato un attimo da Snow, la quale gli mise qualcosa fra le mani. Quando Hook guardò di cosa si trattava, vide il ciondolo di Emma, e alzò gli occhi, confusi, sulla regina, che aveva uno sguardo quasi fiero.
“Cosa significa?”, domandò, fissandola.
“Quando troveremo mia figlia”, cominciò lei, abbassando gli occhi, “credo che debba essere tu a ridarle questo ciondolo”.
Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere, che riprese a camminare, affiancandosi velocemente al marito e lasciando Hook interdetto. Il capitano strinse il ciondolo nella mano destra. Sentiva di avere un grosso macigno a livello del petto. Forse i sentimenti pesavano così tanto?
Decise di non indugiare oltre e seguì gli altri.
Arrivarono alle mura del castello e i nani cominciarono a scoccare frecce, permettendo a tutti loro di risalire le mura e trovarsi nella parte alta del castello. Hook notò qualche leggera occhiata di disprezzo fra i nani e la sua ciurma, ma sembrava che stessero mettendo da parte ogni rancore per un obiettivo comune, ossia quello di salvare la principessa.
“Voi salite!”, esclamò Mulan. “Noi attaccheremo all'entrata, distraendo le guardie!”.
La donna cominciò a correre, seguita dai nani e dalla ciurma, andando così ad aiutare Red, mentre loro tre si sarebbero introdotti furtivamente per cercare Emma.
Riuscirono a salire facilmente e dall'alto riuscirono a vedere gli altri combattere.
Hook trasalì nel vedere un lupo intento a sbranare tutti i soldati che gli si paravano davanti.
“Te l'avevo detto che c'era qualcosa di diverso in loro!”, gli sussurrò la regina alle spalle.
Tuttavia, avevano fatto male i loro calcoli, in quanto, una volta entrati nel castello, trovarono un gruppo di guardie ad accogliergli.
Hook non ci pensò due volte prima di scagliarsi su di loro, e come lui anche Charming, mentre Snow scagliava frecce a destra e a manca, centrando ogni volta il bersaglio desiderato.
Il capitano si voltò, notando una delle guardie che stava per colpire il re alle spalle. Si scagliò subito contro di lui, tagliandogli la gola con l'uncino, mentre il re metteva al tappetto un'altra guardia.
Lo guardò senza dire nulla. Sembrava che volesse ringraziarlo ma non riusciva a proferire parola.
“Non c'è di che, amico!”, esclamò Hook con un sorriso sghembo.
“Non sono tuo amico!”, ribatté Charming, ignorandolo completamente, e provocandogli una risata.
I soldati, tuttavia, aumentavano. I tre si scambiarono uno sguardo di preoccupazione e di complicità, dopodiché cominciarono a scappare, dividendosi.
Hook correva, senza sapere dove stesse andando. Lui prese le scale che conducevano al piano inferiore, a differenza di Snow e Charming che presero quelle per andare di sopra. Per fortuna o per malasorte, il capitano, mentre correva, cadde completamente in quella che doveva essere una botola, sfuggendo almeno alla vista delle guardie. Atterrò su quella che sembrava essere paglia, anche se il colpo gli aveva provocato non pochi dolori. Si alzò, un po' a fatica, portando la mano alle costole e contraendo il viso in una smorfia di dolore. Cominciò a camminare per riprendere sensibilità alle gambe e poi notò di essere finito nelle prigioni del castello, che sembravano essere vuote. Quando, però, il suo sguardo si soffermò sull'ultima cella, il cuore gli balzò in gola: Emma.
Procedeva a passo veloce. “Swan!”, esclamò con una leggera punta di sollievo nella voce.
La ragazza non si muoveva. Era seduta per terra con le ginocchia al petto, rannicchiata.
Con un colpo dell'uncino, riuscì ad aprire la cella, felice di aver finalmente trovato Emma, ma non appena entrò, si rese conto di essere stato decisamente ingannato.
Davanti a lui c'era uno specchio (3), attraverso il quale riusciva a vedere la ragazza, immobile e rannicchiata su sé stessa. Non sapeva dire se stesse bene o meno.
Continuava a chiamarla ma lei non riusciva a sentirlo. Prese a battere violentemente il pugno sullo specchio, urlando il suo nome e rischiando quasi di romperlo, ma non c'era verso: lei non lo vedeva e non lo sentiva. Non si muoveva, sembrava paralizzata.
Abbandonò le dita della mano destra sullo specchio, ripercorrendo con esse la figura di Emma e desiderando che quello specchio non si interponesse fra di loro.
D'un tratto, il corpo di Emma svanì completamente, lasciando spazio all'elegante figura di Regina, che lo derideva dall'altro lato dello specchio.
“Una scena commovente, non c'è che dire!”, esclamò con un ghigno.
“Lei dov'è?”, ringhiò il capitano, sbattendo di nuovo la mano sullo specchio.
“Se non vi dispiace, cercate di non rompere il mio specchio”, ribatté lei, guardandosi le unghie.
“Dov'è Emma?”, ripeté lui in un sibilo, scandendo ogni parola con sguardo truce.
Se l'avesse avuta davanti, le avrebbe certamente conficcato l'uncino nel petto, senza esitazione.
“Dove credete che possa nascondere una principessa se non nella stanza più remota della torre più alta del castello?”, rispose incrociando le braccia al petto e rivolgendogli uno sguardo di sfida.
Il capitano non rispose, ma si limitava a fissarla, e a quel punto Regina si dissolse.
Emma era dove aveva detto lei, ma era chiaramente una trappola, eppure non gli importava. Dovevano andare in quella dannata torre e salvarla da quella strega.
Uscì dalle prigioni e raggiunse la sala principale del castello. Sentì del movimento e si nascose dietro una colonna: c'era qualcuno, e poteva sentirne i passi.
Teneva la spada pronta per colpire un eventuale guardia della regina. Sentiva le figure sempre più vicine e con uno scatto fulmineo balzò da dietro la colonna sguainando la spada. Scaricò tutta la tensione che aveva provato fino a poco fa, quando si trovò Snow e Charming davanti.
“Dannazione, ragazzi” (4), esclamò, abbassando la spada, sollevato.
Snow sospirò pesantemente, poggiando una mano sul braccio di suo marito.
“Novità?”, chiese il re, riponendo la spada.
“Swan...cioè, Emma è nella torre!”, rispose il capitano con voce decisa.
“Come lo sai?”, domandò Snow.
“Regina!”, disse semplicemente Hook e la sua risposta non suscitò altre domande.
Il castello era sgombro, in quanto la battaglia continuava ad infervorarsi all'esterno.
Snow, Hook, e Charming presero a correre per le scale che li avrebbero portati alle torre in cui avrebbero dovuto trovare Emma. Sapevano esattamente a cosa stavano andando incontro: Regina si sarebbe sicuramente fatta trovare lì.
Hook sentiva un'ansia maggiore ad ogni scalino. Non era da lui, eppure il pensiero che stessero andando incontro ad un massacro lo fece rabbrividire. E se non ce l'avessero fatta? E se non avessero salvato Emma? E se Regina li avesse uccisi tutti?
Mentre una serie di interrogativi saettavano nel suo cervello, non si accorse che erano arrivati dinanzi alla porta interessata. Prima di aprirla, i tre si scambiarono uno sguardo stranamente complice. Hook era tra i due coniugi e per la prima volta gli sembrò che il padre di Emma lo stesse guardando con espressione implorante, come se contasse su di lui per la salvezza della sua amata figlia, e stranamente Hook non aveva alcuna intenzione di deluderlo.
Charming aprì la porta con un calcio, mostrando la grande stanza ben arredata e con un caminetto sul fondo. Proprio lì vicino, Emma era rannicchiata ma non appena sentì il tonfo alzò lo sguardo, che si mutò in un'espressione alquanto stranita non appena realizzò che i suoi genitori erano con Hook.
"Emma!", esclamò il re, avanzando verso sua figlia, ma ovviamente non riuscì a raggiungerla, in quanto Regina apparve all'improvviso, frapponendosi fra loro, divertita come suo solito.
“Non così in fretta, Charming!”, esclamò, enfatizzando malignamente il suo nome.
Snow non perse tempo e scagliò una freccia in direzione della regina che si dissolse, evitandola.
La donna continuava a stare in allerta, con la freccia pronta ad essere scoccata.
Regina si materializzò subito dopo, ridendo e tenendo stretta l’ampia gonna, volteggiando leggermente; dopodiché cominciò a camminare intorno a Charming, e si mosse, come se volesse scagliare un incantesimo.
Il re sussultò e si rese conto di essere stato beffato, non appena la donna iniziò a ridere.
Tre guardie giunsero nella stanza, Snow sfilò la spada dalla sua cintura e la lanciò ad Emma, la quale l’afferrò prontamente, e si avvicinò a sua madre.
Hook non perse tempo ad uccidere una della guardie con il suo uncino, mentre Snow con la sua freccia colpì la guardia proprio sul cuore. Per fortuna, Emma non sembrava avere bisogno di aiuto: spinse via la guardia con un calcio e poi la trafisse con la sua spada.
Dopo essersi sbarazzati delle guardie, si avventarono tutti e tre su Regina, per aiutare Charming, ma la donna, che non sembrava per nulla intenzionata a farsi sopraffare, li spinse via con la magia.
“Regina”, cominciò Snow alzandosi da terra. “E’ inutile, non puoi farci del male, arrenditi!”.
La donna rise, come chi sa di avere la vittoria in pugno, e si voltò verso la donna.
“Forse non posso far del male a voi due idioti!”, rispose con tono convinto.
Alzò una mano a mezz’aria, e in un attimo Hook, Snow e Charming si ritrovarono bloccati al muro con dei rami che li avevano avvolti per tenerli immobilizzati.
Emma era ferma davanti a Regina, sguainò la spada non appena vide la donna avvicinarsi, ma quest’ultima la spinse via, allontanandola da Emma.
“Vedi, Snow”, cominciò Regina con tono pacato. “Sarà divertente distruggere il fulcro di questa dolce famigliola che hai creato con tanto amore”.
Emma non ebbe nemmeno il tempo di realizzare, che la mano di Regina si conficcò nel suo petto. La bionda sentì un dolore lancinante che le fece emettere un atroce urlo di dolore, e poteva sentire la sua mano farsi strada nel suo petto, sotto le urla dei suoi genitori e di Hook.
Regina sentì il suo cuore stretto nella mano: poteva sentire che quella ragazza aveva coraggio da vendere, proprio come sua madre, e questo le faceva certamente onore.
Emma spalancò gli occhi e la bocca, come se il respiro le stesse mancando.
Regina, con un colpo secco e deciso, tentò di strapparle il cuore, ma non appena ci provò, sentì che non riusciva a farlo. Non riusciva a strapparle il cuore dal petto, perché? (5)
Ci provò più volte ma senza risultato. Lo sguardo di Emma si spostò dalla sua mano conficcata nel petto allo sguardo di Regina, chiaramente confuso.
“Cosa diamine significa?”, domandò la donna senza riuscire a darsi una spiegazione.
Emma la fissò, realizzando almeno in parte cosa stava accadendo. “Significa che hai perso!”, esclamò con voce roca, confondendo maggiormente la donna.
Una leggera ondata di energia, proveniente dal corpo della ragazza, scagliò via Regina che finì a terra, senza forze. I rami che tenevano stretti i suoi genitori ed Hook svanirono, liberandoli.
La magia di Regina si era indebolita e la donna decise che doveva ritirarsi, almeno momentaneamente, così sparì, avvolta in una nube di fumo viola.
“Emma!”. Snow e Charming corsero ad abbracciarla, felice.
“Cos’era quello?”, domandò Emma, piuttosto confusa.
“Ci penseremo quando saremo a casa!”, rispose Charming, senza staccarsi da lei.
Emma era felice di sentire finalmente il calore dei suoi genitori. Sua madre stava piangendo e le sue lacrime calde le bagnarono abbondantemente la spalla. Suo padre teneva una mano poggiata sulla testa. Lui non piangeva mai ma Emma era abbastanza sicura che in quel momento non fosse riuscito a trattenersi. Era un momento perfetto, fatto solo di amore e riconciliazione.
“Mi dispiace così tanto!”, sussurrò Snow tra i singhiozzi. “Ho sbagliato, Emma. Io ho combattuto tanto per trovare il vero amore, e volevo impedirti di fare lo stesso…”.
“Siamo dei pessimi genitori”, disse Charming in un sussurro.
“No!”, ribatté Emma sorridendo. “Vi preoccupate solo del mio futuro ed io non dovevo fuggire”.
Emma guardò un attimo oltre le spalle dei suoi genitori, e vide Hook intento ad osservarli con un’espressione assai enigmatica: sembrava contento ma allo stesso tempo a disagio. La ragazza ricordò un attimo ciò che le aveva detto Regina e si staccò dai suoi genitori, guardando il pirata.
“Cosa ci fa lui qui?”, domandò, cambiando espressione.
Snow sorrise debolmente. “Ci ha aiutati a salvarti”.
“E’ strano dirlo, ma non ce l’avremmo fatta senza di lui”, esclamò il re, voltandosi un attimo verso Hook, sul cui volto aveva stampato uno dei suoi soliti sorrisi beffardi.
“Lui mi ha usata”, disse lei digrignando i denti. “Mi avevi avvertita, mamma”.
La regina scosse un attimo la testa. “Avvertita? Cosa dici?”.
Emma storse il naso. “A Daguerreo! Tu mi hai detto che Hook mi stava solo usando”.
I suoi genitori la guardarono come se stesse dicendo un mucchio di sciocchezze, ed Hook alle loro spalle sembrava altrettanto stranito su come lei potesse pensare una cosa del genere.
“Emma, tesoro”, cominciò Snow mettendole le mani sulle spalle. “Io non sono mai venuta lì”.
La ragazza restò in silenzio con la bocca dischiusa. A quel punto Snow si voltò verso Charming.
“Credo che dovremmo andare a recuperare gli altri!”, esclamò a voce alta.
Il re la guardò, alzando un sopracciglio. “Cosa?”, domandò.
Snow non aggiunse altro e, prendendolo per mano, lo trascinò fuori dalla stanza, lasciando Emma ed Hook da soli. Sua madre aveva una grande abilità nel capire quando era il momento giusto per uscire di scena, a differenza di suo padre, che ci arrivava sempre in ritardo.
Emma fissò Hook, senza proferire parola. Stava ancora cercando di mettere insieme tutte le bugie che aveva udito fino ad allora: sua madre, che probabilmente non era lei, le aveva detto che Hook l'avrebbe usata, e Regina aveva confermato il tutto.
Quella donna l'aveva solo presa in giro ed era stata tutta opera sua.
“Credevi che ti avessi consegnata a lei?”, chiese lui a bruciapelo.
Emma riuscì soltanto ad annuire, senza rispondere. Si sentiva in colpa nei suoi confronti.
“Sai”, cominciò lui, avanzando, “dovresti provare una cosa nuova, mia cara. Si chiama fiducia” (6).
La bionda alzò lo sguardo verso di lui, ormai a pochi centimetri dal suo viso.
“Credevo che ti stessi servendo di me”, rispose lei in un sussurro.
“Non lo avrei mai fatto”, esclamò il capitano, prendendo il ciondolo e porgendolo alla ragazza, che in tutta risposta, gli rivolse un sorriso carico di gratitudine e senza un motivo preciso, i suoi occhi si riempirono di lacrime, che sgorgavano piano piano. Emma non sapeva per quale assurdo motivo avesse una gran voglia di piangere. Forse se lui si fosse davvero servito di lei, sarebbe stato tutto più facile: lo avrebbe semplicemente odiato e le loro strade si sarebbero divise, evitando di creare una serie di complicazioni a catena. Invece, lui era lì con la sua solita sincerità e spavalderia, a dirle che non l'aveva usata né concessa a Regina, e lei quasi stentava a crederci.
“Lei mi aveva offerto il suo aiuto per trovare il mio mostro”, continuò lui imperterrito.
“Perché non hai accettato?”, domandò la ragazza con tono freddo.
“Perché preferivo di gran lunga il tuo di aiuto”, disse lui in tutta sincerità. “Non sapevo che il suo obiettivo fossi tu poi tutto è stato più chiaro”.
“Ti sei alleato con i miei genitori”, esclamò la bionda, ancora incredula.
Il capitano rise. “Tuo padre è proprio un capolavoro”, esclamò lui, divertito.
Emma trattenne le risate, pensando a loro due che non andavano certamente d'accordo.
“Volevano farmi fuori”, esclamò Hook, riprendendo a parlare, “ma sono scappato e li ho convinti a fidarsi di me, finalmente”.
“Come?”, chiese lei, leggermente perplessa, e sapendo quanto i suoi genitori fossero alquanto difficili da convincere, da un pirata per di più.
“Dicendo loro che non importava a cosa stavo andando incontro, ma ti avrei trovata...sempre”.
La sua voce aveva un tono così diverso mentre pronunciava quella parole, che ad Emma non poterono sembrare più vere.
“Hook, i-io...”, cominciò debolmente la ragazza, tenendo lo sguardo basso e cercando di dirgli che le dispiaceva, ma lui non le diede il tempo di continuare e la fermò.
Non dire niente, Swan”, esclamò con tono deciso. “Solo...guardami”.
Le prese il mento con la mano, costringendola a guardarlo negli occhi azzurri.
Lei gli sorrise, cercando di trattenere le lacrime: voleva urlare, piangere per tutto che era successo...a partire dalla sua fuga dal castello.
Hook ricambiò il sorriso: non era il solito sorriso beffardo.
Il capitano le prese il viso con la mano destra e le baciò dolcemente la fronte, per poi scendere sugli occhi, quasi ad asciugarle le lacrime che le stavano rigando il volto.
Emma sfregò il suo naso contro il suo, e si alzò leggermente sulle punte, come se cercasse un contatto maggiore ed Hook non aspettò oltre prima di scendere sulle sue labbra, annullando finalmente quel muro che da tanto tempo avrebbero potuto abbattere. Lui le passò il braccio attorno alla vita, attirandola maggiormente a sé per sentirla più vicina. Per entrambi era come riprendere a respirare, come tornare di nuovo a vivere. Erano stati separati per poco tempo ma sembrava passata un'eternità.
Le braccia di Hook erano un posto sicuro per Emma ed era bello essere tornata fra esse.
Le mani di Emma si fiondarono fra i suoi capelli, per poi passare al collo, aggrappandosi completamente a lui, che continuava a baciarla senza sosta, approfondendo maggiormente quel bacio, che faceva andare le loro labbra a fuoco.
Hook sapeva che quando finalmente l'avrebbe baciata, non avrebbe più avuto la forza di staccarsi da lei, ed era proprio ciò che stava accadendo in quel momento.
Lui non voleva separarsi da lei, nemmeno per respirare; era un pensiero inconcepibile e quasi malsano.
La ragazza si scostò un attimo, sorridendo.
“Mi serviva un po' d'aria”, esclamò, appoggiando la sua fronte alla sua.
“No, non ti serve!”, ribatté lui, per niente felice del fatto che le labbra di Emma non fossero sulle sue, e riprendendo a baciarla, per poi farla ridere.
Il suono della sua risata era a dir poco melodiosa.
Lui sorrise e la guardò fisso nei suoi occhi, ancora gonfi. C'era ancora una piccola lacrima vicino al suo occhio e lui vi posò delicatamente le labbra per farla sparire completamente.
Emma gli prese una mano, intrecciando le dita con le sue, e trascinandolo fuori da lì.
Lui la osservava. Possibile che in quei due giorni di lontananza fosse diventata ancora più bella? I capelli biondi erano un po' scompigliati ma fin troppo morbidi al tatto. Il viso era sconvolto dalle lacrime, ma lei restava sempre la ragazza più bella che avesse mai visto. Forse il suo viso gli era mancato così tanto che adesso gli sembrava più bello di quanto non fosse già.
Eppure era sempre difficile riuscire ad inquadrare i sentimenti per quella ragazza.
Cosa provava per lei? Amore? Solo attrazione? E Milah era ancora nel suo cuore?
“Dove andiamo?”, domandò Hook, guardandola, inebriato dalla sua figura.
Lei gli rivolse un sorriso leggermente malizioso. “A casa”.
 
 

Note:
 
- (1) frase ispirata a Rapunzel, solo che nel cartone Flynn risponde con “Un cavallo” u.u;
- (2) scena ripresa dalla 1x22 quando Snow, aiutata dai nani e da Red, assalta il castello di Re George per liberare Charming;
- (3) scena ispirata sempre alla 1x22 quando Snow trova Charming per poi scoprire che è soltanto uno specchio;
- (4) questa battuta viene detta da Emma nella 2x21, nel magazzino al porto;
- (5) questa scena nella serie avviene tra Emma e Cora;
- (6) chi non conosce questa citazione? :)
- (7) il titolo si ispira alla canzone “Don't say a word” di Ellie Goulding.
 
Eccomi con il capitolo nove. Piaciuto? Lo spero :). Ho messo questi ultimi due capitoli in tempi un po' più brevi in modo da avere più tempo per concentrarmi sugli altri. Come avete visto, la scena dell'assalto al castello è ripresa dalla puntata 1x21, l'ho fatto per evidenziare maggiormente qualche parallelismo di Emma e Hook con Snow e Charming, spero abbiate apprezzato :).
Finalmente si sono ritrovati e c'è stato il bacio tanto atteso, che spero di aver descritto in modo almeno accettabile, ma non so quanto ci sia riuscita (pomodori e ortaggi u_u).
Ok, ho smesso di tediarvi e spero tanto che vi sia piaciuto :)
Ringrazio tutti coloro che seguono questa storia, lasciandomi recensioni grandiose, e anche i lettori silenziosi. Lasciate un commento se vi va, anche piccino :3.
Al prossimo capitolo, che cercherò di pubblicare tra giovedì e venerdì! Un abbraccio C:
   
 
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