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Autore: Haley_V    08/06/2013    2 recensioni
Harold Edward Styles, è il primogenito di una media famiglia borghese di Londra. La sua vita, fin da quando ne ha memoria, trascorre tra i libri e la contemplazione del mare e del cielo stellato. Sogna una vita diversa da quella a cui è relegato, una vita in cui le decisioni di suo padre non possano influire così negativamente, una vita dove le sue ali possano spiegarsi libere, e aiutarlo a fuggire in un luogo lontano, un luogo che nessuno conosce. Louis è un ragazzo della periferia, fuggito dalla sua famiglia perchè, a differenza di altri, ha avuto il coraggio di andare via. La sua vita non è esattamente tutta rose e fiori, ma il coraggio di sognare e di lottare per i propri sogni lo spinge a tenere duro, e a sognare una vita fatta di libertà e di spensieratezza, una vita dove il tempo resti sempre lo stesso, dove poter rimanere giovane per sempre. Le loro vite, senza una reale spiegazione, si intrecceranno, ed entrambi impareranno che, a volte, per poter fuggire via, si deve volare in due.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Londra, Settembre 1915



 
Ad Harold Edward Styles, figlio di una media famiglia borghese di Londra, era sempre piaciuto il paesaggio della costa inglese. L’ultimo mese estivo poi, era il suo momento preferito. Adorava vedere i gabbiani volare via all’orizzonte, alla ricerca di chissà quale vita nuova e fantastica aldilà del mare, osservare la spiaggia deserta sotto di lui che veniva bagnata dalle onde che arrivavano a riva, e vedere quelle stesse onde tornare indietro, e poi ritornare a bagnare la sabbia, in un movimento continuo e silenzioso che dettavano parallelamente il suo respiro. Adorava rimanere intere giornate a fissare il cielo di prima mattina, dalle dune poco più in là, a scrivere sul suo taccuino, solo e lontano da tutti. Amava quel posto, perché quando era lì era soltanto un ragazzo di 19 anni, amante della vita e con un dannato bisogno di fuggire via. Quando era lì, era soltanto Harry.
Non seppe dire quanto rimase seduto in spiaggia, quella mattina. Solo quando, svogliatamente, sfilò dal panciotto il suo orologio da taschino per controllare che ora fosse, si rese conto di aver fatto davvero tardi. Strabuzzando gli occhi, agitato, si alzò in fretta dal suo posto, pulendo sommariamente i residui di sabbia dai suoi vestiti, e senza perdere il tempo per un’ultima occhiata, corse verso casa.
Con il fiato corto nella gola, maledì l’assenza di un taxi in periferia, una volta che fu arrivato a metà strada; si fermò per riprendere fiato, guardandosi attorno: per fortuna mancavano pochi isolati e sarebbe arrivato in tempo per l’evento di quella giornata, anche se francamente, lo avrebbe evitato più che volentieri. I suoi genitori, Anne Jeneviev* Cox Styles e George Edwin Styles, non erano gente nobile; la sua famiglia apparteneva all’alta borghesia di Londra, quel livello intermedio a metà tra l’alta nobiltà inglese, quelli che Harry definiva “i più alti lacchè della corona”, e i cosiddetti “poveracci”; insomma, uno stato di semisuperiorità, da cui entrambi i coniugi Styles, come d’altronde tutti i membri di quello stesso ceto sociale, tentavano continuamente di uscire, per ambire a livelli più alti. Più che altro, chi veramente puntava a salire la scala sociale era suo padre; uomo austero, sebbene tenero in fondo, che voleva solo il bene per i suoi figli, ma che, da bravo uomo dell’epoca, e figlio di una rigida educazione cristiana, non riusciva a dimostrare se non con “vecchi metodi”; metodi che puntavano solo ad ottenere effetti contrari. Sua madre invece, figlia di una famiglia borghese originaria dello Yorkshire, era una donna estremamente dolce, che amava la sua famiglia e che adempieva ai suoi compiti; non pensava che suo padre fosse un uomo cattivo, ma a volte credeva che sua madre gli desse troppo retta.

-         Scusa il ritardo mamma! – esclamò, una volta arrivato in salone.
-         Tesoro, eccoti finalmente! Dov’eri finito?
-         Ho perso la cognizione del tempo, devi perdonarmi… gli ospiti sono già arrivati?
-         No, saranno qui a momenti… va a cambiarti, prima che tuo padre ti veda…
 
-         Harry Edward Styles! Ti sembra questo il momento di presentarti a casa?
-         Padre, io…
-         Non cercare di tirar fuori scuse! Sai che oggi per me e tua madre è una giornata molto importante! E non solo per noi, ma per l’intera famiglia! Oggi il conte e la contessa di Wolverhampton, non che nostri cugini, saranno nostri ospiti, e non possiamo sfigurare! Non puoi star sempre in giro a bighellonare come un nullafacente!
-         Caro, non credi che…
-         Non intrometterti, Anne! Deve imparare a crescere e lasciar perdere certe fantasticherie da fanciulli! È quasi un uomo, ormai!
Per evitare che la discussione potesse degenerare, Harry prese un respiro profondo, e mantenendo un’ostentata calma, rispose a suo padre, nel tentativo di calmarlo:
-         Ho solo fatto tardi perché ero in spiaggia a contemplare il mare, padre, non intendevo mancare di rispetto ne a te, ne alla mamma. Prometto che non farò più ritardo, d’ora in poi.
-         Lo spero bene. – rispose secco. – ora va di sopra, e cambiati. Non puoi certo presentarti insabbiato come un mollusco ai nostri ospiti.
Con una smorfia che fece fatica a celare, Harry sforzò un sorriso di obbedienza verso suo padre, e dopo aver sorriso tranquillo a sua madre, che lo guardava desolata per l’accaduto, corse di corsa al piano di sopra per cambiarsi d’abito. Una volta in camera sua, non potè fare a meno di notare il disordine che si era dimenticato di risolvere sulla sua scrivania. Tutte le sua carte erano sparse sul ripiano di mogano scuro, e la grande finestra rotonda davanti a lui, era spalancata. Mentre si accingeva a sistemare, un improvviso colpo di vento mandò all’aria metà dei suoi lavori; con prontezza si tuffò verso i fogli che avevano iniziato a volare per la stanza, e per un pelo non perse la presa su uno di questi, che aveva quasi lasciato la stanza per volare fuori; lo aprì, e con suo grande piacere trovò un disegno fatto da lui.
Il disegno, o meglio, una bozza mal fatta pochi mesi prima, ma con scarso risultato, raffigurava in modo sbilenco un paesaggio fantastico, pieno di palme, alberi d’ogni tipo e fiori di ogni colore; il cielo immaginato da lui, sebbene non fosse stato colorato, era di un azzurro vivido, pieno di nuvole bianche punteggiate qua e là, mentre qualche gabbiano volava verso l’orizzonte e la sabbia risplendeva alla luce del sole. In basso a destra, scritto con una bella calligrafia ordinata, lesse una frase che riconobbe come un suo appunto:
“la pace interiore si può trovare nei posti più impensabili, anche quelli che non esistono.”
Non ricordava dove avesse sentito quella frase, ma a lui piaceva,  e secondo lui era vera. Aveva immaginato quel mondo fantastico poco tempo prima, mentre era seduto sui sedili in pelle di una scomoda carrozza, diretto verso uno di quelli ennesimi ricevimenti di lavoro del padre. Era riuscito a portare con se una matita e qualche foglio, e in un momento di distrazione, aveva iniziato a disegnare. Non era mai stato bravo, ma a lui quello schizzo piaceva, e rappresentava tutti i sogni che non aveva il coraggio di realizzare. Sapeva che probabilmente sarebbe passato tanto tempo prima di poter volare via, ma continuava a sperare, anche se suo padre, sebbene in buona fede, si ostinava a programmare una vita che proprio non faceva per lui.
L’attesissima cena con i cugini di Wolverhampton, Theresa e Samuel Payne, e il loro unico figlio maschio Liam James Payne, non tardò ad arrivare. Non che ad Harry dispiacesse vedere il cugino, con cui aveva passato i migliori momenti della sua infanzia, ma proprio non gli andava di passare un’intera sera seduto ad una sedia, a mangiare piatti mai cucinati da sua madre, se non per fare bella figura a eventi del genere, e a sorbirsi la scena di suo padre, che tutto in ghingheri, vestito da uno smoking che rimaneva inamidato nell’armadio per metà dell’anno, e dai gemelli d’oro che mai gli aveva visto indossare, parlottava amabilmente col cugino Samuel usando termini che probabilmente nemmeno conosceva, e disquisendo su argomenti di cui non trattava mai, come ad esempio la situazione economica inglese e le abitudini ultime della regina. Davvero quella scena di lecchinaggio gli faceva venire il voltastomaco.
 
-         Hai sentito delle ultime mosse degli austriaci ?
-         Si, ma sinceramente sono rimasto scosso dalle ultime decisioni della regina. Cosa ne pensi del patto stipulato con l’Intesa?
-         Credo che l’Italia se la sia presa piuttosto comoda, ma… lascio questi argomenti a chi se ne intende più di me.
Ascoltare i due uomini parlare di argomenti che nemmeno gli interessavano, lo convinsero ancora di più a lasciare la sala da pranzo. Sospirò, sazio, mentre si guardava attorno in cerca di una via di fuga. D’un tratto incontrò lo sguardo di suo cugino, che sorridendo furbo, gli fece un occhiolino, in segno di intesa. Ricambiò, e aspettò la prima mossa da parte sua.
 
-         Allora Liam, come va con gli studi?
-         Oh, molto bene Zia Anne. La facoltà di psicologia mi affascina moltissimo. E ogni lezione del professor Malik è sempre più interessante della precedente. Ritengo abbia un modo di spiegare che ti spinge a studiare la sua materia..
-         Oh, sono contenta caro. Harry sceglierà la sua facoltà solo l’anno prossimo, ma…
-         Probabilmente si iscriverà alla facoltà di medicina. – rispose secco George, interrompendo la moglie a metà frase. Harry per poco non si strozzò con l’acqua che aveva bevuto, ma cercando di mantenere la calma, rispose a tono.
 
-         Padre, ne abbiamo già parlato. Non mi iscriverò a medicina. Anzi, in realtà pensavo di provare la facoltà di letteratura..
 
-         Bah, - esclamò il padre, - almeno sii sicuro di quello che dici! Già non mi va giù che tu provi una facoltà come quella, una facoltà di perdigiorno,  a parer mio, ma almeno sii deciso! Devi imparare a prendere le tue decisioni, perdiana!
 
-         Padre, ti ricordo che manca più di un anno …. – iniziava seriamente ad infervorarsi, ma discorsi del genere erano tipici di suo padre. Era quasi un hobby quello di mettere in discussione ogni sua mossa. Mentre cercava di replicare, però, Liam intervenne nella discussione:
 
-         Io credo che invece sia un’ottima facoltà a cui iscriversi. Inoltre quella di Londra ha davvero una fama notevole, anche al di fuori della contea. Nel mio viaggio  verso Parigi, l’inverno scorso, ho sentito alcuni studenti che ne parlavano. Se persisterà nella sua scelta credo sia decisamente ben orientato verso un ottimo indirizzo di studi.
 
George Styles, alle parole del rampollo dei Wolverhampton, non potè che tacere, annuendo tranquillo. Tornò a sorseggiare il suo bicchiere di brandy, senza pronunciare altre parole, mentre Harry, sorrise grato al cugino per essere corso in suo aiuto.
-         In ogni caso, - aggiunse il riccio – dicevo appunto che manca più di un anno alla mia iscrizione all’università, per cui potrei sempre cambiare idea per allora. Nessuno può dirlo. Comunque quella di letteratura è una scelta praticamente definitiva. Detto questo, - esclamò, - io e il cugino Liam usciamo per prendere una boccata d’aria. Mi ha confidato, poco prima, di non ricordarsi alcune strade di Londra, e approfittando della poca luce che ancora c’è, vorrei fargliele vedere. Sapete, ricordi di infanzia..!
Liam, dal canto suo, si limitò ad annuire, sorridendo imbarazzato. Congedò i genitori con un – saremo di ritorno entro le undici! – e gli zii con un – è stata una bella serata zio George, - e ancora – la cena è stata ottima, zia Anne – e per raggiungere il cugino, corse fuori. Harry aveva già seminato l’abitazione a grandi passi, e il biondo fece fatica a raggiungerlo. Quando arrivò dietro di lui, questo camminava tranquillo per la strada, con le mani nelle tasche e lo sguardo puntato nel cielo.
 
-         Allora cugino, queste scuse le improvvisi al momento o ci lavori di notte? – esclamò ridacchiando.
-         Ahah oh caro cugino, con un padre come il mio queste scuse iniziano a venirti naturali..
Scoppiarono entrambi a ridere di gusto. D’un tratto Harry si fermò, con un grande sorriso spuntatogli in viso.
-         Hey Harry, cosa c’è?
-         Sai dove siamo, caro Liam? – mormorò, sorridendo.
-         Mm no, dove?
-         Questi, mio caro cugino, - disse  - sono i giardini di Kensington! Quanto tempo è passato!
-         Continuo a non capire… - mormorò Liam, perplesso.
-         Oh, con te ci sono stato poche volte, ma fin da piccolo ci passavo intere giornate, a leggere, scrivere … anche solo ad osservare le anatre che nuotavano nel laghetto, o a contare le nuvole in cielo… è un posto magico a mio parere. Vieni con me.
Detto questo, prese per mano Liam e lo trascinò all’interno dei giardini. La sera era ormai quasi imminente, e per i vialetti, come in strada, si vedevano sempre meno persone. L’estate non era ancora andata via del tutto, ma quel poco di caldo che aveva accompagnato Londra ad agosto, aveva lasciato il posto ad una brezza più leggera, segno che l’autunno era quasi alle porte. Dopo aver camminato a lungo, si sedettero entrambi su una panchina, a godere di quella brezza serale e della vista del cielo stellato sopra di loro.
-         È davvero bello qui, devo riconoscerlo… - mormorò Liam.
-         Te l’avevo detto. Un posto magico. Era tanto che non ci venivo… - sospirò.
-         Cosa credi di fare, con tuo padre?
-         Mio padre dici? Non è così cattivo come sembra. Le sue a volte sono solo discorsi al vento. In ogni caso non siamo più nel ‘700, posso fare ciò che mi pare. Prenderò le mie decisioni come si conviene ad uomo del mio rango. Mio padre non avrà niente da ridire in proposito.
Il biondo gli sorrise, annuendo, poi entrambi tornarono a contemplare le stelle, senza dire più una parola; con uno spettacolo simile da contemplare, le parole non servivano. D’un tratto, i pensieri di entrambi vennero scossi da alcuni rumori provenienti dall’altra parte del parco. O meglio, le grida di alcune persone. Allarmati, entrambi si alzarono per andare a controllare.
Quando arrivarono alla fonte del rumore, trovarono una scena alquanto allarmante. Un uomo, e un ragazzo, forse di qualche anno più grande di loro, che stavano animatamente discutendo. O meglio, l’uomo teneva stretto per il colletto il ragazzo, che cercava inutilmente di dimenarsi per fuggire via. L’uomo teneva in mano un bastone puntato verso il ragazzo, e le sue intenzioni non sembravano di cortesia.
 
-         Buon uomo, può spiegarmi cosa sta succedendo? – si intromise Harry.
-         Questo furfante – esclamò adirato l’uomo, forse anche preso dalla sbornia – mi ha rubato dei soldi! Deve pagarla cara! – si rivolse al ragazzo, che ancora si dimenava tra la sua presa, con un ghigno in volto – un po’ di giustizia fai da te non ha mai fatto male a nessuno! La prossima volta ci penserà due volte prima di rubare!
Stava per dare addosso all’imputato, quando venne fermato dai due giovani.
-         Non vedo che motivo ci sia per picchiare un povero ragazzo a quel modo, signore. – continuò Harry. – piuttosto, a quanto ammonta la somma rubata?
-         Questo bifolco ubriaco si sta lamentando per nulla! – esclamò il ragazzo – si trattava solo di un paio di sterline! Le mie sorelle muoiono di fame, volevo solo rimediare per loro un misero pezzo di pane!
-         Taci, inetto! – esclamò ancor più forte l’uomo – e non raccontar frottole! Ora te le do di santa ragione!
-         Si fermi immediatamente! – intervenne ancora il riccio – la violenza non porta a nulla di buono! Piuttosto, lei, restituisca la somma a quest’uomo,e la facciamo finita!
-         Non ci penso nemmeno! Ha cacciato in malo modo le mie sorelle stamattina, quando avevano solo chiesto qualche soldo! Non sono io quello da biasimare!
-         Si calmi, si calmi. Facciamo così: lei restituisca la somma presa, e al resto ci penserò io. Siamo d’accordo?
Il ragazzo guardò Harry con sguardo indagatore, non molto convinto della proposta. Di stesso avviso era Liam, che subito lo strattonò:
-         Harry, ma sei sicuro? Non conosci nemmeno questo ragazzo, non sappiamo se sia uno di cui fidarsi!
-         Tranquillo Liam, ho tutto sotto controllo. – allora? Siamo d’accordo? – esclamò, rivolto all’uomo.
-         Io… e chi mi dice che non torni di nuovo a riprovarci, eh?
-         Ci penseremo noi, a tenerlo sotto controllo. E se lo beccheremo di nuovo a rubare, sarò il primo a darne conto alle autorità competenti. Ora lo lasci, la prego, e torni pure a godersi la serata. Al resto ci pensiamo noi, vero cugino? – esclamò, dando una gomitata nello stomaco del povero Liam, che ancora non era convinto delle azioni del cugino.
-         I-io .. ecco, … si! Ci penseremo noi, non tema!
-         Mm… d’accordo. – bofonchiò l’uomo – occupatevi voi di questo straccione.
E detto questo, gettò a terra il ragazzo, e incurante di tutto, continuò per la sua strada. Una volta a terra, questo tossì, per la presa che l’uomo aveva sulla sua gola. Harry prontamente si porse verso di lui per aiutarlo.
-         Tutto bene?
-         Si… non c’era bisogno di intervenire, sapevo cavarmela da solo, sa? Non sono mica un bambino, anzi, a giudicare dal vostro aspetto direi di essere qualche anno più grande.
-         Direi anch’io… ma a giudicare da come eravate ben sollevato da terra non direi che avevate la situazione sotto controllo. Comunque, piacere, sono Harry, e questo è mio cugino Liam. Potete chiamarmi il vostro salvatore,  se preferite. – disse, alzandolo da terra.
-         Il vostro sarcasmo mi stupisce. Vi insegnano anche questo nell’alta borghesia?
-         No, direi che è una dote naturale. Non mi avete ancora detto il vostro nome.
-         Louis. Vi basti questo.
-         Mi basterà. Vivete da queste parti?
-         Io… si.. più o meno. Ora dovete perdonarmi, ma devo proprio rientrare. La storia sulle mie sorelle, era vera. Mi stanno aspettando.
-         Aspettate!
-         Cosa?
-         Ecco! – esclamò, lanciando un sacchetto di pelle scura. – spero possa aiutare lei e le vostre sorelle. E cerchi  di scegliere meglio le sue vittime, la prossima volta.
-         Quello era solo un vecchio ubriacone, nobile solo per nomina sulla carta. Non avevo paura di lui.
-         Vi credo.
-         Ora devo proprio andare. Arrivederci.
-         È stato un piacere, Louis.
-         Anche per me, Harry.
Quando lo aveva aiutato, Harry aveva potuto osservare meglio quel ragazzo: aveva un visto dai tratti gentili, segnati solo dai segni della povertà, lineamenti quasi femminili, e due occhi di un blu vivido, che gli ricordava il mare che osservava all’alba o al tramonto. Non sapeva cosa stesse provando, in quel momento, ne perché l’avesse aiutato. Forse solo per semplice bontà d’animo, si disse, ma quando lo vide andar via, provò uno strano senso di vuoto, come se una parte di lui se ne fosse andata con quel ragazzo scalzo e privo di vestiti puliti. Nonostante le prediche e le osservazioni continue di Liam, durante il viaggio di ritorno verso casa, a cui non dava minimamente retta, continuava a ripetersi che dare a quel ragazzo, a Louis, quei soldi, fosse stata la scelta migliore da fare. Sentiva che quello sconosciuto, di cui conosceva solo il nome e il colore degli occhi, che ancora non andavano via dalla sua mente, avesse qualcosa di speciale dentro di se. Ma ancora non riusciva a spiegarsi cosa. 















La scuola è finita! Ci credete?! *^^* Io non riesco a crederci, non vedevo l'ora! Soprattutto perchè posso finalmente scrivere ** Bene, eccomi con una nuova Larry, spero vi piaccia :33 ho messo il genere erotico nelle info, ma proprio perchè ce ne sarà qualcuna sporadicamente messa qua e là, ma nulla di che. Ho avuto un'ispirazione così forte, che non vedevo l'ora di finire di studiare solo per mettermi a scrivere! E mi è venuto anche piuttosto lungo il capitolo, mi sto amando! Bene, detto questo, spero che la lettura vi sia piaciuta, e se volete dare un vostro parere, dirmi se vi piace, se non vi piace, perchè, cosa dovrei aggiustare, se invece va bene così, insomma, qualunque cosa, aspetto con immenso piacere una vostra recensione :3 
Vi lascio, spero abbiate gradito! 
Alla prossima, vi amo tutti *^*
xx Haley
  
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