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Autore: Shaine    09/06/2013    6 recensioni
Ti è mai capitato di sentirti un problema per le persone che ami?
Ti è mai capitato di non sapere più dove sia il confine fra finzione e realtà?
A loro sì, e si sono trovati in un bel guaio.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Ci siamo. Bona lettura ragazzi!



L'aeroporto era colmo di gente eppure nessuno badava ai due. Chris si nascondeva da occhi indiscreti sotto i suoi grossi occhiali da sole, il suo lungo cappotto nero e la sciarpa rossa che profumava intensamente di Darren Everett Criss.
Quel profumo gli entrava nelle narici e lo lasciava estasiato, come drogato.
Oh sì, in effetti era totalmente drogato di lui.

"Se avessi un altro modo per guardarti, lo farei. Ma questo sono io, questi sono i miei sentimenti e non posso farci niente."
"Credevo fossi una persona intelligente, veramente intelligente. Non so cosa sia cambiato in te."
"Che vuoi dire Ricky? Io sono sempre lo stesso."
"Che vuoi dire tu Chris, vuoi farla finita? Dimmelo subito, non giocare con paroloni, non girarci intorno. Mi fai solo ancora più male."

Ed era lacerante aver davanti a se la persona amata e desiderata con tutto il cuore, la persona che ti è stata vicina per troppo tempo e con cui hai condiviso troppe parti di te e vederla allo stesso tempo così distante.

"Non- non sto dicendo niente."

Dopo aver dato fiato a parole inutili e convenevoli Chris e Ricky decisero di calmare i toni e di uscire da quell'immenso aeroporto per andare in posti più riservati.
Chris aveva pensato di andare all'hotel e usufruire almeno un po' della sua camera, visto che nei giorni precedenti ci era stato solo pochi minuti e solo di passaggio, ma ricordando ciò gli venne solo il voltastomaco e prima di pensare a com'era squallido ciò che aveva fatto eliminò l'opzione hotel.
Ricky vedendolo spaesato intervenne e decise di portarlo verso Brooklyn che conosceva meglio di qualsiasi altro posto. Non fecero molte chiacchiere durante il tragitto e anche quando arrivarono e lasciarono il taxi tutto sembrava tranquillo, come lo era stato per mesi e mesi.
Ricky sorrideva tranquillo, o almeno lo sembrava, Chris guardava sempre l'orizzonte davanti a se.
Parlarono del lavoro, delle riprese e del teatro a cui stava lavorando il biondo e fu lui, poi, a concludere quelle conversazioni imbarazzanti.
"Guardaci, le persone potrebbero credere che siamo una coppia quasi felice." Disse ironizzando.
"Credo tu abbia ragione. Credo che dovremmo smettere di far finta che vada tutto bene."
Chris sputò quelle aspre parole senza rendersene conto e solo dopo aver concluso la frase si accorse che era la stessa scritta nel copione di Glee. Allora capì che la sua vita era proprio come un film.

Da quel punto in poi iniziarono a scaldarsi di nuovo attorno ad una strada deserta di Brooklyn, nel bel mezzo del gelo New Yorkese di metà novembre.

"No, tu non sei così. Sai benissimo che lui non ti potrà mai dare ciò di cui hai bisogno, lo sai benissimo! Per te ci sono io, il destino ha voluto farci incontrare in una cavolo di serata che faceva schifo ad entrambi. È destino, siamo fatti uno per l'altro! Non potrà durare a lungo tutta questa enfasi, lui è fatto per altri generi di rapporto. Lo sai benissimo anche tu che siete come il giorno e la notte."
Chris pensò alle parole forti che gli aveva lanciato Darren nei giorni precedenti, con che coraggio riusciva a metterlo in mezzo ora?
Sicuramente con lo stesso coraggio che lo aveva spinto fin li.

E di colpo Chris si sentì in una trappola a morse, ma perchè stava ancora tentando un ragionamento con Ricky? Sapeva benissimo di aver sbagliato, solo perchè non riusciva a concludere niente?
Mancò improvvisamente l'aria intorno a loro e i battiti del cuore rimbombavano nella testa del soprano confusa dal profumo forte che si ritrovava su ogni millimentro della sua diafana pelle. Desiderava subito potersi liberare da quel ragazzotto biondo e abbronzato, da tutta la storia che li circondava e scappare e correre e rifugiarsi e sentirsi finalmente libero stretto in un abbraccio. E tutte quelle sensazioni avevano solo un nome: Darren Criss.

Perchè solo adesso riusciva a capire? Tutti quei mesi insieme a Ricky erano passati fluttuanti in ricerca di una propria realtà, ma una realtà non gli apparteneva. I sentimenti probabilmente esistevano, ma tutto intorno non c'era niente dalla loro parte.
Soprattutto li, ora, sembravano più estranei che mai.

"Siete come il giorno e la notte possibile che non lo capisci?" Ricky spezzò tutto quel vuoto ripetando i suoi concetti e spronò Chris a replicare, ma il soprano si ritrovava nel bel mezzo di una tempesta, persone con le idee chiare, progetti futuri, progetti di un futuro. E il suo futuro com'era? La sua carriera era incisa, stava varcando il top, ma la sua vita? Della sua vita cosa gli apparteneva veramente?
Affondò il respiro nella sciarpa rossa che gli abbracciava il collo. Chiuse gli occhi e vide davanti a se tutto ciò che gli importava veramente. Nel gelo sentiva su di se ancora i baci caldi del ricciolo. Niente era più romantico di ciò che provava con lui. Si ricompose improvvisamente. Ricky era davanti a lui che aspettava una risposta, con la rabbia negli occhi e la speranza nel cuore.
"Questo lo dici tu. Ma sai ora cosa posso farmene delle tue acide parole? Niente Ricky, niente! Stai parlando senza sapere neanche quello che dici. Senza il giorno la notte sarebbe troppo buia, senza la notte il giorno sarebbe stroppo estenuante. È questa la realtà, il giorno e la notte si completano a vicenda, non potrebbe esistere niente in mancanza dell'uno o dell'altro. Questo devi capire. È così che mi sento ora. Intorno a me vedo un buio che solo un uomo può illuminare, e la verità è che quell'uomo non sei tu."



Darren varcava l'entrata est del parco New Yorkese, mani in tasca e sguardo dritto davanti a se.
Con il suo berretto rosso e il cappotto lungo fino alle ginocchia si mimetizzava fra la gente, mentre in testa mille note disturbate da altrettanti pensieri, suonavano per lui.



"Ah è così che stanno le cose? Okay! Andava tutto bene fra di noi. Siamo fatti uno per l'altro, ma no! E poi le parole acide sono le mie, Chris?
"Finiscila e abbassa i toni! La tua gelosia è estasiante! Mi hai fatto arrivare tu fino a questo punto! Sei tu che hai rovinato tutto!"
"Stai dicendo che la mia gelosia è inutile? Inutile a cosa? Guardaci, non avrei mai pensato di arrivare a questo punto con te, avevo dei progetti per noi e invece no. Mi scarichi dicendo che voi siete complementari. Ti rendi conto che mi stai mollando dicendomi che la colpa è solo mia?"
Il biondo continuava a gesticolare e Chris intanto ringraziava il fatto di essere in un vicolo deserto. Si vergognava.
"Io non ti ho scaricato, ho solo risposto ad una tua provocazione."
"Ma cosa hai in testa? Per favore dimmelo perchè io non ci sto più capendo. Non puoi girare fra mille parole, se vuoi finire la nostra relazione finiscila ma dimmelo ora. Non puoi tirare fuori il tuo amichetto e poi nasconderlo di nuovo. Sono venuto fin qui per te, Christopher, per capire cosa mi stai nascondendo da giorni perchè so esattamente che ci sono cose che io non conosco. Da persone mature, possiamo guardarci negli occhi? Puoi dirmi cosa è successo?"
"Cosa vuoi sia successo? Non è successo niente."
Sapeva benissimo che non era così, e lo sapeva anche Ricky che non era uno stupido ragazzino e che aveva capito tutto ciò che c'era dietro a frasi fatte e tutti quei grandi silenzi erano più rumorosi di quanto Chris potesse immaginare. Non era colpa sua o al meno non fino in fondo, sapeva benissimo che Ricky aveva ragione, sapeva benissimo di essere stato a letto con Darren, sapeva benissimo che il suo cuore batteva all'impazzata solo avendolo vicino. Ma la verità era difficile da tirare a galla.
"Dai Chris." -Ricominciò più calmo- "Guarda che non sono stupido."




Si sedette sull'erba umida.
"Ricordi i nostri sorrisi" si mise a cantare con una melodia che aveva già in mente da giorni. "Ricordi le nostre risate…" ripeté incerto del testo "È troppo corta."
Intorno a lui il prato era pieno di foglie cadute dagli alberi spogli, poca gente riempiva quell'area. Alcuni ragazzi in lontananza si scambiavano una chiacchierata bevendo caffè accompagnati da una sigaretta.
Gli venne voglia anche a lui di una bella bevanda calda quando il sole si nascose dietro a nuvole grigie e pesanti. Si strinse al suo cappotto e maledí il fatto di non aver cercato meglio la sua sciarpa, ignaro del fatto che quella semplice sciarpa stava dando tutta la forza a Chris per stare davanti al biondo, e ricominciò la ricerca delle parole per la sua melodia.
"Ricordo quando una volta eravamo abituati a ridere." Ci pensò un attimo, la ripetè più volte. "Ricordo che c'era un tempo in cui eravamo abituati a ridere." Ci pensò "Perfetto. Così è perfetto."
Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e iniziò a prendere piccoli appunti registrando qualche pezzo per non dimenticarsi nulla.
La sua memoria non era proprio di ferro.



"Cosa vuoi sentirti dire, Ricky?"
"Non lo so, voglio solo che tu dica qualcosa. Ti sto implorando. Sei tu il protagonista, no?"
"Il protagonista di cosa? Che stai dicendo?"
"Voglio solo farti capire che per te ho fatto di tutto e continuerò a farlo fin quando vorrai. Ma il fatto è che non so fino a quanto potremmo andare avanti così. Sei tu al centro, ora. Il gioco è tuo."
"Lo credi un gioco questo? È questo quello che pensi della nostra storia?"
"Perchè giri la frittata cambiando continuamente discorso? Dio, Chris, certo che non credo che sia un gioco, è solo un modo di dire. Lo sai benissimo cosa penso a riguardo, altrimenti dopo tutto non sarei qui. Ancora una volta per te."
"Non mi piacciono le tue parole."
"E a me non piacciono i capricci che stai facendo. Perchè eviti continuamente il discorso? Dimmi ciò che mi devi dire."



"Lui ti bacerà sotto la pioggia? Cucinerà come piace a te? Ti amerà come ti amo io? Non lo farà." Central Park dava tanta ispirazione, o probabilmente era solo la situazione. Darren aspettava una sola chiamata, un solo sms, un solo stupido contatto con Chris. La tensione gliela si leggeva in ogni minimo movimento meccanico che aveva. Tremava, ma il freddo era la cosa meno preoccupante. Si sarebbe preso un accidente restando li, ma almeno pensava ad altro, più o meno.
"Non va bene, diamine è corta! Vediamo. Lui ti bacerà sotto la pioggia? Lui cucinerà per te di domenica? Lui ti amerà, no non lo farà."
Stava uscendo una gran bella canzone, bella quasi quanto i sentimenti che la ispiravano.



Un ondata di gelo percosse Chris.
"Vuoi entrare in un bar?"
"Se non ti metti ad urlare o a fare scenate sí, preferirei."
I due ricominciarono a camminare per la via, un raggio di sole illuminava la parete di un palazzo grigio e dai muri rovinati, la strada era completamente all'ombra e di fatti l'aria che tirava era gelida.
Sarebbe stato naturale passeggiare mano nella mano, o abbracciati per sentire meno freddo ma non in quelle circostanze.
Erano come due ricci, due compagni che si volevano bene, ma non riuscivano a trovare l'equilibrio per stare insieme senza pungersi e quindi farsi del male. Preferivano stare al freddo piuttosto di trovare un compromesso. Preferivano camminare in silenzio piuttosto che ricominciare a litigare.
Pochi passi e si ritrovarono sulla East River. Arrivarono davanti ad un noto cafè, Ricky aprì la porta d'ingresso e da perfetto gentleman fece entrare Chris.
Il cafè era poco affollato, qualche studente sedeva a dei tavolini pieni di libri, quaderni, penne e evidenziatori di ogni colore, altri navigavano in rete con i loro pc e tablet.
In fila alla cassa c'erano solo una coppia, probabilmente colleghi di lavoro. Si misero dietro di loro.
Il tipo guardava la ragazza con occhi a cuoricino, sembrava esistesse solo lei in quel locale. Chris li guardava sognante, erano carini, ad ogni battuta della ragazza lui rideva e manteneva il sorriso anche nel silenzio. Subito dopo arrivarono le loro due ordinazioni e si allontanarono insieme. Chissà se sono colleghi, fidanzati, amici. Chissà, pensava Chris.
"Per me un caramel macchiato medio, tu cosa prendi?"
"Non-fat mocha grande, come sempre."
"Giusto, come sempre. È tutto. Grazie."
Ricky prese il resto, lo infilò nel portafoglio che teneva in mano e attese le bevande calde mentre Chris si allontanò occupando un piccolo tavolino lontano dagli altri.
Pochi minuti e i due erano di nuovo faccia a faccia.
"Grazie per il caffè."
"Quando tornerai a casa?"
"Non lo so, c'è ancora un mucchio di riprese da fare. Ieri abbiamo lavorato tutto il giorno e siamo rientrati molto tardi. Non ho risposto per questo. Avevo dimenticato il cellulare in stanza."
"Capisco."
"Non è vero. Perchè hai chiamato in camera, i responsabili e tutto il resto?" Ringhiò.
"Sapevo della tua realzione, ma non sapevo, al contrario, dov'eri con chi eri e cosa facevi. Non mi hai detto nulla, mi sembrava lecito sapere qualcosa del mio compagno dato che da alcuni mesi a questa parte la nostra storia è diventata qualcosa di importante, almeno per me. Non siamo due adolescenti, ci siamo impegnati in una convivenza e tu non mi dici neanche oh sono vivo, ciao ?"
"Sapevi che ero qui. Sapevi che ho molto lavoro da fare qui."
Ricky cercò di mantenersi calmo, sorseggiò il suo caffè e contò nella mente fino a dieci, poi fino a venti.
"Ti ho sentito strano la sera prima, come se mi volessi nascondere qualcosa. È quell'impressione che mi ha spinto a chiamarti più volte su quel cellulare sempre staccato. Scusami se mi sono preoccupato."
"La tua non è preoccupazione, ti sei fatto passare per mio padre!"
"Okay, mi dispiace non aver capito prima che il tuo lavoro portava il nome di Darre."
"come ti permetti!"
Chris alzò la voce minacciosamente.
"Ho sbagliato, scusa. Ma avevo le mie ragioni e non capisco perchè ora continui ad attaccarmi su tutto."
Ricky abbassò lo sguardo, quel biondino amava veramente il soprano davanti a lui. Dal primo momento aveva sperato in qualcosa fra loro e quel qualcosa era nato, ma sapeva perfettamente che quel qualcosa era anche destinato a morire. La speranza comunque, per lui, era l'ultima a morire.
"Quando inizi oggi?"
Chris ci pensò un attimo perchè in realtà non era sicuro degli orari, non aveva fatto caso al programma delle giornata, sapeva solo di dover iniziare verso sera.
"Credo dopo cena. Ho giornata libera."
Restarono in silenzio gustando i caffè caldi.
"È un silenzio imbarazzante."
"Cosa ti devo dire?"
"Ho lasciato tutto di corsa perchè volevo sentirti, e voglio sentire la verità. Cosa sta succedendo, seriamente, possiamo fare le persone mature?"
"Non sto facendo finta di niente."
"Chris, per l'amor del cielo, guardami negli occhi e dimmi qualcosa."
"Ti sto guardando, ti sto parlando. Cosa devo fare?"
"Evitare di nasconderti dietro ad un muro!" Battè la mano sul tavolo, uno studente poco più lontano alzò di scatto la testa dal suo pc portatile. Chris si nascose tenendosi la fronte dalla vergogna.
"Smettila subito di fare queste scenate. Non voglio che esca nessun pettegolezzo, chiaro?"
Ricky si scusò dispiaciuto.
"Cosa vuoi che ti dica? Che cosa vuoi sentirti dire? Dimmelo che ti accontento." Chris si sentiva una forza dentro di se che lo continuava a bloccare, in realtà era nel torto marcio e ne era a conoscenza, ma per qualche assurdo motivo non riusciva ad essere sincero con il ragazzo davanti a se. Non gli era mai capitato, ma probabilmente voleva davvero bene al biondo e sapeva quanto la verità poteva lacerare ogni rapporto che c'era fra loro e dopotutto, questo gli dispiaceva.
"Vuoi che me ne vada?" Chiese a quel punto il biondo.
"Sei venuto fin qui e dopo neanche due ore te ne vai?"
"Ho altre scelte?"



New York racchiude in ogni angolo qualcosa di speciale, nella sua frenesia esiste un mondo a parte. In poche ore può cambiare tutto in questo labirinto di acciaio, nascono palazzi e crollano sogni, nascono amori e terminano fidate amicizie. Nascono vite e nascono allo stesso momento speranze di chi sa che il proprio porto è qui, nella Grande Mela.
Darren rifletteva sul futuro e sul presente di quelle tante persone che passanvano con indifferenza davanti a lui, ognuna era diversa dall'altra, ma si notava nei loro respiri qualcosa di uguale.
Siamo tutti uguali, pensò, giovani illusi che cercano disperatamente uno sprazzo di felicità. Ma la felicità tanto non esiste, come fate ancora a crederci? Tutto va male alla fine, tutti ti deludono e tu resterai sempre li a porti domande a cui non saprai rispondere.
Nei suoi pensieri aleggiava crudele cinismo e non sapeva esattamente da cosa derivasse tutto ciò. Ah, sì, l'attesa. Quell'attesa era terrificante.
Una volta non ero mister positività? È vero allora che si cambia nella vita. Continuò a pensare scrollandosi la testa e passandosi una mano sui riccioli corti.
Era ancora nel suo piccolo angolo di paradiso a Central Park e seduto sull'erba che aveva ormai perso il suo colore acceso continuò a cercare la melodia che aveva in testa, per scrollarsi tutte quelle strane concezione dalla mente.

Tutti i ragazzi sognano, almeno una volta nella vita, di diventare grandi persone. Darren da piccolo sognava di esibirsi sul palco di Broadway e andare in giro per il mondo a cantare le sue canzoni. La fortuna era stata dalla sua parte e aveva raggiunto in poco tempo il successo che non si sarebbe mai immaginato. Non smetteva mai di ringraziare i suoi fan per questo, anche se a volte la vita da artista era difficile. In quei giorni si ritrovava in testa tante parole e tante note che parlavano da se, era un po' che non riusciva più ad esprimersi con la sua amata musica, ed ora che era tornato pensava anche di tornare su un palco con la sua chitarra.
Un tour estivo, potrebbe andare, sì ma si doveva dar da fare.



Chris non rispose e Ricky si alzò prendendo la sua giacca lasciata accuratamente sul bordo della sedia.
"Aspetta. Siediti dai."
"Non so cosa ti sia preso in questi ultimi giorni, non so cosa sia successo fino in fondo, immagino ma non so cosa pensi e cosa vorresti veramente, l'unica cosa che so è che qui non c'è posto per me. Solo, volevo sentirmelo dire dalla persona che, nonostante tutto, amo. E lo sai benissimo quanto io ti ami, Chris."
Anche Chris si alzò e si allacciò in fretta i bottoni del suo cappotto. "Usciamo." Poi disse.
"Io prendo un taxi e ma ne vado, mi dispiace. Prenderò il primo aereo e non ti darò più fatistio, nè a te nè a…"
"Cosa pensi sia successo?"
"Non lo so. È questo il punto. Fino a quando ho messo piede in questa città avevo ancora la speranza che la mia storia fosse la più bella dell'universo, ma quando ti ho visto ho capito tutto. Te lo si legge in faccia."
"Cosa? Che cosa?"
"Perchè non riesci a dirmelo tu?"
"Perchè mi sento un vigliacco."
Ricky si avvicinò a strinse Chris in un abbraccio, lo sentì ancora suo per un secondo, poi lo lasciò.
Sicuramente si accorse anche del profumo del soprano che non era il solito.
"Ho capito. Meglio che vada. Sappi che continuerò a volerti davvero bene." ed era sincero.
"Aspetta. Come faccio a parlarti? Mi sento uno schifo, mi faccio schifo."
"Non c'è bisogno Chris, davvero, posso arrivarci da solo, so già tutto da me."
"Ma…"
"Davvero."
"Sì è vero mi trovo in difficoltà. Sì è vero forse la storia con Darren non era del tutto chiusa. Sì mi fa ancora un grande effetto, ma non considerarmi una cattiva persona. Mi sono veramente legato a te e sono stato sempre sincero nei tuoi confronti, solo che, certe cose mi hanno fatto aprire gli occhi. Voglio dire, non è che prima vivevo con i paraocchi, solo che forse non sono mai stato tanto sincero con me stesso. Non fraintendermi Ricky, spero tu sappia quanto io tenga a te."
Ricky fece un cenno con la testa ascoltando quelle parole come lame che lentamente lo frantumavano.
"Capisco."
"Sto veramente bene con te, mi hai regalato attimi magnifici e una storia indescrivibile."
"Già."
"Ma probabilmente non siamo fatti uno per l'altro, sai? Il giorno e la notte. Sì, io e Darren siamo tanto diversi e su questo hai ragione, ma non puoi capire."
"Se lo dici tu."
"Non sto cercando di convincerti. Ti sto dicendo il mio pensiero."
"Si, l'ho capito. Probabilmente sarà così. Hai ragione."
"Ti prego non andartene."
"È meglio che torni a casa."
"Non andartene dalla mia vita. Lasceresti comunque un vuoto."
"Oh, forse Darren sarà in grado di riempirlo."
Chris abbassò lo sguardo non trovando altre parole, poi ricominciò a rispondere.
"Mi sento vivere quando sono con lui. Mi dispiace. Non è nè colpa mia, nè tua. Mi sento vivere e sto bene, sento...sento che sto bene. La mia risata con lui è più forte, i miei pianti più liberatori. Non posso farci niente se mi sento male quando non lo sento o se mi spunta il sorriso appena lo vedo. Me ne sono accorto troppo tardi e mi dispiace, ma non andartene. Prova a capire, se mi vuoi realmente bene, che con Darren e solo con lui posso essere realmente felice. Prova a capirlo, ti prego."
"Christopher, ci sarò sempre per te. Dammi solo un po' di tempo. Almeno prima cerca di capire tu la mia situazione ora. Non è bello vedere il tuo ragazzo con un altro, e tutto il mondo è anche felice di questo." Rise nervosamente sottolineando gli ultimi fatti.
"Oh non farti condizionare da questo per favore."
"Ah.. Sapessero."
"Ricky, per favore non ricominciare."
"Mi sembra solo di essere stato insieme ad una persona e non averla mai conosciuta. Pensavo avessi un briciolo di cervello Christoper, adesso andrai da lui e gli lascerai un bigliettino chiedendogli di metterti con lui? Sai come fanno i bambini. Mi sembra una cosa giusta per voi no? O forse siete già più avanti, ah sì, sicuramente tutti sapranno già tutto e l'unico imbecille qui sono io."
"Non sa niente nessuno e ti pregherei di tenere certe cose per te."
"Niente nessuno? Oh dai, mi prendi ancora in giro? Perchè quell'idiota non ha mai cercato di attirarti verso di lui anche in mezzo ad una folla? Scherzi, spero. Sappi che ho ancora gli occhi e ho visto certe foto dei giorni precedenti. Vi siete divertiti sulla pista di pattinaggio?"
"Okay ho capito sono il mostro della situazione! Sì ci siamo divertiti, sai? E okay, ti ho tradito, sì. Se ci tieni proprio a saperlo ti ho tradito e sono stato anche a letto con Darren Criss. Ed in ogni pausa eravamo stranamente insieme. E se te lo chiedi no, non ci visto mai nessuno negli spogliatoi della pista. Scusa se ho cercato solo di proteggerti, sembra che ogni cosa che faccia sia sbagliata e forse è veramente così. Bene, scusami. Scusami Ricky."
"Ci vediamo Christopher."
Ricky si avvicinò a Chris e gli lasciò un bacio distratto sulla guancia, poi si voltò una volta per tutte, richiamando l'attenzione di un taxi.
"Ciao." Saluto freddo come il gelo che ricopriva la città.



New York da sempre è la città dei sogni dove tutta l'apparenza di un pensiero sembra poter diventare realtà, ma a volte quegl'enormi grattacieli grigi sembrano incupirla, ed è per questo che Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux progettarono Central Park. Un progetto difficile e complicato, da alcuni detto pure impossibile eppure oggi lo si riconosce dall'immensità dell'universo.
Alla metropoli serviva un polmone verde che potesse raccogliere gli abitanti ad ogni ora del giorno per non far dimenticare a nessuno quando la natura fosse importante e tremendamente bella.
Central park con i suoi trecentoquarantun ettari ospita ogni giorno dal 1956 migliaia e migliaia di persone. C'è passato John Lennon, ci ha suonato Elton John; è popolato da ciclisti e da lavoratori svogliati, da ragazzini incantati e anziani ancora troppo concreti.
Ci passano parole, canzoni, amori, speranze, sogni infranti, dolori e liti. Ogni persona, ogni singolo essere che calpesta quei sentieri è un'anima diversa e speciale per ciò che è. Proprio come lo è il parco. Appena entri ti sembra di stare in un altro mondo, su ogni panchina c'è una dedica personale a chi non c'è più eppure è ancora tanto presente. Davanti ad ogni statua ci sono turisti meravigliati che scattano fotografia all'impazzata. Sotto ogni albero c'è un qualcuno che aspetta un qualcosa.


William Shakespear disse: "L'amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste fino al giorno dell'estremo giudizio. E se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, ma nessuno ha mai amato."


Darren era a pochi passi da quella grande statua che lo fissava, e pensava.
Il nostro è amore. Ne sono sicuro. Se non è amore che altro è? È amore, amore. L'amore non cambia, giusto? Lo dicevi tu.
Bisbigliava fra se cercando una risposta da quella figura in bronzo.
Era quello il suo luogo, era li che aveva passato il suo tempo. A poco a poco riempiva le pagine delle note a sfondo giallo sul suo cellulare di parole che gli uscivano dal cuore.
Cercava di togliersi dalla mente l'immagine del ragazzo che amava forse più di se stesso stretto in un biondo lampadato, ma più si sforzava e più quell'immagine gli tornava in mente.
Chris non poteva cambiare idea, Chris doveva tornare dal suo ricciolo.
L'amore non muta, lo diceva uno saggio, bisognerà fidarsi.

"Remember there was a time when we used to laugh
You said nobody else could make you do that
Sometimes I got it right, even when I got it wrong…"

Ricominciò a cantare il verso che aveva appena scritto. Gli sembrava buono, era frutto dell'amore, come poteva non esserlo.

"I would have thought that you meant I was the only one
Cut to today
I’ve seen you smiling with a diamond on your hand
I know that face
I can see behind it and you’re hiding something
He won’t understand"

Credeva veramente in ogni sillaba che usciva dalla sua bocca. Amava. Viveva per i suoi stessi sentimenti, ma allo stesso tempo si sentiva ancora incompleto. Mancava la parte più bella di lui, gli mancava ancora Chris.

"Is he gonna kiss you in the rain?
Is he gonna cook on Sunday?
Is he gonna love you?
No he won’t do any of those things
Is he gonna take you where he knows that it’s out of his way?
Is he gonna miss you?
No he won’t do any of those things"

Il soprano passava veloce fra tutta la gente impegnata della città, stava camminando da un po' a passo molto svelto, aveva deciso di evitare la corsa. Era sicuro della sua meta, infatti non si era fermato in quei grandi cartelloni verdi appesi in giro, ricchi di informazioni e piantine varie. Arrivato al piazzale dove si incrociano tre strade, tutte molto simili fra loro, prese senza pensarci quella davanti a se.
Mall la chiamano, ma è più nota come la Literary Walk. La Literaly Walkman è l'unica strada che avanza dritta davanti a sè, non ha nemmeno una curva ed è la preferita sia di Darren che di Chris.
L'ultima volta che il soprano era stato li erano molti mesi prima e gli alberi erano ancora di un verde brillante e tutti in fiore. Ci aveva passato tutta la notte insieme al ricciolo e il sole caldo gli aveva svegliati nella più grande dolcezza. Ora sembrava di passeggiare all'interno di un quadro. Le foglie erano cadute già da un po' e riempivano l'intera passeggiata. Il cielo grigio dava un'aria triste al paesaggio, ma lo rallegravano i piccoli raggi di sole che cercavano in tutti i modi di uscire e il sorriso splendente di Colfer.
Raggiante proprio come un sole iniziò ad andare sempre più veloce, passando incurante degli eterni poeti e scrittori di una volta e arrivando davanti al più grande drammaturgo inglese.

"Is he gonna kiss you in the rain?
Is he gonna cook on Sunday?
Is he gonna love you?
No he won’t do any of those things"

Sospirò, Darren, prima di ricominciare.

"Is he gonna take you where he knows that it’s out of his way?
Is he gonna miss you?"


Le voci si unirono e scoppiò l'amore.

"No he won’t do any of those things."

Suonavano meglio quelle parole.
Darren si voltò di scatto e lo vide.
La melodia perfetta.

Chris non fece nemmeno in tempo a dire una sola parola che Darren si alzò dall'erba umida e si fiondò su di lui.
Caddero insieme sul prato accoccolati da un bacio. Come poteva essere reale quello strano paradiso?

Solo ora qualcosa aveva un senso, adesso che erano insieme tutto era più chiaro. Come pezzi di puzzle loro si completavano ed era stata forse dura ad ad ammetterlo; prima di tutto a se stessi e poi anche agli altri, ma l'importante era che quel puzzle finalmente era finito.

"Come sapevi che ero qui?" Gli sussurrò Darren senza lasciare nemmeno un bacio al vento.
"Lo sapevo e basta."

Il mondo appariva improvvisamente come un luogo perfetto.
"Mio dio, non ci credevo più. Pensavo te ne fossi pentito."
"Darren, non potrei mai."
"Sei la mia vita, Chris."
"Ti amo. Ti ho sempre amato e per sempre ti amerò. Lo giuro."









 

The End.








 

**** (Ultimo) Angolo di Sha


The End, la fine.
Si conclude così un grande percorso che mi e ci ha portato fin qui.
Vorrei essere in grado di scrivervi un bel discorso per tutto ciò che in questi mesi è accaduto, ma già lo so che non ne sarò capace.
Voglio iniziare scusandomi per ogni singolo errore in queste pagine, ogni piccola incomprensione e tutte le grandi pause e ritardi di pubblicazione.
Seguendo questa storia avrete capito sicuramente molto anche su di me, non sono perfetta e non mi pongo neanche il problema di diventarlo, ma vi giuro che scrivendo questi capitoli e leggendo i vostri feedback soo migliorata tanto. Questo grazie a voi.
Mi avete supportata ogni volta che non ero troppo sicura,
ogni volta che perdevo l'ispirazione e ogni volta che scleravo mi avete sopportata con i miei ritardi e con le mie mille promesse non sempre mantenute.
Questa storia è nata per gioco, seriamente, una sera di agosto presa dai feelings CrissColfer stavo cercando di fare una pizza e intanto fantasticavo su di loro.
La pizza non mi è uscita (okay, non sono nemmeno una brava cuoca), ma almeno avevo un prologo per una storia.
Non sapevo come sarebbe andata avanti, nemmeno di che cosa parlasse realmente, ma decisi di buttarmi ugualmente in questa avventura.

La scelta più bella di questi ultimi mesi.
Fin da subito le visualizzazioni davano un quadro abbastanza positivo, poi avete iniziato piano piano a lasciarmi delle recensioni meravigliose.
Tutti i vostri commenti mi hanno lasciato un qualcosa dentro. A volte mi avete fatto ridere, altre volte piangere, ma in tutti i casi la gioia che mi avete donato è inquantificabile.

Non smetterò mai di ringraziarvi perchè mi avete donato una forza incredibile e veramente, non potete immaginare.
Non dimenticherò mai tutto quello che è accaduto in questi mesi di pubblicazione, non dimenticherò mai il vistro bene. Vi ameggio tanto tanto e ve lo ripeterò, insieme ai ringraziamenti, all'infinito. Vorrei dire altre mille cose, ma probabilmente tante parole non servono neanche. Siamo giunti alla fine, ma la fine non esiste mai veramente.

Questo sarà solo l'inizio, mettiamola così.



Se volete venirmi a trovare, somewhere vi lascio tutti i contatti. Fatevi sentire c:
FacciaLibro , pagina , cinguettio


Vi lascio anche la nuova long (non vi liberereta mai di me ahah) : With love, me.

 

Se volete rileggervi la storia o tenervela salvata da qualche parte: qui il PDF :)



Some poeple believe in God, other in music, I believe in CrissColfer. LOL

LOVE YOU ALL.

 Grazie ancora per un ultima volta. Vi amo per un ultima volta.
Me ne fuggo per un'ultima volta.


 

Vostra Sha.

(Non riesco a crederci, è veramente finita.)

 

 

   
 
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