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Autore: Claudia Ponto    09/06/2013    1 recensioni
Elias adora il mondo della Disney, ma si vergogna di rivelarlo per non essere considerato un bambino... questo "segreto" lo fa star male, ma un inaspettata sorpreda da parte del destino lo aiuterà a crescere, a capire chi è veramente e grazie soprattutto all'aiuto dei personaggi della fantasia.
Elias infatti non è un ragazzo qualunque...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12: Pirata a bordo
 
<< Seguimi, il tuo lavoro odierno è da questa parte. >> disse uno dei vice.
Elias lo seguì annoiato, smise di fare il serio quando gli consegnarono scope, stracci e spolverini vari, capendo le intenzioni.   
<< Scherza, vero? Devo pulire tutto quanto… da solo! >> chiese incredulo.
L’uomo lo guardò e annuì, consegnandoli un lungo papiro con accurate istruzioni, talmente lungo che uscì fuori dalla stanza fino a percorrere il corridoio.
Elias lesse sconvolto ogni rigo, il vice spiegò le più importanti con accurata precisione, consigliandogli di cominciare presto invece di brontolare…. Perciò si rimboccò le maniche e cominciò a pulire, brontolando continuamente per tutta la durata del tempo… di tanto in tanto alcuni uomini della ciurma rendevano vano lo sforzo costringendolo a ricominciare da capo.
Si costrinse a non uscire fuori dai gangheri, proseguendo il compito affidatogli.
 
Era trascorsa una settimana, caratterizzata solo dall’esplorazione del nuovo continente, navigando sia per mare che per terra.
Per quanto riguarda lui, le cose non erano molto cambiate: l’equipaggio lo trattava come un idiota, con Oswald era sempre in lotta e via dicendo, solo Remì continuava a congratularsi per ciò che aveva fatto, una piccola consolazione che riusciva a farlo sorridere.
Elias aveva sperato di poter cambiare le cose con la sua scappatella, ma evidentemente non era bastato, forse l’unica cosa positiva della situazione era che fosse riuscito a farsi perdonare per il suo atteggiamento scorretto.
 
Quando finì di pulire, membri dell’equipaggio occuparono la stanza per dar inizio ad una riunione, senza nemmeno ringraziarlo del lavoro svolto.
Almeno adesso posso andare a mangiare. 
Liberatosi di stracci e scope andò dritto verso la mensa, l’appetito gli passò quando si ritrovò davanti il “diavolo” alato che gli aveva salvato la vita: non indossava il mantello che aveva celato la sua identità, era a torso nudo e solo una specie di kilt di tessuto marrone copriva le zone intime, le ali poggiate sulle spalle larghe come un mantello, una coda che dondolava di dietro e una lunga chioma di capelli neri come pece.
Elias rimase semplice lì, immobile come un baccalà, fissandolo con un nodo alla gola.
<< Stanno cercando di carpire i segreti per vincere questa guerra. >> disse con voce profonda.
Si stava riferendo alla riunione appena iniziata, più a tante altre avute già luogo.
<< Mi rammarica sapere che stanno ponendo tutte le loro speranze su una cosa piccola e fragile: quel cristallo, per quanto potere possa sprigionare, rimane sempre un cristallo. Non possono contare su quel potere, sperano di poterlo utilizzare da solo; questo si rivelerà il più grande degli errori. >>
<< E tu… come fai a saperlo? >>
Elias pose quella domanda sia per curiosità che per preoccupazione, il modo in cui parlava lo aveva spaventato. Il gigante lo fissò senza battere ciglio, grugnì leggermente e sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
<< Un tempo anch’io ero come un oggetto che da solo veniva usato in ogni guerra, i miei alleati si fidavano di ciò che io e i miei fratelli sapevamo fare, credendoci la soluzione di ogni male. Ma un errore da parte loro pose fine a questa lunga serie, decretando la loro sconfitta… e il mio esilio. >>
Elias Riuscì ad avvertire il rammarico del racconto, immaginandolo nella sua mente come un proprio ricordo.
Molto probabilmente il gigante aveva ragione, ma d’altra parte non vedeva in quale altro modo portare a termine l’impresa senza utilizzare “fenomenali poteri cosmici”.  
<< Devi convincerli a cambiare metodo. >>
<< Io? >>
<< Sei l’unico che può fargli cambiare idea. Non lo ricordi, ma hanno sempre avuto la certezza che ciò che dicevi fosse giusto. >>
Ad un certo punto dagli auto-parlanti una voce annunciò alla ciurma che la nave stava tornando a navigare in acqua, dall’ufficio lo staff uscì per tornare alle proprie operazioni, il demone si unì a loro, promettendo a Elias che sarebbero tornati a discutere dell’argomento.
Il giovane non era affatto entusiasta all’idea, ancor meno quando gli tornò il mal di mare.
 
                                                                                  ****
<< Buongiorno Oswald, splendida giornata oggi, non trovi? >>
<< Un giorno mi dovrai spiegare come fai ad essere sempre di buon umore. >>
Topolino e Oswald erano affacciati sulla balconata che circondava l’esterno della cabina di comando, il coniglio se stava seduto sul corrimano godendosi il particolare tepore con le orecchie che gli svolazzavano all’indietro per il vento, il topo si sedette accanto a lui.
<< Ho informato Yen Sid della nostra prima vittoria, ha detto che era fiero di noi. >>
<< L’hai chiamato solo adesso? >>
<< La linea è disturbata, le comunicazioni con il castello stavo diventando molto difficili da mantenere. >>
<< Cavoli amari! Sarà un problema se avremmo bisogno di aiuto. >>
<< Non ti preoccupare, abbiamo gente in gamba su questa nave, tutti pronti all’avventura e a dar battaglia contro i cattivi. >>
<< Detto da te sembra tutto facile. >>
Oswald sospirò rassegnato, era davvero difficile far cambiare atteggiamento al suo cosiddetto fratello.
Uno stormo di Pegaso sorvolò in quel momento il cielo, le loro figure spiccavano nel cielo grazie ai loro colori, i loro cuccioli che si intravedevano quasi a malapena per quanto piccoli erano; il fiume navigabile sulla quale si erano spostati scorreva quieto, la superficie che luccicava per i riflessi del sole.
<< A proposito di “positività”: il nostro nuovo Re mi fa davvero ridere. >>
<< Davvero? Vuol dire che finalmente avete fatto pace? >>
<< Mai detto, mi riferisco al fatto che come pagliaccio è perfetto. >>
Topolino non se n’era accorto, ma sul ponte stava avendo luogo una dinamica scena: la ciurma era riunita tutt’intorno ad Elias in mutande e ad un uomo dalla pelle scura di abbronzatura che teneva in mano i suoi abiti, il braccio alzato per impedirgli di recuperarli.
<< Avanti moscerino! Salta più in alto! >>
<< Piantala! Non ho voglia di scherzare! >>
Oswald rideva tenendosi la pancia, Topolino di tutt’altro parere corse giù per porre termine alla cosa; con il suo solito modo gentile chiese di smetterla di infastidire Elias, con molta riluttanza i marinai gli diedero ascolto, tornando al lavoro.
<< Grazie… >> mormorò Elias nel rivestirsi.
<< Non prendertela troppo, hanno solo voglia di scherzare. >> gli disse Topolino.
<< Non condivido il loro umorismo. >>
Il topo sapeva che il ragazzo non avrebbe sopportato a lungo quell’atteggiamento, essendo il solo bersaglio della ciurma, aveva chiesto di porre fine alla cosa, ma le promesse fatte erano tutte, ovviamente, “promesse da marinaio”.
<< Oggi è una splendida giornata, non trovi? Si potrebbe fare un pic-nic! Magari possiamo chiedere ad Amelia di poterci fermare e fare una passeggiata! >>
<< E tu pensi che il Capitano fermerà questo mostro di nave solo per un pic-nic? Con tutto quello che c’è in ballo? >>
<< Allora potremmo andare nella Sala Relax e chiacchierare, bevendo nel frattempo una tazza di tè. >>
<< Odio il tè, e comunque io non ci posso entrare lì dentro, mi hanno detto che per me è zona vietata. >>
La conversazione stava andando davvero male, Topolino voleva rallegrarlo e invece lo stava facendo solo innervosire ancora di più.
Propose idee sempre più strampalate, sperando che almeno una potesse interessarlo, ad un certo punto lo vide sorridere e pensò di aver fatto centro… invece era per l’arrivo di Remì, il quale portò un sandwich al ragazzo.
Non era quello che sperava ma fu lieto di vederlo rallegrato.
<< Ti chiedo scusa, non sono sgarbato di proposito… il fatto e che vorrei far qualcosa di più, invece di pulire e riordinare. Trovare quel gioiello è stato incredibile, mi sono sentito al settimo cielo! Inoltre, ho realizzato quanto sia importante questa avventura. >>
Topolino si rese conto che il ragazzo sprizzava di nuova vitalità, forse era grazie all’esperienza diretta del viaggio… chi poteva saperlo?
Ma in fondo non importava, solo vederlo cambiato in meglio
 
Improvvisamente uno schianto mandò tutti a gambe all’aria.
 
Volarono via mobili e le finestre si incrinarono, gli allarmi scattarono e subito la gente con le armi in mano puntò dritta verso la mensa, l’origine di tutto quel caos. C’era un sacco di fumo, nessuno osò aprire il fuoco per timore di ferire chi, sfortunatamente, si era trovato al momento dell’impatto e ora tentava di uscire dalla coltre asfissiante.
Quando finalmente la cortina fumogena si diradò aguzzarono la vista: una barca, una specie di chiatta di salvataggio rivestita completamente di ferro, aveva sfondato la parete della sala. Sprizzavano scintille due piccoli motori, una vela era afflosciata all’interno, qualcuno da li sotto si contorceva per uscire; una sciabola strappò a metà il tessuto permettendo così all’ uomo di corporatura robusta di venir fuori.
Oltre alla voluminosa pancia, braccio e gamba destra erano robotizzati, la gamba in particolare appariva come una stampella, anche l’occhio destro e parte di quella zona di viso avevano componenti meccanici, il bulbo oculare soprattutto era una sfera rossa che ruotava su se stessa. L’abbigliamento era un altro elemento interessante: addosso aveva un vecchio giaccone marrone, una camicia bianca schiarita e un paio di pantaloni a strisce rosse e verdi; in testa portava un cappello pirata come quello di Jack Sparrow, leggermente calato da un lato così che si potesse vedere la bandana rossa di sotto.
<< Yohoho! Come va gentaglia di mare? >> esordì lo sconosciuto, mostrandosi cordiale.
Il Capitano Amelia entrò in quel momento nella sala da pranzo, quando il suo sguardo si incrociò quello dell’uomo, iniziò a sibilare rabbiosamente.
<< Johnn Silver. >> disse a denti stretti. 
                                                                                  ****
<< Come è riuscito ad arrivare in un posto simile? >>
<< Non lo so e non mi interessa! È un pirata! Anche se siamo in missione non vuol dire che egli eviterà una condanna esemplare! >>
Amelia era furibonda, gli si era addirittura rizzato il pelo, Topolino e Oswald furono attenti dal restarle alla larga.
 
Johnn Silver era un personaggio che proveniva dallo stesso mondo della Capitana: una possibile versione futuristica della Terra dove gli abitanti avevano usi e costumi dell’epoca dei pirati.
Il nuovo ospite apparteneva all’ultima categoria, Elias se lo ricordava bene; ma non si sarebbe mai aspettato di poterlo conoscere di persona e come gli altri era curioso di sapere come mai si trovasse a navigare ai Confini dei Mondi, il tanto definito luogo “proibito”.
 
<< Lei pensa che potrebbe essere stato ingaggiato dal dittatore? >>
<< Sarebbe un ipotesi… ma lo escludo. Silver lavora per se stesso, non per gli altri, a tutti i costi deve essere al comando e mai si abbasserebbe ad operare per qualcun’altro. >>
<< Quindi è qui “per caso”, decisamente difficile da credere. Come intende operare nei suoi confronti? >>
<< Abbiamo centinaia di uomini che lavorano senza tregua su questa nave, avere un paio di mani in più non sarà un male: Silver si guadagnerà vitto e alloggio lavorando per noi. Ordinerò all’equipaggio il silenzio totale sulla missione nei suoi riguardi, potrebbe farsi delle strane idee se venisse a sapere dei gioielli della corona. >>
<< È lampante. >>
<< Un’ultima cosa… Elias, puoi entrare un momento? >>
Cavolo! Mi ha beccato!
Il ragazzo fino a quel momento aveva spiato l’intera conversazione di nascosto, uscire allo scoperto fu alquanto imbarazzante.
La donna gli si avvicinò camminando con la sua solita grazia, estraendo dalla tasca un manifesto da ricercato che ritraeva il parlato di cui aveva tanto parlato.
<< Ho un nuovo compito per te, il quale richiede molto impegno: dovrai fare la guardia al detenuto Johnn Silver. >>
<< Perché proprio io? >>
<< Perché sei un ragazzo. Quel pirata si aspetta di essere sorvegliato, ma non da un ragazzino, questo è certo. In tal modo abbasserà la guardia e non dubito che farà dei passi falsi, vedendo che sei l’unica persona intorno. >>
A Elias non andava di fare la spia, però quella era il primo vero e proprio compito importante che gli assegnavano e non aveva alcuna intenzione di discutere. Amelia marcò spesso il fatto che quell’uomo fosse un tipo dal cuore e l’anima nera che non avrebbe esitato a fargli del male; ma Elias assicurò che sarebbe stato all’altezza del compito.
Prima di dar inizio alla nuova mansione, trovò il coraggio di chiedere una cosa delicata:
<< Ehm… capitano, posso sapere una cosa? Con quel gioiello, quello che ho trovato, cosa ha intenzione di fare? >>
<< Stiamo prendendo in considerazione molte idee, ma questo non è un problema che ti deve interessare al momento. >>   
Elias fece per replicare ma si fermò.
Si passò entrambe le mani tra i capelli e se ne andò, in parte deluso con se stesso.
 
                                                                                  ****
Con la scusa di dover portare il pranzo al detenuto, Elias diede inizio all’incarico.
Le prigioni si trovavano proprio sul fondo della nave, quasi vicino alla chiglia, per raggiungerle si dovevano scendere un mucchio di scale e ad un certo punto usare persino un ascensore, questo per assicurare una difficile fuga a chi provasse ad evadere.
Quella zona era provvista di telecamere, mine, laser infuocati e altre diavolerie per tenere sotto controllo l’unico corridoio per accedervi, solo grazie ad una sorta di bardatura di ferro si poteva passare sani e salvi attraverso senza innescare quella trappola, raggiungendo così l’ufficio con le celle.
 
Appena entrò fu accolto da un allegro fischiettare, c’erano ben due piani di sole celle e se non fosse stato per quello avrebbe dovuto esaminarle tutte per trovare quella giusta, l’ultima in fondo al primo piano: lì dentro Johnn Silver trascorreva il tempo giocando con un cubo di rubik.
<< Ho portato da mangiare. >>
All’avviso il pirata smise di fischiare e giocare, si voltò verso Elias e l’occhio bionico brillò intensamente.
Rendendosi conto che si trattava di un ragazzo sorrise, mettendo in mostra i denti rovinati probabilmente dal fumo e dalla poca igiene.
<< Bene bene, finalmente. Il servizio è davvero pessimo, stavo per morire di fame. >>
Elias non rivolse alcuna parola al detenuto, limitandosi a passargli il vassoio.
<< Che ti prende mozzo? Il gatto ti ha mangiato la lingua? >>
<< Mi hanno ordinato di non rivolgere la parola ai criminali. >>
<< Davvero? Allora dovrai star più attento, visto che hai appena sprecato fiato. >>
Il ragazzo si morse la lingua, quel genere di giochetti li odiava, Silver se la rise di gusto rischiando di mandare di traverso il pasto.
Fare la spia, come accidenti si doveva fare un lavoro del genere?
<< Fammi indovinare, il nostro caro Capitano ti ha mandato qui perché vorrebbe che diventassi un vero marinaio, non è così? Decisione giusta. Per diventare uomini bisogna svolgere sempre i lavori più duri, però tu mi sembri ancora un poppante per certe cose. >>
<< Io non sono un poppante! >>
<< Hai anche la voce di un bambino, vuoi un ciuccio per caso? >>
All’inizio Elias si tenne molto sulla difensiva, gli insulti parevano una scusa per distrarlo e, al momento opportuno, costringerlo a commettere qualche errore che permettesse al pirata di fuggire; invece, col passare del tempo, si limitò ad una conversazione normale. L’astio iniziale passò senza che nemmeno se ne rendesse conto, ascoltò con interesse la chiacchierata del filibustiere arrivando a dimenticare con chi aveva a che fare.
<< Non mi hai ancora detto come ti chiami. >>
<< Elias. >>
<< Per la barba di Nettuno, che razza di nome. Tu non sei di queste parti, vero? >>
<< Bè… ehm… è un nome comune il mio. >>
<< Comune quanto quello di un Re. Non è vero, vostra maestà? >>
Elias fissò il pirata, la bocca rimasta leggermente aperta.
Silver prese dalla tasca della propria giacca un sigaro e lo accese grazie ad un accendino nascosto nel mignolo della mano robotica, inalando il fumo che usciva dalle narici.
<< Possono mantenere il silenzio quanto vogliono i miei carcerieri, questo trucco non funziona con me. Tu sei l’erede di quel tale chiamato Walt Disney, il cosiddetto “Re dei Sogni”, il “Viaggiatore dei Mondi” e altri simpatici appellativi. >>
Elias deglutì, Amelia non aveva esagerato nel dire che fosse un tipo molto furbo.
<< Nel vagabondare per i sette universi, non puoi non trovare un pirata che non conosca questo nome. >>
Tacque il ragazzo, sforzandosi di non far trasparire alcuna emozione.
 
Elias non aveva la più pallida idea di come fosse a conoscenza della verità, l’unica spiegazione logica era che avesse assistito alla serata di incoronazione.
Ma era un’idea che non lo convinceva, forse si trattava solo di tenere ben aperte le orecchie.
A questo punto non posso fare a meno di pensare, una volta per tutte, di essere realmente la reincarnazione di Walt! Persino un pirata afferma che gli somiglio!
 
Si incamminò verso l’uscita, gli avevano raccomandato di non farsi distrare da quell’uomo, e dopo quanto aveva detto, era assolutamente d’accordo con la cosa.
Prima di allontanarsi Silver gli lanciò una specie di bussola senza ago, mezza rotta e con gli ingranaggi che quasi uscivano fuori.
<< Ha ottenuto molta considerazione tra noi filibustieri questo Disney, soprattutto con l’unico sinonimo affibbiatogli: fortuna. Si dice abbia lasciato, oltre al suo titolo nobiliare, una ricchezza inimmaginabile: qualcuno spiffera che si tratti di oro e gioielli, altri invece addirittura di un atto di proprietà che riguarderebbe il castello, ma io sono convinto che si tratti di qualcosa di più prezioso del semplice oro. >>
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, non avrebbe immaginato che Walt potesse rappresentare qualcos’altro di meno nobile per certi personaggi.
<< E mi sta dicendo questo perché si aspetta che io le dia uno di questi possibili tesori? >>
<< Certo che no, io mi aspetto ben altro da te ragazzo. Tienitelo stretto quell’oggetto, ci tornerà molto utile. >>
                                                                                  ****
Elias si era rintanato sulla cima del pennone, nella guardiola dove la vedetta scrutava l’orizzonte nell’eventualità ci fosse qualcosa da segnalare, era uno dei pochi posti in cui poteva starsene tranquillo per i fatti suoi.
L’uomo addetto a quella zona era uno di poche parole che si faceva gli affari suoi, costantemente attaccato ad una specie di binocolo attaccato ad un casco con lenti di varia grandezza.
Rifletteva il ragazzo sulla strana conversazione avuta con Johnn Silver: che fosse stato un pretesto il suo, per carpire informazioni sui cristalli?
Di più prezioso c’erano solo quelli, perciò appariva ovvia la cosa.
Quando aveva riferito ad Amelia ogni parte della conversazione si era allarmata e aveva messo sottochiave il cristallo, rinforzando inoltre la sorveglianza sul pirata…. decisamente non gli era affatto piaciuto quello che aveva sentito.
Si era tenuto per sé la bussola rotta, per quanto inutile gli piaceva e non gli sarebbe dispiaciuto riparlarla.
Guardò le nuvole provando a riconoscere forme familiari delle loro siluette, un gioco infantile che magicamente lo rilassava, soprattutto in compagnia dei nonni quando aveva la possibilità di andare a trovarli.
<< Capitano! Iceberg a prua! >> urlò all’improvviso la vedetta.
Amelia si affacciò dal ponte di comando, l’uomo indicò le “montagne di ghiaccio” galleggianti a poca distanza.
Era innaturale trovare degli iceberg in un fiume, la loro presenza sconcertò l’equipaggio intero che fissarono inebetiti gli enormi massi che passarono accanto alla nave lemmi-lemmi, perdendo pezzi che cadevano in acqua oppure sul ponte, rischiando di dare una sonora testata a qualcuno. Quando l’ombra sovrastava per pochi minuti il mezzo, i riflessi azzurri del ghiaccio si sparpagliavano rivelando perfette forme geometriche tipiche dei fiocchi di neve, nascoste all’interno delle venature dell’acqua congelata.
<< State all’erta uomini! Basta un errore e coliamo a picco! >> urlò la capitana.
Elias era contento di starsene sul pennone, si sentiva abbastanza al sicuro lì sopra.
Senza rendersene conto la bussola che teneva in mano aveva cominciato a brillare, come per magia cominciò ad auto-ripararsi… gli ingranaggi tornarono dentro il contenitore che fu rivestito da uno strato di marmo nero, un ago verde scuro al centro ruotava su se stesso, indicando i punti cardinali segnati.
 
Il ragazzo scoprì la trasformazione solo quando, mosso da chissà quale forza, la bussola lo strattonò di colpo fuoribordo.
 
La vedetta lo prese per i piedi, solo per un colpo di fortuna non caddero giù, agganciandosi con i piedi al bordo del cabinato. La bussola tirava, Elias fece di tutto per non perdere l’appiglio, proprio allora dagli iceberg vennero proiettate immagini di Walt Disney in persona, proiezioni che incantarono i personaggi che non riuscivano a credere ai loro occhi.  
Nulla della sua vita venne tralasciata, il suo volto faceva capolino da una parte e l’altra, i più scioccati erano senza dubbio Topolino e Oswald.
Un ultimo strattone e la bussola si liberò.
Cadde dritta in acqua, sparendo nelle profondità del fiume.
Le immagini sugli iceberg sparirono e i blocchi stessi si sciolsero diventando neve.
Tutti si guardarono intorno con preoccupante attesa, non si udiva altro che le onde frantumarsi sullo scafo della nave e la stoffa delle vele rizzarsi di colpo ogni qual volta il vento soffiava forte.
 
Improvvisamente il paesaggio divenne nebuloso, dal fiume delle bolle si levarono, la riva si allontanò sempre più.
La corrente fece sballottare la nave su e giù; in quel mentre la vedetta riuscì a sollevare se stessa e Elias al sicuro all’interno della postazione, tornando subito al lavoro…. trattenendo il fiato subito dopo. Prese una campana e la suonò, urlando scatenato:
<< Capitano! Capitano! Allarme! Cascata a prua! Ripeto! Cascata a prua! Stiamo per andare contro una cascata! >>
<< Una cascata!? Sei ubriaco marinaio!? >>
<< Purtroppo no capitano! >>
Non stava scherzando: c’era proprio una cascata lì davanti a loro, il fiume spariva non appena superati due spuntoni di roccia, precipitando verso un baratro celato da una colonna di vapore. Avvenne un caotico via vai tra la ciurma, ma manovrare la grossa nave per scongiurare la caduta non servì a nulla.
 
La nave volò letteralmente in aria.
Mentre precipitava produsse una sorta di fischio, gli oggetti non fissati finirono fuori bordo e la gente urlava, probabilmente il pensiero unico di tutti in quel momento era che stessero per morire.
Il tonfo che venne in seguito interruppe bruscamente l’evento, l’acqua inondò la nave e per un po’ Elias perse i sensi.
                                                                                  ****
Nelle prigioni l’unico occupante stava ad ascoltare i rumori all’esterno.
Anche lui era stato vittima della burrascosa avventura, diversamente dagli altri aveva la scorza abbastanza dura da mantenersi lucido.
 
La bussola aveva funzionato alla fine, se questa aveva raggiunto il suo scopo allora voleva dire che era giunto il momento di mettersi al lavoro.
Tutti i sistemi di sicurezza erano spenti, le telecamere che dovevano spiarlo erano ripiegate su se stesse inattive, quindi potè tirar fuori la chiave doppia e aprire la cella senza allarmare le guardie.
Recuperò la sua roba, controllò l’efficienza delle sue parti robotiche, tutto per prendere tempo prima di andare alla ricerca del tesoro di Walt Disney. 
                                                                                  ****
Punture gelide aiutarono Elias a risvegliarsi.
Era rannicchiato scomodamente nella postazione della vedetta, anch’egli all’interno priva di sensi.
Tutto dondolava, pioveva leggermente e la volta celeste era diventata buia, sentiva delle deboli voci che si confondevano con il verso di alcuni gabbiani e l’unica luce ad illuminare il panorama era la splendida aurora boreale.
Si sollevò e sbirciò di sotto, anche il resto della ciurma era stordito e pochi si erano rimessi in piedi dopo  la brusca avventura, solo una persona camminava in piena forma sul ponte, ignorando quelli che gli dicevano di fermarsi.
<< Spiacente molluschi mutanti, ho degli affari da sbrigare. >> disse Jhonn Silver.
Come il pirata fosse riuscito ad uscire aveva poca importanza, stava fuggendo e lui che doveva controllarlo non poteva lasciarselo scappare: mentre il cyborg preparava una scialuppa di salvataggio, Elias silenziosamente si calava alle sue spalle; sapeva che contro un omaccione simile non poteva combinare nulla, aveva bisogno di una strategia a riguardo.
Ma Silver di certo non aspettava, calata in acqua la barca cominciò a remare verso l’orizzonte, Elias perciò decise di gettarsi in acqua e si aggrappò al bordo dell’imbarcazione, lasciando dietro di sé una scia di oggetti che potevano galleggiare e quindi fare da segnali indicatori.
Era gelida l’acqua, compì uno sforzo immenso per non battere i denti, desiderando ardentemente un boccale di cioccolata calda. Silver canticchiava, ma si potè notare un chiaro disagio nelle note scoordinate e spesso interrotte, una cosa strana per un duro come lui….
Che accidenti stava accadendo?
  
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