23 luglio 2011
I HOPE YOU HAD THE TIME OF YOUR LIFE
Ingoi una pillola.
Non andare, non andare
Un’altra. Un ansiolitico, questa volta.
Ti voglio in giro
La birra nella sinistra, un sorso dopo l’altro.
Il flacone di sonniferi sempre più vuoto.
Nessuno sa davvero cosa hai nell’anima
La tua mente sempre più veloce, confusa.
So a malapena il tuo nome
Il rumore del vetro lanciato a terra.
Macchie di sangue sulle tue scarpe
Un’altra birra si sgasa mentre la apri.
Vuoi essere mia amica?
Adrenalina in circolo, allora una manciata di calmanti in bocca.
Sono i tuoi guardiani, ti tengono sotto controllo.
Ti sei tatuata un portafortuna che ti tenga al sicuro?
Si fotta tutto, sei a posto così tu. Stai bene.
Non ti ha mai veramente tenuta al sicuro
Sfili la bottiglia di tequila dal mobiletto dei liquori.
Vuoi essere mia amica?
Gli occhi ti bruciano, dentro esplodi e non lo senti.
E ti sei allontanata dal tuo drink
Le poche gocce che non sono passate attraverso la tua gola macchiano il tappeto del soggiorno.
Barcolli verso il divano.
Mi concederesti quest’ultimo ballo se ci incontrassimo?
Perdi un sacco di tempo. Sprechi tutto. Non ti importa di altri oltre a te.
Ventisette anni passati senza lasciar traccia
Ti fai schifo a volte, ma poi pensi che è una stronzata. Sei grandioso.
Ridi come un pazzo, sei uno fantastico tu.
Puoi scrivermi una ninnananna?
Se avessi una pistola in bocca a quest’ora avresti un proiettile, probabilmente.
Cantiamola per farti addormentare
AUTHOR’S CORNER
Salve salvino!
Inizio scusandomi della ridicola assenza, ma è stato un mese assurdo, con zero tempo e ancor meno ispirazione.
Fino a giovedì. Il 6 giugno, nel caso non vi andasse di guardare il calendario.
Ecco, quella sera ha significato e significa tutto per me. Dico sul serio, TUTTO.
La “storia” è un parallelismo tra Billie Joe e Amy Winehouse, per la quale (nel caso non lo sapeste) è stata scritta la canzone “Amy” (che sorpresa). I versi della canzone sono in corsivo e parlano di lei, in “normale” parlo di Billie Joe e di come secondo me è nata l’idea di scrivere di/per Amy e il testo in sé. Me lo immagino tipo seduto a un tavolo, in piena notte, mentre gli altri dormono e fuori piove, che prende medicine e alcool alla cazzo e intanto scribacchia qualcosa su un foglio, sobrio un po’ sì e un po’ no, finché ci riesce, poi, una volta sparita l’isteria e l’eccitazione, si butta sul divano e si sente di merda. L’ultimo verso è cambiato apposta, perché così dà più un’idea di incisività rispetto a “Così possiamo cantarla per farti addormentare”. Secondo me, trasmette proprio la volontà tagliente di un Billie Joe depresso, stanco di tutto e di tutti, che quasi quasi un po’ invidia Amy perché ha avuto più palle di lui e in fondo la ammira.
Non c’è la solita frasettina che riprende il titolo, ma ve lo dico qua: il suo respiro si è bloccato per un attimo.
Lungo e inutile poema a parte, faccio tre ringraziamenti.
A No one Knows, che mi ha indirettamente (anche se non tanto ‘in’) ispirato questa storia.
A Any_, che è un mito.
Ai Green Day, che rappresentano per me qualcosa che non riuscirò mai a descrivere con delle fottute parole, che ci sono e ci saranno sempre. Che si sono portati via dall’Unipol Arena un bel pezzo del mio cuore e che, sì, mi hanno regalato il tempo della mia vita. Lo so che la traduzione non è questa, ma per me è così. Quelle tre ore sono state la mia vita.
A presto,
Lally_Weasley