Fandom:
Teen Wolf.
Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Peter Hale, Isaac Lahey.
Pairing: Derek Hale/Stiles Stilinski.
Rating: verde.
Beta: _Luthien_ (santa donna!), che ha avuto davvero tanta, tanta, tanta
pazienza.
Genere: un po' angst, un po'
fluff e un pizzico di romanticismo.
Warning: slash, post season 2, pre season 3.
Capitoli: 3/4
Summary: A volte per trovare la tua
strada devi far pace con te stesso. A volte trovi la tua strada
dove non avresti mai immaginato.
Note: il titolo è un verso della canzone “Start of something good” di Daughtry.
Dediche: a _Luthien_, per il suo compleanno (in ritardo).
Cento di questi quei giorni
Disclaimer: Stiles,
Derek & Co. non mi appartengono. A scrivere
questa cosa non ci ho guadagnato nulla tranne soddisfazione personale. u_u No, neanche “Start of something good” è mia.
And all
my scars don't seem to matter anymore
Capitolo 3
Aprire la porta di casa e trovarsi di fronte Peter
Hale era uno degli incubi
ricorrenti di Stiles. Il lupo mannaro lo terrorizzava
molto più di quanto Derek avesse mai fatto, perché in
Peter c'era una vena di pazzia che il ragazzo sperava
non sarebbe mai comparsa nell'alfa.
«Ciao, Stiles» lo salutò l'uomo. «Hai un momento? Ci
sono una o due cose di cui dovremmo discutere, io e
te.»
«Ho da fare» disse il ragazzo, stringendo la presa sulla maniglia pronto a
chiudere la porta.
«Riguarda Derek.»
«Ho un impegno improrogabile. Sai, di quelli davvero, davvero importanti. Come
andare al ballo del diploma, giocare la prima partita da titolare, andare a
comprare il latte, fare-»
«Stiles, è importante.»
«Ne va della vita di qualcuno?» chiese ironico.
«Sì.»
Il ragazzo lo guardò un momento, poi uscì di casa,
chiudendo l'uscio dietro di sé.
«Sentiamo.»
«Nei prossimi giorni Derek prenderà delle decisioni
che avranno conseguenze sulla vita di tutti» disse. «Alcune riguardano te.»
Gli occhi di Stiles si spalancarono per la sorpresa.
«Che intendi?» chiese, sospettoso.
«Non sono qui per parlare di questo» riprese Peter,
alzando poi una mano per fermare il torrente di parole con cui il ragazzino
stava per investirlo. «Lasciami finire. Non so cosa deciderà mio nipote, lo
scoprirò a tempo debito come tutti voi, ma potrebbe farti una
offerta o una domanda a cui dovrai dare una risposta. Sono solo venuto a
consigliarti di riflettere bene su quello che condividi con Derek,
sul vostro rapporto, perché ti sarà utile, nel bene o nel male.»
Forse per la prima volta nella vita, Stiles rimase
ammutolito. Vide Peter andarsene sulla Camaro, mentre i pensieri gli zigzagavano in testa alla
velocità della luce, impossibili da afferrare anche per lui che era abituato al
caos della sua mente.
Cosa aveva voluto dirgli Peter
dandogli quel consiglio? Cosa doveva decidere Derek di così importante da sconvolgere le vite di tutti
loro? Doveva essere accaduto qualcosa di tanto terribile da costringere l'alfa
a compiere una serie di scelte difficili, ma Stiles non riusciva a immaginare cosa potesse essere
successo. Cioè, sì, se lo immaginava – ne aveva a
bizzeffe, di immaginazione, lui – ma niente di tutto quello che gli passava per
la testa al momento risultava essere anche vagamente plausibile. La noia doveva
avergli mandato in pappa il cervello.
Il branco gli era mancato in quei giorni di vuoto assoluto, nonostante nessuno
dei suoi membri lo considerasse all'altezza di stare al loro fianco. Stiles era umano, come Lydia d'altronde, ma a differenza
della ragazza, che sapeva sempre quello che faceva – dovevi esserlo se
fabbricavi Molotov nel laboratorio di chimica della scuola –, lui era un
ragazzino iperattivo, confusionario, una spina nel
fianco. Sapeva che era questo che gli altri pensavano di lui, partendo da Derek per finire con Scott, il
suo stesso migliore amico, che ormai tanto “migliore” non era, visto che
preferiva passare il suo tempo in compagnia di Isaac
piuttosto che con lui. Vedendoli insieme, per la prima volta Stiles si era reso conto di cosa davvero significasse
essere un branco, e aveva capito che lui non ne avrebbe
mai potuto fare parte. Non era uno di loro, non era un lupo, era un
normalissimo essere umano, inutile per giunta.
Era geloso di quello che i ragazzi avevano, nonostante i dissensi che c'erano
all'interno del gruppo. Oltre a Scott, Stiles non aveva nessuno, e ora neppure
lui. Forse era per questo che gironzolava intorno a Derek con la scusa di capire meglio i lupi mannari, i loro
poteri e le loro usanze: per poter fingere ancora per un po' che andasse tutto
bene, che avesse ancora degli amici. Gli bastava ancora un anno, poi sarebbe andato al college e avrebbe dimenticato tutta quella
storia, avrebbe dimenticato loro, e quando dopo dieci, quindici o vent'anni qualcuno gli avrebbe domandato “Ehi, ma tu non
eri amico di Scott McCall?
Non giravi sempre con quel branco di disadattati?”, lui avrebbe sorriso e
annuito dicendo che no, non erano proprio amici e no,
non sapeva che fine avessero fatto. Poi sarebbe andato in un bar, avrebbe
bevuto un drink e tutto sarebbe tornato a posto, e il branco, e Scott, e Derek sarebbero
stati archiviati in un angolo della mente in attesa
del prossimo conoscente che gli avrebbe chiesto di loro.
In quegli ultimi giorni, Scott gli era stato accanto,
ma qualcosa si era spezzato tra loro, Stiles lo
percepiva. Non era più come prima della trasformazione dell'amico, quando
c'erano sempre l'uno per l'altro, quando c'erano soltanto loro due. Era come se
il piccolo angolo di felicità di Stiles fosse andato
distrutto nonostante i suoi sforzi di tenere insieme i pezzi della sua vita. Si
sentiva sconfitto, incapace di reagire. Era peggio della volta in cui Gerard l'aveva picchiato, perché Lydia poi era andata da
lui e l'aveva spronato, motivato. Ma lei stava vivendo
il suo idillio con Jackson ormai, e Stiles era solo una pagina del suo passato.
Quanto a Derek, non era neanche da considerarsi.
L'ultima volta che si erano incontrati avevano litigato come mai era successo
prima. In effetti, non avevano mai litigato, non davvero. Il lupo si limitava a
minacciarlo quando superava il limite e Stiles si zittiva per una manciata di secondi al massimo per poi riprendere da dove l'altro l'aveva
interrotto. Era più di una settimana che non avevano contatti, e considerando
che dalla morte di Gerard si erano visti tutti i
giorni, una settimana era davvero un sacco di tempo. Si stupì a pensarlo, ma Derek gli mancava. Non nel modo in cui gli mancava Scott, quel senso di vuoto, perdita
e gelosia per il tempo che l'altro passava con Allison
o Isaac; era una mancanza di tipo diverso, più acuta in un certo modo. Scott era parte della sua famiglia, un fratello quasi. Derek cos'era? Non erano
amici, a malapena di sopportavano, ma la sua sola presenza gli trasmetteva
sicurezza, come se, con il solo averlo accanto, le cose potessero
andare a finire bene. Era un sentimento che non provava da anni, da quando sua madre era morta, e provarlo per Derek lo faceva sentire un po' in colpa verso Scott. Questo nonostante l'amico avesse tentato di ucciderlo quando, con la luna piena, aveva perso il
controllo, mentre l'alfa gli aveva salvato la vita almeno una mezza dozzina di
volte.
Derek lo faceva sentire al sicuro perché, nonostante Stiles cercasse sempre di mettergli i bastoni tra le ruote,
soprattutto quando si erano appena conosciuti, era
sempre pronto a fare da scudo tra lui e chiunque o qualunque cosa fosse il loro
nemico. Come quella volta nella piscina della scuola quando, sebbene fosse
andato a cercarlo per estorcergli le informazioni in suo possesso, appena il kanima aveva fatto il suo ingresso in scena, Derek l'aveva spinto via intimandogli di scappare, dando
le spalle al nemico. Che poi Jackson l'avesse paralizzato e Stiles avesse
dovuto trascinarlo via era un altro discorso. Quello che contava era che per
proteggerlo l'alfa si era messo tra lui e il kanima. E non importava che Derek
dicesse che l'aveva tenuto a galla per più di due ore
solo perché sarebbe stato lui ad affrontare Jackson
quando la paralisi fosse finita. Stiles non voleva
morire, ma non voleva che nemmeno Derek
morisse. Era stupido negare che in qualche modo teneva a lui, nonostante tutto.
Forse definire in quel
modo ciò che provava per Derek era un po' riduttivo, ma Stiles non aveva
intenzione di scavare più a fondo di quanto avesse già fatto, di comprendere di
più i suoi sentimenti per l'altro, perché avrebbe significato mettere in
discussione ciò che provava, o pensava di provare,
per Lydia. Non era pronto per quello, sebbene da tempo sospettasse di poter
essere attratto dai ragazzi. Non voleva pensarci perché avrebbe
certamente cambiato il suo modo di rapportarsi con Derek.
Sapeva di conoscere già la risposta, ce l'aveva sulla
punta della lingua, semplicemente non voleva corre il rischio di pronunciarla e
vedere la sua vita finire di precipitargli addosso. Sperava che con il tempo
tutto si sarebbe risolto, ma più i giorni passavano, più gli mancavano il
branco e Derek…beh, più che altro Derek.
Stiles sapeva di aver sbagliato. Andare ad
importunarlo ogni singolo giorno non era certo stata la sua idea più brillante,
e un leggero senso di colpa aveva preso dimora nel suo petto e ruggiva
soddisfatto ogni volta che il ragazzo si ritrovava a pensare all'alfa e al loro
scontro.
Quindi decise che sarebbe andato a scusarsi. Lasciò al
padre un biglietto attaccato al frigorifero in cui lo informava che sarebbe
uscito, e stava per prendere le chiavi della jeep quando
sentì una macchina parcheggiare davanti a casa. Andò alla porta e la spalancò
pensando di trovare lo sceriffo.
«Sei tornato presto, pa-»
Quello davanti a lui però non era suo padre, ma Derek. Deglutì e il suo senso di colpa fece
un salto nel cerchio di fuoco.
«Ciao, Stiles. Possiamo parlare?»
Fu un déjà vu, solo che al posto dell'alfa c'era Peter.
Automaticamente si spostò per farlo entrare,
chiuse la porta dietro di lui e lo precedette in cucina.
«Stavi uscendo?» chiese Derek notando il biglietto.
«Sì. No. Non importa.» Fece una pausa. «Di cosa dovevi
parlarmi?»
«Di noi.»
Commento.
Ed eccoci quasi alla fine. Domenica
prossima pubblicherò l'ultimo capitolo e voi potrete scoprire come tutto andrà
a finire. Non che non sia palese, suppongo, ma comunque...
Mi sento strana a pubblicare una storia a più capitoli. Di solito pubblico solo
one-shot. Di solito scrivo anche commenti lunghissimi
ai capitoli, ma questa volta non so cosa scrivervi,
cosa dirvi di più.
Per cui a domenica prossima per l'ultimo fantasmagorico (?) capitolo!
Chiara.
PS: d'accordo, ho detto che non volevo vi sentiste
obbligati a scrivere una recensione, ma se non mi dite niente io non so che
pensare! I personaggi vi sembrano IC? La storia è noiosa? Ho fatto
dei madornali errori? Vorreste solo sapere dove vivo per buttarmi a mare?
Siate compassionevoli!
*Le luci si spengono. Cala il sipario.*