Blaine
e Sebastian sfortunatamente
non mi appartengono, ma sono di proprietà del nostro Ryan
Murphy,
pelatone fortunato; *sigh*
Questa
storia è stata scritta senza
alcuno scopo di lucro (mi fa sempre ridere scriverlo), ma è
stata fatta solo
per il puro piacere di scrivere di quei due baldracchi che mi hanno
rubato il
cuore.
Happy Sablaine Saturday!!
I fell in love with
you at first sight.
– Vein
of
Love. –
L’arte
per Sebastian era vita. Ogni cosa, da quella più
insignificante a quella più maestosa, aveva quella luce che
sembrava che solo
lui potesse notare. Era il suo modo di esprimersi, il suo modo per
dire: esisto
anch’io in questo mondo. Potevi notare le sfaccettature della
sua anima in quei
tratti più marcati o in quei colori forti che insieme
creavano la magia, era il
suo specchio dell’anima e in quanto tale lo teneva nascosto,
al riparo da
sguardi indiscreti, nel suo laboratorio in uno dei tanti vicoli di New
York.
Amava il suo laboratorio perché ci regnava un silenzio che
gli permetteva di
concentrarsi e di metterci tutto se stesso in ciò che
faceva. Chi amava la sua
arte o i curiosi sapevano dove trovarlo, per gli altri era
più una leggenda che
altro. Il ragazzo di appena ventidue anni che dipingeva con la stessa
passione
dei grandi dell’arte, ma a cui non interessava la gloria. Il
ragazzo angelo,
ecco come lo chiamavano, perché un talento del genere non
poteva appartenere ad
un semplice mortale. Quando il suo amico Thad riusciva a convincerlo
allestiva
delle mostre con i suoi pezzi migliori, ma erano più le
volte che gli diceva no.
Il suo laboratorio era la sua casa ormai, raramente andava a trovare i
suoi o
passava del tempo con degli amici, dopotutto dopo il trasferimento
aveva
tagliato tutti i contatti, ma gli era rimasto ancora Thad. Nessuno
sapeva il
motivo, solamente che con il passare del tempo si era chiuso sempre
più in se
stesso e aveva dipinto un muro fra lui e gli altri, dimenticandosi di
una porta
per poterne uscire, ma lui stava bene così, almeno era
quello che si diceva. È
strano di come basta un nulla per sconvolgersi, anche un solo sguardo
riesce a
farti cambiare strada regalandoti una nuova musa. Uno sguardo, un primo
incrocio di due anime che si specchiano negli occhi dell'altro
porterà questo
sconvolgimento nella la sua vita. Un turbine di colori entrò
nella sua vita in
un giorno di autunno, senza annunciarsi, e ciò lo sconvolse
totalmente. Questo
turbine pieno di vita portava il nome di Blaine. . .
*********
«Sei
sicuro di non venire? Dai ti farà bene cambiare un
po’ l’aria
di ogni tanto!»
«Per
la milionesima volta, Thad vai! Io starò bene, devo finire
un
dipinto che ho iniziato. Lo sai che quando ho l’ispirazione
è meglio che la
sfrutto, vivo di questo. Poi l’aria, per
necessità, la cambio di continuo.»
«Vivi
di tre mostre annue, se parti non ti succederà
niente.»
«L’autunno
risveglia la voglia di quadri nuovi, cercano il colore
per contrastare il marrone che regna ovunque in questo periodo.
Scommetto che
qualcuno verrà.»
«A
te manco interessa il guadagno!»
«Voglio
stare per conto mio, ok? Ora che siamo arrivati dove volevi
tu, posso continuare?»
«Ci
rinuncio con te. Io vado, ritorno dopo con la cena.»
«Ciao
Thad.»
Alcune volte
faceva proprio fatica a capire, ho bisogno di restare
solo per stare bene. Poi questo quadro era molto difficile da portare a
termine: non riuscivo a trovare la giusta tonalità per
alcuni particolari.
Rimasi colpito dalla bellezza di un’esibizione di alcuni
artisti di strada,
particolarmente dai loro abiti perché erano brillanti da
toglierti il fiato,
gli volevo dare le stesse sfumature. Però non riesco a
trovarle, per quanto ci
provi, non mi era mai successo prima, ho sempre trovato il colore
perfetto
subito. Ciò mi faceva diventare pazzo, ma potevo riuscirci
solo se mantenevo la
calma. Ma un rumore alle mie spalle mi deconcentra subito e mi giro
verso il
punto da cui proviene. Quando ci arrivo non credo ai miei occhi,
c’era una
persona accucciata sotto la finestra con il cappuccio che gli copre il
viso. Mi
avvicino piano a lui senza farmi notare, mi metto all’altezza
del suo viso e
aspetto che alzi il viso. Ma lui continua a restare immobile in quella
posizione, gli metto una mano sulla spalla e lo smuovo un
po’, lui sobbalza e
il cappuccio gli scivola via e finalmente ho
l’opportunità di guardare i suoi
occhi, o meglio di perdermi dentro di essi.
«Chi sei
tu?»
Mi guarda in
un modo strano, non si aspettava questa domanda da me,
ma che si credeva? Una persona entra dentro ad uno studio e per questo
non può
chiedere chi è l’infiltrato?
«Non
mi riconosci?»
«Se
l’avessi fatto non te l’avrei chiesto, tu che
dici?»
Mi guarda
imbarazzato e le sue guancie di tingono si un rosa più
scuro, ho l’impulso di fermare questo attimo su tela, ma non
posso farlo finché
lui è qui.
«Penso
di no. Sono Blaine Anderson. Tu?»
«Entri
dentro al mio studio senza sapere chi sono? Che sei venuto a
fare qui allora?»
«Sono
entrato nel primo negozio che ho visto appena ho svoltato in
questo vicolo. Stavo fuggendo dal mio agente.»
«Agente?»
«Sono
un ballerino.»
«Perché
sei scappato?»
«Fra
cinque giorni ho uno spettacolo importante per la mia
carriera, sono sotto pressione e avevo bisogno di qualche minuto da
passare in
tranquillità. Sono scappato per questo, lei non me lo
permetteva. E poi c’è la
mia compagna che a confronto una spina nel fianco è
piacevole.»
«Devi
essere bravo se tiene tanto a te.»
«Sono
il migliore.»
«E
modesto.»
«Dico
la verità. Come ballerino sono il più completo,
faccio di
tutto. Ho molto esperienza e studio danza da quanto ho memoria. Poi
è quello
che i giornali dicono di me.»
Aveva
carattere, mi incominciava a star simpatico.
«Io
sono Sebastian Smythe.»
Gli dico
dandogli la mano.
Lui me
l’afferra subito e noto che le sue gote diventano ancora
più
rosee. Mi chiedo se è possibile saper rappresentare questa
elettricità che
sento che mi attraversa il corpo a questo piccolo contatto, ci deve
essere un
modo. . .Vorrei poterle accarezzare per vedere se anche al tatto
sembrano rose,
ma ha la barba non fatta, ma la voglia di toccarle è forte.
Così come le
labbra, per non parlare degli occhi. Quella tonalità. Penso
che nemmeno in
cento anni potrei riportare su tela quella sfumatura di verde
incastonata
nell’ambra. I ricci che gli cadevano creavano al loro interno
dei giochi di
luce meravigliosi.
«Amico
mi stai facendo paura, perché stai osservando in questo modo
la mia faccia?»
Cazzo.
Perché il mio amore per l’arte mi deve portare a
fare certe
figure?
«Scusami,
ma sono un pittore da come puoi notare guardandoti
intorno. . . e. . . niente nella tua faccia ho
trovato molti bei colori.
Li stavo studiando, specialmente gli occhi.»
«Emh.
. . grazie?»
«Lo
so ciò che pensate di noi pittori, siamo pazzi, ma non
è vero.
Siamo nati con l’arte nelle vene e la vediamo in qualunque
cosa, tu balli per
esprimerti e io uso il colore. Se uno dei ballerini più
bravo si muovesse
accanto a te non rimarresti a fissare ogni suo minimo movimento per
imparare?»
«Ovvio.»
«Perciò
la tua paura è insensata.»
«Sei
forte, Sebastian Smythe. E non è vero che vi definiscono
pazzi,
almeno non io.»
«Invece
hanno ragione, alcune sostanze nei colori in passato hanno
pure ucciso e Michelangelo ne è la prova, non mi stupirei
che qualcuno fosse
diventato pazzo. Io comunque devo creare. Puoi rimanere qui a
nasconderti se
vuoi, basta che non tocchi niente e rimani fermo.»
Lo guardo
per un ultima volta prima di alzarmi e dargli le spalle.
Adesso è meglio se mi concentro su ciò che lui mi
ha bloccato prima. Prendo un
bel respiro profondo perché ha iniziato a curiosare in giro,
si muove
leggiadro, scommetto che è frutto di ore e ore di
allenamento. Mi piace anche
la postura, la schiena è perfettamente dritta e ha uno
sguardo fiero, di chi sa
che ha il mondo ai suoi piedi. È un soggetto molto
particolare.
Cosa vai a
pensare Sebastian, toglietelo dalla testa che finirà
come l’altra volta.
Dopo aver
preso altri respiri profondi il quadro sembra più facile
e i colori che prima con fatica stavo ricostruendo sono ritornati al
loro posto
e felici danzano sulla tela dal mio pennello. Questa magia continua per
un
tempo indeterminato, sono solito a perdere il conto dei minuti quando
dipingo.
«Wow,
è meraviglioso.»
Ecco
ciò che mi distrae e mi porta a fare una pennellata non in
armonia con il tutto, quando me ne accorgo lascio cadere
all’istante il
pennello. Lui trattiene il fiato, ha paura della mia reazione.
«Vattene.»
«Amico
mi dispiace tanto io no-»
«Non
volevi? Ti avevo detto di rimare al tuo posto, passi per il
curiosare, ma mai e sottolineo mai devi parlarmi quando sto qui seduto,
guarda
– gli indico quel tratto che stona con il tutto –
guarda che hai fatto! E non
chiamarmi amico, non lo sono.»
«Ma
nemmeno si vede, se tu ci metti un po’ di colore. –
dice
prendendo in mano il pennello che mi era caduto – basta che
fai cos- MI FAI
MALE IN QUESTO MODO. LASCIAMI IL POLSO.»
«Sei
tu che ce l’hai di mozzarella perché non sto
facendo troppa
pressione. Tu lascia quel pennello e io ti lascio il polso.»
Fa cadere il
pennello e io glielo lascio all’istante.
«Non
ti scaldare troppo, non è la fine del mondo.»
«Tu
lasceresti che un altro toccasse la tua ragazza?»
Al sentire
la parola “ragazza” prima mi guarda tipo. . .
schifato?
Poi inizia a ridere.
«Rispondimi.
Lo faresti? Perché devi capire che solo l’artista
può
toccare la sua tela, è geloso di lei più del suo
amante.»
«Casomai
non lascerei che nessuno toccasse il mio ragazzo,
ma ho capito il concetto. La prossima volta me lo
ricorderò.»
Ragazzo?
«Se
te lo stai chiedendo hai capito benissimo, pensavo che voi
eravate più liberi di mente.»
«Lo
sono, infatti non ho problemi. Sarebbe da ipocrita. Ma non me
lo aspettavo.»
«Sono
ballerino – dice con ovvietà – veramente
non c’avevi pensato?»
«Non
stereotipo la gente. Sono dell’idea che le etichette vanno
solo
sui vestiti, non sulle persone.»
«Sei
diverso dagli altri.»
«So
solo ciò che significa. Ora ti prego, vai via. Ho bisogno di
stare da solo per sistemare il casino che mi hai fatto fare.»
«Mi
dispiace veramente, Sebastian.»
«Vai
via, ti prego.»
-.-.-.-.-.-.-
«Toc-toc
è arrivato il fattorino delle pizze. Sebba ho la tua
preferita, datti una mossa che ho fame!»
«Aperto!»
«Come
mai hai lasciato aperto? Chiudi la porta sempre alle 19:30,
che è successo?»
Perché
mi deve conoscere così bene?
«Niente.»
«Non
è la faccia da niente.»
«Ma
niente un demente danzerino è entrato come un pazzo nel mio
laboratorio, ha gironzolato intorno perché stava fuggendo
dalla sua agente e
dalla sua compagna, poi mi ha fatto sbagliare a dare un tratto e il
dipinto è
rovinato sto racimolando la forza per buttarlo via. È come
se buttassi un pezzo
d’anima.»
«E
quello è ancora vivo?»
«Sì.
C’ero molto vicino.»
Mi guarda
bene la faccia e ad un certo punto cambia espressione.
«No
ti prego, non un’altra volta. Poi tocca a me sistemare i tuoi
pezzi. Succede sempre così, li ami solo perché
sei attratto da loro, ma artisticamente.»
«Ma
che dici.»
«Dico
la verità. Entrano nel tuo negozio, te ne ammali
però non è
corrisposto, tu ci esponi troppo e ci rimani male quando tutto viene a
galla e
se ne vanno. Poi ci sono io che non sopporto vederti in quello stato e
i tuoi
maledettissimi disegni neri con particolari rosso sangue.»
«Mi
stai dipingendo come una ragazzina, mi pare di non esserlo.»
«Lo
so che non lo sei, ma hai l’animo sensibile e che quando ti
apri
troppo verso una persona, tendi a volare troppo in alto, da
lì la caduta ti
farà male. Mi preoccupo solo per te.»
«Non
farlo. Mangiamo?»
«Chi
è lui?»
«Si
chiama Blaine Anderson.»
Quando sente
questo nome mi guarda con gli occhi sbarrati.
«Thad?
Stai bene. . .?»
«Bl-Blaine
Anderson. Quel Blaine
Anderson? TU AVEVI BLAINE DEVON ANDERSON E LO VOLEVI
UCCIDERE? MA TI AMMAZZO IO BRUTTO CRETINO CHE NON SEI ALTRO!»
«Thad,
che ti prende?»
Ma
è pazzo?
«Per
un ballerino come me lui è il tuo punto d’arrivo,
aspiri a
diventare come lui e venderesti l’anima per poter avere un
millesimo della sua
bravura, della sua fama. E tu l’avrai trattato in una maniera
brutale solo per
uno sbaffetto di poco conto. Avevi Blaine Anderson nel tuo laboratorio.
B-L-A-I-N-E.»
«Hai
finito con questa scena? Stai diventando ridicolo.»
«Tu
non puoi capire. – dice con fare melodrammatico –
il tuo
criceto in prognosi riservata non ci può arrivare.»
«Tu
non stai bene. Che ti hanno messo nella pizza? La prossima
volta rimani qui con me, barricati pure qui se ci tieni tanto a
vederlo, basta
che la smetti di comportarti così.»
«Conoscendo
il modo in cui tratti me quando ti faccio sbagliare non
ci sarà un’altra volta, che disdetta. –
fa una pausa e poi aggiunge – potevi
farlo restare per cena! Perché non c’hai
pensato!!»
«Quale
concetto del “mi ha rovinato l’opera” non
capisci, Thad? Aspetta,
ma tu sei cotto di lui. Oh che cosa. . . amabile. – dico con
un sorrisetto – bene
ora ho trovato altro materiale per la mia cartella “Fatti
ricattabili di
Thaddeus Harnold Harwood”.»
«Non
ho una cotta, devi vederlo! Poi mi capiresti!»
«L’ho
visto bene io oggi, ho notato come si
muove.»
«Tu
brutto cretino che non sei altro, ti odio! Potevi avvertire!»
«Si
guarda! Facevo questo: “Ehi Thad c’è il
tappo del balletto che ti
piace tanto ed è entrato nel mio laboratorio, monta sul tuo
unicorno rosa e
vieni qui, ti aspettiamo!”»
«La
prossima volta prenditela da solo la pizza, Smythe.»
«Dai
Thaddy! Lo sai che scherzo. Grazie. E mi fa piacere che hai
cambiato tono per questa storia, scommetto che non sei più
preoccupato adesso.»
«Ovvio
che no! Sapendo quanto odi il balletto non può funzionare. E
poi è Blaine Anderson, non può essere
interessato a te! »
«Sottovaluti
il fascino dello Smythe.»
«No,
affatto. Do troppa fiducia al carattere dello Smythe.
Scommettiamo?»
«Non
scommetto su ciò che riguardano i sentimenti delle
persone.»
«Non
su quello, sul fatto che ritornerà. Secondo me non lo
farà.»
«Io
dico di sì.»
Gli sguardi
hanno un potere che Thad sottovaluta.
-.-.-.-.-.-
«Si
può sapere dove ti eri cacciato? E se ti succedeva qualcosa?
Una slogatura o uno strappo? Devi esercitarti, non ho fatto tutta
questa fatica
per vederti buttare all’aria la mia
carriera per un tuo capriccio.»
«Rach
non incominciare che non voglio sentire i tuoi capricci
da diva.»
«Abbiamo
lo spettacolo più importante della mia
vita fra
cinque giorni, siamo arrivati alla svolta e non ti
permetterò di rovinare
tutto.»
«Ti
ricordo miss Berry che si tratta anche della mia vita e se tu
mi tratti così di certo non aiuti, dovremmo sembrare due
innamorati e se
continuiamo così l’unico sentimento che
riuscirò a mostrare è la mia voglia di
chiuderti la bocca. Per sempre.»
Mi guarda
con fare offeso, ma alcune volte te le tira fuori certe
cose. Già sono stressato per conto mio, non
c’è bisogno che lei mi dica tutto
questo. È sempre il Berry show, ma il mio nome in questo
spettacolo è
importante quanto il suo e ciò è una svolta anche
per me.
«Anderson,
Berry si può sapere che sta succedendo qui?»
«Niente
Sue, altri drammi da drama queen per Miss Berry.»
«Se
qualcuno qui facesse il suo dovere io non mi
comporterei
così.»
«Io.
Faccio. Il. Mio. Dovere! Se per una volta ho bisogno di stare
per conto mio non muore nessuno!»
«Anderson
lei ha ragione, non puoi fare come ti pare. Devi seguire
le mie regole. Adesso basta, sembrate dei bambini di cinque anni, vi
voglio nella
sala prove. Ora.»
Rachel se ne
va subito, mentre io rimango solo con Sue, le volevo
parlare.
«Visto
che un ballerino troppo sotto pressione non è
d’aiuto a
nessuno, domani mattina è libera. Ma ricordati che devi fare
i tuoi esercizi
giornalieri, quelli non puoi non farli. Adesso vai dalla
Berry.»
«Grazie
mille!»
La vorrei
abbracciare per ringraziarla, ma so che non le piacciono.
Una mattina libera significava poter andare da Sebastian, mi dovevo
scusare per
bene. Poi in quel posto regna una pace incredibile, sembrava che tutti
i
problemi del mondo rimanessero all’esterno. E lui aveva un
qualcosa che nessuno
ha, anche se ancora non ho capito cosa. . .
Domani lo
saprò.
-.-.-.-.-.-
«Buongiorno
Thaddy.»
«’giorno
Bas. . .»
«Pronto
per oggi?»
«Non
me lo ricordare, non ho chiuso occhio. E se non dovessi andare
bene? E se non mi prendessero? Mi è salita l’ansia
dopo cena. . .»
«Ti
sei esercitato, vedrai che andrà bene. Ti faccio un
po’ di
caffè così ti sveglia.»
«Non
mi va niente ora.»
«Devi
mangiare, non puoi fare un provino senza mangiare niente,
rischi di svenirgli davanti alla faccia.»
Ha sempre
avuto questo problema la mattina prima di un provino,
sempre. Anche al liceo, è una di quelle cosa che non sono
mai cambiate. Il
problema era che per quanto bravo fosse arrivato a questo punto si
sentiva
incompetente, perdeva la forza. Vederlo con il viso nascosto fra le sue
mani,
tremante mi faceva sentire una persona inutile, perché gli
serviva il suo tempo
per poter assimilare il tutto.
«Thad
sentimi bene: quella parte sembra esser scritta per te ok? Tu
butterai giù il teatro in quel off-Broadway. Devi solo
creder-»
Toc toc.
«L’hai
sentito pure tu?»
«Vado
a vedere, forse qualcuno non ha visto che gli orari sono
cambiati. Oggi si apre dopo.»
Ma quando
apro la porta che da sul negozio mi blocco all’istante.
Non
può essere vero.
«Seb,
ma che è- oh.»
A pochi
passi da me ecco che c’era un ragazzo che cercava in tutti
i modi di farsi notare tenendo in equilibrio due caffè e una
busta, sicuramente
piena di dolci, riconosco il marchio della caffetteria qui vicino.
Un sorriso
prende vita nel momento in cui si gira verso di me e mi
nota, specchio del suo. Non mi era capitato di sentirmi legato ad una
persona
in questo modo dopo poco tempo, mai.
Mi mima con
la bocca “ti prego fammi entrare!” e mi precipito
subito verso la porta, sento lo sguardo di Thad fisso sulla mia
schiena, è
strano per lui quanto lo è per me questo mio comportamento.
Prima di aprire mi
giro verso Thad e gli lancio uno sguardo vittorioso, sapevo che sarebbe
tornato.
«Blaine!
Ma che ci fai tu qui?»
«Buongiorno
anche a te Sebastian. Sono qui per farmi perdonare e
cosa c’è di meglio di un caffè della
pace? Con dei dolcetti?»
«Non
dovevi.»
«Invece
sì, ieri ho commesso un errore e dovevo trovare un modo per
farmi odiare meno da te.»
«Seb
chi è?»
Appena sente
la voce di Thad il suo sorriso perde la sua luce, chi
sa perché. . .
«Thad
è Blaine, te ne ho parlato ieri. – poi mi rivolgo
verso
Blaine – è il mio migliore amico dai tempi del
liceo, siamo molto legati, è
come un fratello per me.»
Thad fa la
sua entrata tutto felice e con un sorriso a trentadue
denti, sembra che stava camminando su delle nuvole leggere, dopotutto
aveva di
fronte ciò che lui aspirava di diventare. Se si faceva
attenzione gli tremavano
le mani, avevo in mente solo un aggettivo che lo descriveva bene:
ridicolo. È
solo Blaine dopotutto, solo. . . quel disturbatore impiccione che mi ha
rapito
un pezzo d’anima.
«Thad
lui è-»
«So
chi è.»
«Blaine
lui è Thad, il mio pazzo inquilino e fornitore di
cibo.»
«Ciao.»
«Non
ci credo che mi stai di fronte, sappilo. È
impossibile.»
«Mi
dovevo far perdonare.»
Dice
sorridendomi.
«Blaine,
veramente non c’era bis-»
«OVVIO
CHE NON DOVEVA! Chissà come l’hai
trattato.»
«Mi
ha detto solo vattene, non è stato chissà che. .
. Seb ti
consiglio di bere il caffè adesso che dopo diventa freddo,
non so con che cosa
ci mangi insieme di solito quindi ho preso dei biscotti al cioccolato,
a chi
non piace? Mi sono permesso di metterci un pizzico di cannella, non so
il
perché ma ho pensate che sarebbe stato di tuo
gusto.»
«Blaine
Anderson, che mi spii?»
«No,
ho solo molta fortuna.»
«Vedo.
Thad è meglio che vai, farai tardi per il provino.»
«Che
provino?»
«Vorrei
fare l’audizione per uno spettacolo, un off-Broadway. Gli
servono dei ballerini.»
«Oh
ecco perché mi conosci, fai parte dell’inferno
pure tu. Beh
buona fortuna, ne avrai bisogno.»
Lui gli fa
un cenno di ringraziamento con il capo e poi corre a
prendere il suo borsone. Quando rimaniamo da soli lo faccio accomodare
nel
cucinino che sta al piano di sopra.
«Hai
tutto qui: casa, lavoro. . . compagnia.»
«Beh
per l’ultima avrei da ridire, visto che passa molto tempo in
quell’accademia e il restante con la ragazza, solo a cena sta
qui. Ma non mi
devo lamentare, ha il suo perché la solitudine.»
«Piace
pure a me, ma ultimamente sembra sempre più un lusso che non
mi posso permettere. Alcune volte spero di svegliarmi la mattina e di
non
essere nessuno. Ho sempre amato l’anonimato, sai ho avuto
delle brutte
esperienze da adolescente e più mi nascondevo e meno guai
passavo. Ma adesso mi
conoscono tutti, ovunque vado c’è qualcuno che mi
riconosce.»
«Come
mai stai qui? Dimmi il motivo vero sta volta.»
«Volevo
farmi perdonare. Poi la mia agente mi ha dato questa
mattina libera per rilassarmi e qui c’è molta
pace, mi serve. Fra pochi giorni
ho un’esibizione molto importante sia per la mia carriera e
sia per quella
della mia amica, che è una persona insopportabile.»
«Sai
cosa faccio io per rilassarmi? Prendo una tela pulita e inizio
a dipingere, non seguo una logica, faccio ciò che sente il
mio cuore e in
questo modo riesco a liberarmi di tutte le tensioni, perché
stanno sulla tela.
Vuoi provare?»
Mi fa cenno
di sì con la testa e mi regala un sorriso meraviglioso,
mi dirigo subito verso lo stanzino del materiale. Ne prendo una anche
per me e
un cavalletto per lui, il mio già c’è
di là. Posiziono le tele al loro posto e
poi gli prendo una sedia, non so come gli piace dipingere, io
preferisco stare
in piedi, anche se alcune volte devo prendere lo sgabellino per forza.
«Metti
su tela ciò che non hai mai detto a nessuno, ciò
che ti fa
rabbia, ciò che ti spaventa. Metti tutto qui e dimenticati
il resto, vedrai che
alla fine starai meglio.»
«Perché
lo fai uno anche te?»
«Se
faccio questo e mi fai sbagliare sarà solamente un segno che
mi
volevi dire, non stonerà con il resto perché
niente di tutto questo dovrà
essere armonico, almeno che tu non ti senti tale. Crea.»
Prima di
iniziare analizza per bene i colori e il pennello, sembra
che ha paura, forse tutto ciò è dovuto al fatto
che lui non dipinge con la mia
stessa frequenza. Ma dopo un po’ si rilassa e incomincia la
sua danza, è come
se il suo pennello ora volasse. Rimaniamo in silenzio per un
po’, entrambi
immersi nelle nostre emozioni, oggi mi sento estremamente calmo e
felice, lo
capisco dalla tonalità dei colori che predominano la mia
tavola, molto accesi e
caldi. I suoi invece sono più cupi, c’è
molto blu e grigio, sembra un mare in
tempesta.
«Blaine,
tutto bene?»
Appena sente
la mia voce è come se uscisse da quel mondo dove mi
piace immergermi, quello dell’arte. Mi guarda tranquillo ora,
come svuotato da
quelle emozioni di ansia e preoccupazione che regnano sulla suo tavola.
Poi si
gira a guardare la tavola, prende un respiro profondo e dopo mi
sorride.
«Avevi
ragione sai? Funziona.»
«Ho
sempre ragione per quanto riguarda l’arte.»
Gli dico
sorridendo e lui scoppia a ridere, è talmente contagiosa
che mi ritrovo a ridere pure io come non facevo da un po’.
«Hai
una bella risata, l’adoro.»
Quando sento
queste parole, mi blocco e lui fa altrettanto. Questo
non era pianificato.
«Grazie.
. .anche la tua è bella.»
Non mi
risponde e guarda l’orologio.
«Ma
è tardissimo! Devo andare, scusa.»
Lo
accompagno alla porta.
«Non
ti preoccupare, vuoi la tela?»
«Adesso
non posso, un’altra volta.»
«Ok.»
«Domani
solita ora?»
«Certo.»
Tentenna un
po’ sulla porta, non sa come si deve comportarsi, si
limita a fare un cenno a mo’ di saluto con la testa prima si
scomparire dal mio
orizzonte. Ritorno dalle nostre tele, gliela prendo e la porto di
sopra, al
sicuro. Poi noto alcuni particolari che mi fanno capire una cosa:
è innamorato.
Ho sempre
pensato che si scelgono i colori in base a ciò che la tua
anima ti dice e ogni colore ha un suo significato.
E se non
fossi io?
-.-.-.-.-.-.-
«Tu
mi stai dicendo che ogni mattina, dopo che io me ne vado, lui
entra?»
«Sì.»
«Blaine
Anderson?»
«Quanto
durerà questa cosa? Thad è una persona come tutte
le altre,
lo vuoi capire! Solo perché è famoso, sta sui
giornali o fa spettacoli non lo
devi delineare come un dio dell’olimpo. E poi sì,
viene ogni giorno da cinque
giorni nel mio laboratorio ed è la persone più
nomale che abbia mai conosciuto
e non parla mai della sua notorietà. Adesso basta,
ok?»
«E
di cosa mai parlate?»
«Di
noi, di tutto. Non lo hai ancora capito? Lui viene qui
perché
sa che in quelle ore si può comportare come Blaine, non deve
avere paura delle
conseguenze di un suo comportamento, qui non è Blaine
Anderson il ballerino, ma
è solo Blaine. Dipinge, gli ho fatto amare un po’
la mia passione, è bravo.»
«Scusa
hai ragione tu, ma mettiti nella mia ottica: è assurdo.
Verrà anche oggi?»
«Sì,
ma non la mattina,verrà nel tardo pomeriggio dopo le prove.
Domani è il grande giorno e lo stanno tartassando.»
«Vuoi
che oggi mi fermo da Jeff e Nick?»
«Perché
scusa?»
«Se
viene qui tardi potrebbe fermarsi a cena, no?»
«Non
so i suoi orari, non ti disturbare, è anche casa tua
questa.»
«Sai
è da un po’ che me lo chiedono, potreste sfruttare
questa
occasione.»
«Thad
nessuno dei due sta cercando l’amore.»
«No?
E il fatto che lui viene qui ogni mattina per portarti il
caffè prima di andare alle prove? Il luogo dove fa le prove
è lontano da qui lo
sai? Sebastian ho visto il modo in cui ti guardava quel giorno e vedo
il modo
in cui parli di lui. Non cercate l’amore, ma è di
fronte ai vostri occhi.»
«Forse
è scattato qualcosa, ma fidati non c’è
niente. Non può
starci.»
«Non
può o non vuoi?»
«Questo
non conta.»
«Oh
si invece, un conto è se tu non vuoi che voi siate qualcosa
di
più, o pensi che non potete?»
«Non
possiamo. Ha delle restrizioni, ok?»
«Ha
cosa?»
«Non
può farlo, non può far sapere in giro di questa
cosa è per
questo che viene la mattina e cerca in tutti i modi di non farsi
notare, o
viene qui quando non ha le prove o lezione. Loro non vogliono, non
può avere
distrazioni. È il prezzo da pagare per chi vuole stare in
quel posto.»
«Ma
è assurdo.»
«Lo
so, quando mi stava parlando di tutte queste regole gli stavo
per ridergli in faccia. Alcune cose non si posso controllare. Ti
innamori e
basta.»
«Potreste
provarci.»
«Non
voglio complicargli le cose.»
Rimaniamo un
po’ in silenzio mentre mettiamo le nostre tazze sul
lavandino, io mi appoggio sul tavolino e lui si mette in spalla la sua
borsa.
Si avvia verso la porta e prima di uscire si volta per guardarmi.
«Sappi
che io tifo per voi.»
E poi se ne
va, lasciandomi solo con i miei pensieri.
-.-.-.-.-.-
È
proprio vero che quando una persona ha fretta il tuo insegnate ti
farà stare in quella stanza, che ormai è
diventata casa tua, fino a quando non
ti verrà quel passo perfetto e non importa se hai
già sforato di un’ora e vani
sono i tuoi tentativi per farglielo notare. Il suo mantra è
diventato: “Quando
hai deciso di intraprendere questa carriera sapevi cosa saresti andato
incontro, la tua vita si racchiude in queste quattro muri.”
«Anderson,
ma ce la fai a concentrarti o no? Stiamo qui da tutto il
pomeriggio, come credi di ballare domani se questo passo non ti
viene?»
«Mi
scusi Mr Shue.»
«Ti
devi concentrare.»
Lo sto
facendo.
«Devi
pensare solo a questo, adesso riprova.»
Lo farei se
non mi facessero male ogni singolo muscolo. Ma devo
stringere i denti, come sempre.
L’orologio
segna le nove passate, fra poco dovrebbe venire altre
persone che hanno bisogno di questa stanza.
Perché
non mi viene?
«Basta
così Anderson, vatti a cambiare. Non posso più
perdere tempo
con te. Buona fortuna per domani, visto oggi ne avrai
bisogno.»
Odio quando
si comportano così e ti trattano come uno straccio,
questo passo più lo provavo e più loro ci trovano
un qualcosa di sbagliato. Il
piede non era messo bene, la braccia poco tese, le gambe non le dovevo
tenere
così, una volta la testa era troppo in avanti una troppo
indietro. Per loro
ogni mio movimento doveva essere perfetto, ma io preferivo curare la
parte
emotiva. Se non riesci a trasmettere puoi essere perfetto quanto vuoi,
ma non
sarai mai un bravo ballerino.
Esco di
corsa dall’accademia, passando di fretta per gli spogliatoi
per prendere la mia roba, non voglio perdere altro tempo.
«Blaine.»
Non ora.
«Blaine
come va il passo?»
«Alla
perfezione miss Berry, come sempre. Sono di fretta ora,
scusa.»
Se inizia
è la fine.
«Non
mi è sembrato.»
«Visto
che tu non vuoi che nessuno attendono alle tue prove tu non
puoi farlo con le mie, ok? Pensa a ciò che devi fare tu e
basta.»
«Non
ho visto niente, ho solo sentito mr Shue lamentarsi.»
«Devo
andare.»
«Blaine.»
«Che
c’è?»
«Riposati.
Se non ti viene quel passo forse è troppo stress. Fatti
un bel bagno caldo, ascoltati un po’ di musica classica e vai
a dormire presto.
Domani deve essere tutto perfetto.»
«Grazie.
Adesso vado.»
«Da
lui?»
Mi blocco
all’improvviso. Come’è possibile?
«Scusami?»
«Ultimamente
sparisci sempre e stanno uscendo delle notizie. Lo sai
che non dovresti vero?»
«Fino
a quando resteranno pettegolezzi nessuno ci darà peso.
È solo
un amico.»
«E
io ho il naso perfetto.»
«Che
ne sai tu? Di quello che provo verso Sebastian?»
«Sebastian.
Lo vedo da come sei la mattina quando entri in quella
stanza, con il sorriso di chi è veramente felice
perché lo ha trovato.»
«Non
dirlo a nessuno, ok?»
«Non
è solo
un amico,
Blainey?»
«Tu
non farlo lo stesso, adesso vado. È tardi. A
domani.»
-.-.-.-.-.-
Ma quando
arrivava?
L’aveva
promesso, ma non so se è il tipo che le rispetta sempre.
Forse l’hanno trattenuto di più e ha deciso di
andare a dormire perché era
troppo stanco. O semplicemente si era dimenticato di me. Poteva
accadere, alla
fine sono solo un “pazzo” che passa la sua vita a
fermare ciò che gli passa
davanti su tela.
Toc toc.
Eccolo,
entra come una furia e non mi da tempo nemmeno per
salutarlo.
«Ciao.
Scusa se vengo a quest’ora ma, non mi lasciava andare via,
quell’uomo
malefico. Domani ho la fatidica esibizione e oggi non mi veniva bene,
non so il
perché, trova sempre un qualcosa che non le va bene, ma oggi
non era giornata.»
«Devi
solo rilassarti un po’, domani andrà bene. Non
preoccuparti.
Hai fame? Visto che hai finito adesso penso che non hai
mangiato.»
«Effettivamente
non l’ho fatto, ma non ho fame. Grazie.
Com’è
andato oggi?»
«Il
solito mortorio: sono venute poche persone ma ognuna di essa ha
preso qualcosa. Sai ieri mi ero scordato di portare il tuo dipinto in
camera mia
e l’ha visto un cliente, lo voleva comprare! Dai che se
domani va male e
nessuno ti vorrà ti prenderò come
assistente!»
L’avevo
detto per tirarlo su di morale, ma ottengo l’effetto
contrario. Mi avvicino alla sua seggiola, ha lo sguardo fisso al
pavimento. Gli
poso una mano sulla spalla e con quell’altra gli alzo il viso.
«Sentimi
bene, ok? Tu domani ammalierai tutti con il tuo talento,
lo farai, io lo so. Sarei perfetto e metterai la tua luce in quello che
farai,
sarà ciò che ti differenzierà dagli
altri. Molti mettono solo il talento, e in
alcuni casi nemmeno quello in ciò che fanno, ma tu ci metti
la passione vera.»
«Non
mi hai mai visto ballare.»
«Ma
vedo come dipingi, si può capire molto dell’anima
delle persone
sai? Almeno è così che mi hanno insegnato. Vuoi
ballare qui?»
«Adesso?»
«Perché
no? Se non ti ho mai visto ballare e secondo te io non
posso dirti che sarei perfetto domani perché non ti ho mai
visto, fallo
adesso.»
«Ok.
. . ma devo
riscaldarmi
un po’. . . mi potresti portare un bicchiere
d’acqua? Ho fatto una corsa per
venire fin qui e sto morendo di sete.»
«Certo.
Se ti serve più spazio fai pure. Torno subito.»
Ho detto
quella frase senza pensarci, spero che non mi combina
qualche disastro nello spostare alcuni oggetti. Vado nel cucinino al
piano
superiore e porto giù la bottiglia direttamente. Quando
ritorno di sotto ho di
fronte uno spettacolo che non mi sarei mai immaginato, sembra che vola.
E privo
di maglietta si possono notare ogni muscolo che si flessa nel modo
perfetto per
agevolargli il movimento, in questo momento capisco perché
è diventato quello
che è ora. Avevo ragione io: lui ci mette la sua luce.
Ciò gli permette di
ammaliare un’intera platea o i critici perché
quando si è spettatori di uno
spettacolo simile non puoi rimanere insensibile. Adesso sembra che
esiste solo
lui, non sente nemmeno la mia presenza. Sta nel suo mondo. Quando si
libera
nell’aria qualcosa dentro di me scatta e sento che devo
fermare questo momento
nel mio modo. Prendo il primo foglio che trovo e prendo il carboncino,
mi basta
anche un solo abbozzo ora, ma devo bloccarlo fino a quando è
ben visibile nella
mia mente. Quando sono fiero del risultato mi concedo di finire di
guardare la
sua piccola esibizione improvvisata. Ad un certo punto si blocca
all’improvviso.
Che gli
sarà successo?
Si volta per
guardarmi e mi rivolge uno si quei sorrisi che
farebbero impallidire pure il sole, era felicissimo.
«Ci
sono riuscito! Almeno penso di averlo fatto bene, ma l’ho
sentito giusto per la prima volta quindi penso di sì. Tu che
dici?»
«Mi
dispiace, ma non ci capisco niente. Per me sei stato
perfetto.»
Corre ad
abbracciarmi e per un momento mi manca l’aria, non me lo
aspettavo. La sua risata mi vibra nelle orecchie e mi fa sorridere.
È bello
vederlo così felice. Dopo troppo poco tempo si stacca e si
siede a gambe
incrociate di fronte a me.
«Ti
è piaciuto? È uno dei pezzi che farò
domani.»
«Molto,
veramente. Non sono il tipo che guarda certe esibizioni, ma
sembravi magico. Veramente.»
«Ma
io sono magico, non lo sapevi? Sono diplomato con i
massimi voti alla scuola di Stregoneria di Hogwarts, secondo te come
potrei
essere così bravo?»
«.
. . e modesto.»
«Ovvio.»
«Non
dovresti avere degli obblighi che ti vietano di parlarne?»
«Ma
tu sei tu, con te posso. Sta su una clausola, sai quelle
scritte fra le righe che nessuno legge mai: si può parlare
del mondo dei maghi
solo con Sebastian Smythe. Come fai a non saperlo?»
Questa volta
sono io quello che scoppia a ridere, non ha senso
quello che dice. Mentre io cerco di darmi una regolata lui curiosa in
giro con
lo sguardo e viene attratto dal foglio che ho usato prima, si alza e
con un
movimento fluido lo prende. Io trattengo un attimo il respiro: ho paura
della
sua reazione.
«Ma
come. . .? Wow. Non ho parole è-»
«Ridicolo.»
«Meraviglioso.
Ma come hai fatto?»
«Ho
sempre amato l’anatomia del corpo o le espressioni del viso.
Quindi frequentai uno dei corsi che trattava di questo. Sembravi che
volavi e
ho sentito la necessità di disegnarti. Spero che non te la
sei presa.»
«Ma
sei impazzito è fantastico, posso tenerlo?»
«Ovvio.»
«Ti
posso fare una domanda? – gli faccio segno di sì
– perché hai
marcato questa linea?»
«Quella
è la vena dell’amore. Dicono che collega
direttamente
l’anulare sinistro al cuore. L’ho fatta
perché. . . ho visto l’amore per la
danza che trapelava da te e . . . ecco l’ho fatto per
questo.»
Si avvicina
di più verso di me, ha sempre con sé il bozzetto
e lo
guarda attentamente.
«Vena
dell’amore. . . mmm . . . sei sicuro solo per
quello?»
«Si-sicurissimo.»
Prende un
pennello in mano e prende dei barattoli di vernice.
Che ha in
testa?
«Blaine,
ma che fai?»
«Sapresti
indicarmela?»
Mi afferra
la mano e la posizione la sua destra sopra la mia.
Immergo il pennello nella tintura rossa e inizio a tracciare la linea,
quando
arrivo all’altezza del cuore mi coloro la mano e gliela
posiziono lì. Rimaniamo
in quella posizione per un po’ perché nessuno dei
due ha il coraggio di
parlare, non vogliamo rovinare l’atmosfera.
«Forse
non è solo per quel motivo. – dico avvicinandomi
più a lui –
forse ci sono altri motivi per cui l’ho fatto. Ma non
possiamo.»
«Che
motivi?»
Apro il
barattolo del verde e con quello ci traccio dei segni che
gli delineano la bocca.
«Questa
è il primo motivo. Mi piace quando sorridi, ti illumini e
riscaldi anche le giornate più buie.»
Poi gli
delineo il profilo del naso.
«Il
secondo. Mi piace la forma.»
Con le mani
sporche gli afferro le sue e non le lascio fino a
quando non hanno preso il colore giallo.
«Il
terzo. Scommetto che suoni. – annuisce - Mi piacciono quando
le
tieni morbide prendono la posizione tipica di chi suona, è
elegante.»
Quando mi
avvicino ai suoi capelli trattiene un po’ il fiato, non
penso che gli vada a genio il fatto che gli farò diventare i
capelli verdi.
Meglio che mi limiti ad un solo riccio.
«Il
quarto. – mi avvicino all’orecchio e gli dico
– amo i ricci.»
Un piccolo
brivido gli parte dalla fine della colonna vertebrale.
Da questa posizione il passaggio per arrivare alla schiena è
più immediato. Mi
perdo nel delinearli i muscoli.
«Il
quinto. Mi ha colpito la sicurezza che sai trasmettere dalla
tua postura, sei fiero quando cammini, sai quel che vali e hai fiducia
nella
tua passione. Penso che potrei stare delle ore e finire tutti i
barattoli di
vernice che ho per dirti i motivi per cui l’ho disegnata, ma
farei prima a
immergerti nella vernice. Però mi manca il motivo
più importante.»
Riprendo la
vernice rossa e gli delineo gli occhi. Prima di parlare
prendo un bel respiro profondo.
«Credi
nell’amore a prima vista?»
«Sì.»
«Ti
è mai capitato?»
«Sì.»
«Pure
a me: sei tu. Senti lo so che non dovevo dirlo, lo so. Solo
che in questi giorni ho avuto modo di poterti incontrare e
più tempo passavo
con te e più stavo bene. Thad all’inizio mi diceva
che era solo attrazione
artistica, mi è successo e sono finite male, tutte. Ma con
te è stato diverso,
totalmente. In quel momento è come se la tua anima avesse
toccato la mia e che
si fosse legata alla mia, non lasciandola più e-»
Il modo in
cui mi guarda mi fa fermare, forse ho superato il limite
che non potevo varcare.
«E.
. .?»
«Penso
che si è appropriata di essa e non la lascerà
andare via
facilmente.»
«Anche
a me è successo. La prima volta che lo vidi mi sembrava una
persona proveniente da un’altra epoca, aveva qualcosa nel suo
sguardo, una
profondità diversa da quelle di quelle che ho visto fin ora
che mi ha portato a
pensare ciò. Avrei voluto scomparire in quel mare
smeraldino, sai? Sono così
belli. Però, a differenza sua, mi fermai agli occhi
– poi aggiunse ridendo –
non gli feci una radiografia come lui fece da me.»
«Scemo.»
Il suo
sorriso si fa ancora più dolce, mi afferra la mano e gli
faccio spazio fra le mie braccia. Posa la testa sul mio petto e
rimaniamo così,
con il solo ritmo dei nostri cuori che battono all’unisono.
«Ora
cambierà tutto?»
«No,
saremo sempre noi.»
Si alza il
giusto per potermi guardare negli occhi e aggiunge:
«Sai
cos’è un’altra cosa che mi
colpì di te? Ma non successe
subito.»
«Cosa?»
Posa una
mano sulla mia guancia e il suo sguardo ora si fa serio e
pian piano avvicina il suo viso verso il mio. Con gli occhi mi chiede
il
permesso di poter accorciare questa piccola distanza che ci separa,
ignaro del
fatto che lui il permesso l’ha già ottenuto,
è sempre stato suo.
Ho sempre
pensato che dipingere e diventare un tutt’uno con
l’arte
che crei sulla tela sia l’emozione più perfetta
che possa esistere, ma mi
sbagliavo di grosso. L’essere amato è quella che
le batte tutte. Perché non è
solo l’atto di amare fine a se stesso, ma è quando
due cuori battono la stessa
melodia, quando essi si fondano e la presenza dell’altro ti
tocca l’anima. È
quando sai che ormai il tuo cuore non ti appartiene più
perché è della persona
che hai di fronte ormai, ma allo stesso tempo ti prendi la
responsabilità del
suo cuore, ti fa paura, ma sai che farai di tutto pur di non farlo
soffrire. È
questa fiducia che riponi nelle sue mani.
E quando si
stacca dalle tue labbra per riprendere fiato e leggi
nei suoi occhi le stesse emozioni che stai provando tu è in
questo momento che
capisci che ti trovi nel posto giusto con la persona giusta, capisci
che sei
arrivato, l’hai trovato e ora vi dovete mettere in marcia
perché adesso le
vostre strade si sono unite, ma ci vuole molto per arrivare ad un noi
che
sopravviva a tutto. Però se lo guardo negli occhi capisco
che il nostro noi
riuscirà a tutto se non avremo paura dei nostri sentimenti.
Dopotutto lui è
riuscito ad abbattere il mio muro, non ha avuto paura
dell’altezza e in questi
pochi giorni è riuscito a distruggerlo. Il passato non deve
influenzare e limitare
il tuo presente.
Gli
accarezzo delicatamente una guancia, ancora non ho realizzato
il fatto di averlo appena baciato, non lo pensavo possibile, non stava
nei miei
piani e invece eccoci qui. Rimaniamo in silenzio perché
è come se le parole
fossero diventate inutili.
«Ti
amo.»
Beh tranne
due.
Gli sorrido.
L’ho
finalmente trovato ed è meraviglioso.
«Ti
amo anch’io, Blaine.»
Ed
è mio.
Beth’s
Corner!
Happy Seblaine Saturday!!!
La week si sta avvicinando alla fine e io finisco con questa, per ora perché come ben sapete ci sono altre 4 domande che aspettano di essere risposte quindi dovrete sopportarmi per un altro po’ di tempo. Questa è stato la prima os che ho scritto per la week. Il Blaine ballerino è tutta colpa di una manip e quando ho letto che uno dei temi era questo non ho resistito, qui ho fatto la stessa cosa per il free day ho unito più temi e c’ho messo pure il bodypainting. Spero che vi sia piaciuta questa os io immaginandomi alcune scene sono morta nei miei stessi feelings, non è normale lo so ma è l’effetto che mi fanno quei due. Thad che fangirla? L’ho amato ed è tipo la voce del fandom: “tifiamo per loro”. Non ho altro da dire, mi auguro solo che vi sia piaciuta!
Ringrazio
chi
legge e la beta. E
vorrei ringraziare
pure quella dolce persona che recensisce sempre ♥
La domanda a chi risplendeva questa storia, da come potete dedurre è la seguente: "E se queste due anime si nutrissero solo di arte riuscirebbero a far posto per la sua gemella nel loro cuore?", e si sa nel cuore di Sebastian ci sarà sempre posto per Blaine, anche se non lo vuole ammettere!
Grazie e spero di sentirvi presto ♥
Alla prossima,
Beth :)
Mi
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