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Autore: Mon    08/06/2013    1 recensioni
Una delle cose che, invece, Laura adorava del suo lavoro, era quella di poter andare ai concerti e poterli vedere da una posizione assolutamente privilegiata. Stare al fianco del palco e vedere allo stesso tempo la band che si esibiva e il pubblico che cantava tutte le canzoni a memoria era una delle cose che la emozionava maggiormente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Gambler'
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Nate era seduto su una poltrona nella hall dell’albergo, erano circa le sette di sera; aspettava i suoi compagni di avventura per recarsi sul luogo del concerto, rigirandosi il cellulare tra le mani. Avrebbe tanto voluto provare a chiamare Laura, solo per sentire la sua voce, ma si sentiva uno stupido. Lei sicuramente aveva la sua vita, non aspettava di certo una telefonata di Nate come lui, invece, ne aspettava una di Laura. 
Guardava lo schermo del suo cellulare, quando si sentì chiamare dalla voce di Jack. Alzò lo sguardo, l’amico si sedette al suoi fianco.
«Nate, vuoi staccare gli occhi da quel telefono? Rassegnati, Laura non ti chiama...»
«Non sto aspettando una telefonata di Laura!» mentì.
«Oh si invece! Mi dici qual è il problema tra voi due?»
«Non c’è nessuno problema! Io ho la mia vita e lei la sua...»
«Allora chiamala tu. Giusto per sapere come sta...» disse Jack, alzando le spalle.
Nate si portò una mano davanti al viso, sventolandola e facendo il gesto tipico che sta ad indicare all’amico di essere pazzo.
Jack sorrise. «Perché no?»
«Perché non avrebbe senso. Tra noi vige un patto e non voglio essere io il primo a romperlo!»
Jack conosceva Nate, stava per cedere e per raccontare quello che stava succedendo. Provò ad insistere. «Ed è quello stupido patto che vi impedisce di stare insieme?»
Vide l’amico irrigidirsi sulla sedia. «Non è il patto, sono le nostre vite che ce lo impediscono...» rispose, spazientito, Nate. Abbassò lo sguardo.
«Nate, smettila! Guarda Andrew, lui ha una moglie, sta lontano per tanto tempo, ma quando torna a casa lei è li ad accoglierlo e lui è l’uomo più felice del mondo. Perché non vorresti esserlo anche tu?»
«Perché io potrei tornare a casa e non trovarla ad aspettarmi. Magari è stata mandata a Londra per un’importante intervista...»
Jack guardò l’amico, compiacendosi di quello che era riuscito a fare. Nate stava per cedere definitivamente. Affondò il colpo. «E se glielo chiedessi?»
Il ragazzo scoppiò a ridere, una risata fatta con gusto. Jack lo guardò, alzando un sopracciglio. «Si vede che non conosci Laura. È impossibile che lei rinunci al suo lavoro, e ne ha tutte le ragioni. A lei piace, non posso chiederle di smettere...»
«Nate, hai pensato che se tu sei in questo stato, magari anche lei è messa come te?»
Il ragazzo scosse il capo. «Non credo sia il caso di Laura, lei è diversa...» rispose, guardando un punto nel vuoto.
«Mi dici cosa ha di tanto speciale?»
«È Laura e basta. È la prima che è riuscita a tenermi testa in tante discussioni, persino sul basket. Perché Laura, oltre ad essere appassionata di musica, lo è anche di basket e ti ricordo che quello è il mio sport preferito!» rispose il ragazzo.
Jack guardava Nate parlare di Laura e si rese conto che non si trattava più di un semplice gioco. Nate si stava innamorando della ragazza, forse senza saperlo, o forse conoscendo benissimo i suoi sentimenti, ma la paura era più forte di tutto il resto.
«Chiamala, faresti la cosa giusta...» disse Jack, alzandosi dalla poltrona e mettendo una mano sulla spalla dell’amico.
Nate lo guardò allontanarsi poi prese il telefono e compose il numero di Laura. Si portò il cellulare vicino all’orecchio e aspettò che lei rispondesse. Cosa che, invece, non successe.

***

Laura rientrò a casa intorno a mezzanotte; accese la luce del suo appartamento, appoggiò la sua borsa sul divano, aprì il frigorifero e prese la bottiglia d’acqua. Nonostante fosse notte era ancora molto caldo e lei era appena rientrata dopo aver accettato l’aperitivo e la cena insieme a Thomas. Erano stati a mangiare il pesce in uno dei ristoranti sul lungomare di San Francisco; si era divertita, le aveva fatto bene stare in compagnia di Thomas, per qualche ora non aveva pensato alla persona che ormai attanagliava tutti i suoi pensieri: Nate.
Non voleva ricominciare a pensarci, quindi decise di accendere la televisione, guardare qualche programma stupido e lasciare che Morfeo arrivasse il più in fretta possibile a stringerla tra le sue braccia.
Riuscì ad addormentarsi solo verso le due e mezza del mattino, imprecando perché il giorno successivo doveva essere in ufficio alle 9 e si sarebbe dovuta svegliare alle sette. Le restavano poco più di quattro ore per riposare. 




Salve a tutti!
Allora questo è il capitolo che sono riuscita a buttare giù oggi. Mi devo ancora riprendere dal concerto dei Green Day, quindi scusate se non è perfetto. La mia ispirazione, così come la voglia di fare qualsiasi cosa, l'ho lasciata al palazzetto di Bologna insieme a loro. Mi hanno svuotato di qualsiasi energia, ma ho realizzato il sogno di una vita: vedere live la mia band preferita e in più il giorno del mio compleanno. Non potevo avere regalo migliore. 
Va beh, non voglio ammorbarvi con queste storie, quindi vi lascio in pace e torno nel mio silenzio.
Al prossimo capitolo.
Mon.

  
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