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Autore: Bab1974    10/06/2013    2 recensioni
Storia giunta al secondo posto del contest 'Edite ed inedite: emozioni e pacchetti!' di Mitsuki91 e vincitrice del Premio Inedie.
Harry, appena diventato Auror, si prende l'impegno di rinnovare le difese magiche in casa Dursley. Intreccia una relazione sentimentale con il cugino Dudley.
L'arrivo di Ripper, il cane di zia Marge, rischia di rovinare tutto.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Dudley Dursley, Harry Potter, Petunia Dursley, Vernon Dursley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Le disgrazie di avere uno stregone in famiglia Le disgrazie di avere uno stregone in famiglia


Petunia Evans in Dursley piangeva lacrime amare.
Harry Potter aveva una volta di più dimostrato di essere la rovina della sua famiglia.
Prima gli aveva sottratto la sua odiata-amata sorellina.
Poi le aveva reso un inferno la vita con la sua inutile presenza.
Ora, come se non fosse bastato quello che aveva fatto in passato, gli aveva pure portato via il suo adorato Dud.
Di sicuro aveva usato qualcuna delle sue stregonerie, non c'era altro motivo per cui il suo bambino si dovesse essere innamorato del cugino mago.


Era cominciato tutto una sera di qualche mese prima. Si era rotto uno specchio, rovesciato il sale e per errore era passata sotto una scala.
-Sta per accadere qualche disgrazia, ne sono certa!- aveva pensato Petunia.
Non erano passati ancora dieci minuti che Harry Potter aveva suonato al campanello della sua borghese casa in Privet Drive confermando le sue ipotesi.
"Che ci fai tu qui?" aveva chiesto Petunia, senza neppure pensare che fosse il caso di salutare.
"Sono qui da parte degli Auror." aveva spiegato Harry "Devo rinnovare le protezioni della casa. Ci sono ancora Mangiamorte in libertà e loro famigliari che potrebbero volere vendetta. Comunque buonasera, zia."
La donna, non nascondendo il suo disappunto, era rientrata in casa senza rispondere al saluto. Del resto non salutava mai 'quelli', erano visite di cui avrebbe fatto volentieri a meno, se non fosse stato per bisogno, e non voleva che s'illudessero che c'era la possibilità che fossero ben accetti.
Harry, che era la prima volta che faceva quel giro poiché era Auror da pochi mesi, aveva sentito i suoi colleghi parlare dell'accoglienza della zia e sapeva cosa aspettarsi.
A dire il vero tempo prima aveva la sensazione che volesse dirgli altro ma sapeva che il terrore di ciò che ne pensava il marito la frenava.
Non erano gli unici Babbani che avevano bisogno della protezione, ma erano i soli a comportarsi in quella maniera.
Attesero, in un silenzio tombale e senza neppure l'offerta di un bicchiere d'acqua, che tornassero Vernon dal lavoro e Dudley dai suoi giri. Dovevano essere presenti tutti gli appartenenti alla casa per non rendere tutto vano.



Dudley fu il primo a tornare. Harry allargò gli occhi: ora capiva perché una sua collega aveva detto che non era affatto male.
Pesava almeno la metà di quanto lo aveva visto l'ultima volta.
"Ciao, Harry, tocca a te ora questa noia?" lo aveva apostrofato semplicemente il cugino.
"Ciao, Dudley, hai forse smesso di mangiare?" aveva ribattuto ammirato Harry.
Dudley aveva cominciato a fare la ruota come un pavone: lo faceva quando era obeso, almeno ora poteva aver ragione a vantarsi.
"Non male, eh?" si vantò Dudley "Ho solo smesso di mangiare i manicaretti di mamma, anche se non si è arresa e mi fa sempre trovare delle tavolate esagerate, e mi muovo un po' di più. Ti assicuro che è stato meno difficile di quello che pensavo."
Petunia in quel momento non se n'era accorta, ma Harry aveva cominciato a fissare Dudley in ogni suo angolo dovendo ammettere che non vi trovava alcun difetto. Un bel cambiamento rispetto a qualche anno prima.



Tornò anche Vernon che nel vedere il nipote cambiò colore. Non aggiunse altro a parte qualche frettoloso saluto ma dagli sguardi che si scambiava con la moglie, si capiva che non gradivano molto la sua presenza, forse ancora meno di altri maghi.
L'unico con cui era riuscito a instaurare un dialogo intelligente, anche questa cosa strana data la sua poca propensione per le cose che avessero a che fare con lo studio, era il cugino.
Gli Auror avevano detto che di solito non era scontroso come i genitori ma se ne stava sulle sue. Con lui invece stava cercando di informarsi sulla scuola, sulla vita sentimentale (sulla quale Harry era stato molto vago), etc. etc.
Di lui aveva saputo che aveva cominciato ad andare in palestra quando una persona di cui si era innamorato aveva riso in faccia alla sua dichiarazione.
"Mi ha detto letteralmente: 'Non sono amante degli animali ma soprattutto i maiali non li sopporto.' " ricordò Dudley.
"Che finezza!" esclamò Harry, senza riuscire a trovare altre parole.
"Però è stato utile." ammise il ragazzo e a voce bassa aggiunse "Dovevi vedere mia madre, quando ho smesso mangiare. Pensava che avessi qualche terribile e rara malattia tropicale. Mi ha costretto ad andare da almeno una decina di medici, che le hanno fatto capire che non era un male che facessi un po' di dieta. Non che si sia convinta molto ma alla fine si è arresa, più o meno."
"Che significa più o meno?" chiese Harry curioso.
"Che da allora sta dando fondo a ogni sua abilità culinaria per tentarmi." rispose ridendo Dudley "Certe volte cedo, anche perché i medici mi hanno detto che non devo soffrire la fame, è sufficiente che stia attento."
"Bene, allora in fondo devi proprio ringraziare la ragazza che ti ha rifiutato." disse Harry.
"E chi ha mai parlato di ragazze?" ribatté maliziosamente Dudley.
Harry lo guardò a bocca aperta: anche a lui piacevano i maschi? Doveva essere un difetto di famiglia.
"Quando zia Petunia lo saprà il fatto che tu sia sottopeso sarà il problema meno grave." disse ancora incredulo.
"Già. M'immagino che cercherà ogni maniera per visitarmi da qualche psichiatra e farmi tornare normale." pensò a voce alta Dudley "E tu invece, come vai a ragazze?"
Harry sorrise e glielo disse: anche lui era gay.


Era cominciato così: Dudley aveva chiesto a Harry di rimanere in contatto e il cugino era riuscito a mantenere una corrispondenza mandando dei gufi in un albero del giardino a orari prestabiliti in cui erano certi di non essere beccati. Nel giro di qualche settimana si erano convinti a rincontrarsi e ne era nata una relazione sofferta ma piacevole. Sofferta perché era difficile incontrarsi senza dare nell'occhio agli zii, che di certo sarebbero stati contrari al tutto, piacevole perché i momenti passati assieme erano senza dubbio il meglio che avessero mai vissuto.
Accade però qualcosa che rovinò la situazione e portò tutto alla luce prima che i due ragazzi fossero pronti a farlo loro stessi.


Marge, la sorella di Vernon, doveva operarsi a un piede e non aveva possibilità di seguire i suoi cani. Li aveva portati quasi tutti al canile escluso Ripper, il suo preferito. Non avrebbe mai permesso che il suo cucciolo si trovasse senza compagnia e aveva costretto i congiunti a tenerlo. Non fu terribile come tenere Harry ma ci andò parecchio vicino. Fu l'inizio della fine della pace in casa Dursley.
Ripper lo era di nome e di fatto. Mordeva qualsiasi cosa fosse a portata delle sue zanne e graffiava quello che non poteva raggiungere in altra maniera. Petunia, maniaca della pulizia e dell'ordine, si era ritrovata sull'orlo di una crisi isterica e sul punto di eliminare fisicamente l'abbietto animale rinunciando così a qualsiasi eredità potesse lasciare la padrona essendo loro gli unici parenti in vita.
Correva dietro a tutti gli ospiti graditi e non, cosa che lo rendeva a volte caro ai Dursley che adoravano quando le persone che li infastidivano correvano come ossessi per guadagnarsi l'uscita prima che il cane li potesse raggiungere.
Avvenne che la settimana seguente all'arrivo di Ripper tornasse Harry per l'ennesima volta, la quarta per essere più precisi, a rinnovare le difese della casa. I Dursley non capivano quale sfortuna li avesse colti ultimamente: soprattutto Vernon non sopportava proprio la vista del nipote. Allo zio sembrava che lo facesse per dispetto, sapendo di non essere per nulla gradito in quella casa. Quando lo rivide sulla soglia della porta, sorridendo candidamente, bofonchiò qualcosa di sgradevole alle sue spalle e sperò che facesse presto. Harry fece finta di nulla e si apprestò a rinnovare le difese, quella volta erano già tutti a casa. Dudley evitava di posare lo sguardo sul cugino e finalmente i genitori pensavano che avesse capito che era meglio non dare confidenza a certe persone. Non potevano certo sapere che fino a qualche minuto prima di tornare a casa era proprio fra le sue braccia e che se non lo guardava era perché temeva di tradirsi in qualche maniera.
Ad accogliere Harry, mostrando le zanne, ci pensò Ripper.
-Accidenti, ma è ancora vivo questo cane?- pensò Harry, stupito e portando le mani alla bacchetta -Deve avere almeno vent'anni e sembra ancora piuttosto arzillo.-
Aveva la sensazione che anche Ripper si ricordasse di lui, poiché fece un ringhio strano e lo sguardo gli si accese come non era accaduto con nessuno.
"Gli stai antipatico, Harry." lo apostrofò Vernon con un ghigno malvagio e soddisfatto "Forse lui si ricorda di quando hai gonfiato mia sorella e ce l'ha ancora con te."
"Uhm, possibile che si siano dimenticati di oblivare un cane, ma posso rimediare." disse Harry tirando fuori la bacchetta e guardando la bestia minaccioso.
"Oltretutto Ripper non ha più i miei poveri mobili su cui sfogarsi," si lamentò Petunia "me li ha già rovinati tutti ed è passata solo una settimana. Quando se ne andrà dovrò comprarmeli tutti nuovi."
"Non possiamo spendere i nostri risparmi per rifare la mobilia." stridette Vernon rosso in faccia "Gli studi di Dudley costano molto e dobbiamo pensare alla vecchiaia."
"Non posso vivere in una casa ridotta così." ribatté Petunia mentre i nervi gli crollavano del tutto "Se non mi fai rifare i mobili lo uccido quel cagnaccio, lo giuro." Guai a chi le toccava la casa!
Harry si schiarì la voce per attirare attenzione.
"Ora rinnoviamo le difese della casa, poi ci penserò io ai mobili." propose Harry.
I Dursley non erano certi di capire che cosa aveva intenzione di fare ma zittirono e lasciarono lavorare il nipote.
Harry per prima cosa immobilizzò Ripper, che continuava a infastidirlo, mormorando un incantesimo e guadagnandosi un ghigno soddisfatto da parte del suo Dudy, che continuava a evitare di guardarlo negli occhi. Poi proseguì con il suo impegno e finì in pace. Reclinò poi gli inviti della zia a rimanere a mangiare con loro e per la prima volta zio Vernon non recriminò. Dopo un'intera settimana di lavoro che tornava a casa e doveva sopportare gli abbai fastidiosi di Ripper, non sentire tutto il baccano che rimbombava per casa, lo aveva rimesso al mondo.
Harry aveva rifiutato gentilmente e stava per andarsene. Prima però doveva far tornare in sé il cane.
Fu allora che lo zio Vernon rinnovò l'invito della moglie, anzi gli chiese se voleva dormire lì quella notte. Harry non rispose, era troppo stupito, anzi non era proprio sicuro di aver capito bene.
"Papino, sei certo di non stare male?" chiese Dudy "Tu non lo sopporti Harry!"
"Lo amo alla follia in confronto a Ripper." ammise Vernon sull'orlo della disperazione "Se io fossi a casa con lui tutto il giorno come fa questa santa donna," indicò Petunia "dopo due giorni l'avrei ucciso. Voglio dormire questa notte, è una settimana che non lo faccio."
"Quindi vuoi che dorma qui perché mantenga l'incantesimo sul cane?" chiese Harry incredulo.
"Lo so, come motivo è pessimo, ma non posso sopportare che torni a violentare le mie orecchie senza un attimo di stacco." si lamentò Vernon.
"Ma caro, deve stare qui per almeno due mesi." gli ricordò Petunia "Come farai a sopportarlo per tutto questo tempo?"
"Non lo so ma devo staccare ogni tanto se non voglio impazzire." sbottò Vernon "Allora accetti o no?" chiese infine rivolto a Harry, bruscamente. Il ragazzo era sul punto di rifiutare ma Dudy, di nascosto ai genitori, gli mostrò la lingua in maniera lasciva.
"Ok, accetto." decise all'improvviso sentendosi avvampare e sperando che gli zii non se ne accorgessero.


Passò la serata più strana e inimmaginabile della sua vita in quella casa.
Nei suoi ricordi c'erano Vernon e Dudy che mangiavano a ogni pasto come se fosse stato l'ultimo della sua vita e Petunia che li invogliava a mangiare ancora, come se ce ne fosse bisogno.
Ora, giacché il figlio faceva orecchie da mercante e mangiava davvero poco, almeno in confronto a prima, la zia continuava a riempire il piatto di Harry: era arrivato al punto che il cibo gli usciva dalle orecchie.
In passato a fatica faceva il primo giro, tanto la zia temeva di lasciare il suo Dud morire di fame e non rimaneva nulla.
"Ehm, zia, ma tu tutti i giorni butti questa quantità cibo?" chiese Harry "Se adeguassi le porzioni avresti una casa in più" le fece notare Harry, cercando di tenere la voce calma poiché Dudy gli faceva il piedino da sotto il tavolo. Voleva l'emancipazione dalla famiglia alle sue spalle: gli zii lo avrebbero ucciso, fatto passare tutto per un incidente e rinchiuso il figlio in manicomio.
"A proposito di casa," disse Petunia, mantenendo un tono piuttosto accomodante, nonostante si vedesse che l'appunto l'aveva infastidita "dopo cena mi faresti vedere come hai intenzione di sistemarla? Sono certa che se vedrò con i miei occhi che tutto ciò è possibile, mi passerà la tentazione di uccidere la bestiaccia." e guardò con un sorriso sornione Ripper, ancora immobilizzato.
"Va bene, non c'è problema." accordò Harry.
Harry era stupito ma contento. La magia, che era sempre stata una delle ragioni che gli aveva portato l'odio degli zii, all'improvviso lo rendeva utile ai loro occhi. Non aveva mai visto Vernon più rilassato e Petunia meno bisbetica. Di questo doveva ringraziare Zia Marge e Ripper.
"Ah, mamma, ti stai dimenticando una cosa." intervenne Dudy, mentre il suo piede era saldamente ancorato fra le cosce di Harry "Non c'è più il letto nella stanza di Harry. Dove lo farai dormire?"
Petunia e Vernon si guardarono un attimo come se avessero le spine nel fondoschiena e non riuscissero a cavarsela.
"Ehm, non ha importanza." si schernì Harry "Posso dormire anche in un sacco a pelo."
"Certo." intervenne Dudy "Sono talmente grandi, visto la taglia che portavo, che ci potremmo dormire entrambi. Anzi, poiché la sua ex-stanza è freddina ed è pieno inverno, direi che lo potrebbe stare nella mia."
Gli zii tirarono un sospiro di sollievo: Dudley aveva trovato la soluzione per il problema. Harry sperò invece di non arrossire. Era certo che ci fosse un doppio senso nelle parole del cugino: che volesse dormire con lui (sempre che non trovassero di meglio da fare) proprio sotto il naso dei genitori? Non era certo che la zia non trovasse qualche maniera per rompere le scatole. Lanciò un'occhiataccia a Dudy quando mosse con decisione il piede contro il proprio inguine. Dovette resistere per non gemere a gran voce: quella sera gliel'avrebbe fatta pagare. L'avrebbe fatto gemere come una cagna in calore e doveva ringraziarlo se lanciava incantesimi per evitare di essere beccato dai suoi.


La sera, dopo il lauto pasto, Harry mostrò agli zii l'incantesimo Reparo, con il quale in meno di mezz'ora aveva messo a nuovo quasi tutta la casa ed eliminato difetti che erano presenti da anni: zia Petunia non ricordava da quanto tempo quella casa non fosse così lucente e pulita e dire che passava il suo tempo a strofinare se non era impegnata e spiare gli altri o a cucinare per il suo Dud. Si chiese all'improvviso se non fossero stati un po' troppo prevenuti verso la magia e i maghi e invidiò il nipote per i suoi poteri e, com'era già accaduto in passato, cercò di immaginarsi come sarebbe stata la sua vita se la maga fosse stata lei e non la sorella. Il tempo le dimostrò che aveva fatto bene, anzi non lo avevano maltrattato abbastanza. In quel momento si limitò ad andare a dormire con una certa tranquillità e un vago senso di leggerezza. Non poteva certo sapere che, per aiutare ciò che sarebbe successo quella notte, Harry aveva lanciato un incantesimo su loro che li avrebbe fatti dormire tutta la notte senza problemi.
Aggiunse, per sicurezza più che altro, altri incantesimi per rendere la stanza silenziosa, nonostante ciò che sarebbe accaduto dentro, e per chiudere la porta a chiave. Osservò la camera: zia Petunia aveva messo a terra un sacco a pelo davvero enorme.
"Me li dovevano fare su misura." ammise Dudley "Volevo vendere tutti i miei vestiti vecchi, siccome  ho dovuto ricomprarmi tutto nuovo. Per fortuna che mia madre non ha voluto, così almeno abbiamo una scusa per stare assieme."
Harry lo osservò un attimo con una sensazione di disagio. Dopo quattro mesi non avevano ancora trovato il momento giusto per dedicarsi a loro stessi. Dudy era molto occupato con la scuola (a quanto pare il grasso strozzava anche le sue cellule celebrali e ora si erano risvegliate) e lo studio, Harry invece aveva il suo lavoro di Auror che lo impegnava a orari impensabili, per non dire impossibili.
"Non t'imbarazza per nulla pensare di fare certe cose con i tuoi in casa?" chiese Harry, avvicinandosi al proprio ragazzo.
"Naa, e poi ero certo che ci avresti pensato tu." disse ridendo Dudley e lasciandosi abbracciare. "Quali altri miracoli puoi fare con quella bacchetta?"
"Da qui in avanti credo che ne farò a meno." ribatté Harry appoggiandola: non la mise troppo lontano, non si sapeva mai.


Passarono la notte nell'enorme sacco a pelo a coccolarsi e a fare l'amore per la prima volta. Nessuno li disturbò, furono ore di pace ed estasi.
"Peccato che non possiamo vederci più spesso." si lamentò Dudy, accoccolato fra le braccia di Harry "Abbiamo gli impegni opposti. Non possiamo certo vederci una volta al mese quando vieni a rinnovare le protezioni. E la pacchia non durerà in eterno. Prima o poi zia Marge starà meglio e potrà tornare a prendersi la bestiaccia. Non credo che in quel caso sarai invitato ancora."
"Lo temo anch'io." disse Harry, giocherellando con i riccioli biondi di Dudy "Dovremo per forza trovare un'altra via. Che ne dici di recuperare qualche ora con la Giratempo?"
"Ehm? E che sarebbe?" chiese curioso Dudy.
Harry glielo spiegò e 'Wow' fu la risposta che ottenne.
"Certo che voi maghi avete un sacco di facilitazioni." costatò il ragazzo stupito.
"Hai ragioni, ma i nostri nemici sono potenti e pericolosi. In caso contrario non sarei qui." gli ricordò Harry. Poi ci ragionò meglio e pensò che in caso contrario non sarebbe stato lì. "Beh, in fondo poteva andare peggio" rise, prima di addormentarsi abbracciato al proprio fidanzato.


Non trascorsero neppure due settimane, durante le quali i due innamorati non si erano visti neppure una volta, che esplose la bomba che travolse tutti, soprattutto Harry e Dudley.
Durante le pulizie giornaliere di Petunia in casa, Ripper era riuscito a infilarsi nella camera del cocco di casa e aveva cominciato a rovistare in un angolo che neppure Petunia toccava mai. C'erano i progetti scolastici del ragazzo, assieme a libri e compiti e visto che, grazie al cielo, ultimamente era davvero migliorato, non voleva rischiare di rovinare qualcosa. Era già capitato che nella foga di pulire aveva smacchiato attrezzature scolastiche di Dudley e non voleva che accadesse ancora.
Rincorse Ripper ma non ci fu il verso: proprio lì andò a mettere il muso. Era pronta a dare battaglia quando, in mezzo ad una pila di fogli rovesciati dal cane ne notò un mucchio consistente di biglietti dall'aria stranamente famigliare. Petunia, prima di cedere alla curiosità di leggerli, ci ragionò per qualche minuto prima di ricordarsi che assomigliavano alle pergamene che riceveva Harry quando gli spedivano la posta via gufo.
"Harry manda dei biglietti a Dud?" pensò con il cuore in gola. La faccenda la inquietava parecchio: non era certa che fosse un bene che il figlio si fosse affezionato in quella maniera al cugino. Sinceramente non vedeva l'ora di liberarsi sia di lui, che di Ripper e non era certa di quale dei due di più lo infastidisse. Anzi no, se avesse dovuto scegliere di avere tutti i giorni fra i piedi qualcuno probabilmente avrebbe preferito il cane.
Immersa in questi pensieri prese una generosa porzione di biglietti e se li portò in cucina per dargli un'occhiata. Dopo aver letto quattro di quelle missive, ne capì il significato e nel giro di un secondo si ritrovò a battere la testa sul pavimento, svenuta dalla sorpresa e dal ribrezzo di ciò che aveva appena scoperto.


Petunia non sapeva quanto tempo fosse passato da quando era svenuta. Si era sentita bagnare il volto e si era risvegliata con Ripper che le leccava il volto per farla rinvenire. Appena si accorse che aveva ripreso i sensi il cucciolone corse via e tornò con la ciotola dell'acqua vuota in bocca.
Petunia ricordava di avergliela appena riempita, perciò doveva essere passato abbastanza tempo da quando era svenuta. Prima di fermarsi a pensare su quello che aveva scoperto riempì la ciotola di Ripper che ci si buttò come se fosse un anno che non beveva, lo rifornì anche di cibo, poi si sedette nella tavola della sala da pranzo e si prese la testa fra le mani.
Il suo Dud, il suo piccolo e amorevole cucciolo, si era innamorato del cugino mago. Una stregoneria, non poteva essere altro. Da quando aveva rimesso piede in quella casa aveva usato i suoi poteri per ammorbidire le loro difese e traviare il suo bambino.
Non stava affatto bene: fra la notizia avuta e la botta in testa non era certa di essere del tutto in sé. Decise di interpellare il marito. Per fortuna era un ottimo lavoratore e nella ditta dove prestava servizio, le rare volte che accadeva che avesse un'urgenza, non facevano molte storie per concedergli dei permessi.
Prese il cellulare e cercò il numero. Non si sentiva lucida abbastanza per comporre il numero nella tastiera di casa.


Appena fu avvisato della telefonata della moglie, Vernon saltò sulla sedia. Non accadeva mai o quasi che lei lo interrompesse in ufficio e se accadeva nella maggior parte dei casi era successo qualcosa a Dudley. Si fece passare la chiamata dalla segretaria che gli disse prima:
"Ha una voce molto strana, signor Dursley." La signorina Daniels non la conosceva benissimo ma aveva capito che c'era qualcosa che non andava.
"Grazie Minny." poi fece un sospiro e si accinse a parlare con Petunia.
"Pronto, sei tu tesoro?" chiese Vernon.
"Sì, ti prego vieni a casa. Sono caduta e ho battuto la testa, sto malissimo." disse la voce cantilenante di Petunia al telefono.
"Oddio com'è successo?" s'infuriò Vernon "Scommetto che è stato quel cagnaccio, adesso arrivo e gli faccio il contropelo."
"Indirettamente." fece vaga la donna "Non posso dirti nulla per telefono. E vedi di chiamare il pronto soccorso quando sarai vicino a casa, io non sono in grado di fare altro." poi buttò giù la cornetta.
Vernon corse dal suo superiore e gli spiegò la situazione. Il capo vide che era sconvolto, come accadeva raramente e gli concesse il permesso di andare a casa.


A Vernon non accadeva mai di fare così presto a raggiungere la sua abitazione. Di solito usciva nell'ora di punta, quando tutti dovevano raggiungere il proprio domicilio e perdeva un sacco di tempo per percorrere pochi chilometri. A poco più di metà strada si fermò, chiamò il numero per le urgenze che dissero avrebbero mandato un medico, poi si riavviò e arrivò a casa.
Trovò Petunia ancora seduta, accasciata sul tavolo da pranzo e Ripper stranamente silenzioso.
"Petunia, cara, che ti è successo?" chiese Vernon sconvolto a vedere la moglie in quelle condizioni. "Fra poco arriverà il medico."
Petunia invece di rispondere gli mostrò le pergamene. Vide il marito diventare più rosso di mano in mano che proseguiva nella lettura.
"Quell'infame, lurido figlio di una buona donna." cominciò a gridare Vernon fuori di sé "Come ha potuto farci una cosa del genere, con tutto ciò che abbiamo dovuto subire per colpa sua. Appena vedo Dudley lo concerò per le feste e la prossima volta che incontro quel disgraziato di Harry Potter lo strangolerò con le mie mani."
Petunia, che aveva lasciato che il marito sfogasse la propria rabbia, s'intromise.
"Lo sai, anch'io lo pensavo, prima e dopo essere svenuta." disse la donna "Poi però ho avuto l'occasione di pensarci meglio e devo ammettere, con il senno di poi, che sono almeno due anni che Dud si comporta in modo strano. Sai, credo che nostro figlio sia gay e che non sia colpa di Harry."
Vernon non le diede ragione, però capì che era meglio non contraddirla in quel momento. Suonarono alla porta e nascose i biglietti d'amore ricevuto dal figlio: non era il caso che il primo venuto venisse a sapere che suo figlio era stato costretto a fare 'cose indecenti'. Sperava oltretutto che la moglie non si sentisse così male da raccontare fatti privati ad altri.
Aprì al medico che appena visitata la donna diagnosticò una lieve commozione cerebrale. Il fatto che non ci fosse nessuno in casa al momento dell'incidente era un problema, poiché non si sapeva di preciso quanto fosse stata svenuta comunque, seguendo le indicazioni della donna, non meno di tre ore.


A sera, dopo scuola al rientro a casa, Dudley trovò un biglietto sul tavolino dell'entrata:
"Siamo in ospedale.
Tua madre questa mattina ha avuto un malore e ha battuto la testa.
Alle sette arriva una pizza (quella scema non voleva uscire se non te la ordinavo!)
Appena finito prendi un taxi e raggiungici al XXXXXXX.
Dobbiamo parlare di cose serie.
Papà."
Dudley non aspettò la pizza, uscì di corsa senza neppure farsi una domanda che poteva sorgere spontanea: dove cavolo era finito Ripper?


Arrivato all'ospedale chiese di Petunia Dursley e dichiarò di esserne il figlio. L'infermiera di turno gli disse dove poteva trovarla.
La madre era sotto sedativo e sembrava riposare tranquillamente. Al suo fianco il padre le teneva la mano e la guardava preoccupato.
Entrò cercando di fare meno rumore possibile, poi arrivato alle spalle del padre gli appoggiò delicatamente una mano su una spalla. Vernon sussultò lievemente, poi visto il figlio si rabbuiò e tornò con lo sguardo fisso sulla moglie.
"Dovevi aspettare la pizza," sussurrò Vernon "tua madre ci teneva, lo sai com'è."
"Non potevo certo aspettare senza avere notizie!" esclamò Dudley, cercando di mantenere i toni bassi "Come sta e cos'è successo?" chiese infine
"Non c'è male, gli esami non hanno rilevato nulla di grave, solo una lieve commozione celebrale." spiegò il padre con voce demoralizzata.
Dudley cominciò a respirare normalmente e attese qualche che pure i battiti del suo cuore si calmassero.
"Hanno capito cosa le è successo?" chiese alla fine.
Vernon scosse la testa lentamente.
"Sanno che ha avuto un malore ma non ne conoscono il motivo, loro." disse Vernon spingendo su quel loro in maniera strana.
"Tu sospetti qualcosa?" chiese Dudley, mangiando la foglia.
"Mi hanno chiesto se ero a conoscenza di qualcosa che possa averla sconvolta al punto di stare male ma non me la sono sentita di dichiarare la verità. Anzi lei mi ha detto di nascondere tutto. Prima che arrivasse il medico però mi ha mostrato un bel mazzo di queste." disse e si tolse qualcosa dall'interno della giacca rivelandogli una delle pergamene che avevano fatto star male la moglie.
"Oh, merda!" esclamò Dudley.
"Espressione non molto carina ma azzeccata al momento." ammise Vernon prima di voltarsi a guardare il figlio in faccia per la prima volta. "Che giustificazioni hai?"
"Sono innamorato, se per te è una scusa decente." disse Dudley in maniera semplice e senza troppi giri di parole.
"Prima che si svegli tua madre ti voglio chiedere solo un 'altra cosa: lui è stato il primo?" s'informò Vernon.
"Quindi è questo il punto!" esclamò Dudley "Temete che Harry mi abbia traviato! Non so se la cosa ti farà piacere o no, ma lui non è stato il primo. Avevo già scoperto di essere gay, prima che arrivasse a rinnovare le protezioni e avevo già avuto delle relazioni sessuali con altri ragazzi. Ho cominciato a voler dimagrire dopo che un ragazzo che mi piaceva mi ha offeso in maniera vergognosa."
"Uff, nessuno merita che si faccia sacrifici del genere per loro." disse in un mormorio triste Vernon. La sua unica possibilità di trovare la scusa 'mi hanno stregato il figlio', era svanita nel nulla.
"Lo so, e infatti, quando è venuto a cercarmi dopo che ho raggiunto il peso forma l'ho mandato a quel paese senza rimpianti." disse Dudley, raccontando orgoglioso ciò che era accaduto.
Vernon sospirò.
"Del resto ne parleremo a casa. Tua madre ha bisogno di starsene tranquilla." Sedettero in tranquillità mentre Vernon avvertiva la pizzeria che doveva annullare l'ordine.
Ma finalmente il dubbio sorse spontaneo.
"Papà, dove cavolo avete ficcato Ripper?" chiese Dudley.


Arabella Figg era alle prese con la belva. Per fortuna Vernon Dursley l'aveva avvertita che era davvero impossibile domare quel cane. In un attimo aveva rinchiuso i suoi gatti nelle gabbie che usava per portarli dal veterinario (ognuno aveva la sua) e aveva rinchiuso le gabbie nella loro stanza. Non avendo figli quella marea di gatti erano l'unica compagnia sua e del marito e li trattavano come esseri umani. Infatti essendo abituati a gironzolare liberi per casa si lamentavano stretti nelle gabbie ma era meglio così che fra le grinfie di Ripper.
"Davvero un nome azzeccato." commentò il marito, che al ritorno da una passeggiata si era trovato a fronteggiare quell'essere ringhiante e poco disponibile. Nel giro di quell'ora in cui era uscito, aveva già distrutto mezza casa e i nervi della sua signora erano a pezzi.
"Speriamo che Petunia si riprenda presto, o che la sua padrona torni, non credo di essergli molto simpatica." ribatté Arabella, cercando di ridurre nei limiti del possibile i danni " La prossima volta che torneranno gli Auror spero che ci diano una mano a sistemare. Non conosco altra maniera per risparmiare soldi e tempo."
"Ultimamente Harry Potter è assiduo. Non mi era mai capitato di vedere lo stesso Auror due volte di seguito." disse il signor Figg.
"Sì, hai ragione. Forse ha legato con i congiunti, anche se mi pare molto strano che sia successo così all'improvviso." fu d'accordo la donna "Boh, vedremo."


Quando Petunia si era ripresa aveva chiesto anche lei al figlio se era colpa di Harry se era gay, e Dudley aveva dovuto ripetere le stesse rassicurazioni.
"E io che speravo che ce ne fossimo liberati per sempre." fu il commento triste della madre "Non c'è nulla da fare. I guai li cacci dalla porta e loro ti rientrano dalla finestra."
"Forse potremmo trovare un'altra soluzione." propose Vernon cercando di consolarla.
"E quale?" fu la risposta acida di Petunia "Qualsiasi cosa facessimo per evitare che s'incontrino potrebbe convincere Dud a fargli piacere le donne? Ci ritroveremmo comunque a dover invitare un uomo per le festività e i pranzi domenicali. L'unico pregio di avere Harry in giro per casa potrebbe essere che potremmo fingere che siano visite fra parenti e non di un fidanzato. Potremmo dire ai vicini che si è riabilitato e che ora ci siamo riavvicinati a lui. Insomma, potrebbe essere un'idea per nascondere al mondo che nostro figlio è gay, sperando che lui stesso non se lo lasci sfuggire."
Vernon cominciò a soppesare le parole della moglie: non era affatto una cattiva idea. Avrebbero avuto più o meno tutto.
Dudley avrebbe avuto il suo fidanzato, loro una casa sempre in ordine e pulita, e fatto la figura dei buoni riaccogliendo in casa la pecora nera.
"Proviamo." approvò Vernon, nonostante l'idea di incontrare spesso il nipote non lo entusiasmasse molto.
Dudley non riusciva a credere che tutto si fosse risolto così semplicemente: avrebbe dovuto avvertire Harry e appena arrivato il suo gufo gli rispose legando alla zampetta dell'animale la risposta.
"Ciao tesoro,
i miei hanno scoperto tutto.
Quella peste di Ripper ha trovato le lettere.
Mamma ha quasi rischiato che le venisse un colpo.
Alla fine invece si sono convinti di darti una possibilità.
I miei hanno scoperto che non è poi tanto male avere un mago in famiglia.
Ti avverto che potrebbero chiederti qualche incantesimo, mamma è stata all'ospedale fino a questa mattina.
Casa nostra sembra un campo di battaglia. Non è neppure riuscita a cucinare, poi ti spiegherò meglio.
Ci vediamo domani sera a cena, spero che non spiaccia il cibo da asporto."
Tuo Dudy."


Fu di Harry il tempo di svenire, o quasi.  La sera seguente fu la più imbarazzante della sua vita e non solo per lui. L'unico a suo agio, abituato a ottenere sempre quello che voleva dai genitori, era Dudley.
Erano anche liberi da Ripper che non era ancora tornato dalla sua villeggiatura da casa di Arabella Figg. Vernon era andato a riprenderselo ma Arabella si era rifiutata di consegnare quella belva nelle mani di Petunia ancora convalescente.
Il signor Dursley ringraziò e pensò che forse doveva farle un regalo per tutto ciò che aveva fatto per loro in quegli anni, compreso quando si prendeva Harry: chissà se suo marito aveva bisogno di un trapano?
  
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