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Autore: MissBethCriss    08/06/2013    0 recensioni
Queste storie sono legate da un filo rosso, fatto di sguardi che si incontrano per la prima volta e di un amore che ha paura di cadere nel vortice della passione. Ma quando un'anima viene legata alla sua gemella grazie a questo filo rosso l'Amore vincerà la Paura.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Blaine e Sebastian sfortunatamente non mi appartengono, ma sono di proprietà del nostro Ryan Murphy, pelatone fortunato; *sigh*

Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro (mi fa sempre ridere scriverlo), ma è stata fatta solo per il puro piacere di scrivere di quei due baldracchi che mi hanno rubato il cuore.

Happy Sablaine Saturday!!

babies

I fell in love with you at first sight.

 

Vein of Love.

 

L’arte per Sebastian era vita. Ogni cosa, da quella più insignificante a quella più maestosa, aveva quella luce che sembrava che solo lui potesse notare. Era il suo modo di esprimersi, il suo modo per dire: esisto anch’io in questo mondo. Potevi notare le sfaccettature della sua anima in quei tratti più marcati o in quei colori forti che insieme creavano la magia, era il suo specchio dell’anima e in quanto tale lo teneva nascosto, al riparo da sguardi indiscreti, nel suo laboratorio in uno dei tanti vicoli di New York. Amava il suo laboratorio perché ci regnava un silenzio che gli permetteva di concentrarsi e di metterci tutto se stesso in ciò che faceva. Chi amava la sua arte o i curiosi sapevano dove trovarlo, per gli altri era più una leggenda che altro. Il ragazzo di appena ventidue anni che dipingeva con la stessa passione dei grandi dell’arte, ma a cui non interessava la gloria. Il ragazzo angelo, ecco come lo chiamavano, perché un talento del genere non poteva appartenere ad un semplice mortale. Quando il suo amico Thad riusciva a convincerlo allestiva delle mostre con i suoi pezzi migliori, ma erano più le volte che gli diceva no. Il suo laboratorio era la sua casa ormai, raramente andava a trovare i suoi o passava del tempo con degli amici, dopotutto dopo il trasferimento aveva tagliato tutti i contatti, ma gli era rimasto ancora Thad. Nessuno sapeva il motivo, solamente che con il passare del tempo si era chiuso sempre più in se stesso e aveva dipinto un muro fra lui e gli altri, dimenticandosi di una porta per poterne uscire, ma lui stava bene così, almeno era quello che si diceva. È strano di come basta un nulla per sconvolgersi, anche un solo sguardo riesce a farti cambiare strada regalandoti una nuova musa. Uno sguardo, un primo incrocio di due anime che si specchiano negli occhi dell'altro porterà questo sconvolgimento nella la sua vita. Un turbine di colori entrò nella sua vita in un giorno di autunno, senza annunciarsi, e ciò lo sconvolse totalmente. Questo turbine pieno di vita portava il nome di Blaine. . .

 

*********

 

«Sei sicuro di non venire? Dai ti farà bene cambiare un po’ l’aria di ogni tanto!»

«Per la milionesima volta, Thad vai! Io starò bene, devo finire un dipinto che ho iniziato. Lo sai che quando ho l’ispirazione è meglio che la sfrutto, vivo di questo. Poi l’aria, per necessità, la cambio di continuo.»

«Vivi di tre mostre annue, se parti non ti succederà niente.»

«L’autunno risveglia la voglia di quadri nuovi, cercano il colore per contrastare il marrone che regna ovunque in questo periodo. Scommetto che qualcuno verrà.»

«A te manco interessa il guadagno!»

«Voglio stare per conto mio, ok? Ora che siamo arrivati dove volevi tu, posso continuare?»

«Ci rinuncio con te. Io vado, ritorno dopo con la cena.»

«Ciao Thad.»

Alcune volte faceva proprio fatica a capire, ho bisogno di restare solo per stare bene. Poi questo quadro era molto difficile da portare a termine: non riuscivo a trovare la giusta tonalità per alcuni particolari. Rimasi colpito dalla bellezza di un’esibizione di alcuni artisti di strada, particolarmente dai loro abiti perché erano brillanti da toglierti il fiato, gli volevo dare le stesse sfumature. Però non riesco a trovarle, per quanto ci provi, non mi era mai successo prima, ho sempre trovato il colore perfetto subito. Ciò mi faceva diventare pazzo, ma potevo riuscirci solo se mantenevo la calma. Ma un rumore alle mie spalle mi deconcentra subito e mi giro verso il punto da cui proviene. Quando ci arrivo non credo ai miei occhi, c’era una persona accucciata sotto la finestra con il cappuccio che gli copre il viso. Mi avvicino piano a lui senza farmi notare, mi metto all’altezza del suo viso e aspetto che alzi il viso. Ma lui continua a restare immobile in quella posizione, gli metto una mano sulla spalla e lo smuovo un po’, lui sobbalza e il cappuccio gli scivola via e finalmente ho l’opportunità di guardare i suoi occhi, o meglio di perdermi dentro di essi.

 «Chi sei tu?»

Mi guarda in un modo strano, non si aspettava questa domanda da me, ma che si credeva? Una persona entra dentro ad uno studio e per questo non può chiedere chi è l’infiltrato?

«Non mi riconosci?»

«Se l’avessi fatto non te l’avrei chiesto, tu che dici?»

Mi guarda imbarazzato e le sue guancie di tingono si un rosa più scuro, ho l’impulso di fermare questo attimo su tela, ma non posso farlo finché lui è qui.

«Penso di no. Sono Blaine Anderson. Tu?»

«Entri dentro al mio studio senza sapere chi sono? Che sei venuto a fare qui allora?»

«Sono entrato nel primo negozio che ho visto appena ho svoltato in questo vicolo. Stavo fuggendo dal mio agente.»

«Agente?»

«Sono un ballerino.»

«Perché sei scappato?»

«Fra cinque giorni ho uno spettacolo importante per la mia carriera, sono sotto pressione e avevo bisogno di qualche minuto da passare in tranquillità. Sono scappato per questo, lei non me lo permetteva. E poi c’è la mia compagna che a confronto una spina nel fianco è piacevole.»

«Devi essere bravo se tiene tanto a te.»

«Sono il migliore.»

«E modesto.»

«Dico la verità. Come ballerino sono il più completo, faccio di tutto. Ho molto esperienza e studio danza da quanto ho memoria. Poi è quello che i giornali dicono di me.»

Aveva carattere, mi incominciava a star simpatico.

«Io sono Sebastian Smythe.»

Gli dico dandogli la mano.

Lui me l’afferra subito e noto che le sue gote diventano ancora più rosee. Mi chiedo se è possibile saper rappresentare questa elettricità che sento che mi attraversa il corpo a questo piccolo contatto, ci deve essere un modo. . .Vorrei poterle accarezzare per vedere se anche al tatto sembrano rose, ma ha la barba non fatta, ma la voglia di toccarle è forte. Così come le labbra, per non parlare degli occhi. Quella tonalità. Penso che nemmeno in cento anni potrei riportare su tela quella sfumatura di verde incastonata nell’ambra. I ricci che gli cadevano creavano al loro interno dei giochi di luce meravigliosi.

«Amico mi stai facendo paura, perché stai osservando in questo modo la mia faccia?»

Cazzo. Perché il mio amore per l’arte mi deve portare a fare certe figure?

«Scusami, ma sono un pittore da come puoi notare guardandoti intorno. . . e. . . niente nella tua faccia ho trovato molti bei colori. Li stavo studiando, specialmente gli occhi.»

«Emh. . . grazie?»

«Lo so ciò che pensate di noi pittori, siamo pazzi, ma non è vero. Siamo nati con l’arte nelle vene e la vediamo in qualunque cosa, tu balli per esprimerti e io uso il colore. Se uno dei ballerini più bravo si muovesse accanto a te non rimarresti a fissare ogni suo minimo movimento per imparare?»

«Ovvio.»

«Perciò la tua paura è insensata.»

«Sei forte, Sebastian Smythe. E non è vero che vi definiscono pazzi, almeno non io.»

«Invece hanno ragione, alcune sostanze nei colori in passato hanno pure ucciso e Michelangelo ne è la prova, non mi stupirei che qualcuno fosse diventato pazzo. Io comunque devo creare. Puoi rimanere qui a nasconderti se vuoi, basta che non tocchi niente e rimani fermo.»

Lo guardo per un ultima volta prima di alzarmi e dargli le spalle. Adesso è meglio se mi concentro su ciò che lui mi ha bloccato prima. Prendo un bel respiro profondo perché ha iniziato a curiosare in giro, si muove leggiadro, scommetto che è frutto di ore e ore di allenamento. Mi piace anche la postura, la schiena è perfettamente dritta e ha uno sguardo fiero, di chi sa che ha il mondo ai suoi piedi. È un soggetto molto particolare.

Cosa vai a pensare Sebastian, toglietelo dalla testa che finirà come l’altra volta.

Dopo aver preso altri respiri profondi il quadro sembra più facile e i colori che prima con fatica stavo ricostruendo sono ritornati al loro posto e felici danzano sulla tela dal mio pennello. Questa magia continua per un tempo indeterminato, sono solito a perdere il conto dei minuti quando dipingo.

«Wow, è meraviglioso.»

Ecco ciò che mi distrae e mi porta a fare una pennellata non in armonia con il tutto, quando me ne accorgo lascio cadere all’istante il pennello. Lui trattiene il fiato, ha paura della mia reazione.

«Vattene.»

«Amico mi dispiace tanto io no-»

«Non volevi? Ti avevo detto di rimare al tuo posto, passi per il curiosare, ma mai e sottolineo mai devi parlarmi quando sto qui seduto, guarda – gli indico quel tratto che stona con il tutto – guarda che hai fatto! E non chiamarmi amico, non lo sono.»

«Ma nemmeno si vede, se tu ci metti un po’ di colore. – dice prendendo in mano il pennello che mi era caduto – basta che fai cos- MI FAI MALE IN QUESTO MODO. LASCIAMI IL POLSO.»

«Sei tu che ce l’hai di mozzarella perché non sto facendo troppa pressione. Tu lascia quel pennello e io ti lascio il polso.»

Fa cadere il pennello e io glielo lascio all’istante.

«Non ti scaldare troppo, non è la fine del mondo.»

«Tu lasceresti che un altro toccasse la tua ragazza?»

Al sentire la parola “ragazza” prima mi guarda tipo. . . schifato? Poi inizia a ridere.

«Rispondimi. Lo faresti? Perché devi capire che solo l’artista può toccare la sua tela, è geloso di lei più del suo amante.»

«Casomai non lascerei che nessuno toccasse il mio ragazzo, ma ho capito il concetto. La prossima volta me lo ricorderò.»

Ragazzo?

«Se te lo stai chiedendo hai capito benissimo, pensavo che voi eravate più liberi di mente.»

«Lo sono, infatti non ho problemi. Sarebbe da ipocrita. Ma non me lo aspettavo.»

«Sono ballerino – dice con ovvietà – veramente non c’avevi pensato?»

«Non stereotipo la gente. Sono dell’idea che le etichette vanno solo sui vestiti, non sulle persone.»

«Sei diverso dagli altri.»

«So solo ciò che significa. Ora ti prego, vai via. Ho bisogno di stare da solo per sistemare il casino che mi hai fatto fare.»

«Mi dispiace veramente, Sebastian.»

«Vai via, ti prego.»

 

-.-.-.-.-.-.-

 

«Toc-toc è arrivato il fattorino delle pizze. Sebba ho la tua preferita, datti una mossa che ho fame!»

«Aperto!»

«Come mai hai lasciato aperto? Chiudi la porta sempre alle 19:30, che è successo?»

Perché mi deve conoscere così bene?

«Niente.»

«Non è la faccia da niente.»

«Ma niente un demente danzerino è entrato come un pazzo nel mio laboratorio, ha gironzolato intorno perché stava fuggendo dalla sua agente e dalla sua compagna, poi mi ha fatto sbagliare a dare un tratto e il dipinto è rovinato sto racimolando la forza per buttarlo via. È come se buttassi un pezzo d’anima.»

«E quello è ancora vivo?»

«Sì. C’ero molto vicino.»

Mi guarda bene la faccia e ad un certo punto cambia espressione.

«No ti prego, non un’altra volta. Poi tocca a me sistemare i tuoi pezzi. Succede sempre così, li ami solo perché sei attratto da loro, ma artisticamente

«Ma che dici.»

«Dico la verità. Entrano nel tuo negozio, te ne ammali però non è corrisposto, tu ci esponi troppo e ci rimani male quando tutto viene a galla e se ne vanno. Poi ci sono io che non sopporto vederti in quello stato e i tuoi maledettissimi disegni neri con particolari rosso sangue.»

«Mi stai dipingendo come una ragazzina, mi pare di non esserlo.»

«Lo so che non lo sei, ma hai l’animo sensibile e che quando ti apri troppo verso una persona, tendi a volare troppo in alto, da lì la caduta ti farà male. Mi preoccupo solo per te.»

«Non farlo. Mangiamo?»

«Chi è lui?»

«Si chiama Blaine Anderson.»

Quando sente questo nome mi guarda con gli occhi sbarrati.

«Thad? Stai bene. . .?»

«Bl-Blaine Anderson. Quel Blaine Anderson? TU AVEVI BLAINE DEVON ANDERSON E LO VOLEVI UCCIDERE? MA TI AMMAZZO IO BRUTTO CRETINO CHE NON SEI ALTRO!»

«Thad, che ti prende?»

Ma è pazzo?

«Per un ballerino come me lui è il tuo punto d’arrivo, aspiri a diventare come lui e venderesti l’anima per poter avere un millesimo della sua bravura, della sua fama. E tu l’avrai trattato in una maniera brutale solo per uno sbaffetto di poco conto. Avevi Blaine Anderson nel tuo laboratorio. B-L-A-I-N-E.»

«Hai finito con questa scena? Stai diventando ridicolo.»

«Tu non puoi capire. – dice con fare melodrammatico – il tuo criceto in prognosi riservata non ci può arrivare.»

«Tu non stai bene. Che ti hanno messo nella pizza? La prossima volta rimani qui con me, barricati pure qui se ci tieni tanto a vederlo, basta che la smetti di comportarti così.»

«Conoscendo il modo in cui tratti me quando ti faccio sbagliare non ci sarà un’altra volta, che disdetta. – fa una pausa e poi aggiunge – potevi farlo restare per cena! Perché non c’hai pensato!!»

«Quale concetto del “mi ha rovinato l’opera” non capisci, Thad? Aspetta, ma tu sei cotto di lui. Oh che cosa. . . amabile. – dico con un sorrisetto – bene ora ho trovato altro materiale per la mia cartella “Fatti ricattabili di Thaddeus Harnold Harwood”.»

«Non ho una cotta, devi vederlo! Poi mi capiresti!»

«L’ho visto bene io oggi, ho notato come si muove.»

«Tu brutto cretino che non sei altro, ti odio! Potevi avvertire!»

«Si guarda! Facevo questo: “Ehi Thad c’è il tappo del balletto che ti piace tanto ed è entrato nel mio laboratorio, monta sul tuo unicorno rosa e vieni qui, ti aspettiamo!”»

«La prossima volta prenditela da solo la pizza, Smythe.»

«Dai Thaddy! Lo sai che scherzo. Grazie. E mi fa piacere che hai cambiato tono per questa storia, scommetto che non sei più preoccupato adesso.»

«Ovvio che no! Sapendo quanto odi il balletto non può funzionare. E poi è Blaine Anderson, non può essere interessato a te! »

«Sottovaluti il fascino dello Smythe.»

«No, affatto. Do troppa fiducia al carattere dello Smythe. Scommettiamo?»

«Non scommetto su ciò che riguardano i sentimenti delle persone.»

«Non su quello, sul fatto che ritornerà. Secondo me non lo farà.»

«Io dico di sì.»

Gli sguardi hanno un potere che Thad sottovaluta.

 

-.-.-.-.-.-

 

«Si può sapere dove ti eri cacciato? E se ti succedeva qualcosa? Una slogatura o uno strappo? Devi esercitarti, non ho fatto tutta questa fatica per vederti buttare all’aria la mia carriera per un tuo capriccio.»

«Rach non incominciare che non voglio sentire i tuoi capricci da diva.»

«Abbiamo lo spettacolo più importante della mia vita fra cinque giorni, siamo arrivati alla svolta e non ti permetterò di rovinare tutto.»

«Ti ricordo miss Berry che si tratta anche della mia vita e se tu mi tratti così di certo non aiuti, dovremmo sembrare due innamorati e se continuiamo così l’unico sentimento che riuscirò a mostrare è la mia voglia di chiuderti la bocca. Per sempre.»

Mi guarda con fare offeso, ma alcune volte te le tira fuori certe cose. Già sono stressato per conto mio, non c’è bisogno che lei mi dica tutto questo. È sempre il Berry show, ma il mio nome in questo spettacolo è importante quanto il suo e ciò è una svolta anche per me.

«Anderson, Berry si può sapere che sta succedendo qui?»

«Niente Sue, altri drammi da drama queen per Miss Berry.»

«Se qualcuno qui facesse il suo dovere io non mi comporterei così.»

«Io. Faccio. Il. Mio. Dovere! Se per una volta ho bisogno di stare per conto mio non muore nessuno!»

«Anderson lei ha ragione, non puoi fare come ti pare. Devi seguire le mie regole. Adesso basta, sembrate dei bambini di cinque anni, vi voglio nella sala prove. Ora.»

Rachel se ne va subito, mentre io rimango solo con Sue, le volevo parlare.

«Visto che un ballerino troppo sotto pressione non è d’aiuto a nessuno, domani mattina è libera. Ma ricordati che devi fare i tuoi esercizi giornalieri, quelli non puoi non farli. Adesso vai dalla Berry.»

«Grazie mille!»

La vorrei abbracciare per ringraziarla, ma so che non le piacciono. Una mattina libera significava poter andare da Sebastian, mi dovevo scusare per bene. Poi in quel posto regna una pace incredibile, sembrava che tutti i problemi del mondo rimanessero all’esterno. E lui aveva un qualcosa che nessuno ha, anche se ancora non ho capito cosa. . .

Domani lo saprò.

 

-.-.-.-.-.-

«Buongiorno Thaddy.»

«’giorno Bas. . .»

«Pronto per oggi?»

«Non me lo ricordare, non ho chiuso occhio. E se non dovessi andare bene? E se non mi prendessero? Mi è salita l’ansia dopo cena. . .»

«Ti sei esercitato, vedrai che andrà bene. Ti faccio un po’ di caffè così ti sveglia.»

«Non mi va niente ora.»

«Devi mangiare, non puoi fare un provino senza mangiare niente, rischi di svenirgli davanti alla faccia.»

Ha sempre avuto questo problema la mattina prima di un provino, sempre. Anche al liceo, è una di quelle cosa che non sono mai cambiate. Il problema era che per quanto bravo fosse arrivato a questo punto si sentiva incompetente, perdeva la forza. Vederlo con il viso nascosto fra le sue mani, tremante mi faceva sentire una persona inutile, perché gli serviva il suo tempo per poter assimilare il tutto.

«Thad sentimi bene: quella parte sembra esser scritta per te ok? Tu butterai giù il teatro in quel off-Broadway. Devi solo creder-»

Toc toc.

«L’hai sentito pure tu?»

«Vado a vedere, forse qualcuno non ha visto che gli orari sono cambiati. Oggi si apre dopo.»

Ma quando apro la porta che da sul negozio mi blocco all’istante.

Non può essere vero.

«Seb, ma che è- oh.»

A pochi passi da me ecco che c’era un ragazzo che cercava in tutti i modi di farsi notare tenendo in equilibrio due caffè e una busta, sicuramente piena di dolci, riconosco il marchio della caffetteria qui vicino.

Un sorriso prende vita nel momento in cui si gira verso di me e mi nota, specchio del suo. Non mi era capitato di sentirmi legato ad una persona in questo modo dopo poco tempo, mai.

Mi mima con la bocca “ti prego fammi entrare!” e mi precipito subito verso la porta, sento lo sguardo di Thad fisso sulla mia schiena, è strano per lui quanto lo è per me questo mio comportamento. Prima di aprire mi giro verso Thad e gli lancio uno sguardo vittorioso, sapevo che sarebbe tornato.

«Blaine! Ma che ci fai tu qui?»

«Buongiorno anche a te Sebastian. Sono qui per farmi perdonare e cosa c’è di meglio di un caffè della pace? Con dei dolcetti?»

«Non dovevi.»

«Invece sì, ieri ho commesso un errore e dovevo trovare un modo per farmi odiare meno da te.»

«Seb chi è?»

Appena sente la voce di Thad il suo sorriso perde la sua luce, chi sa perché. . .

«Thad è Blaine, te ne ho parlato ieri. – poi mi rivolgo verso Blaine – è il mio migliore amico dai tempi del liceo, siamo molto legati, è come un fratello per me.»

Thad fa la sua entrata tutto felice e con un sorriso a trentadue denti, sembra che stava camminando su delle nuvole leggere, dopotutto aveva di fronte ciò che lui aspirava di diventare. Se si faceva attenzione gli tremavano le mani, avevo in mente solo un aggettivo che lo descriveva bene: ridicolo. È solo Blaine dopotutto, solo. . . quel disturbatore impiccione che mi ha rapito un pezzo d’anima.

«Thad lui è-»

«So chi è.»

«Blaine lui è Thad, il mio pazzo inquilino e fornitore di cibo.»

«Ciao.»

«Non ci credo che mi stai di fronte, sappilo. È impossibile.»

«Mi dovevo far perdonare.»

Dice sorridendomi.

«Blaine, veramente non c’era bis-»

«OVVIO CHE NON DOVEVA! Chissà come l’hai trattato.»

«Mi ha detto solo vattene, non è stato chissà che. . . Seb ti consiglio di bere il caffè adesso che dopo diventa freddo, non so con che cosa ci mangi insieme di solito quindi ho preso dei biscotti al cioccolato, a chi non piace? Mi sono permesso di metterci un pizzico di cannella, non so il perché ma ho pensate che sarebbe stato di tuo gusto.»

«Blaine Anderson, che mi spii?»

«No, ho solo molta fortuna.»

«Vedo. Thad è meglio che vai, farai tardi per il provino.»

«Che provino?»

«Vorrei fare l’audizione per uno spettacolo, un off-Broadway. Gli servono dei ballerini.»

«Oh ecco perché mi conosci, fai parte dell’inferno pure tu. Beh buona fortuna, ne avrai bisogno.»

Lui gli fa un cenno di ringraziamento con il capo e poi corre a prendere il suo borsone. Quando rimaniamo da soli lo faccio accomodare nel cucinino che sta al piano di sopra.

«Hai tutto qui: casa, lavoro. . . compagnia.»

«Beh per l’ultima avrei da ridire, visto che passa molto tempo in quell’accademia e il restante con la ragazza, solo a cena sta qui. Ma non mi devo lamentare, ha il suo perché la solitudine.»

«Piace pure a me, ma ultimamente sembra sempre più un lusso che non mi posso permettere. Alcune volte spero di svegliarmi la mattina e di non essere nessuno. Ho sempre amato l’anonimato, sai ho avuto delle brutte esperienze da adolescente e più mi nascondevo e meno guai passavo. Ma adesso mi conoscono tutti, ovunque vado c’è qualcuno che mi riconosce.»

«Come mai stai qui? Dimmi il motivo vero sta volta.»

«Volevo farmi perdonare. Poi la mia agente mi ha dato questa mattina libera per rilassarmi e qui c’è molta pace, mi serve. Fra pochi giorni ho un’esibizione molto importante sia per la mia carriera e sia per quella della mia amica, che è una persona insopportabile.»

«Sai cosa faccio io per rilassarmi? Prendo una tela pulita e inizio a dipingere, non seguo una logica, faccio ciò che sente il mio cuore e in questo modo riesco a liberarmi di tutte le tensioni, perché stanno sulla tela. Vuoi provare?»

Mi fa cenno di sì con la testa e mi regala un sorriso meraviglioso, mi dirigo subito verso lo stanzino del materiale. Ne prendo una anche per me e un cavalletto per lui, il mio già c’è di là. Posiziono le tele al loro posto e poi gli prendo una sedia, non so come gli piace dipingere, io preferisco stare in piedi, anche se alcune volte devo prendere lo sgabellino per forza.

«Metti su tela ciò che non hai mai detto a nessuno, ciò che ti fa rabbia, ciò che ti spaventa. Metti tutto qui e dimenticati il resto, vedrai che alla fine starai meglio.»

«Perché lo fai uno anche te?»

«Se faccio questo e mi fai sbagliare sarà solamente un segno che mi volevi dire, non stonerà con il resto perché niente di tutto questo dovrà essere armonico, almeno che tu non ti senti tale. Crea.»

Prima di iniziare analizza per bene i colori e il pennello, sembra che ha paura, forse tutto ciò è dovuto al fatto che lui non dipinge con la mia stessa frequenza. Ma dopo un po’ si rilassa e incomincia la sua danza, è come se il suo pennello ora volasse. Rimaniamo in silenzio per un po’, entrambi immersi nelle nostre emozioni, oggi mi sento estremamente calmo e felice, lo capisco dalla tonalità dei colori che predominano la mia tavola, molto accesi e caldi. I suoi invece sono più cupi, c’è molto blu e grigio, sembra un mare in tempesta.

«Blaine, tutto bene?»

Appena sente la mia voce è come se uscisse da quel mondo dove mi piace immergermi, quello dell’arte. Mi guarda tranquillo ora, come svuotato da quelle emozioni di ansia e preoccupazione che regnano sulla suo tavola. Poi si gira a guardare la tavola, prende un respiro profondo e dopo mi sorride.

«Avevi ragione sai? Funziona.»

«Ho sempre ragione per quanto riguarda l’arte.»

Gli dico sorridendo e lui scoppia a ridere, è talmente contagiosa che mi ritrovo a ridere pure io come non facevo da un po’.

«Hai una bella risata, l’adoro.»

Quando sento queste parole, mi blocco e lui fa altrettanto. Questo non era pianificato.

«Grazie. . .anche la tua è bella.»

Non mi risponde e guarda l’orologio.

«Ma è tardissimo! Devo andare, scusa.»

Lo accompagno alla porta.

«Non ti preoccupare, vuoi la tela?»

«Adesso non posso, un’altra volta.»

«Ok.»

«Domani solita ora?»

«Certo.»

Tentenna un po’ sulla porta, non sa come si deve comportarsi, si limita a fare un cenno a mo’ di saluto con la testa prima si scomparire dal mio orizzonte. Ritorno dalle nostre tele, gliela prendo e la porto di sopra, al sicuro. Poi noto alcuni particolari che mi fanno capire una cosa: è innamorato.

Ho sempre pensato che si scelgono i colori in base a ciò che la tua anima ti dice e ogni colore ha un suo significato.

E se non fossi io?

 

-.-.-.-.-.-.-

 

«Tu mi stai dicendo che ogni mattina, dopo che io me ne vado, lui entra?»

«Sì.»

«Blaine Anderson?»

«Quanto durerà questa cosa? Thad è una persona come tutte le altre, lo vuoi capire! Solo perché è famoso, sta sui giornali o fa spettacoli non lo devi delineare come un dio dell’olimpo. E poi sì, viene ogni giorno da cinque giorni nel mio laboratorio ed è la persone più nomale che abbia mai conosciuto e non parla mai della sua notorietà. Adesso basta, ok?»

«E di cosa mai parlate?»

«Di noi, di tutto. Non lo hai ancora capito? Lui viene qui perché sa che in quelle ore si può comportare come Blaine, non deve avere paura delle conseguenze di un suo comportamento, qui non è Blaine Anderson il ballerino, ma è solo Blaine. Dipinge, gli ho fatto amare un po’ la mia passione, è bravo.»

«Scusa hai ragione tu, ma mettiti nella mia ottica: è assurdo. Verrà anche oggi?»

«Sì, ma non la mattina,verrà nel tardo pomeriggio dopo le prove. Domani è il grande giorno e lo stanno tartassando.»

«Vuoi che oggi mi fermo da Jeff e Nick?»

«Perché scusa?»

«Se viene qui tardi potrebbe fermarsi a cena, no?»

«Non so i suoi orari, non ti disturbare, è anche casa tua questa.»

«Sai è da un po’ che me lo chiedono, potreste sfruttare questa occasione.»

«Thad nessuno dei due sta cercando l’amore.»

«No? E il fatto che lui viene qui ogni mattina per portarti il caffè prima di andare alle prove? Il luogo dove fa le prove è lontano da qui lo sai? Sebastian ho visto il modo in cui ti guardava quel giorno e vedo il modo in cui parli di lui. Non cercate l’amore, ma è di fronte ai vostri occhi.»

«Forse è scattato qualcosa, ma fidati non c’è niente. Non può starci.»

«Non può o non vuoi?»

«Questo non conta.»

«Oh si invece, un conto è se tu non vuoi che voi siate qualcosa di più, o pensi che non potete?»

«Non possiamo. Ha delle restrizioni, ok?»

«Ha cosa?»

«Non può farlo, non può far sapere in giro di questa cosa è per questo che viene la mattina e cerca in tutti i modi di non farsi notare, o viene qui quando non ha le prove o lezione. Loro non vogliono, non può avere distrazioni. È il prezzo da pagare per chi vuole stare in quel posto.»

«Ma è assurdo.»

«Lo so, quando mi stava parlando di tutte queste regole gli stavo per ridergli in faccia. Alcune cose non si posso controllare. Ti innamori e basta.»

«Potreste provarci.»

«Non voglio complicargli le cose.»

Rimaniamo un po’ in silenzio mentre mettiamo le nostre tazze sul lavandino, io mi appoggio sul tavolino e lui si mette in spalla la sua borsa. Si avvia verso la porta e prima di uscire si volta per guardarmi.

«Sappi che io tifo per voi.»

E poi se ne va, lasciandomi solo con i miei pensieri.

 

-.-.-.-.-.-

 

È proprio vero che quando una persona ha fretta il tuo insegnate ti farà stare in quella stanza, che ormai è diventata casa tua, fino a quando non ti verrà quel passo perfetto e non importa se hai già sforato di un’ora e vani sono i tuoi tentativi per farglielo notare. Il suo mantra è diventato: “Quando hai deciso di intraprendere questa carriera sapevi cosa saresti andato incontro, la tua vita si racchiude in queste quattro muri.”

«Anderson, ma ce la fai a concentrarti o no? Stiamo qui da tutto il pomeriggio, come credi di ballare domani se questo passo non ti viene?»

«Mi scusi Mr Shue.»

«Ti devi concentrare.»

Lo sto facendo.

«Devi pensare solo a questo, adesso riprova.»

Lo farei se non mi facessero male ogni singolo muscolo. Ma devo stringere i denti, come sempre.

L’orologio segna le nove passate, fra poco dovrebbe venire altre persone che hanno bisogno di questa stanza.

Perché non mi viene?

«Basta così Anderson, vatti a cambiare. Non posso più perdere tempo con te. Buona fortuna per domani, visto oggi ne avrai bisogno.»

Odio quando si comportano così e ti trattano come uno straccio, questo passo più lo provavo e più loro ci trovano un qualcosa di sbagliato. Il piede non era messo bene, la braccia poco tese, le gambe non le dovevo tenere così, una volta la testa era troppo in avanti una troppo indietro. Per loro ogni mio movimento doveva essere perfetto, ma io preferivo curare la parte emotiva. Se non riesci a trasmettere puoi essere perfetto quanto vuoi, ma non sarai mai un bravo ballerino.

Esco di corsa dall’accademia, passando di fretta per gli spogliatoi per prendere la mia roba, non voglio perdere altro tempo.

«Blaine.»

Non ora.

«Blaine come va il passo?»

«Alla perfezione miss Berry, come sempre. Sono di fretta ora, scusa.»

Se inizia è la fine.

«Non mi è sembrato.»

«Visto che tu non vuoi che nessuno attendono alle tue prove tu non puoi farlo con le mie, ok? Pensa a ciò che devi fare tu e basta.»

«Non ho visto niente, ho solo sentito mr Shue lamentarsi.»

«Devo andare.»

«Blaine.»

«Che c’è?»

«Riposati. Se non ti viene quel passo forse è troppo stress. Fatti un bel bagno caldo, ascoltati un po’ di musica classica e vai a dormire presto. Domani deve essere tutto perfetto.»

«Grazie. Adesso vado.»

«Da lui?»

Mi blocco all’improvviso. Come’è possibile?

«Scusami?»

«Ultimamente sparisci sempre e stanno uscendo delle notizie. Lo sai che non dovresti vero?»

«Fino a quando resteranno pettegolezzi nessuno ci darà peso. È solo un amico.»

«E io ho il naso perfetto.»

«Che ne sai tu? Di quello che provo verso Sebastian?»

«Sebastian. Lo vedo da come sei la mattina quando entri in quella stanza, con il sorriso di chi è veramente felice perché lo ha trovato.»

«Non dirlo a nessuno, ok?»

«Non è  solo  un amico, Blainey?»

«Tu non farlo lo stesso, adesso vado. È tardi. A domani.»

 

-.-.-.-.-.-

 

Ma quando arrivava?

L’aveva promesso, ma non so se è il tipo che le rispetta sempre. Forse l’hanno trattenuto di più e ha deciso di andare a dormire perché era troppo stanco. O semplicemente si era dimenticato di me. Poteva accadere, alla fine sono solo un “pazzo” che passa la sua vita a fermare ciò che gli passa davanti su tela.

Toc toc.

Eccolo, entra come una furia e non mi da tempo nemmeno per salutarlo.

«Ciao. Scusa se vengo a quest’ora ma, non mi lasciava andare via, quell’uomo malefico. Domani ho la fatidica esibizione e oggi non mi veniva bene, non so il perché, trova sempre un qualcosa che non le va bene, ma oggi non era giornata.»

«Devi solo rilassarti un po’, domani andrà bene. Non preoccuparti. Hai fame? Visto che hai finito adesso penso che non hai mangiato.»

«Effettivamente non l’ho fatto, ma non ho fame. Grazie. Com’è andato oggi?»

«Il solito mortorio: sono venute poche persone ma ognuna di essa ha preso qualcosa. Sai ieri mi ero scordato di portare il tuo dipinto in camera mia e l’ha visto un cliente, lo voleva comprare! Dai che se domani va male e nessuno ti vorrà ti prenderò come assistente!»

L’avevo detto per tirarlo su di morale, ma ottengo l’effetto contrario. Mi avvicino alla sua seggiola, ha lo sguardo fisso al pavimento. Gli poso una mano sulla spalla e con quell’altra gli alzo il viso.

«Sentimi bene, ok? Tu domani ammalierai tutti con il tuo talento, lo farai, io lo so. Sarei perfetto e metterai la tua luce in quello che farai, sarà ciò che ti differenzierà dagli altri. Molti mettono solo il talento, e in alcuni casi nemmeno quello in ciò che fanno, ma tu ci metti la passione vera.»

«Non mi hai mai visto ballare.»

«Ma vedo come dipingi, si può capire molto dell’anima delle persone sai? Almeno è così che mi hanno insegnato. Vuoi ballare qui?»

«Adesso?»

«Perché no? Se non ti ho mai visto ballare e secondo te io non posso dirti che sarei perfetto domani perché non ti ho mai visto, fallo adesso.»

«Ok. . .  ma devo riscaldarmi un po’. . . mi potresti portare un bicchiere d’acqua? Ho fatto una corsa per venire fin qui e sto morendo di sete.»

«Certo. Se ti serve più spazio fai pure. Torno subito.»

Ho detto quella frase senza pensarci, spero che non mi combina qualche disastro nello spostare alcuni oggetti. Vado nel cucinino al piano superiore e porto giù la bottiglia direttamente. Quando ritorno di sotto ho di fronte uno spettacolo che non mi sarei mai immaginato, sembra che vola. E privo di maglietta si possono notare ogni muscolo che si flessa nel modo perfetto per agevolargli il movimento, in questo momento capisco perché è diventato quello che è ora. Avevo ragione io: lui ci mette la sua luce. Ciò gli permette di ammaliare un’intera platea o i critici perché quando si è spettatori di uno spettacolo simile non puoi rimanere insensibile. Adesso sembra che esiste solo lui, non sente nemmeno la mia presenza. Sta nel suo mondo. Quando si libera nell’aria qualcosa dentro di me scatta e sento che devo fermare questo momento nel mio modo. Prendo il primo foglio che trovo e prendo il carboncino, mi basta anche un solo abbozzo ora, ma devo bloccarlo fino a quando è ben visibile nella mia mente. Quando sono fiero del risultato mi concedo di finire di guardare la sua piccola esibizione improvvisata. Ad un certo punto si blocca all’improvviso.

Che gli sarà successo?

Si volta per guardarmi e mi rivolge uno si quei sorrisi che farebbero impallidire pure il sole, era felicissimo.

«Ci sono riuscito! Almeno penso di averlo fatto bene, ma l’ho sentito giusto per la prima volta quindi penso di sì. Tu che dici?»

«Mi dispiace, ma non ci capisco niente. Per me sei stato perfetto.»

Corre ad abbracciarmi e per un momento mi manca l’aria, non me lo aspettavo. La sua risata mi vibra nelle orecchie e mi fa sorridere. È bello vederlo così felice. Dopo troppo poco tempo si stacca e si siede a gambe incrociate di fronte a me.

«Ti è piaciuto? È uno dei pezzi che farò domani.»

«Molto, veramente. Non sono il tipo che guarda certe esibizioni, ma sembravi magico. Veramente.»

«Ma io sono magico, non lo sapevi? Sono diplomato con i massimi voti alla scuola di Stregoneria di Hogwarts, secondo te come potrei essere così bravo?»

«. . . e modesto.»

«Ovvio.»

«Non dovresti avere degli obblighi che ti vietano di parlarne?»

«Ma tu sei tu, con te posso. Sta su una clausola, sai quelle scritte fra le righe che nessuno legge mai: si può parlare del mondo dei maghi solo con Sebastian Smythe. Come fai a non saperlo?»

Questa volta sono io quello che scoppia a ridere, non ha senso quello che dice. Mentre io cerco di darmi una regolata lui curiosa in giro con lo sguardo e viene attratto dal foglio che ho usato prima, si alza e con un movimento fluido lo prende. Io trattengo un attimo il respiro: ho paura della sua reazione.

«Ma come. . .? Wow. Non ho parole è-»

«Ridicolo.»

«Meraviglioso. Ma come hai fatto?»

«Ho sempre amato l’anatomia del corpo o le espressioni del viso. Quindi frequentai uno dei corsi che trattava di questo. Sembravi che volavi e ho sentito la necessità di disegnarti. Spero che non te la sei presa.»

«Ma sei impazzito è fantastico, posso tenerlo?»

«Ovvio.»

«Ti posso fare una domanda? – gli faccio segno di sì – perché hai marcato questa linea?»

«Quella è la vena dell’amore. Dicono che collega direttamente l’anulare sinistro al cuore. L’ho fatta perché. . . ho visto l’amore per la danza che trapelava da te e . . . ecco l’ho fatto per questo.»

Si avvicina di più verso di me, ha sempre con sé il bozzetto e lo guarda attentamente.

«Vena dell’amore. . . mmm . . . sei sicuro solo per quello?»

«Si-sicurissimo.»

Prende un pennello in mano e prende dei barattoli di vernice.

Che ha in testa?

«Blaine, ma che fai?»

«Sapresti indicarmela?»

Mi afferra la mano e la posizione la sua destra sopra la mia. Immergo il pennello nella tintura rossa e inizio a tracciare la linea, quando arrivo all’altezza del cuore mi coloro la mano e gliela posiziono lì. Rimaniamo in quella posizione per un po’ perché nessuno dei due ha il coraggio di parlare, non vogliamo rovinare l’atmosfera.

«Forse non è solo per quel motivo. – dico avvicinandomi più a lui – forse ci sono altri motivi per cui l’ho fatto. Ma non possiamo.»

«Che motivi?»

Apro il barattolo del verde e con quello ci traccio dei segni che gli delineano la bocca.

«Questa è il primo motivo. Mi piace quando sorridi, ti illumini e riscaldi anche le giornate più buie.»

Poi gli delineo il profilo del naso.

«Il secondo. Mi piace la forma.»

Con le mani sporche gli afferro le sue e non le lascio fino a quando non hanno preso il colore giallo.

«Il terzo. Scommetto che suoni. – annuisce - Mi piacciono quando le tieni morbide prendono la posizione tipica di chi suona, è elegante.»

Quando mi avvicino ai suoi capelli trattiene un po’ il fiato, non penso che gli vada a genio il fatto che gli farò diventare i capelli verdi. Meglio che mi limiti ad un solo riccio.

«Il quarto. – mi avvicino all’orecchio e gli dico – amo i ricci.»

Un piccolo brivido gli parte dalla fine della colonna vertebrale. Da questa posizione il passaggio per arrivare alla schiena è più immediato. Mi perdo nel delinearli i muscoli.

«Il quinto. Mi ha colpito la sicurezza che sai trasmettere dalla tua postura, sei fiero quando cammini, sai quel che vali e hai fiducia nella tua passione. Penso che potrei stare delle ore e finire tutti i barattoli di vernice che ho per dirti i motivi per cui l’ho disegnata, ma farei prima a immergerti nella vernice. Però mi manca il motivo più importante.»

Riprendo la vernice rossa e gli delineo gli occhi. Prima di parlare prendo un bel respiro profondo.

«Credi nell’amore a prima vista?»

«Sì.»

«Ti è mai capitato?»

«Sì.»

«Pure a me: sei tu. Senti lo so che non dovevo dirlo, lo so. Solo che in questi giorni ho avuto modo di poterti incontrare e più tempo passavo con te e più stavo bene. Thad all’inizio mi diceva che era solo attrazione artistica, mi è successo e sono finite male, tutte. Ma con te è stato diverso, totalmente. In quel momento è come se la tua anima avesse toccato la mia e che si fosse legata alla mia, non lasciandola più e-»

Il modo in cui mi guarda mi fa fermare, forse ho superato il limite che non potevo varcare.

«E. . .?»

«Penso che si è appropriata di essa e non la lascerà andare via facilmente.»

«Anche a me è successo. La prima volta che lo vidi mi sembrava una persona proveniente da un’altra epoca, aveva qualcosa nel suo sguardo, una profondità diversa da quelle di quelle che ho visto fin ora che mi ha portato a pensare ciò. Avrei voluto scomparire in quel mare smeraldino, sai? Sono così belli. Però, a differenza sua, mi fermai agli occhi – poi aggiunse ridendo – non gli feci una radiografia come lui fece da me.»

«Scemo.»

Il suo sorriso si fa ancora più dolce, mi afferra la mano e gli faccio spazio fra le mie braccia. Posa la testa sul mio petto e rimaniamo così, con il solo ritmo dei nostri cuori che battono all’unisono.

«Ora cambierà tutto?»

«No, saremo sempre noi.»

Si alza il giusto per potermi guardare negli occhi e aggiunge:

«Sai cos’è un’altra cosa che mi colpì di te? Ma non successe subito.»

«Cosa?»

Posa una mano sulla mia guancia e il suo sguardo ora si fa serio e pian piano avvicina il suo viso verso il mio. Con gli occhi mi chiede il permesso di poter accorciare questa piccola distanza che ci separa, ignaro del fatto che lui il permesso l’ha già ottenuto, è sempre stato suo.

Ho sempre pensato che dipingere e diventare un tutt’uno con l’arte che crei sulla tela sia l’emozione più perfetta che possa esistere, ma mi sbagliavo di grosso. L’essere amato è quella che le batte tutte. Perché non è solo l’atto di amare fine a se stesso, ma è quando due cuori battono la stessa melodia, quando essi si fondano e la presenza dell’altro ti tocca l’anima. È quando sai che ormai il tuo cuore non ti appartiene più perché è della persona che hai di fronte ormai, ma allo stesso tempo ti prendi la responsabilità del suo cuore, ti fa paura, ma sai che farai di tutto pur di non farlo soffrire. È questa fiducia che riponi nelle sue mani.

E quando si stacca dalle tue labbra per riprendere fiato e leggi nei suoi occhi le stesse emozioni che stai provando tu è in questo momento che capisci che ti trovi nel posto giusto con la persona giusta, capisci che sei arrivato, l’hai trovato e ora vi dovete mettere in marcia perché adesso le vostre strade si sono unite, ma ci vuole molto per arrivare ad un noi che sopravviva a tutto. Però se lo guardo negli occhi capisco che il nostro noi riuscirà a tutto se non avremo paura dei nostri sentimenti. Dopotutto lui è riuscito ad abbattere il mio muro, non ha avuto paura dell’altezza e in questi pochi giorni è riuscito a distruggerlo. Il passato non deve influenzare e limitare il tuo presente.

Gli accarezzo delicatamente una guancia, ancora non ho realizzato il fatto di averlo appena baciato, non lo pensavo possibile, non stava nei miei piani e invece eccoci qui. Rimaniamo in silenzio perché è come se le parole fossero diventate inutili.

«Ti amo.»

Beh tranne due.

Gli sorrido.

L’ho finalmente trovato ed è meraviglioso.

«Ti amo anch’io, Blaine.»

Ed è mio.

 

 

Beth’s Corner!

Happy Seblaine Saturday!!!

La week si sta avvicinando alla fine e io finisco con questa, per ora perché come ben sapete ci sono altre 4 domande che aspettano di essere risposte quindi dovrete sopportarmi per un altro po’ di tempo. Questa è stato la prima os che ho scritto per la week. Il Blaine ballerino è tutta colpa di una manip e quando ho letto che uno dei temi era questo non ho resistito, qui ho fatto la stessa cosa per il free day ho unito più temi e c’ho messo pure il bodypainting. Spero che vi sia piaciuta questa os io immaginandomi alcune scene sono morta nei miei stessi feelings, non è normale lo so ma è l’effetto che mi fanno quei due. Thad che fangirla? L’ho amato ed è tipo la voce del fandom: “tifiamo per loro”. Non ho altro da dire, mi auguro solo che vi sia piaciuta!

Ringrazio chi legge e la beta.  E vorrei ringraziare pure quella dolce persona che recensisce sempre

La domanda a chi risplendeva questa storia, da come potete dedurre è la seguente: "E se queste due anime si nutrissero solo di arte riuscirebbero a far posto per la sua gemella nel loro cuore?", e si sa nel cuore di Sebastian ci sarà sempre posto per Blaine, anche se non lo vuole ammettere!

Grazie e spero di sentirvi presto

Alla prossima,

Beth :)

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