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Autore: JosieBliss    25/12/2007    4 recensioni
Palpiti di vita notturna. Attimi esclusi da "L'età dell'innocenza".
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era notte. Notte profonda di sonno e di sogni, scura come i capelli di una donna che attende.
La luce ambarica dei lampioni filtrava dalla finestra, mentre febbraio turbinava tra le strade di una Londra impigrita dall’inverno. Era notte, e Tom guardava Josie dormire.
Era capace di restare a guardarla per ore intere: immobile, le mani appoggiate ai braccioli della poltrona, lo sguardo a volte vacuo, altre volte rapito, triste, lontano.
Quel giorno sul viso affilato si disegnava un’espressione compiaciuta: osservava con quanta previdenza Josie restasse la creatura più bella a cui avesse dato forma. La donna più incantevole che avesse plasmato. Molto meglio di qualsiasi sua seguace magra di sangue e coltelli.
Ebbene, Josie dormiva, Tom la fissava, oltre le palpebre vibranti di avventure surreali: cosa sognava? Come obbedendo alla tacita domanda del Signore Oscuro, la donna gemette nel sonno e portò la mano sinistra a stringere la destra, dove riposava la piccola fede d’oro bianco che le aveva infilato venti anni prima.
Tom inclinò la testa pensieroso: quante volte aveva dovuto compiere quel gesto pensando a Lui, per riprodurlo con tanta facilità nell’incoscienza del sonno? Quante volte aveva cercato di sfilarlo leccandosi il dito, o inumidendolo con un panno pregno di olio di semi, o sapone scheggiato?
Ma vi era un incantesimo, ovviamente, non era così facile liberarsi di lui. Quell’anello era solo la fine o l’inizio di una catena che stringeva il suo cuore pulsante. Solo quando il cuore avrebbe smesso di amare, Josie Bliss si sarebbe potuta liberare della piccola vera. E questo era impossibile.
Poiché la donna è fatta per amare. La donna è plasmata apposta per donare e ricevere amore, è una coppa piena di vino amaro e costoso. Per questo soffre, per questo ama.
Per questo siamo stupide. Perché amiamo, incondizionatamente, anche quando ci si calpesta, e perdoniamo.
Non c’era bisogno di toccarla, Tom non ne aveva bisogno. Ogni fibra dello spirito di lei si tendeva verso di lui, notte e giorno. E un contatto perenne li univa. Non c’era bisogno di parlarle: Josie sentiva. Sentiva quando lui aveva paura, quando odiava, quando si infuriava. Sentiva quando la pensava, quando godeva con altre donne, quando uccideva.
Ma quella notte fu diverso.
Josie era tormentata, si girava e rigirava nel letto. All’improvviso, allungò una piccola mano, e un braccio rotondo, un collo di un cigno, come una preghiera, come una supplica. Un suono dolce e inarticolato le sfuggì dalle labbra, tese verso il cielo, tese verso un bacio.

“Tom…”

Lord Voldemort sentì il corpo dolergli da ogni parte, squassato dalla sua tenerezza infinita, ogni muscolo, ogni vena, ogni rimasuglio di umanità, seppellito sotto strati di odio e vendetta, di cadaveri bianchi e di orrore, mentre negli occhi gli correva un guizzo vermiglio.
La sentiva più vicina che mai, e non gli bastava. Guardò Josie, la sua donna, la sua compagna, guardò sua moglie. Il braccio inerte sulla trapunta, la bocca socchiusa come la di una donna di uno scandaloso ritratto.
Si alzò di scatto e con due lunghe falcate affiancò il letto. La scavalcò con cura, facendo attenzione a non svegliarla. Affondò il naso in quei capelli assurdi, che la gente si voltava a guardare per strada. La strinse, forte, ferocemente. Lei non aprì gli occhi, ma un sorriso beato le attraversò il volto. Si accoccolò ancora di più contro il suo corpo scarno, per aderire perfettamente. Lui intrecciò la sua mano lunga e nodosa alla sua, le passò un braccio sotto il capo, la obbligò a girarsi, naso contro naso, respiro di uno nel respiro dell’altro, occhi inumani venati di rosso e ciglia vibranti, ancora chiuse, ancora addormentate. Josie tastò il suo volto, le labbra sottili, con gentile premura, carezzò il collo freddo e le arterie pulsanti.
Non gli importava del mattino, della opinioni dei vicini, del Profeta che avrebbe annunciato altre morti innocenti, non gli importava di essere stata abbandonata più e più volte, di compiere un peccato mortale, di poter perdere il lavoro e di poter essere arrestata, di disonorare il nome di sua madre e della sua famiglia, di svergognare se stessa, né degli orfani e delle vedove, non gli importava del Marchio Nero, dei Mangiamorte, della sua anima frantumata, né delle sue mani macchiate di sangue.

“Ti amo tanto, tanto, tanto” mormorò.

Quel qualcosa nel petto di Tom, invece di acquietarsi, gridava ancora di più, frastornato dagli spasimi. Le strinse la piccola testolina rossa.

“Lo so.”

  
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