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Autore: hztttao    10/06/2013    2 recensioni
✧ OnTae 「 TaeMin + Onew(JinKi) 」
Trama:
❝ Delle lacrime rigano il volto paffuto di quel bambino,urla i nomi dei loro genitori,li chiama “Mamma!” “Papà!” ma non gli arriva alcuna risposta.
I medici curano le sue ferite,ma nessuno potrà mai curare il suo cuore,dopo quell’incidente.
Tutto diventa sfocato,una luce lo investe,si agita sotto le coperte come quel bambino nel sogno,ma purtroppo quel bambino era lui. ❞
[...]
❝ Lì a terra,un ragazzino rannicchiato vicino ad un cassone dell’immondizia,coperto con solo un cappotto,messo male tanto quanto il proprietario. ❞
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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« Hyung, io esco! »

Jinki appena sentita la voce del più piccolo, lo raggiunge velocemente in salotto guardandolo mentre si infila il cappotto.
Sono passati dieci giorni da quando lo ha trovato in quel letto, nudo, usato, nella casa di quel Choi Minho e gli sembra che tutto vada bene.
Minho non si fa vedere né sentire da dieci giorni, Taemin sembra più sereno e felice, lui si sente sollevato ed appagato, però non vuole che Taemin esca da solo perché se spunta da un momento all’altro quel Minho, potrebbe fargli qualsiasi cosa.
Annuisce ritornando a leggere il libro in camera sua. Sente dei passi che si avvicinano alla sua stanza, scosta il libro da davanti il viso e lo vede avvicinarsi, per poi posargli un bacio delicato sulla guancia.
Da cinque giorni avevano iniziato ad essere più intimi; si davano abbracci, baci sulla guancia, si coccolavano, ma restavano comunque amici, nessuno dei due avrebbe mai avuto il coraggio di svelare i propri sentimenti all’altro.
Sorride al suo gesto agitando la mano a ‘mo di saluto e lo vede scomparire dietro la porta.
 
Uscito di casa si leva quel sorriso finto dal viso,perché nulla sta andando bene e nulla andrà bene se continuerà così.
Si allontana dal quartiere dove abita Jinki,o dove abitano ‘Loro’. Ormai è come casa sua.
Passo veloce, respiro irregolare, ansia che non se ne va ed una voglia matta di tornare tra le braccia del suo Hyung, ma ormai non può più. Ormai è in trappola,come un insetto in una ragnatela.
Non riesce ad uscirne, sa che sta facendo la cosa sbagliata, si sta rovinando, sta accontentando Minho.
Ogni volta, da quando Jinki lo ha salvato, di nascosto dal maggiore va a casa di Minho e si concede a lui, gli dona il suo corpo, per proteggere Jinki.

Si lascia toccare, si lascia usare come una bambola, come un oggetto senza vita perché non vuole che a Jinki accada qualcosa di male, non vuole vederlo ritornare a casa col viso tumefatto, i lividi sul corpo.
Non si sa nemmeno cosa può fargli quel pazzo, conoscendolo potrebbe dargli anche fuoco, perché è malato.
Choi Minho è malato, ha avuto un’infanzia e un’adolescenza insoddisfacente e l’unica cosa che fa è sfogarsi sugli altri, su chiunque glielo permetta oppure no.
E’ ingiusto, è orrendo, è disgustoso, ma a Minho non interessa.
Invece che cambiare la sua vita, migliorarla, vuole distruggere o peggiorare quella altrui, con indifferenza.
Non gli importa di nulla o di nessuno, se lo insultano lui sorride; un sorriso perfetto, bianchissimo e spaventoso al tempo stesso.
All’inizio può sembrare un ragazzo per bene, infatti Taemin ci stava pure credendo, ma poi la situazione cambia e inizia a fare cose disgustose.

“ L’unica cosa da fare è mantenere le distanze da Choi Minho. “
Era quello che voleva fare Taemin, se solo Minho non fosse stato più furbo da ricattarlo.
Mentre ci pensa per l’ennesima volta, i denti stringono il labbro carnoso, in piccoli morsetti che vanno ad intensificarsi per colpa dell’ansia; ha una paura fottuta.
Gli occhi iniziano a farsi lucidi, perché il palazzo di Minho è proprio davanti a se.
Deglutisce rumorosamente, cercando di non piangere perché non vuole farsi vedere del tutto debole, non vuole sembrarlo, anche se quando si ritrova tra le sue braccia, la sua dignità fa ‘puff’ e inizia ad implorare, non sa nemmeno lui perché.
Taemin si consegna al ragazzo, eppure quando tutto accade lo implora, forse perché ormai non gli rimane più nulla in cui sperare, se non sull’amicizia tra lui e Jinki.

Sale lentamente le scale, cercando di prendere tempo per riflettere su come uscire da quella situazione.
Purtroppo arriva a destinazione, a quella casa che conosce fin troppo bene e che vorrebbe dimenticare per sempre, all’odore di fumo mischiato ad alcool che aleggia in quell’appartamento disordinato, al disgustoso sapore di birra che ha la bocca di Minho quando lo bacia.
Suona il campanello e dopo pochi secondi, senza stupirsi più di tanto per la velocità, il maggiore gli apre la porta, mostrandogli uno dei suoi sorrisi apparentemente dolci, ma che nascondo un modo totalmente diverso.
Gli prende il polso, stringendo troppo forte la presa intorno alla sua pelle lattea, strattonandolo verso la camera.
Gli leva il cappotto ed in pochi secondi lo denuda totalmente, buttandolo sul letto con poca eleganza.
Il collo viene pervaso di morsi e segni rossi, di leccate e di altri morsi.
E così ricomincia tutto. E così ricominciano le urla.

Non sa come continuare a nascondere tutto ciò a Jinki, non ne ha idea.
Molte volte Jinki faceva domande, chiedeva come mai comparivano delle chiazze violacee sulla sua pelle chiara e TaeMin doveva trovare la solita scusa, del tipo: “Ho sbattuto contro il tavolo ed è comparso il livido.”
Ormai non ha più contato le volte che diceva a Jinki: “Non ti preoccupare hyung, sto bene.”
Non sapeva come mascherare la sua situazione, come nascondere Jinki da MinHo, perché prima o poi MinHo si sarebbe stufato e avrebbe messo in mezzo anche il suo angelo e lui non voleva che lo toccasse.
Però non voleva nemmeno farsi toccare dallo Hyung, si sentiva così sporco, non riusciva a baciarlo sapendo che quelle labbra erano impregnate di MinHo, del suo sapore e della sua saliva.
Non riusciva a confessarsi con Jinki per il semplice fatto che l’altro sarebbe venuto poi a conoscenza di tutta quella faccenda ed ogni volta che Jinki cercava di confessarsi, TaeMin scappava con una qualsiasi scusa e si sentiva uno schifo.

I giorni passavano, i mesi passavano e TaeMin non riusciva più a tenersi quel peso sullo stomaco, doveva in qualche modo risolvere e così fece.
Decise di andare da MinHo e parlargli, dirgli le cose in faccia, urlargli che lo avrebbe denunciato alla polizia, che non l’avrebbe fatta franca di nuovo.
Anche se aveva paura della sua reazione, visto che MinHo era “facilmente alterabile”, il casino lo aveva combinato lui e adesso era il momento di aggiustare tutto.

Velocemente scende le scale del palazzo, lasciando per l’ennesima volta Jinki da solo con una scusa del tipo: “Vado a trovare un vecchio amico, non preoccuparti starò bene.”
Il portone del condominio si chiude con un tonfo, dirigendosi subito dall’altra parte della strada e cammina a passo spedito verso l’abitazione di quel MinHo.
Non gli ci vuole molto per arrivare, conoscendo la strada a memoria ed un po’ insicuro, ma pronto a tutto, preme il polpastrello sul citofono accanto al cognome “Choi”.

« Sì? Chi è? »
« Sono TaeMin, scendi. »

Si allontana piano dal portone, pensando velocemente a come difendersi in caso di un eventuale attacco da parte del maggiore, affondando i denti nel labbro inferiore, ansioso.
Eccolo; lo vede uscire dal portone con una felpa pesante bianca ed un paio di jeans neri aderenti, con al piede delle Vans dello stesso colore.
Sul viso di MinHo si dipinge un sorrisetto furbo, mentre si passa lentamente la lingua su entrambe le labbra, gustandosi con gli occhi il ragazzo davanti a se.
Appena lo vede avvicinarsi, TaeMin indietreggia guardandolo serio in volto.

« Cosa ci fai qui piccoletto? Il nostro appuntamento non è domani? »
« Sono qui per dirti che non ci saranno più “appuntamenti”. »
« E questo chi lo avrebbe deciso? »
« L’ho deciso io. »

Ora che hanno iniziato a parlare, TaeMin si sente più sicuro, ma spaventato allo stesso tempo.
Teme che l’altro lo prenda e lo picchi, come faceva di solito, quando TaeMin non gli ubbidiva o gli rispondeva in malo modo.
Continuano a guardarsi negli occhi, intorno a loro le persone camminano ignare di ciò che sta per accadere, MinHo stringe i pugni e cerca di mantenere la calma, ma con scarsi risultati.
TaeMin attende una sua risposto, sempre più insicuro, guardandolo le mani chiuse in un pugno, mentre la sua pelle si schiarisce per la pressione che il più grande fa sulla pelle.
L’ultima persona passa tra lo spazio che TaeMin aveva creato per mantenersi a distanza da lui, scomparendo poi dietro l’angolo ed ora la strada rimaneva deserta.

« Tu non decidi proprio nulla, chiaro? »
« Invece sì.
Sono stanco di questa situazione, tu non mi devi più toccare. »
« Altrimenti? »

Un ghigno spunta sul viso del Choi, mentre TaeMin si sente sempre meno sicuro di se stesso e si maledice mentalmente per ciò che ha appena fatto, lo ha fatto arrabbiare.

« Credo che il nostro appuntamento sarà anticipato ad oggi. »
« No! »

TaeMin si gira sulla destra riprendendo la strada appena compiuta e corre più veloce che può, lontano dalle grinfie del maggiore che intanto ha preso ad inseguirlo, visibilmente più velocemente di TaeMin.
Corre con tutta l’energia che ha in corpo, superando velocemente i passanti davanti a se, che camminavano lenti sul marciapiede, guardando le vetrine dei negozi.
Supera un signora con la carrozzina, urlando uno “Scusi”, mentre cercava di seminare quel bastardo che correva anche più veloce di lui, ma non riusciva a raggiungerlo per fortuna, grazie alle tante persone che gli intralciavano la strada.
Il maggiore si avvicina pericolosamente a TaeMin, riuscendo a catturare in una mano un lembo della sua giacca, strattonandolo a se.

Il più piccolo si dimena, sfilando la giacca e lasciandola in mano a MinHo che, ancora più nero dalla rabbia, riparti all’inseguimento del minore.
Intanto TaeMin senza la giacca stava congelando, viste le basse temperature, ma non può fermarsi e senza pensarci entra nel proprio palazzo, correndo su per le scale fino al terzo piano, seguito dall’altro.
Apre la porta di casa e se la richiude alle spalle, le lacrime solcano il viso del piccolo, che impaurito si maledice per averlo trascinato fin qua, quando poteva correre più avanti e magari seminarlo.
Jinki sentendo dei calci contro la porta dell’entrata si precipita in salotto, trovando TaeMin steso a terra, ansimante per la corsa e gli si avvicina, aggancia un braccio sotto le sue ginocchia e l’altro sulla sua schiena, con una piccola spinta se lo porta in braccio, correndo in camera e chiudendo la porta.
TaeMin senza fiato cerca in qualche modo di avvertirlo, ma sente le gambe molli come gelatina, a corto di fiato non riesce a dirgli nulla.

Intanto il maggiore si avvicina alla porta dell’entrata e la spalanca, svelando un Choi MinHo incazzato dalla punta dei capelli a quella delle dita.
Lo spinge fuori da casa ed inizia a dargli una serie di pugni sul viso, mentre si trova a cavalcioni su di lui.
TaeMin cerca di scendere dal letto e raggiungerli, ma la sua corporatura fragile e asciutta non collabora, regalandogli così un giramento di testa che lo fa ricadere sul letto.

« Non osare mai più toccare TaeMin, chiaro?! »
« Non puoi dirmi quello che devo o non devo fare!
L’ho toccato fino ad adesso e tu non hai detto nulla, solo ora ti lamenti? »

I pugni di Jinki cessano e lo guarda con un’aria confusa, mentre MinHo vedendolo distratto ne approfitta per colpirlo in volto, liberandosi del suo peso sul corpo e andando così a cercare il minore.
Lo trova disteso sul letto e come lo raggiunge, gli pianta un gancio destro sulla guancia, facendogli sanguinare il labbro inferiore.
Intanto Jinki non si perde d’animo e raggiunge gli altri due, allontanando MinHo da TaeMin con una spinta violenta, che gli fa sbattere la testa contro il muro, quindi MinHo perde i sensi, accasciandosi per terra.
Subito prende TaeMin in braccio e chiude a chiave la porta della stanza, posando il ragazzo sul divano.
Si scambiano uno sguardo malinconico, mischiato anche alla gioia, perché finalmente è finita.
Tae gli salta addosso avvolgendo le braccia intorno al suo collo e scoppiando in un pianto di gioia, mentre Jinki lo stringe stretto a se, accarezzandogli lentamente la schiena con la mano a palmo aperto.

I singhiozzi del minore riempiono la stanza ed affonda il viso contro la sua spalla, inspirando a pieni polmoni il profumo che emanava il maggiore.

« Ora chiameremo la polizia e lo verranno a prendere;
è finita Tae. »

   
 
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