Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Sophie Hatter    25/12/2007    3 recensioni
Per Sirius Black il Natale è un dramma.
Soprattutto perché viene sempre, immancabilmente messo alle strette dai regali dell'ultimo minuto.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È da circa mezzora che ho cominciato a pensare di avere a che fare con uno psicopatico

Piccola nota di preavviso: chi mi conosce come autrice sa che sono sfacciatamente a favore della coppia Remus/Sirius, e per chi vuol leggere fra le righe la cosa si avverte; tuttavia, questa storia non è una fanfiction sul pairing, i due non stanno insieme e non ci sono in ballo struggenti dichiarazioni d’amore, perciò la lettura è libera a chiunque, amanti dello shonen-ai o meno.

Altra cosa: la storia nasce sulla base di alcune ispirazioni, tra cui una è l’atmosfera natalizia (ebbene sì, per questa volta mi sono lasciata coinvolgere dalla massa); un’altra è il concorso di Acciofanfiction basato su storie ispirate a una citazione, a cui ho partecipato con un’altra fanfic, ma che mi ha dato talmente tanti di quegli spunti che probabilmente questa non sarà l’unica storia che gli dovrà qualcosa.

Ultimissimo appunto: un grazie simbolico agli Okkervil River, mie nuove “muse ispiratrici”, perché è ascoltando ossessivamente il loro Black Sheep Boy che questa storia ha preso forma.

Detto ciò, non mi resta che augurarvi buona lettura.

 

 

 

Sono le piccole cose che si fanno insieme che rendono le relazioni perfette.

(Company, Stephen Sondheim)

 

 

 

24 dicembre 1976

 

È da circa mezzora che ho cominciato a pensare di avere a che fare con uno psicopatico. Più o meno mezzora fa, infatti, ci siamo avviati insieme verso il passaggio segreto che conduce direttamente alle cantine di Mielandia, e in concomitanza sono iniziate le imprecazioni e le invettive contro tutto ciò che di natalizio si trovasse sul nostro cammino. E non solo, ovviamente.

“Stupido odioso Poltergeist, provaci di nuovo e ti ritroverai le gambe al posto delle braccia”.

Sì, ormai sono assolutamente convinto che abbia qualche problema. Deve essersi alzato dal letto con il piede sbagliato, o forse stamattina a colazione gli è andato il tè di traverso: certo, solitamente non si può dire che sia una personcina dal carattere adorabile, ma oggi sta decisamente scalando la vetta della malignità gratuita e del cattivo umore.

“Potresti evitare di scagliare contro Pix le nostre scorte per il festino?” domando, leggermente sulla difensiva, giusto per fargli intuire che non desidero essere aggredito.

“Sarebbe sicuramente più divertente che fare uno stupido festino”.

Analizzo in una frazione di secondo il suo sguardo torvo diretto verso un punto imprecisato del pavimento, la postura rigida, il passo nervoso e le mani convulsamente strette dietro la schiena. Forse, finalmente, ho capito qual è il problema.

“Non è la fine del mondo”.

“Non è nemmeno il giorno più eccezionale del mondo”.

“Non capisco perché tu debba prenderla così a male”.

“Non è mio interesse che tu capisca. Oh, ciao, Elizabeth”.

Il mio volto diviene completamente privo di espressione mentre Sirius indirizza un ben piazzato sorriso malizioso verso una delle ultime ragazze che hanno perso la testa per lui. Comprensibilmente, a me toccano le sue risposte più scontrose, mentre a chi deve crederlo affascinante spetta un saluto cordiale e una smorfia da dongiovanni.

Certe volte mi domando come io faccia a resistere fedelmente al suo fianco senza prendere mai in considerazione l’idea di darmela a gambe.

“Per quanto non sia tuo interesse che io capisca, avresti potuto dirlo a James”.
“Che cosa, che odio le feste? Lo sa benissimo. E poi era tutto esaltato perché quest’anno saremmo rimasti tutti qui… la differenza fra te e James è che se a te si chiede di non fare una cosa non la fai, lui invece la fa lo stesso”.

È con aria perplessa che medito sull’ipotesi che Sirius mi abbia appena fatto un complimento, a modo suo. Tuttavia, lo conosco abbastanza per essere certo che, se gliene domandassi conferma, negherebbe senza problemi; quindi, custodisco per me questa constatazione come una di quelle poche volte in cui Sirius ha riconosciuto un mio merito.

“Non credo di averti dato del tutto ascolto quando mi hai detto niente regali, ad ogni modo” ammetto, mentre imbocchiamo il corridoio che porta alla torre di Grifondoro.

“Ti ringrazio. Così ora sarò costretto ad andare a cercarti qualcosa… dannazione, era tanto difficile evitare?”

“Siamo abituati ai tuoi regali dell’ultimo minuto” tento di rassicurarlo, ben sapendo che sarà inutile. Il pensiero non gli darà pace, e al posto di tormentare se stesso Sirius tormenterà me.

Perché è più facile, più soddisfacente, e perché io ho la pazienza di sopportarlo.

“Ecco, spiegami che bisogno c’è di appendere vischio per tutto il castello, per esempio. Metti che un bel giorno ci si trovino sotto due persone che si odiano a morte, che dovrebbero fare?”

“La stessa cosa che faremo ora io e te. Ignorare il vischio e passare oltre”.

Altrimenti, di questo passo dovrei temere di potermi ritrovare a baciare il professor Vitious o John Mulciber, e non credo che sarebbe esattamente piacevole.

“Al diavolo il Natale. Porti tu questa roba di sopra?”

Comprendo che Sirius è stato colto dallo scrupolo di coscienza che gli impone di andare a procurarsi dei regali per noi, così mi carico le braccia di tutte le vettovaglie che fino a un momento fa trasportava lui e lo osservo andarsene, mormorando un grazie forzato che denota tutto il suo disagio.

Scuoto la testa. Che ci posso fare, del resto… è Sirius, ed è fatto così. Prendere o lasciare.

“Parola d’ordine?” mi domanda la Signora Grassa, che probabilmente non vede nemmeno la sommità della mia testa, sommerso come sono da questa montagna di viveri.

Caput mundi” le dico io, con voce stentorea, cercando di muovermi lentamente per non rischiare che mi cada qualcosa.

All’interno, la sala comune è deserta. Non ho la più pallida idea di dove siano finiti Peter e James, e a parte noi quattro non è rimasto quasi nessun altro, per le vacanze. Siamo in tempo di guerra e i genitori preferiscono riabbracciare i propri figli. Peter ha dovuto faticare non poco per convincere sua madre a non obbligarlo a tornare a casa.

Non abbiamo mai trascorso un Natale tutti assieme, noi quattro, fino ad ora: ma quest’anno, con la scusa della luna piena il cinque di gennaio e della mappa di Hogwarts a cui stiamo lavorando, abbiamo deciso di non muoverci dal castello. Tutto sommato sono contento sia di aver potuto sollevare i miei genitori dall’angoscia di dovermi assistere durante un’altra delle mie trasformazioni sia di trascorrere un paio di settimane di svago insieme ai miei migliori amici, ma Sirius ce la mette davvero tutta per farci capire quanto detesti lo spirito natalizio.

Sospiro, poi mi avvio verso le scale a chiocciola che portano al dormitorio; un paio di volte rischio seriamente di perdere l’equilibrio e capitombolare a terra assieme a tutto il mio carico, ma alla fine riesco a raggiungere la nostra stanza e a liberarmi le braccia di quel pesante fardello.

Svuoto le tasche del mantello di tutti i pacchetti di Gelatine Tuttigusti+1 e Api Frizzole che sono riuscito ad infilarci, poi mi abbandono a sedere sul davanzale della finestra e appoggio la fronte al vetro, gettando distrattamente un’occhiata fuori.

Noto che qualcuno di estremamente coraggioso – o estremamente pazzo – ha appena deciso di avventurarsi all’esterno in mezzo alla neve e al ghiaccio, e l’attimo dopo mi accorgo che quel qualcuno mi sembra Sirius. Magari ha intenzione di andare a caccia nella Foresta Proibita, per procurarci i regali di Natale… inutile dirlo, non finirà mai di stupirmi.

“Ehi, Moony, missione compiuta?” trilla la voce di James alle mie spalle, facendomi voltare verso la porta. Alzo il pollice della mano sinistra in segno di vittoria, mentre lui e Peter, entusiasti, esaminano le scorte di dolciumi che io e Sirius abbiamo prelevato dalle cantine.

“Wow! Grandiosi… che fine ha fatto Pads?”

Decido che sia meglio non svergognare il mio amico in maniera così palese, per cui mi limito a stringermi nelle spalle.

“Ha mollato qui la roba ed è corso via” mi invento, non dando ascolto alla parte di me che recrimina per il fatto che il lavoro pesante l’ho praticamente svolto solo io. Sono cose a cui non mi ribello e che non tengo più in conto, ormai, avendoci perfettamente fatto l’abitudine in cinque anni e mezzo di convivenza.

“Dite che non si arrabbierà se diamo un primo assaggio alle scorte senza di lui?” propone Peter, osservando con aria gongolante un pacchetto di Cioccorane.

“Se trovi Phineas Nigellus ti supplico, Wormy, deve essere miooo!”

Sorrido osservando James inscenare il suo teatrino melodrammatico con tanto di occhi dolci e voce supplichevole. Non ha ancora perso il vizio di far collezione di figurine magiche.

“Che avete fatto finora?” domando, dopo essermi fatto allungare un dolce.

“Efplovato i fottevvanei” tenta di dire James, la bocca piena di cioccolata. Peter scoppia a ridere, divertito, e anch’io non riesco a trattenermi più di tanto. James non riuscirebbe a far rimanere serio chi lo osserva neppure al suo matrimonio.

“Ci siamo impolverati da capo a piedi, in quel postaccio” commenta Peter, una volta ripresosi dall’attacco di ilarità. “Però abbiamo finito di disegnare tutto il piano”.

“È venuto una meraviglia, vuoi vederla?”

“Certo”.

Indubbiamente, se potessero osservarci in questo momento, i fondatori di Hogwarts sarebbero fieri di noi. Non solo in cinque anni di scuola abbiamo scoperto gran parte dei segreti del castello, ma ci stiamo anche dando da fare per metterli su carta.

“Wow”.

Per un attimo, si sente soltanto il rumore delle nostre bocche che masticano. È uno dei rari attimi di vera calma di cui questa stanza sia mai stata testimone, ed è piacevole proprio perché accade così di rado. Per qualche secondo riesco a dimenticarmi di tutto ciò che mi cruccia.

“Sirius si è ripreso dai suoi attacchi collerici?” mi chiede poi James, e l’attimo di pace svanisce. Sospiro, armandomi di pazienza e preparandomi a fornire una spiegazione, ma qualcosa mi blocca sul nascere: una testa scura e ricciuta sbuca da dietro la porta e, trascinandosi dietro una folata di gelo, Sirius giunge di nuovo tra noi. Si ferma alle spalle di James e Peter, stesi sul mio letto. Si strofina le mani ghiacciate e ha il naso rosso, come gli succede quando prende troppo freddo.

“Dannazione. Avete visto i miei stramaledetti guanti?”

Li recupero dal suo comodino, allungandoglieli.

“E immagino che ti farebbe piacere avere anche la tua stramaledetta sciarpa e il tuo stramaledetto cappello” aggiungo. Inutile dirlo, vengo immediatamente fulminato con un’occhiataccia.
“Mi sembrava che il detto recitasse che a Natale sono tutti più buoni, non tutti più sarcastici” ribatte, piccato. Io non mi scompongo di un millimetro.

“Mi sembrava che del Natale non te ne importasse un fico secco”.

“Beh, signor Fico Secco, si dà il caso che dopo essere quasi morto assiderato per preparare il vostro regalo un pelino mi importi, dello stupido Natale”.

James e Peter mi guardano ridendo sotto i baffi, dando le spalle a Sirius per non farsi beccare. Si divertono sempre un mondo quando discutiamo come due comari inacidite.

“Dunque, hai avuto il cuore di procurarci un regalo?” commento, incrociando le braccia. Sirius annuisce, sostenendo il mio sguardo indagatore con imbronciata fierezza.

“Sì. Però è in anticipo”.

“In anticipo? Che cavolo vuol dire, non puoi darcelo domani?” esclama James, voltandosi per tirare a Sirius un pugno sulla coscia.

“Non è sicuro che resista fino a domani, signor sapientone! Quindi, se volete il vostro regalo dovete imbacuccarvi nei vostri stupidi mantelli e seguirmi seduta stante. Avanti, branco di vecchiette arrugginite”.

Non osiamo replicare di fronte a maniere così affabili, e dopo esserci ben coperti ci avviamo a seguirlo. Senza dire una sola parola, Sirius ci conduce fuori, oltre il cortile d’ingresso, nello spiazzo innevato che precede la casa di Hagrid e che, d’estate, rappresenta il prato preferito per i picnic all’aperto.

Nel mezzo dello spiazzo troneggiano due muraglie di neve, una di fronte all’altra. Ognuna è costruita come un fortino, con tanto di trincee e munizioni, consistenti in piccoli cumuli di palle di neve.

“Porco mondo” esclama James, e Sirius gli spiaccica una palla di neve sulla guancia. I due iniziano a lottare scherzosamente fino a che Sirius non immobilizza James, fissandolo con aria trionfante.

Se si trattasse di qualcun altro, affermerei di essere sorpreso. Da una persona che si lamenta a destra e manca dello spirito natalizio perché la sua triste infanzia non gli ha saputo infondere la gioia delle feste non ci si aspetterebbe un dono così impegnativo, ma Sirius è Sirius. Ci tiene a noi, per quanto si sforzi in tutti i modi di dimostrare il contrario.

“Credo che dovremmo muoverci a sfruttare il regalo anticipato” osserva Peter, che trotterella contento verso una delle due barricate. “James, andiamo!”

Mentre Prongs si rialza e tenta di non farsi tirare giù i calzoni da Sirius, io mi avvicino con tutta la noncuranza che sono capace di ostentare.

“Grazie, Pads” dico poi, piano, scompigliandogli i capelli. In effetti, è un gesto che assomiglia molto a una carezza. Lui ci mette un po’, ma alla fine mi sorride a lungo, con riconoscenza.

E poi una palla lanciata da James mi colpisce diritto sull’occhio destro.
Provvedo immediatamente ad armarmi per contrattaccare, pensando che in fondo è un bene che ci abbia interrotti; altrimenti, è probabile che a Sirius sarebbe venuto il diabete a causa di quella nostra inaspettata dolcezza.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sophie Hatter