Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Wipe_My_Soul    08/06/2013    18 recensioni
Harry.
Il suo nome è impresso indelebile in ogni spazio possibile ed impossibile del cuore di Rose.
Harry e Rose avrebbero potuto avere molto di più dalla vita, ma hanno preferito rifugiarsi in un mondo dove non avendo niente avevano tutto.
Harry era entrato nelle paure di Rose e le aveva dissipate e, come si suol dire, far entrare qualcuno nelle proprie paure è più intimo che andarci a letto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Banner by @hjsdjmples 
on Twitter.
 






Sola davanti al cielo.

 

«Un anno è tanto tempo, Harry.» dissi sull'orlo del pianto.
«Ma io tornerò.» tentò di rassicurarmi, scrutandomi con quegli occhi verdi nei quali avrei potuto passare l'intera vita. 
«Tornerai?» chiesi, nel disperato bisogno di avere la certezza di poterlo rivedere.
«Tornerò, tornerò per te, e poi staremo insieme tutta la vita.» i miei dubbi vennero scalciati via da un calcio potente come un meteorite che piomba sulla Terra.
«Tornerai.» sussurrai a me stessa.
Appoggiai la testa contro il suo petto, chiusi gli occhi e circondai la sua vita con le mie esili braccia. Lasciai un bacio sulla sua maglietta nera, esattamente all'altezza del cuore. 
Il cuore.
Quello di Harry batteva ad una velocità disumana. Sembrava voler rompere la cassa toracica e perforare la mia, andando poi ad abbracciare il mio cuore. 


In quella camera da letto, dove Harry e Rose trascorsero cinque anni della loro vita insieme, rimasero intrappolati tutti i loro ricordi.
Le parole sussurrate, quelle dette a fior di labbra, quelle dette con una voracità tale da voler lacerare ogni lembo di senno, quelle dette per scherzo. Le parole piene d'amore e niente più, quelle piene di rabbia repressa che lascia intravedere, però, qualche cenno di debolezza, quelle parole che non si reggono da sole e hanno bisogno di supporto e quelle che invece sono talmente forti da scagliarsi contro i muri e rimanere intatte. Le parole invidiate, quelle dette per lussuria, le parole disperate che lasciano intendere il bisogno d'aiuto. 
Le parole di Harry e Rose. 
Le parole, le parole vere, rimasero negli anni a venire nascoste in quella camera da letto, sede di un amore non destinato a durare in eterno. Un amore sofferto, un amore perdonato, un amore, seppur non eterno, impresso nelle mura di quella casa. 
Cosa ne sarà di Harry e Rose? 
Harry sembra aver preferito Harvard, in California, alla sua amata Inghilterra. 
Oxford era una bella università, ma non era abbastanza per Harry.
Lui voleva essere qualcuno, un giorno. Voleva salvare molte vite.
Voleva il meglio per la famiglia che avrebbe costruito con Rose. 
Però, secondo lui, Oxford non gli riservava il meglio. Questo, diceva Harry, era riservato in California.
Harry, oh Harry, se solo potesse tornare indietro nel tempo...
Cosa ne è di Rose?
Rose è vuota, è un corpo senz'anima.
Dov'è andata la sua anima?
E' con Harry, adesso. E' al sicuro, almeno così crede.
Ha detto che sarebbe tornato, eppure di Harry non c'è traccia.
"Dove sei, amore mio?" si ostinava a pensare Rose.
E intanto che continuava a pensare a un suo possibile ritorno, il colore viola che dominava i muri della loro camera si sbiadiva, e con esso anche il suo cuore.
Quando Harry era con lei il suo cuore era rosso, colmo di sangue, ma soprattutto, sbordante d'amore.
Harry. 
Il suo nome era impresso indelebile in ogni spazio possibile ed impossibile del suo cuore. 
Ma ora cosa ne è di quel nome?
Quando il suo cuore diventerà bianco, neutro e privo di colore, Harry rimarrà lì, impresso in quel colore bianco e privo di vita.
E quando il suo cuore smetterà di battere, Harry scalpiterà imperterrito, e vorrà far sapere al mondo intero che lui, anche se non concretamente, c'è ancora. 
E avrà ragione, perché Harry ci sarà sempre.
D'altronde cosa sarebbero Harry e Rose se non avessero mai amato? Cosa sarebbe il mondo intero senza amore?
Harry e Rose avrebbero avuto tutto nella vita, ma sarebbe comunque mancata la ciliegina sulla torta. Così hanno preferito rifugiarsi in un mondo dove non avendo niente avevano tutto.
Harry era riuscito a entrare nel cuore di Rose, era riuscito a dissipare le sue paure, era riuscito a smaltire le tonnellate di dubbi che la ragazza dalla chioma lucente si portava appresso.
Harry era entrato nell'intimità di Rose e, come si suol dire, far entrare una persona nella propria intimità è più intimo che andarci a letto.
Ed ora dov'è Harry?
Harry è ovunque. Harry è nell'aria. E' nella mente e nel cuore di Rose.
Harry è lontano.
Harry c'è, ma è visibile come una figura sfocata che riflette sulla superficie dell'acqua.
Rose lo ama, lo ama ancora, ma è arrabbiata con lui. Si è comportato male. Aveva promesso che sarebbe rimasto, che si sarebbe preso cura di lei, e invece è scappato come un codardo.
"Un comportamento infantile." pensò Rose.
"Ma io amo quel bambino alla follia." ribadì a se stessa.
"Però mi ha mentito." rifletté.
"Lo ha fatto per il mio bene." si convinse.
"Sei sicura, Rose, che lo abbia fatto per il tuo bene? Sei davvero sicura che Harry se ne sia andato in California per prometterti una vita migliore? 
Povera e ingenua ragazza. Lui non ti ha mai amata. Svegliati, apri gli occhi. Harry voleva farti del bene, facendoti del male." le sussurrò crudelmente la sua coscienza.
Ed ecco che i dubbi le invasero la mente come una flotta nemica che approda quatta quatta nella terra da conquistare.
Essi vinsero, ed ogni cenno di razionalità decedette quando il dubbio la trafisse con una spada.


Preparò le valigie confusionaria e distratta, buttandoci dentro le prima maglie che le capitarono sotto mano. Spazzolino e spazzola vennero gettati rudemente sopra l'ammasso di vestiti.
Niente trucchi: Rose è una ragazza acqua e sapone.
"Sei perfetta così." le ripeteva sempre Harry.
Ed è vero. Rose è perfetta.
I capelli neri e ondulati le ricadevano morbidi come una cascata di rose sulle spalle dall'altrettanta pelle morbida.
Il suo viso era adornato da soffici labbra rosa capaci di far venire il crepacuore, folte ciglia nere che facevano da contorno a delle preziose gemme blu ed un piccolo nasino alla francese che Harry adorava.
La sua carnagione era chiara e lucente, in più, brillava sotto la luce delle stelle, della Luna e del Sole, invidiosi di un essere tanto bello e puro.
Chiuse frettolosamente le valigie e si dirisse fuori casa, chiamando il primo taxi che passò lì davanti. 
«Dove la porto, signorina?» le domandò il conducente, girandosi verso di lei e attendendo una risposta.
«All'... all'aereoporto.» sputò forzata quelle due parole, uscite a fatica come due germogli dall'oltretomba.
Il tassista non se lo fece ripetere due volte e partì spedito per le vie della tanto amata Londra.
Le case, gli alberi, le persone scorrevano come una folata di vento davanti ai suoi occhi.
Rose guardò la città dissolversi davanti a lei.
"E' questo il mio destino?" si domandò.
"La vita mi trascinerà verso il baratro della fine come un fiume in piena?" continuò malinconica.
"Si, sei sola, Rose." si intromise la sua malvagia coscienza.
"No, c'è Harry con me. Io sto andando a prenderlo." obbiettò Rose.
Si sentì stupida a litigare con la sua mente, questo non era nient'altro che uno dei suoi soliti viaggi mentali. Era come una di quelle discussioni tra l'angelo sulla spalla destra e il diavolo sulla spalla sinistra.
"Harry se n'è andato." una spada si conficcò nel suo petto, proprio sul cuore, e scavava, si rigirava, disintegrava l'organo fino a farlo schizzare fuori dalla cassa toracica sotto forma di mille pezzettini.
Una lacrima cupa e silenziosa scivolò lungo la sua guancia destra, e venne subito ripulita dalla sua mano.
"Perché?" si ritrovò a pensare.
E questa volta nessuno si oppose, tutti rimasero in silenzio, perché a una domanda tale non vi era risposta logica, non vi era risposta concreta. Davanti a una domanda del genere non si poté fare altro che tacere e ascoltare le richieste di supplica di un cuore sottoposto ad una soglia del dolore cinquanta volte maggiore della norma.
Sapeva che non avrebbe dovuto innamorarsi, ma come avrebbe mai potuto resistere quella mattinata d'inverno nel café davanti a casa sua a due labbra così pure? Come avrebbe potuto rimanere immune a quelle candide labbra, oggetto di mille fantasie, riscaldate dal caffé in quella vecchia tazza bianca? E i suoi occhi? Oh, i suoi occhi...
Rose rimase allibita di fronte ad un essere tanto bello e puro, rimase scioccata quando si accorse che nel café dove era solita fare colazione di celava un uomo dal volto divino.
Rose pensò che un uomo così dovesse provenire dal monte Olimpo.
E poi? E poi Cupido segnò i loro destini.
«Eccoci arrivati.» il conducente paffuto irruppe nei pensieri di Rose, la quale tolse subito lo sguardo dal finestrino di fianco a lei e fissò senza alcuna emozione l'uomo che aveva davanti.
«Sono quaranta sterline.» Rose porse all'uomo i soldi e scese dall'auto, senza salutare né tantomeno ringraziare.
«E' sicura di stare bene, signorina?» le chiese il tassista.
La ragazza lo fissò per una manciata di secondi (che parvero ore), con lo sguardo colmo di malinconia, ed annuì con veemenza.
"Bugiarda!" le gridò la coscienza.
Con i soldi tenuti da parte per le emergenze riuscì a comprare un biglietto di sola andata per la California. Non conosceva quel posto, ma se la sarebbe cavata.


L'aereo decollò e, piano piano, guardandosi intorno, si convinse di essere in paradiso. Forse lo era veramente, forse era in uno stato di transito tra un mondo e l'altro.
Il vero paradiso erano le braccia di Harry.
Il suo paradiso è tutt'ora Harry.
Lei stava volando attraverso il paradiso per raggiungere il suo paradiso.
Dopo dodici ore di viaggio l'aereo finalmente atterrò, e Rose, una volta scesa, alzò gli occhi al cielo chiedendosi se anche Harry stesse pensando a lei.
Con un cenno della mano chiamò il taxi giallo visto in lontananza, e questo si fermò cosicché Rose potesse salirvici.
«Harvard.» non lasciò neanche il tempo al tassista di chiederle la direzione, che già euforica, nervosa ed ansiosa si fece la domanda e si rispose da sola.
"Calmati." le sussurrò la coscienza. "Fai un respiro profondo e tranquillizzati." Rose eseguì il suo consiglio, ma le mani fredde e sudaticcie, il tic alla gamba e il formicolio alle dita delle mani non erano di certo un buon segno.
In mezz'ora l'auto giunse davanti ad un grande parco, pieno di gente che camminava con dei libri tra le braccia, chi seduto sotto un albero a studiare e chi, invece, chiacchierava semplicemente con gli amici.
La mora scese dall'auto e un enorme edificio le apparse davanti agli occhi, distante una centinaia di metri da lei.
Camminò lenta con passo incerto, come per avviarsi all'entrata della scuola, e poi lo vide.
Eccolo, in tutta la sua bellezza, colpito dai forti raggi solari che illuminavano la giornata, avvinghiato alle labbra di una bionda.
Harry la vide vicino a un albero, immobile come una statua.
Il leggero venticello scosse i capelli di Rose, e con essi anche le sue lacrime.
Avrebbe voluto urlare, puntarsi una pistola alla testa, correre da lui per avere la certezza che sia stato soltanto uno scherzo, strapparsi il cuore con le mani e ridurlo in poltiglie più di quando l'abbia già fatto Harry, ma non fece niente di tutto ciò.
Avrebbe voluto addormentarsi e risvegliarsi nel letto della loro stanza a Londra, avvinghiata ad Harry, ed accertarsi di aver avuto solo un incubo, ma niente di tutto ciò era vero.
Semplicemente stettero tutti e due in piedi, immobili, a cento metri di distanza, a fissarsi, a urlare silenziosamente quanto lei lo ami e quanto lui sia stato stupido.
Non si mossero. Rimasero imperterriti con gli occhi vuoti a guardarsi senza spicciar parola, mentre tutto il mondo cadeva a pezzi.

 
Che cosa buffa l'amore.
L'amore ti strattona e lascia i lividi. E' la sua firma, quella.
L'amore ha la doppia faccia: da un lato trova il modo di diventare la salvezza di ciascuno di noi, l'equilibrio, la felicità... è gentile e premuroso. Poi, però, scaraventa le persone a terra e le picchia a sangue, e non da loro pace.
Le getta senza pudore in un vortice e assorbe la loro anima. Si prende tutto, lasciando la gente a mani vuote. 
Per questo, quando si cammina per strada, è consigliabile indossare un giubbotto anti proiettili, cosicché quando a Cupido viene voglia di giocare ne esce perdente.






*spazio autrice*

Sciao bele! Eccomi qua con la mia prima os, che ve ne pare?
Ci ho messo più di una settimana a scriverla perché volevo essere sicura di scrivere qualcosa di esplosivo ed emozionante. Ci sono riuscita?
A me piace molto, e ad essere sincera ogni volta che la rileggo mi viene il batticuore. Il comportamento di Harry è stato inspiegabile. In cosa ha fallito, Rose? Lei gli ha donato tutto il suo amore, fino all'ultima goccia, ma evidentemente per Harry non era abbastanza. Niente per Harry era abbastanza, e la povera Rose ne ha subito le conseguenze. Che colpe aveva lei? Nessuna, oltre a quella di amare incondizionatamente il nostro caro Styles.
Vi sarei infinitamente grata se lasciaste una recensione, ho bisogno di pareri per sapere se il mio modo di scrivere vi piace oppure c'è qualcosa che non va. Accetto senza nessun problema le critiche, purché non siano insulti.
Per scrivere questa storia mi sono ispirata ad un racconto letto in classe durante l'ora di antologia, intitolato "ricordi senza verbo".
Il titolo, invece, è un pezzo di frase della canzone "le tasche piene di sassi", di Jovanotti.
Prima di dileguarmi vi saluto e vi lascio gli indirizzi dei social networks in cui potete trovarmi per qualsiasi cosa (domande, curiosità, chiaccherate...) .

Twitter: https://twitter.com/whipemysoul
Facebook: https://www.facebook.com/hfjoigrg?ref=tn_tnmn

Tanti saluti. c:
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 

  
Leggi le 18 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Wipe_My_Soul