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Autore: Falsa dea molto adorata    09/06/2013    6 recensioni
Ventidue drabble per dire auguri a Itachi in ventuno diversi momenti della sua vita.
Dalla prima candelina spenta alla speranza che quell'anno fosse l'ultimo.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki, Mikoto Uchiha, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Uno
Mikoto mise Itachi in piedi sulla sedia per fare una foto di compleanno ma, invece di sorridere come al solito, il bambino boccheggiava, come se stesse tentando di concentrarsi e dire qualcosa di difficile.
“Aiutami a soffiare sulla candelina, Itachan”.
“Mama, bellisima, g-gazie. Faccio io. Solo”
Soffiò così forte che se la madre non l’avesse retto sarebbe caduto a faccia in giù nella torta, le guanciotte gli divennero tutte rosse per lo sforzo.
Fugaku scoppiò a ridere e quasi si dimenticò di scattare, il suo bambino voleva già essere indipendente e fare tutto da solo, lo avrebbe sicuramente reso fiero.
 
Due
Itachi non vedeva l’ora di mangiare la torta che Mikoto stava facendo per il suo compleanno. Le cose che faceva la mamma erano sempre dolcissime e buonissime. Guardò la donna versare tutte le cose sul tavolo e andò via serio serio. Corse in sala a cercare quello che voleva nella credenza grande.  Tornò piano piano e si avvicinò fino a strattonare la gonna della mamma.
“Itachi, dimmi, amore”
 La donna si girò verso il figlio e non riuscì a trattenere le risa. Aveva preso un fazzoletto grande e se l’era legato al collo imitando il suo grembiule.
“Mamma, Itachi aiuta”
 
 
Tre
A Itachi piaceva cercare di scoprire le cose e così stava cercando erano nascosti i dolci per il suo compleanno. Gli aveva detto che bastava aspettare la sera, avrebbero fatto una cena con tante persone ma lui non voleva la festa, voleva mangiare la torta con la mamma.  Seguì  l’odore di cioccolato fino alla dispensa e trascinò una sedia per arrivare al desiderato bottino. Rimase a bocca spalancata, era proprio bella. Se l’avesse mangiata subito la madre sarebbe stata triste davanti a tutti gli invitati. Rubò solo un goccio di panna, non si sarebbe visto. E poi l’importante era averla trovata.
 
Quattro
Quell’anno non avrebbe avuto un compleanno ma non era importante, era sicuro che se avesse mangiato qualcosa di dolce gli sarebbe tornato in bocca, anche lo zucchero gli sarebbe parso amaro. Konoha era in guerra ed era a corto di ninja, così i suoi genitori dovevano combattere e, anche se lui era abbastanza lontano dai campi di battaglia di Ame, al sicuro, vedeva tante persone soffrire e morire, continuamente, e lui non sapeva fare niente per aiutarle, mai più sarebbe stato così inutile.  Era stupido farsi del male a vicenda, la guerra era una cosa che non si sarebbe mai dovuta fare, non importava il perché.  Guardò il cielo scuro e si preparò per mettersi a letto, solo. Non aveva mai sperimentato la solitudine, era terribile. Quando stava per chiudere gli occhi, sentì la madre che gli baciava la fronte, appena tornata, coperta di sangue e polvere.
“Mi dispiace, amore mio. Mi dispiace tanto. Auguri, buon compleanno. Dimmi quello che vuoi e quando la guerrà finirà avrai tutto quello che vuoi.
“ Non voglio stare solo, voglio un fratellino, mamma.  E voglio che nella sua vita non ci sia mai una guerra, voglio che non veda mai nessuno che muore”.
 
Cinque
Il suo regalo sarebbe arrivato con un mese di ritardo ma era felicissimo. Avrebbe avuto un fratellino e si sarebbe dedicato a lui il più possibile. Mikoto gli aveva fatto sentire Sasuke che si muoveva nella sua pancia e lui si era emozionato fino quasi a commuoversi; era straniante sapere che dentro sua madre c’era suo fratello e in qualche modo era già vivo. Quando lui toccava la pancia gli pareva che il fratellino si agitasse di più, non vedeva l’ora di prenderlo in braccio e riempirlo di baci. L’anno successivo gli avrebbe dato un po’ della sua torta speciale.
 
Sei
Aveva ricevuto tanti regali per quando si sarebbe iscritto all’accademia, non vedeva l’ora di mettersi alla prova. Era desideroso di diventare subito ninja e sperava di poter fare qualcosa perché non scoppiassero guerre. Quando l’aveva detto ad alta voce, Shisui-san aveva sorriso e aveva detto che sicuramente ce l’avrebbe fatta ma Itachi credeva che lo stesse deridendo, invece lui ne era sicuro. 
“Itachi, qualcuno ti cerca” lo chiamò il padre;  si congedò dai compagni e tonò dalla madre.
“Madre, chi ha chiesto di me?”
“Tachi, tachi, tachi!” Sasuke si sporse verso di lui, dicendo la sua prima parola. Itachi pianse.
 
Sette
Avrebbe voluto passare tutto il suo tempo con il suo amato fratellino, gli spezzava il cuore vederlo arrancare verso di lui disperato e dovergli dire no. Per un giorno non stava studiando, né indagando su nulla. Lo prese in braccio e cercò di convincerlo a mangiare un pezzettino di torta ma il fratellino la sputò. ʺFa schifoʺ
Non capiva come un bambino così dolce potesse odiare lo zucchero se pareva lui stesso una nuvoletta filante.
ʺMamma, per favore, l’anno prossimo puoi farmi una torta salata?ʺ
Mikoto lo guardò sconcertata: ʺTu ami le cose dolci! ʺ
ʺPerò a Sasuke non piaccionoʺ.
 
Otto
Avrebbe voluto essere a casa ma adesso che era un ninja aveva dei doveri e non poteva permettersi di fare i capricci, si sarebbe vergognato a chiedere una cosa tanto stupida, non aveva veramente bisogno di un compleanno. A lui toccava il primo turno di guardia e si sistemò accanto al fuoco guardando il sensei e i compagni che dormivano; vide Mayu Uchiha alzarsi e venire a sedersi accanto a lui.
ʺItachi-san, è ancora oggi. Buon compleannoʺ -la guardò stupito- ʺA te piacciono le cose semplici, vero?ʺ
Gli porse filo di anellini, una cosa che non gli sarebbe dispiaciuto indossare.
 
 
Nove
Shisui gli aveva dato il suo regalo, tante pergamene piene di informazioni sugli Uchiha, e al ritorno avrebbe avuto quelli dei genitori. Ma non aveva voglia di festeggiare. Aveva la nausea da quando aveva sbloccato lo sharingan, ma non era un effetto secondario, semmai era un altro effetto.
Un altro effetto dello spezzare una vita. Quell’uomo non avrebbe avuto più un compleanno da passare con la famiglia. Si erano entusiasmati tutti quando aveva sbloccato lo sharingan ma lui sapeva cosa aveva perso, tutto quello per cui voleva vivere e agire, le cose in cui credeva, lui sapeva che aveva perso.
 
Dieci
ʺItachi, tu quanto oltre saresti disposto ad andare per il bene del villaggio?ʺ
ʺOltre tutte le illusioni.ʺ
ʺOltre te stesso?ʺ
ʺCertamente.ʺ
ʺOltre il giusto?ʺ
 ʺSolo per quanto è necessario.ʺ
ʺOltre la famiglia?ʺ
A Itachi tremarono le mani.
 ʺOltre Sasuke?ʺ
ʺNo!ʺ
 ʺSpero che questo discorso non acquisti mai un senso per te, ragazzo. Cercherò di tenertene fuori ma so che è impossibileʺ.
Shisui gli parlava come ad un suo compagno ormai e si fidava di lui, era strano che gli facesse un discorso così criptico e solenne, proprio in quel particolare giorno.
ʺPassa un bel compleanno, Itachi.ʺ
Shisui disattivò lo sharingan.
 
Undici
Suo padre avrebbe presto fatto in modo di farlo entrare negli AMBU e lui sapeva che era perché aveva bisogno di una spia, gli Uchiha erano sempre tenuti all’oscuro delle macchinazioni e tutto il clan cercava una folle rivalsa. Lui era fedele al villaggio, non l’avrebbe tradito perché la sua famiglia agiva in maniera stupida e arrogante e rischiava di scatenare una guerra ma avrebbe trovato una soluzione sua. Anche se significava essere tutto ciò che odiava.
Sasuke gli porse una fetta di torta, sorridendo. Forse avrebbe finito per odiarlo ma per ora era il suo amore a dargli forza.
 
Dodici
Itachi sorrise, quasi sincero. Sua madre si stava chiedendo dove fosse, probabilmente, ma aveva bisogno di quello: di una torta di compleanno che era solo un cornetto, di Mayu che non pretendeva niente da lui, l’unica, ma gli dava ciò di cui aveva bisogno e pareva capirlo pur senza sapere nulla. Il loro rapporto era segreto, non credeva che sarebbe arrivato, vivo, a sposarla e rendere la loro storia pubblica avrebbe reso quella liberazione solo un altro peso.
Sentì il calore della ragazza abbandonare la sua pelle. Lei lasciò cadere lo yukata sull’erba: ʺBuon regalo di compleanno, Itachiʺ.
 
Tredici
Non riusciva a comportarsi normalmente, gridava, non rispettava le consuetudini del clan. Dava nell’occhio ma proprio non riusciva a controllarsi quando sapeva che la luna sarebbe sorta solo due volte ancora prima dello sterminio. Lo accusavano della morte di Shisui, suo padre non si fidava di lui, suo fratello lo guardava impaurito… ma cosa importava ormai? Presto sarebbe finito tutto, aveva già preso accordi –che schifo- con Madara Uchiha. Sarebbero sopravvissuti solo Sasuke e lui, a vegliarlo dalle profondità del suo inferno.
Avrebbe dovuto godersi quell’ultima torta ma in bocca sentiva il sapore del sangue, quell’ultimo abbraccio, ma sentiva freddo.
 
Quattordici
Sentiva il gelo espandersi dall’interno nonostante fosse sotto la pioggia. Avrebbe voluto non ricordare che giorno fosse, ma non bastava desiderare qualcosa per non soffrirne. Se non fosse stato per il suo piano si sarebbe tolto la vita invece avrebbe dovuto continuare a soffrire ancora e ancora e lo meritava, meritava molto di più.
ʺEntriamo a bere qualcosa di caldoʺ. Il suo compagno, era terribile considerarlo tale, ruppe il silenzio. ʺE a prendere un dolce.ʺ
Itachi ebbe uno scatto di sorpresa
ʺNon ti piacciono i dolci?ʺ
ʺNo.ʺ
Il suo compleanno fu soffiare sulla candela che aveva illuminato la loro cena.
 
Quindici
Assassinare persone non era certo quello che qualcuno pensava di fare per festeggiare il proprio quindicesimo compleanno né lo era fissare un piatto vuoto in una lercia taverna di Kiri, con un cappello di paglia tintinnante per nascondere il volto e un minaccioso semiumano seduto accanto.
 Il cappotto dell’akatsuki era troppo grande per lui, troppo pesante, sentiva di annegarci dentro, che le nuvole fossero rosse del proprio sangue.
ʺItachi, non che ti voglia fare da balia, davvero, ma mangia qualcosa o ti sentirai male di nuovoʺ.
ʺ…ʺ
ʺItachi, oggi è il tuo…?ʺ
ʺNon dirlo. Per favore.ʺ
ʺSolo se mangi.ʺ -vinto-
 
 
Sedici
L’akatsuki era riunita perché si era aggiunto un nuovo membro, Deidara. Anche se non poteva permetterselo, se sapeva non sarebbe cambiato nulla senza di lui, Itachi si sentiva in colpa per aver coinvolto un ragazzino in quel marciume, sarebbe potuto essere Sasuke per qualcun altro, aveva solo un anno in più, al pensiero del fratellino nelle mani di qualcuno come lui si sentiva andare a fuoco. Percepiva lo sguardo stregato ma furioso di Deidara ma alcune cose non potevano essere evitate, poiché i suo Sasuke contava più di tutto il resto, per quanto fosse ingiusto. Mancava un anno in meno.
 
Diciassette
Sasuke. Sasuke. Era tornato a Konoha per garantire che fosse ancora al sicuro.
Lo era, lo era. No.
No… lui gli aveva fatto del male. Ancora troppo fragile, debole.
Così non avrebbe mai funzionato.  
Sasuke doveva vivere, doveva ucciderlo. Sasuke era intrappolato nel suo genjutsu, non poteva uscirne. Era furioso? Perchè aveva sbagliato? Aveva fatto una cosa senza senso. Sasuke, dovevano salvarlo, dovevano.
ʺSasuke! Fate qualcosa per lui, Sasukee!ʺ
Il combattimento ed il terribile impatto emotivo avevano fatto esplodere il morbo che si portava dentro e Itachi delirava, in preda alla febbre e alle convulsioni, quando iniziò quell’atroce nove giugno.
 
Diciotto
I compleanni erano tra i giorni più brutti per Itachi, lo sapeva, ma prendere tutto troppo sul serio accorciava la vita.
ʺDiciotto è un numero importante, non offrirai da bere a chi ti regge la fronte quando vomiti sangue o te la bagna quando deliri?ʺ
ʺNon dire cose imbarazzanti, Kisame.ʺ
ʺScusami, Itachi-san, volevo solo rallegrare l’atmosfera. Sei sempre mortalmente serio.ʺ
Itachi non voleva intristire nessuno, si sforzò di rispondere con un po’ di umorismo. ʺE tu mi hai fatto un regalo degno?ʺ
ʺSmalto! Devi rimetterlo.ʺ
Era quasi riuscito a strappargli un sorriso ma lui non poteva permetterselo, non poteva vivere.
 
Diciannove
Era strano che continuasse a ricordare un compleanno dopo l’altro nonostante si sforzasse di non far accadere nulla, ma era inevitabile.
Sarebbe stato un luogo migliore il mondo senza di lui? Il suo clan sarebbe sopravvissuto oppure sarebbe stato annientato in quella che sarebbe diventata la quinta guerra ninja? L’avrebbero evitata comunque?
Non era possibile fare quel tipo di previsioni, lo sapeva, ma a volte si chiedeva se il bilancio fosse positivo o negativo, nonostante avesse sempre fatto sempre il possibile per agire al meglio.
Non poteva sopportare l’idea di un Sasuke felice senza di lui, in nessun universo ipotetico.

Venti             
Se avesse potuto, Itachi avrebbe davvero ucciso Tobi per avergli fatto l’affronto di organizzare qualcosa di macabramente simile ad una festa di compleanno, sconvolgentemente assecondata. Tutti passavano sopra ai comportamenti di Tobi, anzi, in qualche modo essere arrabbiati per cose futili sollevava un po’ del peso che si portavano dentro tutti ma lui conosceva il compagno mascherato e sapeva che si era preso gioco di lui in maniera crudele.
I suoi ragionamenti folli lo confondevano e sentirsi augurare buon quinto di secolo in quel modo lo induceva seriamente a offrire il proprio aiuto a Deidara nell’eliminazione del suo nuovo compagno.
 
Ventuno
Quello sarebbe stato quasi per certo l’ultimo anniversario della propria nascita che avrebbe vissuto ed era contento di non doversi confrontare mai più con un giorno così, che presto le sue sofferenze sarebbero finite, i suoi piani conclusi. Chissà se c’era qualcosa oltre il velo, ma lui non meritava la pace, voleva l’oblio.
ʺQuesto è l’ultimo, Itachi-san, vero?ʺ
ʺSpero di sìʺ.
C’era voluto tempo per capire Itachi ma in fondo l’aveva visto un po’ crescere, un po’ morire pian piano. ʺPosso dirlo stavolta?ʺ fece un mezzo sorriso, Kisame.
ʺSolo questa volta, se proprio vuoi.ʺ
ʺAuguri Itachi-san, per tutto.ʺ
Quella parola aveva un suono strano sulle sue labbra, ironico e amaro ma sincero.
ʺSono con te, fino in fondo e so quanto l’inferno è profondoʺ continuò; doveva dirlo.
Erano passati anni da quando il piccolo Itachi aveva iniziato a dirgli qualcosa di sé, diffidente, ma infine aveva avuto tutta la verità e gli aveva fatto tremare i polsi, come mai in vita sua.
ʺè stato un onore esserti accanto e avere la tua fiducia, per quanto possibile.ʺ
ʺPer me è lo stesso, Kisame. Sei un uomo migliore di quanto tu creda.ʺ
ʺQueste cose mi fanno allergia, beviamoci su. Spegni la candelaʺ.
 
 
 Ventidue (?)
Itachi era morto e presto lo sarebbero stati tutti i responsabili, poi anche lui l’avrebbe raggiunto e sarebbero stati di nuovo insieme, lui, il fratello e i genitori; Itachi l’avrebbe colpito sulla fronte come al solito e avrebbe sorriso.
No, non sarebbe successo, Itachi apparteneva alla luce, lui alle tenebre, Sasuke lo sapeva. Avrebbe comunque sterminato Konoha, gli doveva questo tributo di sangue, poi tutto sarebbe finito.
Tobi aveva detto a Sasuke di aver cremato il corpo di Itachi e così si rivolgeva al mondo intero per parlargli, perché lui era davvero il mondo intero.
I compleanni dei morti contano?

 
 


Angolo autore:
Diomio, più di 100 persone l'hanno letta senza che avessi tolto questo rigo ''e dormiamo insieme, stanotte'' dalla 21, che era solo una trollata per mente libera. ora mi guarderete con orrore ;_;
   
 
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