Esprimi
un desiderio…
Il fuoco scoppiettava
allegramente nel camino acceso contro il
freddo inverno, e rifletteva vita dorata
e guizzante sulle pietre scure e massicce tutt’intorno, sui mobili e sulle
suppellettili della stanza, animando ogni oggetto. Aveva sempre pensato che
quella fosse la magia più bella.
Per tutta la casa passeggiavano gli odori più disparati provenienti dalla
cucina: tutti estremamente invitanti, sembravano adattarsi morbidamente all’ambiente
e allo stesso odore del fuoco e del grande abete che troneggiava in salotto. Abete
addobbato con cura, ma non ancora attorniato di regali; quelli sarebbero
arrivati fra poche ore.
In mezzo alla stanza stava la tavola, apparecchiata minuziosamente ore prima.
Piatti, fondi e
piani, bicchieri –quelli buoni- e posate scintillanti che sembravano cantare un
invito a partecipare alla gioia di una festa così speciale. Così
speciale per lui.
Al centro della tavola rotonda
risaltavano le candele, perfetto complemento di tanta apparecchiatura.
Un vecchio giradischi diffondeva
nell’aria le note di qualche sconosciuto complesso jazz; la musica scivolava
sinuosa nell’aria, andando ad incontrare sui vetri delle finestre la danza dei
fiocchi di neve che turbinavano con grazia.
Erano a malapena le otto, quando
si sentì un leggero bussare alla porta.
Dei passi si affrettarono dalla cucina verso la porta, che si aprì lasciando entrare qualcuno. Un qualcuno che lasciò cadere il cappotto, fradicio di neve, sul pavimento, senza curarsene; aveva cose ben più importanti cui badare. Abbracciare e baciare l’uomo che gli era corso incontro dalla cucina era fra queste.
Restarono stretti a lungo, prima che il più basso dei due –quello che era venuto dalla cucina- si staccasse leggermente dal compagno. Era un uomo di circa trent’anni, con i capelli castani dorati come miele, e dei grandissimi occhi d’ambra; nonostante fosse giovane, rughe di preoccupazione solcavano il suo volto, tuttavia sereno.
L’altro, che sembrava non volerlo lasciare andare, aveva lunghi capelli corvini e brillanti occhi grigi; ed era completamente zuppo, dopo un viaggio estenuante su una moto volante.
- Dio, sei bagnato fradicio!
Che hai combinato per ridurti così?- disse Remus, scuotendo la testa con
rassegnazione, come fa una madre con i propri figli all’ennesimo pasticcio.
-Oh, una sciocchezza....non ho
freddo. Del resto… – rispose Sirius, con uno sguardo malizioso negli occhi vivi
e abbassando la voce– Come faccio ad avere freddo con te vicino? –
E si avvicinò all’orecchio di
Remus, prendendo a mordicchiarglielo delicatamente.
- Ooh, noo… non sei leale…-
disse Remus, tentando con scarso successo di opporsi ai brividi che gli
percorrevano correndo tutta la schiena.
Poi però, lottando furiosamente contro
la parte di se stesso che avrebbe voluto passare alla conclusione della serata lì,
esattamente sulla porta dove erano, riuscì a staccarsi da Sirius.
-Scemo..- disse dolcemente – aspetta,
vado a prenderti un asciugamano.
Tornò poco dopo con un telo
fresco di bucato, e prese a strofinare energicamente i lunghi capelli di Sirius,
che continuava a prenderlo alla sprovvista con baci e carezze ogni qualvolta abbassava la guardia, facendoli cadere ben presto in una
sorta di dolce sfida; indugiarono ancora un po’ nel gioco, fino a che Remus non
si riscosse.
- Dai, è meglio se vai a
farti un bagno caldo…con questi capelli lunghi ti prenderai un accidente, se
no.- disse con decisione, accarezzando la lunga chioma nera del compagno.
-Sì, professor Lupin - rispose Sirius,
prendendolo amorevolmente in giro.
- Razza di Auror maleducato!- fece Remus, fingendosi offeso e dirigendosi in cucina con un broncio talmente finto che non avrebbe convinto nemmeno l’amante più paranoico.
Sirius rise ad alta voce, e lo
placcò sulla porta.
Mezz’ora dopo, Remus
riuscì a tornare in cucina, mentre Sirius entrava in una vasca d’acqua bollente.
Si stava rimboccando le maniche, quando si rese conto che non era rimasto nulla
da fare; così un’idea gli balenò nella mente, disegnandogli un sorrisetto malizioso
sul volto.
Arrivò di soppiatto alla porta
del bagno, che era socchiusa, e si fermò a contemplare il corpo perfetto di
Sirius, che gli dava le spalle, immerso nell’acqua.
Sirius. L’uomo con cui viveva. Suo
compagno di scuola tanti anni prima, uno dei suoi migliori amici, il suo
ragazzo poi…ed ora…il suo sposo? Forse…può darsi. La sua anima di sicuro. Improvvisamente
si trovò sommerso dai ricordi, e dimenticò l’idea che l’aveva spinto fin lì.
Tornò alla sua mente, vivo, il giorno
in cui aveva rivelato la propria licantropia, e la promessa che avevano fatto i
suoi amici, di non abbandonarlo; tornarono alla sua vista tutte le mattine in
cui svegliandosi nel letto dell’infermeria aveva trovato apprensivi occhi grigi
che lo scrutavano con affetto; con amore.
E quel giorno pieno di neve, come questo, in cui aveva tremato come un pulcino,
ma non era per il freddo. Aveva tremato fra le braccia della persona che amava.
Ricordava ogni cosa; ogni gioia, ogni dolore passati. Ogni scelta sofferta eppure dovuta.
Tutti quelli che erano i mattoni
della loro felicità; casa in perenne costruzione.
Era una strada lunga, ed era
stata difficile; a volte impossibile. A volte avrebbero voluto abbandonare il
cammino; la paura di non farcela era tanta.
E chissà, forse quello era un
sogno, forse era l’utopico paradiso di due ragazzini che la vita aveva
destinato ad altro.
Eppure, da qualche parte in loro
una voce insisteva nel dire che era possibile, che loro erano lì; perché a
volte le cose impossibili accadono anche nella realtà. A volte gli angeli
portano in terra i sogni.
E a quanto pare era così; mano
nella mano, un passo dopo l’altro, ce l’avevano fatta.
Remus era ancora fermo, sul
finire di quei turbinosi pensieri; fermo sulla soglia del bagno, intento a
contemplare un sogno.
Infine si
scosse dai propri pensieri: fra poco sarebbe stato Natale, il 13 passato
insieme…13: un numero fortunato, chissà se avrebbe portato fortuna anche per il
futuro, si chiese; ma sapeva che sarebbe stato così. Era Natale, e
restava ancora una cosa da fare…
Muovendosi il più piano
possibile, arrivò alle spalle di Sirius e gli tappò gli occhi con una mano:
- E’ Natale: esprimi un
desiderio.