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Autore: Sugar    13/09/2004    3 recensioni
Notte di Natale, per Sirius e Remus...attenzione: slash e terrificantemente sdolcinata ^^"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esprimi un desiderio…

Esprimi un desiderio…

 

Il fuoco scoppiettava allegramente  nel camino acceso contro il freddo inverno, e  rifletteva vita dorata e guizzante sulle pietre scure e massicce tutt’intorno, sui mobili e sulle suppellettili della stanza, animando ogni oggetto. Aveva sempre pensato che quella fosse la magia più bella.

Per tutta la casa passeggiavano gli odori più disparati provenienti dalla cucina: tutti estremamente invitanti, sembravano adattarsi morbidamente all’ambiente e allo stesso odore del fuoco e del grande abete che troneggiava in salotto. Abete addobbato con cura, ma non ancora attorniato di regali; quelli sarebbero arrivati fra poche ore.

In mezzo alla stanza stava la tavola, apparecchiata minuziosamente ore prima.

Piatti, fondi e piani, bicchieri –quelli buoni- e posate scintillanti che sembravano cantare un invito a partecipare alla gioia di una festa così speciale. Così speciale per lui.

Al centro della tavola rotonda risaltavano le candele, perfetto complemento di tanta apparecchiatura.

Un vecchio giradischi diffondeva nell’aria le note di qualche sconosciuto complesso jazz; la musica scivolava sinuosa nell’aria, andando ad incontrare sui vetri delle finestre la danza dei fiocchi di neve che turbinavano con grazia.

Erano a malapena le otto, quando si sentì un leggero bussare alla porta.

Dei passi si affrettarono dalla cucina verso la porta, che si aprì lasciando entrare qualcuno. Un qualcuno che lasciò cadere il cappotto, fradicio di neve, sul pavimento, senza curarsene; aveva cose ben più importanti cui badare. Abbracciare e baciare l’uomo che gli era corso incontro dalla cucina era fra queste.

Restarono stretti  a lungo, prima che il più basso dei due –quello che era venuto dalla cucina- si staccasse leggermente dal compagno. Era un uomo di circa trent’anni, con i capelli castani dorati come miele, e dei grandissimi occhi d’ambra; nonostante fosse giovane, rughe di preoccupazione solcavano il suo volto, tuttavia sereno.

L’altro, che sembrava non volerlo lasciare andare, aveva lunghi capelli corvini e brillanti occhi grigi; ed era completamente zuppo, dopo un viaggio estenuante su una moto volante.

- Dio, sei bagnato fradicio! Che hai combinato per ridurti così?- disse Remus, scuotendo la testa con rassegnazione, come fa una madre con i propri figli all’ennesimo pasticcio.

-Oh, una sciocchezza....non ho freddo. Del resto… – rispose Sirius, con uno sguardo malizioso negli occhi vivi e abbassando la voce– Come faccio ad avere freddo con te vicino? –

E si avvicinò all’orecchio di Remus, prendendo a mordicchiarglielo delicatamente.

- Ooh, noo… non sei leale…- disse Remus, tentando con scarso successo di opporsi ai brividi che gli percorrevano correndo tutta la schiena.

Poi però, lottando furiosamente contro la parte di se stesso che avrebbe voluto passare alla conclusione della serata lì, esattamente sulla porta dove erano, riuscì a staccarsi da Sirius.

-Scemo..- disse dolcemente – aspetta, vado a prenderti un asciugamano.

Tornò poco dopo con un telo fresco di bucato, e prese a strofinare energicamente i lunghi capelli di Sirius, che continuava a prenderlo alla sprovvista con baci e carezze ogni qualvolta abbassava la guardia, facendoli cadere ben presto in una sorta di dolce sfida; indugiarono ancora un po’ nel gioco, fino a che Remus non si riscosse.

- Dai, è meglio se vai a farti un bagno caldo…con questi capelli lunghi ti prenderai un accidente, se no.- disse con decisione, accarezzando la lunga chioma nera del compagno.

-Sì, professor Lupin - rispose Sirius, prendendolo amorevolmente in giro.

- Razza di Auror maleducato!- fece Remus, fingendosi offeso e dirigendosi in cucina con un broncio talmente finto che non avrebbe convinto nemmeno l’amante più paranoico.

Sirius rise ad alta voce, e lo placcò sulla porta.

Mezz’ora dopo, Remus riuscì a tornare in cucina, mentre Sirius entrava in una vasca d’acqua bollente. Si stava rimboccando le maniche, quando si rese conto che non era rimasto nulla da fare; così un’idea gli balenò nella mente, disegnandogli un sorrisetto malizioso sul volto.

Arrivò di soppiatto alla porta del bagno, che era socchiusa, e si fermò a contemplare il corpo perfetto di Sirius, che gli dava le spalle, immerso nell’acqua.

Sirius. L’uomo con cui viveva. Suo compagno di scuola tanti anni prima, uno dei suoi migliori amici, il suo ragazzo poi…ed ora…il suo sposo? Forse…può darsi. La sua anima di sicuro. Improvvisamente si trovò sommerso dai ricordi, e dimenticò l’idea che l’aveva spinto fin lì.

Tornò alla sua mente, vivo, il giorno in cui aveva rivelato la propria licantropia, e la promessa che avevano fatto i suoi amici, di non abbandonarlo; tornarono alla sua vista tutte le mattine in cui svegliandosi nel letto dell’infermeria aveva trovato apprensivi occhi grigi che lo scrutavano con affetto; con amore. E quel giorno pieno di neve, come questo, in cui aveva tremato come un pulcino, ma non era per il freddo. Aveva tremato fra le braccia della persona che amava.

Ricordava ogni cosa; ogni gioia, ogni dolore passati. Ogni scelta sofferta eppure dovuta.

Tutti quelli che erano i mattoni della loro felicità; casa in perenne costruzione.

Era una strada lunga, ed era stata difficile; a volte impossibile. A volte avrebbero voluto abbandonare il cammino; la paura di non farcela era tanta.

E chissà, forse quello era un sogno, forse era l’utopico paradiso di due ragazzini che la vita aveva destinato ad altro.

Eppure, da qualche parte in loro una voce insisteva nel dire che era possibile, che loro erano lì; perché a volte le cose impossibili accadono anche nella realtà. A volte gli angeli portano in terra i sogni.

E a quanto pare era così; mano nella mano, un passo dopo l’altro, ce l’avevano fatta.

Remus era ancora fermo, sul finire di quei turbinosi pensieri; fermo sulla soglia del bagno, intento a contemplare un sogno.

 

Infine si scosse dai propri pensieri: fra poco sarebbe stato Natale, il 13 passato insieme…13: un numero fortunato, chissà se avrebbe portato fortuna anche per il futuro, si chiese; ma sapeva che sarebbe stato così. Era Natale, e restava ancora una cosa da fare…

Muovendosi il più piano possibile, arrivò alle spalle di Sirius e gli tappò gli occhi con una mano:

- E’ Natale: esprimi un desiderio.

 

  
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