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Autore: bik90    09/06/2013    4 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Valentina aveva appena finito di pulire la stalla e si stava accingendo a fare una doccia quando qualcuno suonò al campanello. Mentre sbuffava, si domandò chi fosse a quell’ora visto che ancora non aveva iniziato le lezioni. Prima di riuscire ad aprire, quel qualcuno bussò per la seconda volta.
<< E che cavolo! >> esclamò aprendo << Vuoi darmi almeno il tempo di… >>.
Si bloccò vedendo che sulla soglia c’era Eleonora.
<< Ehi… >> disse lo sguardo confuso che aveva la più piccola << …che… >>.
<< Posso entrare? >> la interruppe l’altra.
Valentina le fece un cenno con la mano mettendosi di lato alla porta di casa che richiuse subito dopo.
<< Domenghi che hai combinato? Di certo non sei qui per montare Agamennone >>.
Eleonora abbozzò un sorriso sedendosi sul divano.
<< Si vede così tanto? >> domandò cercando di alleggerire la tensione e di sciogliersi un po’.
<< Abbastanza >> scherzò l’altra mettendosi di fronte a lei per poterla guardare negli occhi.
<< Scusami, non volevo piombare così all’improvviso a casa tua ma io davvero non… >>.
<< Se non ti da fastidio l’odore della stalla che ho appena pulito, non ci sono problemi! >>.
<< In effetti ho avvertito un certo odorino! >>.
Entrambe scoppiarono a ridere.
<< Avanti ora, dimmi che ti è successo. Hai una faccia terribile >>.
La ragazza dai capelli chiari chinò il capo.
<< Ho baciato Martina >> ammise infine portandosi un dito sulle labbra.
<< E lo dici con quel tono? >>.
L’altra alzò gli occhi sulla sua figura di scatto.
<< Come dovrei dirlo, scusa? >>.
<< Beh >> iniziò Valentina senza girarci troppo intorno << Dal mio punto di vista, dovresti essere contenta, no? >>.
<< Contenta? >> esclamò Eleonora scattando in piedi.
<< Adesso non partire in quarta >> la bloccò l’amica mettendole una mano sulla spalla e facendo una leggera pressione affinché tornasse seduta << Calmati >>.
La vide fare un respiro profondo e ubbidire prima di prendersi la testa con entrambe le mani.
<< Ho fatto un casino >>.
<< Ma di cosa stai parlando? >> fece l’altra << Hai fatto una cosa che volevi, perché ti fai tutti questi problemi? >>.
<< Io non sono come te, non sono lesbica! Non mi piacciono le ragazze! >> urlò la più piccola diventando rossa in viso << Io faccio sesso con Davide da quando avevamo quindici anni! >>.
Valentina la guardò sgranando gli occhi.
<< Frena, frena! >> esclamò l’attimo dopo muovendole le mani davanti al viso << Che cosa? Fai sesso con Davide? Ma dico, sei impazzita per caso? >>.
Eleonora la fissò senza comprendere mentre si mordeva il labbro inferiore.
<< Che diavolo ti passa per testa, Eleonora? >>.
<< Io…non… >>.
<< Non devi fare sesso! Hai solo diciotto anni, cazzo! Dovresti innamorarti e fare l’amore, non il sesso! Ma cavolo, Domenghi! Sesso! Sai la differenza che c’è tra le due cose? >>.
<< Io e Davide… >>.
<< Non parlarmi di lui, ora! Sono abbastanza incazzata da questa stronzata che fate >>.
<< Ehi, non è una… >>.
<< Non è cosa, Eleonora? >> la bloccò la più grande con impeto << Non è una stronzata? Perché, ti sembra normale che due amici facciano le porcate a letto quando dovrebbero ancora pensare a giocare con le costruzioni? >>.
L’altra non seppe che dire mentre ripensava alla paura che aveva avuto di vedere l’amico allontanarsi da lei. Era stato quel sentimento a spingerla a tanto.
<< Non sono affari tuoi! >> le gridò contrariata da quei rimproveri.
<< Sono anche affari miei ora che me l’hai detto! E ti aggiungo anche di smetterla immediatamente! Goditi semplicemente quello che senti per Martina, è una cosa vera >>.
Eleonora rimase in silenzio per qualche secondo prima di abbassare la testa. Come faceva Valentina a non comprendere quanto fosse complicato per lei? Il suono del campanello le fece alzare la testa di scatto.
<< Devo andare >>.
L’amica la fissò volgersi verso la soglia della porta.
<< Eleonora >> le disse prima che andasse via << Sai anche tu che quello che fai con Davide è sbagliato, lascia perdere >>.
La ragazza dagli occhi verdi le fece un leggero cenno del capo, che poteva significare qualunque cosa, e andò via dopo aver mormorato un saluto in direzione di Ambra che era appena arrivata.
<< Ehi, tutto okay? >> chiese guardando prima la sua fidanzata e poi la porta.
Valentina si strinse nelle spalle.
<< Ci sono problemi col cavallo di Eleonora? >> continuò l’altra sapendo che i proprietari del maneggio erano tenuti a informare i padroni degli animali riguardo al loro stato di salute.
<< No, Agamennone sta bene. Non è passata per questo >>.
Si diedero un piccolo bacio prima che Ambra chiedesse ulteriori spiegazioni.
<< Non ci crederesti mai >> rispose la più grande iniziando a illustrarle a gradi linee quello che era successo.
Ambra trasse un profondo respiro dopo che Valentina ebbe terminato sedendosi sul divano.
<< Che situazione >> mormorò senza alcun tono in particolare << Tu non dovresti incoraggiarla, però! >>.
<< Perché no, scusa? >> domandò l’altra mettendosi di fronte << E’ quello che vuole >>.
<< Non è una strada facile, soprattutto per una come lei >>.
<< Non è una strada facile? >> ripeté Valentina inarcando il sopracciglio destro.
<< Certo che no, Vale >>.
<< Mi stai dicendo che amarmi è un grande sacrificio? >>.
La più piccola si allungò verso di lei prendendole il volto tra le mani e baciandole la punta del naso.
<< Scema >> le bisbigliò con un mezzo sorriso << Solo che…ti ricordi com’è stato all’inizio? Adele non mi ha più rivolto la parola e tutta la squadra di pallavolo iniziò a guardarmi in modo strano. Per non parlare di quanto si arrabbiarono i miei genitori >>.
<< Perché sono degli idioti >>.
Ambra aspettò di tornare a guardarla negli occhi prima di continuare.
<< Lo so >> rispose con calma << Ma te lo ricordi, Vale? Tutte quelle occhiate, quelle parole dette sottovoce…Eleonora non è pronta a tutto questo. Lei vive di apparenze, si crogiola in quello che fa vedere agli altri. Credi che rinuncerebbe? >>.
Rimasero per qualche secondo in silenzio.
<< Dovrebbe farlo se vuole essere felice >> disse semplicemente Valentina alzandosi.
 
Si fissò allo specchio un’ultima volta prima di infilare il cappotto e lo stivale nero. Davide ancora non era arrivato altrimenti le avrebbe mandato un messaggio, sapeva che non le piaceva attendere al freddo. Fece un respiro profondo pensando a Martina e a quel bacio che le aveva dato. Valentina aveva ragione, era stato bellissimo e avrebbe dovuto esserne felice. Si passò l’indice sul labbro inferiore e arrossì leggermente riflettendo su ciò che le aveva suscitato. Con l’amico non era mai successo.
Perché mi sto innamorando di una ragazza?, si chiese con una nota di angoscia, Non poteva essere tutto molto più semplice?
D’un tratto si sentì in colpa nei suoi confronti per come era fuggita e desiderò sentire la sua voce. Avrebbe dovuto farlo prima ma non se l’era sentita. Il cellulare squillò un paio di volte prima che la più piccola attivasse la conversazione.
<< Ciao Ele >> disse.
Eleonora immaginò che stesse sorridendo e si ritrovò a fare inconsapevolmente lo stesso.
<< Ciao bimba >> rispose << Volevo…volevo scusarmi per oggi >>.
<< E’ tutto okay? >>.
<< Sì…io…solo questo >>.
<< Hai paura? >> chiese Martina.
L’altra fece una pausa di qualche secondo prima di decidere cosa dire.
<< Sì >> ammise infine abbassando lo sguardo << Tu no? >>.
<< Io ho già accettato da tempo di essermi innamorata di te. È una cosa così brutta per te? >>.
<< No! >> esclamò Eleonora << Non è brutta! >> si bloccò un attimo capendo d’aver avuto uno scatto esagerato << E’…è che siamo due ragazze… >>.
<< Credimi, so perfettamente cos’hai in mezzo alle gambe! >> tentò di alleggerire la tensione la ragazza dai capelli rossi. Le pareva così impaurita.
<< Bimba! >>.
<< Avevo paura che mi avessi chiamato per dirmi che non volevi più vedermi >> sussurrò appena l’attimo dopo Martina.
<< Ma cosa vai a pensare? È impossibile che accada >>.
<< Sul serio? >>.
<< Certo >> confermò Eleonora << Domani pomeriggio ci vediamo, che ne pensi? >>.
Stare con lei la rendeva così felice da non poter rinunciare.
<< Okay! >> rispose l’altra contenta << Ora devo andare, mio padre è arrivato un paio d’ore fa e andiamo tutti e quattro in pizzeria >>.
<< Va bene, allora a domani >>.
Quando chiuse la conversazione, si accorse di avere il cuore più leggero. Tempo di controllare il contenuto della sua borsa e Davide le inviò il messaggio. Afferrò le chiavi di casa e si precipitò verso l’uscita. Entrò in macchina dell’amico e andarono a prendere Lavinia e Giacomo. Al ristorante li attendevano Paolo, Mirko e Monica. I due amici si scambiarono una breve occhiata ed Eleonora comprese che Davide aveva fatto ciò che gli aveva chiesto.
Bene, pensò mentre salutava gli amici che salivano in auto, Dopo stasera Suena starei definitivamente lontana da Martina.
 
Vagavano da una buona ora con la macchina. Eleonora, seduto accanto a Davide che guidava sbuffò stanca di quella ricerca senza risultato. Guardò il suo orologio da polso, erano quasi le tre e mezza del mattino.
Ma dove cazzo sei, Suena?, si domandò passandosi una mano tra i capelli.
L’amico era stranamente silenzioso da quando gli aveva comunicato cosa aveva intenzione di fare e probabilmente stava pensando ad altro. Lo conosceva troppo bene per non accorgersene. Avrebbe voluto domandarglielo ma in quel momento anche lei era presa dalle proprie riflessioni. Doveva trovare quella benedetta macchina, voleva la sua vendetta per quello che aveva provato a fare a Martina. Non riusciva a sopportare l’idea che l’avesse toccata con le sue mani, che l’avesse spogliata, che l’avesse baciata. Il solo pensiero la faceva avvampare per la rabbia.
<< Eccola! >> esclamò mettendo la mano fuori dal finestrino e indicando la 500 azzurra con l’indice destro.
La macchina era parcheggiata in un posto isolato, dietro una pompa di benzina. Per questo non erano riusciti a trovarla prima. Davide si fermò a pochi metri di distanza e scesero. Eleonora si strinse nel cappotto per il freddo pungente di quella notte e vide l’amico aprire il portabagagli. Tirò fuori, poggiandole per terra, due taniche di benzina da cinque litri l’una. La ragazza gli si avvicinò mentre un leggero sorriso le increspava le labbra. Su di lui poteva sempre contare. Ne prese una togliendo il tappo e arricciò il naso per l’odore che subito ne uscì. Mosse qualche passo verso l’auto e iniziò a gettare il liquido trasparente sulle ruote in silenzio. Poi passò al cofano e al vetro anteriore.
<< Mi dai una mano? >> domandò voltandosi senza smettere notando che l’altro se ne stava immobile a fissarla.
<< Certo >> si affrettò a dire Davide prendendo la seconda tanica << Mi piace quando sei così aggressiva. Mi eccita >>.
<< Sei un malato del sesso >> scherzò Eleonora cercando di non pensare seriamente a quello che stavano facendo << E Suena se lo merita >> aggiunse << Dopo quello che ti ha fatto, dobbiamo fargliela pagare >>.
Si guardarono negli occhi e la ragazza pensò che non era poi così difficile celare i veri motivi che la stavano spingendo a compiere quell’atto dietro la scusa dell’episodio di diversi giorni prima. Davide annuì credendo alle sue parole. Nessuno poteva permettersi di trattarlo in quel modo, lui non veniva mai deriso. In quel modo Veronica Suena avrebbe compreso che non Davide Molarte non si tocca. Con un masso raccolto per terra spaccò il vetro del sedile del conducente e finì di spargervi la benzina che era rimasta; poi si bloccò osservando il lavoro. Eleonora lo affiancò immediatamente e gli fece un leggero cenno del capo. Il ragazzo allora prese l’accendino dalla tasca del jeans e lo accese osservando la fiamma per un apio di secondi prima di lanciarlo contro l’auto. Il boato fu enorme esattamente come la vampata che ne scaturì. Ad alcune auto scattò l’antifurto. Entrambi osservarono la scena immobili e in silenzio soddisfatti della loro azione. La diciottenne avrebbe tanto voluto vedere la faccia della più grande non appena si fosse accorta dell’accaduto. Non provava nessun tipo di rimpianto, ne era quasi felice.
<< Ehi, forza dobbiamo andare adesso >> disse Davide prendendola per mano e correndo verso la sua macchina dopo aver sentito le prime voci sgomente.
Eleonora lo seguì compiaciuta.
Occhio per occhio, dente per dente, pensò continuando a guardare l’automobile bruciare mentre si allontanavano velocemente.
Era così contenta che decise di accontentare l’amico quando lo sentì accarezzarle l’interno delle gambe. In fondo si meritava quel premio.
 
La domenica, se non si svegliava troppo tardi, Eleonora faceva colazione con calma. Le piaceva farlo con le sue sorelle che si alzavano tutte all’incirca alla stessa ora. Era l’unico momento in cui chiacchieravano un po’; la sera di solito andavano sempre di fretta e, tra chi doveva finire di ripetere e chi voleva vedere un film, era una gara a chi si infilava prima a letto. Una gara che lei perdeva puntualmente. Le venne da ridere mentre finiva di bere il suo tè e le sue sorelle aveva già terminato da almeno un quarto d’ora. Mise le tazze sporche nella lavastoviglie e tornò in cameretta dove Claudia stava scegliendo che indossare per uscire quella mattina.
<< Oh, ma allora è proprio una cosa seria >> disse ridendo di fronte all’indecisione della sorella.
<< Scema >>.
<< Se metti il giubbottino della Sisley verde, ti consiglio questo jeans, il tronchetto nero e l’ultima camicia che hai appena nell’armadio a destra >>.
Claudia rimase per un attimo in silenzio osservando gli indumenti scelti da Eleonora.
<< Affare fatto! >> affermò infine sorridendo e dirigendosi verso il bagno.
<< Ehi, dove vai? Il bagno serve a me! >>.
<< Usa quello di sotto! >> le urlò l’altra chiudendo a chiave temendo che la maggiore potesse piombare dentro e cacciarla come era capitato altre volte.
<< Ma quello di sotto non ha lo scaldino! >> protestò Eleonora mettendo il broncio.
Vedendo che, però, non riceveva alcuna risposta, non poté fare altro che ubbidire. Prese dall’armadio un jeans e una felpa col cappuccio e farfugliò qualcosa sull’importanza di essere i più grandi prima di scendere al piano inferiore. L’acqua fredda, che usava per lavarsi, la svegliò del tutto. Si guardò allo specchio mentre si asciugava e pensò che doveva davvero sbrigarsi. Era una bella giornata, avrebbe preso la vespa per arrivare al cimitero. Uscì e fu travolta da sua sorella che urlava di essere in ritardo scatenando le risa di Serena e Ilaria sedute sul divano a guardare la televisione.
<< Scusa, scusa! Sono in ritardo! >>.
<< Lo sono anch’io! >> le rispose Eleonora ridacchiando << Aprimi il cancello grande! Sto uscendo! >>.
Vide Claudia arrivare sulla soglia della porta, sganciare entrambi i cancelli ma subito dopo risalire in camera alla ricerca del cellulare.
<< Non ti dimentichi la testa solo perché ce l’hai attaccata al collo! >> le urlò scherzando la più grande aprendo il portone.
Rimase impietrita di fronte alla figura che le apparve davanti. Si ritrovò a trattenere il respiro involontariamente mentre la osservava. Nonostante fossero trascorsi anni dall’ultima volta che l’avesse visto, non stentò un solo istante a riconoscerlo. Quegli occhi azzurri erano inconfondibili, quei capelli chiari come i suoi erano un segno di riconoscimento della loro famiglia.
Cazzo, quanto somiglia a mio padre, pensò subito dopo mentre il volto dell’adulto si sovrapponeva a quello che le stava di fronte.
<< Ehi, che fai imbambolata sulla… >>.
La sorella non riuscì a terminare la frase.
<< Federico? >> aggiunse inarcando il sopracciglio con aria sorpresa.
Il ragazzo abbozzò un sorriso nel sentirsi chiamato.
<< Ciao ragazze >> disse semplicemente.
L’attimo dopo Claudia lo abbracciò contenta di rivederlo e fecero capolinea anche Ilaria e Serena. Solo Eleonora non mosse un muscolo e restò in silenzio. Osservò suo fratello prendere in braccio sua sorella più piccola e ridere leggermente nel sentirsi dire che era diventato più bello. In effetti, lo era davvero. Avrebbe voluto mettersi a urlare contro di lui e invece ingoiò un groppo di saliva. Perché erano tutte felici di vederlo? Perché? Perché lo stavano trattando normalmente?
<< Ele, tu non dici nulla? >> le domandò ingenuamente Ilaria guardandola negli occhi.
<< Io… >> mormorò l’altra presa alla sprovvista << Io devo andare >> concluse stringendo con forza le chiavi del motorino.
 
Il pranzo della domenica si svolgeva sempre a casa della nonna paterna. Era una tradizione che non si era spezzata con la morte del nonno e tutti i nipoti volevano che continuasse a essere presente. Ad Ennio Domenghi piaceva trascorrere l’unico giorno non lavorativo con figli e nipoti e nella grande cucina si creava sempre un piacevole chiacchiericcio. Dopo essere stata al cimitero, Eleonora passò a prendere un libro da casa e notò con sprezzo che il trolley del fratello era stato lasciato nell’ingresso, quasi volesse ribadire la sua presenza. Con rabbia gli diede un calcio facendolo cadere e ribaltare.
<< Ci sono problemi, Ele? >> domandò sua madre apparendo dalla tromba delle scale.
La domenica, andando tutte le figlie a mangiare dalla nonna, lei si recava a pranzo dal fratello.
<< Niente, sono inciampata in questo coso >> rispose con stizza iniziando a salire al piano superiore << Allora starà qui? >>.
<< Non so nulla a riguardo >> affermò Fulvia comprendendo immediatamente a chi si stesse riferendo la figlia << Quando te ne sei andata, sono rimasti a chiacchierare in salone per un po’ aspettando che Serena e Ilaria si preparassero. Poi si sono recati da tua nonna >>.
La ragazza si limitò ad annuire.
<< Quindi non sai nemmeno cosa è venuto a fare? >>.
La madre scosse il capo.
<< Fantastico >> mormorò passandosi la mano destra tra i capelli e prendendo ciò che cercava << Vado, altrimenti rischio di fare tardi. Ci vediamo stasera >>.
Quando arrivò a casa della nonna, era già tutti lì.
<< Ciao nonna! >> salutò Eleonora avvicinandosi all’anziana signora e dandole un bacio sulla guancia << Ciao a tutti >>.
<< Ciao bella >> fecero le sue zie riunite in cucina per preparare il pranzo.
La figlia di sua cugina, di un paio d’anni, corse da lei per farsi prendere in braccio.
<< Ciao Maty! Quanto sei bella! >>.
<< Eleonora, hai visto che bella sorpresa ci ha fatto Federico? >> chiese sua nonna calando la pasta.
<< Già >> si limitò a dire lei mettendo a terra la bambina che scappò subito dopo dal padre << A proposito, dov’è? >>.
<< Sul divano, sono tutti di là con lui. Vai anche tu, ti chiamiamo quando è pronto >>.
Eleonora ubbidì non con molto entusiasmo.
<< Ele, finalmente! >> esclamò Serena alzando la mano in segno di saluto << Mancavi solo tu come al solito >>.
<< Sei sempre la solita! >> fece Claudia dandole una pacca amichevole sulla spalla e facendole posto accanto a lei.
Tutti risero.
<< Di cosa parlavate? >>.
<< Flavio ci stava dicendo che tra un paio di settimane parte >>.
Lo sguardo della ragazza dai capelli biondi si posò sul cugino che annuì.
<< Libia stavolta >> si limitò a dire con un mezzo sorriso << Per sei mesi >>.
<< Cerca di rimanere vivo >> ironizzò Jessica, un’altra cugina.
<< Scherzi? E chi mi stronca! >> rispose Flavio ridendo << E tu Fede? Cosa vuoi fare dopo il liceo? Non dirmi l’università come questi secchioni! >> aggiunse indicando i parenti.
Eleonora si fece attenta. Anche se non l’aveva mai detto apertamente, tra i due fratelli Domenghi c’era sempre stata una sorta di rivalità scolastica forse dovuta alla poca differenza che intercorreva tra loro e la ragazza era riuscita ad ottenere ovunque risultati migliori non senza una vena d’orgoglio.
<< Non lo so…veramente io non ho ancora deciso… >> mormorò il ragazzo preso in questione.
<< Nemmeno Eleonora ha ancora deciso che farà dopo >> lo tranquillizzò la sorella facendo avvampare l’altra.
<< Ehi, cosa c’entro io adesso? Si stava parlando d lui! >>.
A Federico non passò inosservata la stizza che Eleonora inserì nella frase. Da quando era arrivato, non le aveva rivolto parola, quasi non esistesse mentre con gli altri si comportava normalmente. Tra loro era sempre stato così, c’era sempre stata una certa distanza anche da bambini. Se ne rattristò leggermente pensando che aveva adottato lo stesso atteggiamento del nonno che non lo aveva mai visto di buon grado poiché era il frutto di una relazione extraconiugale. Eppure non aveva chiesto lui che fosse così. Prima che potesse rispondere, vennero chiamati dalla cucina. Si misero a tavola iniziando una serena conversazione, come tutte le domeniche, che accoglieva diverse persone del paese, incidenti, cose divertenti accadute sul luogo di lavoro. Ognuno aveva qualcosa da dire. Era bello respirare quell’aria famigliare in cui tutti parevano essere felici. Venne acceso il televisore e la prima notizia del telegiornale del giorno fu una manifestazione a Parigi contro la legge sui matrimoni gay.
<< Io vorrei dire >> disse la donna più anziana ascoltando << Fanno male per caso? Maschi coi maschi, femmine con le femmine. Ma dico, dove andremo a finire? >>.
<< In un Paese più civile e meno omofobo, magari >> rispose come se fosse normale Eleonora mentre mangiava.
Involontariamente pensò a Martina e le venne da sorridere.
<< Figlia mia bella, io non ho nulla contro di loro; sicuramente saranno delle bravissime persone ma sono contenta che la mia famiglia non vi abbia niente a che fare >>.
La nipote si bloccò per un solo istante prima di riprendere quello che stava facendo senza dire nulla.
<< Io non mai compreso come facciano due donne insieme a fare… >> iniziò Alessandra, la sorella di Jessica. Fece un gesto con le mani per farsi comprendere << …capito? >>.
A quella domanda Eleonora avvampò e iniziò a tossire. Fece un sorso d’acqua per sentirsi meglio.
Ma proprio oggi devono parlare di gay e lesbiche?, si chiese sentendosi improvvisamente a disagio.
<< Ale, c’è la bambina! >> esclamò Jessica indicando la figlia << Per favore! >>.
Tutti scoppiarono a ridere.
<< Ele, ma è vero che la figlia dei Someno è lesbica? >> chiese sua zia.
L’altra si limitò ad annuire.
<< Poveri, poveri genitori! >> esclamò la nonna alzando gli occhi al cielo.
<< Sinceramente, la trovo una cosa innaturale >> affermò Flavio subito dopo << Cioè, se fossimo tutti gay, il genere umano si estinguerebbe! Siamo stati creati per procreare! >>.
<< Si estinguerebbe anche se fossimo tutti preti e suore >> fece notare prontamente Eleonora cui stava iniziando ad andare stretta quella conversazione.
Non si era mai accorta di quanto la sua famiglia fosse chiusa e bigotta, in quel momento le appariva ben chiaro. Se uno di loro avesse detto di essere gay, di amare una persona del suo stesso sesso, l’avrebbero tagliato fuori. Non l’avrebbero mai accettato. Quella considerazione le fece male come un pugno e sentì mancarle l’aria dai polmoni. Alzò gli occhi dal piatto e notò che Federico la stava fissando. Si domandò da quanto tempo lo stesse facendo.
<< Che vuoi? >> gli chiese senza nessuna grazia.
<< Niente >> disse suo fratello << Niente >>.
 
 
  
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