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Autore: emily002    09/06/2013    0 recensioni
Harry Edward Styles è erede della famosissima compagnia Styles, studente all’ultimo anno della Styles High School e leader dei temuti One Direction, gruppo che conta cinque rampolli delle famiglie più ricche del paese che si divertono ad occupare le loro noiose giornate prendendo di mira poveri studenti che vengono picchiati ed insultati sino al punto di abbandonare la prestigiosa scuola dalla disperazione.
Marie Vonne è la figlia di una normale famiglia piccolo-borghese che gestisce una lavanderia e, dopo la scuola, cerca di aiutare i suoi genitori con le consegne per i clienti del loro negozio e facendo un lavoro ad un ristorante, con la sua migliore amica Sandrine.
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Ciaooo ragazze:)) Questa è la mia prima ff spero che vi piaccia:)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Traballavo con la bicicletta per il peso dei vestiti che mi portavo dietro. “Ma chi me lo fa fare?” Ah si certo, la mia grande gentilezza nei confronti dei miei genitori. Io sono Marie Vonne ho 16 anni, capelli corti neri e occhi marroni, niente di speciale. La mia famiglia gestisce una lavanderia, dopo scuola, oltre al lavoro che faccio qualche giorno alla settimana con la mia migliore amica a un ristorante poco frequentato, aiuto i miei genitori con le consegne per i clienti del negozio. Come sto facendo oggi. Una stecca di legno orizzontale mi costringe a frenare, cavolo mi trovavo a due centimetri da essa! Indietreggio impacciata con la bici e un uomo si affaccia da una cabina alla mia sinistra. Lo guardo un po’ confusa.
 
-        Dove  stai andando? – mi chiese il paffutello signore.
-        Emh, ho una consegna di fare – silenzio – Vonne lavanderia! – quello stupido “guardiano” se così si può chiamare, chino la testa verso destra, guardandomi con uno sguardo da vero idiota. “Ma capisci la mia lingua?!” dopo un po’ mi rispose con un semplice – Ah, okei – sforzai un sorriso e lo ringrazia dopo che, premuto un pulsante da dentro la cabina, alzò quel pezzo di legno davanti a me.

Iniziai a girovagare con la bicicletta intorno a questo enorme, immenso edificio. Non so neanche se si può definire edificio. Era gigantesco! Questa dovrebbe essere una scuola?? Porca vacca era più ampio grande di un ospedale! No forse adesso esagero, probabilmente erano uguali, ma comunque era gigante per essere solo una scuola. Appena vidi uno spazio libero, “parcheggiai” la bici ed entrai all’interno alla ricerca del mio cliente. Be’ se da fuori era bella, da dentro era tutt’altro. Fantastic! Si era veramente fantastica, stupenda, splendida! E la mensa? No quella non poteva essere la mensa! Era come una sala da pranzo, di quelle case ricche, ma solo più grande.  Con la visione di chef dietro al bancone che, facevano avanti e indietro per la cucina, invece di tua madre ai fornelli. Un soffitto altissimo, delle piante messe un po’ per tutto lo spazio, per decorare l’ambiente e tanti tavoli. Dal pianerottolo dopo le scale, m’incantai a guardare quello che in quel momento quei cuochi, con il completino bianco e il capellino da chef, portavano al bancone. Dolci di ogni tipo, anche alcune che non avevo mai visto in tutta la mia vita! Okei, avevo completamento la bava. “Ma è davvero una scuola questa??” Il mio “mangiare con gli occhi” tutto quel ben di Dio, è interrotto da uno studente che con il fiatone dalle scale, urla agli studenti in mesa: 

Ian è sul terrazzo, è sul terrazzo! Sbrigatevi! – subito dopo tutti gli studenti si precipitarono fuori dalla mensa, tra bisbigli ed eccitazione.
C’è qualcosa in quel nome che mi è famigliare – Umm, Ian.. Ian?.. IAN! – comincio a correre anch’io verso il terrazzo con gli abiti. “Cazzo, mi sono persa! Ma come ci si orienta in questa scuola? Se lo avessi capito prima, avrei seguito gli altri. Stupida, idiota!” Esco dall’edificio, sperando che ci siano cartelli d’indicazione da qualche parte, ma niente. Dopo ben dieci minuti di camminata, in lontananza vedo una folla di gente e, io ovviamente da persona curiosa mi avvicino e cerco di infilarmi tra quella folla. Mi guardavo in giro e tutti questi studenti stavano con il cellulare puntato verso l’alto. Passando tra gli studenti, ogni tanto facevo cadere l’occhio nei loro cellulari, così giusto per curiosità. “Non riesco a vedere un cazzo” alzo la testa e vedo un ragazzo in piedi sulla ringhiera della terrazza. “Ma è matto? Si vuol ammazzare per caso?” Due ragazzi davanti a me cominciano a parlare divertiti. – Ti avevo detto? Non sarebbe durato una settimana qui. – disse il ragazzo con il completo da ginnastica scolastico. “Cavolo, addirittura il completo di ginnastica scolastico! Ma quanto pagano questi all’anno?!” Ma che dici! Guarda che è durato tre settimane – disse l’altro ragazzo, con divisa scolastica “normale”. Ci mancava solo che ci fossero divise scolastiche anche durante le partite di polo, sempre se c’erano. Be’ era molto probabile che ci fossero. – Capirai il concetto è quello – finì di dire il ragazzo in tuta. “Ma che diavolo dicono questi imbecilli?!” Guardai nuovamente su, per guardare quel ragazzo alquanto pazzo e sanguinante. "Aspetta sanguinava?” No, forse era il contrasto con la luce che mi faceva brutti scherzi. “Oddio, aspetta un attimo” Ripercorro mentalmente la scena della mensa “Ian è sul terrazzo, è sul terrazzo! Sbrigatevi !” quelle erano parole di quel ragazzo senza fiato. Allora.. cavolo! “Ma sono proprio una mongola!" Chiedo subito informazioni per come giungere al terrazzo e mi precipito.

Sono arrivata! Ho completamente il fiatone. Ma non c’era un fottuto ascensore?! Mi piego in due per prendere fiato, alzo un attimo lo sguardo e noto che anche qui c’era la folla. Riabbasso lo sguardo sulle mie Vans e ricomincio a prendere fiato. Intorno a me non c’erano altro che bisbigli continui.

-          Allora è questo che volete no? – mi alzo al suono della voce che sovrastava quelle di tutti gli altri. Era Ian e, si cavolo sanguinava. “Ma che diamine succede qui?”Bene, vi do quello che volete – continuò a dire e si girò verso il vuoto davanti a lui. “Oh cavolo, si vuole suicidare!”
-          Aspetta! Ian aspetta! – mi buttai in mezzo a quella folla, riportando alla vita il ragazzo che si stava praticamente per buttare. Esita un attimo, ma poi si gira. – Perché? Tu chi sei? – Ottima domanda, dato che ero l’unica che non aveva una divisa scolastica o uno stemma appiccicato al mio abito.
–  Io? Ti stai chiedendo chi sono io? Ho una consegna per te. – dissi sorridendo e alzando i vestiti. – Vonne lavanderia! Sono solo 15 £, paga prima – il ragazzo giro la testa, alquanto scocciato. “Che tipo, non costa poi tanto se ti puoi permettere di frequentare una scuola come questa” Non mi da segni di vita. – Okei, allora facciamo 10£ ok? - chiesi, ma non rispondeva ancora. “Uffa!”Okei, l’uniforme è gratis, e il resto te lo lascio a 8£. Certo il tuo è un grande sconto! – dissi indicandolo.
-           Mi sto suicidando, manda il conto a casa mia – disse molto serio.
-          Oh, dai non fare cosi… - feci una faccia combattuta, che durò un nano secondo e il mio volto cambiò improvvisamente espressione, confusa, credo, o sorpresa, probabilmente sconvolta. - … ti-ti stai suicidando?? Ti vuoi ammazzare?? Perché?? – okei molto probabilmente ero confusa, sorpresa e sconvolta allo stesso tempo. – Guardati in giro, non hai visto quanto è bella la tua scuola?
-          Questa non è una scuola. È l’inferno!
-          Aspetta un attimo. Hai mai provato altre scuole a questa? – dissi sbuffando, al pensiero della mia scuola in confronto a questa. Con i suoi deliziosi dolci, mentre la mia ci offriva un misero pranzo, a base di budino scaduto e varie merdate.
-          Conosci gli One Direction?
-          On- one Direction? Umm, one direction, one direction… Cosa sono?  
-          Quando ricevi un cartellino rosso da loro, è come se fossi un morto che cammina per la scuola. Hai capito?
– Ero tarda a capire, ma in quel momento c’erano indizi ovunque per comprendere la situazione. Insomma si stava per buttare, sta sanguinando, molto probabilmente avrà ricevuto questo “cartellino rosso”. “Ma questo cartellino come si prendeva? C’è glielo avranno dato a calcio?” Cacciai violentemente questi stupidi pensieri dalla testa, non era il momento per pensarci.
-          Allora perché ti fai fare questo?? Sono solo degli stupidi, dove sono adesso e cosa fanno? Se non sono qui in grado di affrontarti allora non ne vale la pena! Mamma mia se fossero a scuola mia, gliene avrei date di quelle botte – inizia a parlare cercando di incoraggiarlo a scendere, nonostante il fatto che non sapevo di chi stavo parlando, sarà stata una cosa o una persona? Una sport o una squadra? Mah, alla fine presa dal mio discorso, comincio a dare pugni all’aria all’immagine di qualcuno di prepotente che, se la prende con i deboli. A quanto pare ero molto buffa perché lo sentì ridere.
-          Sono fortunati… - fece una pausa. “Fortunati chi?” - … i tuoi amici“ Oddio, mi legge nella mente”
-          Eh? – chiede leggermente confusa. “ Ma che centra?”
-          Perché hanno un’amica come te“Dio, questo legge veramente nella mente”, gli faccio un gran sorriso, “ma che carino che è”, mi lascio anche scappare una risatina e mi agito come se fossi una ragazzina che ha ricevuto il suo primo complimento dal ragazzino più carino del mondo.

Cerco di svegliarmi dal mio “trans” improvviso e volto il mio sguardo su Ian che, si sta per buttare.. Cazzo si sta buttando! Con uno scatto mi precipito verso di lui, buttando tutti i vestiti all’aria e affondo le miei manine sulla sua felpa. “Cazzo, ma è matto. Si è buttato!” Penzolava dalla terrazza dell’edificio ed io con tutte le mie forze cercavo di non mollarlo. “Ma questi studenti sono tutti stupidi?! Merda, invece di scattare foto aiutatemi cretini!” Non avevo neanche la forza di parlare. “Idioti, figli di papà!”
 
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L’impero economico dell’Inghilterra era principalmente nelle mani della compagnia Styles. Questa compagnia comprende il settore ellettronico, automobilistico, il settore di distribuzione e un’illustre scuola per i giovani ricchi della buona società. Questa è la Styles High School.
  
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